CATANIA, PUBBLICO POTERE ASSENTE: CERCASI UN’INTERLOCUTORE

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di     Raffaele   Lanza

Anno dopo anno adesso che siamo un po’ alla fine dell’anno il consuntivo al Comune di Catania è una riedizione quasi integrale del consuntivo degli anni precedenti.Da Scapagnini a Stancanelli, da Stancanelli a Bianco, da Bianco a Pogliese il Comune di Catania è perennamente chiamato oggi all’exploit. 

Tutti siamo preoccupati, il primo cittadino chiede aiuto a Roma per i finanziamenti, i sindacati urlano per la cronica mancanza di risorse, i servizi pubblici funzionano sempre peggio: in primo piano la problematica di rifiuti, del personale delle attrezzature insufficienti, delle strade pubbliche……..

La circolazione veicolare ci ripiomba quotidianamente nell’atmosfera biblica della torre di Babele, esistono da anni piani tecnici per disciplinarla e fluidificarla ma il piano è puntigliosamente inapplicato come quello sul canale di gronda perché mancano sempre soldi sufficienti.

Il Comune di Catania ha le sue responsabilità ma è diventato il cimitero dei bisogni inappagati e archivio delle furberie politiche e dell’insipienza amministrativa.     Potrebbero contarsi a miriade, semmai qualcuno ne avesse la pazienza, le buche e le gobbe stradali. Di opere pubbliche non se ne intraprende alcuna . Ogni cosa è in mente Dei .Singolare che il sindaco di Catania, gli assessori, e le stesse forze sindacali chiedano la collaborazione dei cittadini e delle forze imprenditoriali. Alla sollecitazione gli interpellati rispondono che si cambino metodi e modi.  Ed è qui che il discorso subitamente si interrompe.

Abbiamo un’attestazione qualificata dell’incapacità e del dissesto finanziario del Comune:quello della Corte dei conti che ha già precisato di evitare il dissesto attraverso la riformulazione di un piano di riequilibrio pluriennale perché già in palese violazione dei precedenti. Ricorderemo qui ai lettori cosa scrissero i giudici: “   «Impedire alle sezioni regionali dii verificare la situazione finanziaria complessiva appare in palese violazione degli articoli 81 e 97 della Costituzione, posta a tutela degli equilibri della finanza pubblica». E ritengono questo andamento dannoso perché «indebolisce il risanamento», si profila come «un accanimento terapeutico» e rischia di avere «gravi conseguenze per la finanza pubblica».

Ma il Comune ha pure un altro problema: quello della povertà che colpisce , secondo alcuni osservatori, il 41% della popolazione.      Intanto si cominciano a fare i conti al millesimo sui debiti del Comune. Sembrerebbe che alla  fine del mandato della Giunta Stancanelli il Comune avesse all’incirca 830 milioni di debiti,   esclusi gli interessi dei mutui. Poi sono avvenute due rimodulazioni dei mutui che hanno dilatato  a 30 anni l’ammontare dei prestiti, con il conseguente aumento vertiginoso degli  interessi trentennali a complessivi 332 milioni. Sotto la sindacatura Bianco la Giunta ha attivato “il Dl   35 più, successivamente, il Dl 72 “per oltre 200 milioni per pagare i debiti pregressi, ma non è riuscita a contenere la vertiginosa crescita delle anticipazioni di tesoreria, che dal 2013 al 2017  è salita da 41 milioni a 184. Più 140 milioni circa rispetto alla Giunta Stancanelli.

A questa somma di debito vanno aggiunti all’incirca i 200 milioni in cinque anni di mancati introiti per Tari e Imu.

 Oltre a questi dati ci sono circa 95 milioni che potrebbero maturare da contenziosi. Ecco i dati che portano il debito attuale a oltre un miliardo e mezzo.

 Negli uffici finanziari comunali si sostiene che Catania per salvarsi avrà bisogno di non meno di 300 milioni. Lo Stato sarà disposto ad aprire a dare queste risorse per risanare i debiti e con un governo che ha  altre prerogative e una netta differente ideologia politica?

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La neosoprintendente di Catania R.Pamvini

 Fatti nuovi non se ne verificano neppure alla Regione nella città di Catania. La Soprintendenza etnea svuotata dei poteri e divisa con il Polo regionale ha perduto significato di controllo ed è un ente anch’esso invivibile dove i dirigenti e il personale connesso adottano ancora sistemi perversi ed illeciti nella gestione quotidiana delle presenze: qui i dirigenti – diversi dei quali adibiti- come al Polo- a compiti completamente differenti dal titolo di studio- timbrano una sola volta al giorno. Per coltivare i loro interessi –inoltre – hanno inventato o seguito l’esempio di alcuni politici di “spicco”: quello di fare “querele” temerarie a chi disturba/critica il loro inaccettabile modus vivendi.

Ci sorprende come il Presidente della Regione Musumeci , salvo che ancora non se ne sia accorto, non abbia posto rimedi a questi illeciti (denunziati al tempo dal sindacato SIAD) ma seppelliti nelle tenebre  dal dipartimento regionale ai beni culturali e dalla Soprintendenza medesima…….

Qualche spiraglio tuttavia c’è: e proviene paradossalmente proprio dalla Regione siciliana che ha mandato a casa ( o “fatto dimettere”, la sostanza non cambia) dirigenti incapaci e” lumaca” come l’ing.Gabriele  Ragusa seduto comodamente sulla poltrona pubblica del Genio civile per oltre 10 anni. L’informazione pubblica e l’Ordine dei Giornalisti sono in attesa di conoscere infine i prossimi provvedimenti giudiziaria sulla gestione della Società “La Sicilia” e società altre connesse accusate di Mafia.     Per il resto Catania è diventa ancor di più il  paradigma della latitanza del pubblico potere

Per Catania ,il suo futuro, il pronostico è raggelante  : nuovi politici forse sarebbero migliori di quelli che abbiamo

 

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