Catania, operazione “Locu”, intensa attività di spaccio nel rione S.Cristofaro, 41 arresti

 

Catania,

Un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 41 persone è stata eseguita dai poliziotti della Squadra mobile di Catania per associazione per delinquere finalizzata al traffico, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti; una parte dei criminali dovrà rispondere anche di associazione di tipo mafioso, detenzione e porto illegale di armi.

Le attività di indagine, durante le quali sono stati sequestrati 700 grammi di cocaina e 1 chilo di marijuana, hanno permesso di documentare un’intensa attività di spaccio nel rione popolare di San Cristoforo e più precisamente nella zona tradizionalmente chiamata “Locu”, zone storicamente controllate da noti clan mafiosi.

Le cessioni della droga sono state documentate anche grazie all’impiego di agenti sotto copertura del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato.

I pusher si alternavano su turni ben definiti e lo spaccio veniva organizzato all’interno di alcune abitazioni. Dei 41 indagati, 36 sono finiti in carcere e 5 agli arresti domiciliari.

Per l’operazione sono stati impiegati circa 300 poliziotti provenienti dalle Squadre mobili delle vicine province siciliane, da personale della questura di Catania e da unità di Polizia scientifica, della Stradale e del Reparto mobile.

 

 

 

 

Palermo: lotta al racket delle estorsioni, imposto ai commercianti della zona di corso Calatafimi, per alimentare le casse della Mafia

 

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Palermo,

 Un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip su richiesta della Dda,è   stata notificata dai Carabinieri del comando provinciale di Palermo nei confronti di 3 persone (2 delle quali in carcere e una sottoposta agli arresti domiciliari), accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa ed estorsioni aggravate dal metodo mafioso.

Il provvedimento nasce da indagini condotte, dal 2021 al 2023 su delega della Dda guidata dal procuratore Maurizio de Lucia, sulla famiglia mafiosa di Corso Calatafimi. Il clan, che fa parte del mandamento di «Pagliarelli», controllava a tappeto le estorsioni nei confronti dei commercianti della zona.

Le indagini, che nel gennaio 2023 hanno già portato all’arresto di 7 persone nel corso dell’operazione antimafia «Roccaforte», condotta dal nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo, avrebbero individuato il nuovo reggente della famiglia mafiosa di Corso Calatafimi asceso al potere dopo l’arresto, nel 2020, del suo predecessore.

La «famiglia» gestiva sistematicamente il racket del pizzo.
Le richieste di denaro alle vittime si intensificavano con l’approssimarsi delle festività natalizie e pasquali. Il denaro estorto ai commercianti della zona di Corso Calatafimi andava ad alimentare le casse dell’associazione e in parte veniva destinato al mantenimento degli uomini d’onore detenuti e delle loro famiglie.

La famiglia mafiosa  secondo gli investigatori,  esercitava un costante controllo del territorio, monitorando capillarmente gli esercizi commerciali ivi insistenti, individuando per tempo quelli di nuova apertura ed avvicinando i relativi proprietari ancor prima dell’avvio dell’attività, costringendoli sin da subito a «mettersi a posto» e ricorrendo ad esplicite minacce nei casi in cui gli stessi mostrassero di non voler sottostare prontamente alle richieste estorsive.

«L’operazione di oggi restituisce un quadro in linea con le più recenti acquisizioni investigative – dice una nota dell’Arma – , ovvero quello di una cosa nostra affatto rassegnata a soccombere, che mantiene invece una piena operatività e che, anzi, è capace non solo di incutere generico timore nelle vittime ma anche di avvalersi della forza fisica quale forma estrema di controllo del territorio, come nel caso di un giovane picchiato selvaggiamente in pieno giorno con una mazza di legno poiché ritenuto colpevole di infedeltà nei confronti della moglie».

 

 

Ordinanze del Gip di Napoli Nord: custodie cautelari per i componenti di associazione a delinquere di otto specialisti in furti di telecomunicazioni

 

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Archivi -Sud Libertà
 – Caserta
All’esito di un’attività di indagine diretta dalla Procura della Repubblica di Napoli Nord, i Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Aversa hanno dato esecuzione a due ordinanze emesse dal G.I.P. del Tribunale di Napoli Nord, su richiesta di questa Procura. 
In particolare, la prima ordinanza dispone la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di F.A., G.A., G.B., G.R.; la misura degli arresti domiciliari per G.B. e P.G. e l’obbligo di dimora nei confronti di G.L.. 
La seconda ordinanza, invece, dispone l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per S.G. e G.B. – tutti cittadini italiani tra i 26 e i 55 anni di età. 
L’attività investigativa ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti delle persone sottoposte alle indagini in ordine alla costituzione e partecipazione ad un’associazione a delinquere composta da otto persone e finalizzata alla commissione di un numero indefinito di reati contro il patrimonio, in particolare furti aggravati ai danni di apparecchi destinati alle telecomunicazioni e ricettazione, alcuni di questi commessi evadendo dagli arresti domiciliari. 
La complessa attività d’indagine veniva avviata 111 seguito ai numerosi furti di cavi di rame verificatisi nella provincia di Caserta, tra i mesi di febbraio e agosto 2023, ai danni degli apparati di trasmissione di proprietà delle compagnie telefoniche e, in particolare, dei moduli RRU (Radio Remote Unit), installati presso le antenne degli operatori presenti sul territorio, con danni di decine di migliaia di euro per le aziende e di numerosi disservizi per l’utenza. 
Le investigazioni, condotte attraverso le intercettazioni telefoniche, i servizi di osservazione, controllo e pedinamento, le analisi dei tracciati gps e la visione delle immagini dei sistemi di sorveglianza pubblici e privati, hanno consentito di raccogliere gravi elementi di colpevolezza nei confronti delle persone sottoposte alle indagini e indiziate di appartenere al gruppo criminale, nonché di raccogliere un grave quadro indiziario circa la loro partecipazione ai furti dei cavi di rame e di componenti elettronici sottratti agli apparati RRU.
Il prosieguo dell’attività di indagine ha permesso di raccogliere gravi elementi circa l’esistenza di un accordo criminale tra i destinatari delle misure, i quali sono indiziati di essersi dotati di un proprio sistema organizzativo e di divisione dei ruoli, che gli ha consentito di raggiungere una notevole capacità criminale, considerato l’elevato numero di furti portati a termine. 
Le indagini consentivano, inoltre, di raccogliere gravi indizi riguardo alla partecipazione ai furti di alcuni degli indagati i quali, nonostante fossero ristretti agli arresti domiciliari, più volte evadevano per prendere parte alle attività criminali del gruppo. 
In data odierna, all’atto dell’esecuzione dei provvedimenti, in un terreno di proprietà di uno degli indagati – successivamente sottoposto a sequestro – sono stati rinvenuti pezzi di RRU in fase di semi­lavorazione. 
Inoltre, presso l’abitazione di un altro indagato, sono stati rinvenuti oltre 30 Kg di TLE; pertanto si è proceduto ad autonomo arresto anche per tale titolo di reato. 

 

 

Ordinanza di custodia cautelare a 56 indagati -indagine anche in Sicilia -appartenenti a sodalizio mafioso camorristico

 

 

 

Già di primo mattino, i Carabinieri del Comando Provinciale di Bari, con il supporto dei militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Puglia, del 6° Nucleo Elicotteri e del Nucleo cinofili di Modugno, a conclusione di un’ampia indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica del capoluogo pugliese, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 56 indagati, ritenuti appartenenti a un sodalizio criminale di tipo mafioso-camorristico operante nella città metropolitana e nella provincia barese, dedito perlopiù al traffico di sostanze stupefacenti con modalità mafiose.

Nel corso dell’attività investigativa, dal 2017 al 2020, sono già stati sequestrati circa 80 kg di hashish, 7 kg di cocaina e 2 kg di marijuana nonchè arrestate numerose persone tra acquirenti e corrieri ed individuati diversi luoghi di stoccaggio del narcotraffico.
Gli arresti sono in corso contestualmente in diverse località delle regioni Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia ed Abruzzo.

Truffe anziani: contrasto e prevenzione Attenzione alle “tecniche” adottate dai truffatori

 

 

 

Truffa anziani

 

 

 

È costante l’impegno della Polizia di Stato per prevenire e contrastare il fenomeno diffuso delle truffe, in particolare quelle agli anziani. Negli ultimi giorni, truffatori senza scrupoli, sono stati arrestati o denunciati in diverse località Italiane dopo aver messo a segno i loro colpi.
A Caserta la Polizia stradale ha arrestato due persone che qualche ora prima avevano truffato un’anziana signora di 83 anni a Terni. I due sono stati fermati a bordo di un’auto mentre percorrevano l’autostrada a folle velocità. Gli agenti durante il controllo hanno trovato una busta trasparente con numerosi monili in oro di cui gli occupanti non erano in grado di dare una spiegazione.

Dagli accertamenti successivi, compiuti in collaborazione con la questura di Terni, è emerso che i due, nel corso della stessa mattinata, si erano recati a Terni dove avevano truffato l’anziana donna con la tecnica del “nipote”. Un fantomatico avvocato l’aveva informata di un grave incidente dove erano rimasti coinvolti i nipoti per cui servivano soldi per evitare la denuncia.  Nella circostanza, l’anziana donna ha riconosciuto i suoi oggetti preziosi rinvenuti, nonché uno degli arrestati quale autore della truffa.

Invece, la Polizia stradale di Arezzo, in pochi giorni e nel corso di una serie di controlli effettuati nel tratto aretino dell’A1, ha recuperato numerosi monili in oro e denaro contante, frutto delle truffe e ha arrestato 2 persone e ne ha denunciate 4; nel complesso ha recuperato oltre 7mila euro in contanti e monili in oro e monete preziose per un valore superiore ai 20mila euro.

Sempre con la tecnica del “nipote” in provincia di Cuneo, un uomo e una donna poco più che 20enni, avevano truffato una 75enne: il bottino, preziosi e denaro, in questo caso è stato trovato nascosto addosso alla donna, occultato nel reggiseno.
Nel secondo caso il reato era stato commesso in provincia di La Spezia, e anche stavolta i truffatori, due uomini di 30 e 20 anni, avevano raggirato una 80enne che aveva consegnato loro 6mila euro in contanti, trovati poi occultati all’interno degli slip del più giovane.

Mentre i due uomini arrestati, di 40 e 20 anni, avevano appena truffato una 59enne a Firenze; il bottino recuperato è stato restituito alla vittima.

Vi invitiamo sempre a fare attenzione quando si è contattati da sconosciuti che si spacciano per familiari o parenti, chiedendo denaro o altre utilità. Anche al minimo dubbio chiamateci.”

 

Indagine dei Carabinieri: inquinamento ambientale su terreni agricoli Condotta illecita di diversi soggetti, anche di un dirigente della Regione Calabria

 

View of waste pickers working at Gioto dumping site. The Intergovernmental Negotiating Committee is meeting next week in Nairobi, Kenya, for the...

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 – Vibo Valentia,
Tonnellate di prodotto, qualificato come fertilizzante, ma costituito in realtà da rifiuto smaltito illecitamente sui terreni agricoli delle province di Vibo Valentia, Catanzaro e Reggio Calabria. Ruota intorno a questa ipotesi di inquinamento ambientale l’indagine condotta dai Carabinieri dall’Aliquota Operativa del Nor di Serra San Bruno unitamente al Nipaaf dei Carabinieri Forestali di Vibo Valentia coordinati dal Procuratore della Repubblica Camillo Falvo e da un sostituto co-titolare del procedimento. Al centro dell’attività investigativa il ciclo di trasformazione dei rifiuti effettuato all’interno di un impianto di recupero vibonese.
Un’attività investigativa che già tra il marzo e il novembre del 2021, attraverso intercettazioni, campionamenti e controlli, aveva portato al deferimento di undici persone e alla segnalazione di tre società per responsabilità penali ed amministrative.
L’azienda sita nell’entroterra vibonese, operante nel settore del recupero dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata, avrebbe dovuto produrre ammendante compostato misto. La stessa di fatto, non rispettando la procedura prevista all’interno dell’autorizzazione integrata ambientale, generava un prodotto che non aveva perso la qualifica di rifiuto, contenente plastiche, vetri e metalli, anche pesanti come il cromo esavalente ed andando ad inquinare irrimediabilmente i terreni agricoli ove lo stesso veniva spanso.
Il procedimento produttivo, inoltre, veniva effettuato all’interno di capannoni, i cui portelloni sarebbero dovuti restare chiusi; di fatto l’attività veniva svolta mantenendo gli stessi aperti, non consentendo il corretto utilizzo dei filtri e determinando l’inquinamento dell’aria a causa delle polveri e delle emissioni immesse in atmosfera.
L’indagine ha consentito di cristallizzare la presunta condotta illecita di diversi soggetti, attuata attraverso attività decisionali, esecutive e materiali, connesse alle posizioni e alle funzioni, apicali e non, rivestite all’interno della stessa azienda.
Nel mirino degli investigatori sono finiti anche un dirigente della Regione Calabria e alcuni tecnici.

Blitz antimafia- 500 poliziotti – a Caltanissetta: ordinanza del Gip e 55 misure cautelari per estorsioni, droga e armi Gli indagati accusati anche di intestazione fittizia di beni.

 

gangster o sperimentatore o spia silhouette a portafoglio in legno naturale - mafia foto e immagini stock

 

Operazione antimafia della polizia di Stato di Caltanissetta che ha eseguito 55 misure cautelari in tutta Italia. L’ordinanza è stata emessa dal gip di Caltanissetta, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, estorsione e traffico di stupefacenti. Reati aggravati dalla disponibilità di armi, anche da guerra, ed esplosivi.

All’operazione hanno preso parte 500 agenti di diversi uffici della polizia di Stato che hanno eseguito anche perquisizioni alla ricerca di armi e droga.

 

 

 

 

Scoperta truffa del bonus cultura – Edicolante incassa illecitamente oltre 140 mila euro

 

18app - Bonus cultura | TorinoGiovani

 

 

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, nel quadro del costante monitoraggio a tutela della spesa pubblica, hanno scoperto e posto fine ad una condotta fraudolenta perpetrata dal titolare di una libreria in provincia di Avellino, il quale con subdoli artifizi e raggiri, ha conseguito indebitamente il <<Bonus Cultura – App18>> erogato dallo Stato e riservato ai 18enni, per un importo pari a complessivi euro 144.160,55.

Questo Bonus è un’iniziativa dedicata a promuovere la cultura fra i giovani: si tratta di un buono di 500,00 € da spendere in cinema, musica e concerti, eventi culturali, libri, musei, visite a monumenti e parchi archeologici, teatro e danza, prodotti dell’editoria audiovisiva, corsi di musica, corsi di teatro e corsi di lingua straniera, nonché abbonamenti a quotidiani anche in formato digitale.

L’attività investigativa dei finanzieri della Compagnia di Arzignano si è sviluppata a seguito della ricezione di una denuncia presentata da un neo maggiorenne del luogo il quale, con l’intento di convertire il Bonus erogato dallo Stato in denaro di libera spendita, pur avendo seguito l’intera procedura per la conversione del beneficio economico rilevata da un sito internet, non riceveva alcuna somma in denaro, salvo poi constatare tramite l’applicativo ministeriale, che il bonus ad esso destinato era stato utilizzato da una libreria facente capo all’indagato.

I militari di Arzignano hanno focalizzato l’attività investigativa sulla libreria irpina segnalata e, a seguito dell’acquisizione di dati e notizie presso la CONSAP – Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici Spa – azienda di diritto privato totalmente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, incaricata dal Ministero della Cultura di gestire i pagamenti a favore degli esercenti che hanno aderito all’iniziativa in rassegna – hanno appurato che il titolare della libreria ha reiterato per almeno 442 volte la condotta delittuosa delineata ottenendo una indebita percezione di denaro pubblico pari appunto ad oltre 140 mila euro.

In sostanza, il libraio, regolarmente accreditato dal Ministero della Cultura per l’acquisto di beni e servizi culturali attraverso il bonus Cultura – App18, pubblicizzava sul proprio sito – realizzato con una fattura tale da ingannare centinaia di potenziali beneficiari – la possibilità di monetizzare i voucher statali dati ai neo maggiorenni beneficiari del predetto Bonus e, una volta incassato il contributo, pari appunto a 500,00 €, lo tratteneva anziché corrisponderlo al titolare del beneficio ministeriale. Per tale condotta il menzionato titolare della libreria campana è stato deferito alla Procura della Repubblica di Vicenza per il reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, previsto e punito dall’art. 316 ter del codice penale.

In ordine a tali risultanze è stato attivato dalle Fiamme gialle vicentine, il Ministero della Cultura che ha disposto la sospensione in via cautelare dall’elenco degli esercenti “18APP” la ditta individuale di cui è titolare l’indagato.

L’attività illecita, inoltre, non avrebbe solo riguardato il titolare della libreria, bensì anche i giovani (18enni o comunque destinatari del beneficio), i quali cedendo il proprio voucher a fronte di un compenso, ovvero la promessa di un compenso di denaro in libera spendita, avrebbero, inoltre, violato la normativa istitutiva del “Bonus Cultura 18app” di cui al D.P.C.M. n. 187/2016 e al D.L. n. 177/2019.

L’attività di servizio costituisce un’ulteriore testimonianza del costante presidio e dell’impegno della Guardia di Finanza di Vicenza nel contrasto agli illeciti perpetrati nel settore della spesa pubblica e mira a controllare il corretto impiego delle risorse pubbliche, assicurando che l’accesso ad agevolazioni o esenzioni avvenga in favore di coloro che ne hanno effettivamente diritto e bisogno a tutelare l’iniziativa dedicata a promuovere la cultura tra i giovani, con l’obiettivo assicurare di garantire il corretto impiego dei fondi pubblici.

Si rappresenta che la misura è stata adotta d’iniziativa da parte della polizia giudiziaria e che, per il principio della presunzione di innocenza, – informa la Finanza- la colpevolezza delle persone sottoposte ad indagine in relazione alla vicenda sarà definitivamente accertata solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.

Assenteismo medici , indagine della Guardia di Finanza all’Umberto I di Enna

 

Ufficio — Foto Stock

Archivi -Sud Libertà (assenteismo medici)

La Guardia di finanza – si apprende –  avrebbe notificato degli avvisi di conclusione delle indagini ,con ipotesi di reato di truffa ,a medici anestesisti dell’Umberto I di Enna.

Misure di prevenzione antimafia Palermo – Confisca definitiva per oltre 26 milioni di euro disposta dalla Corte di Cassazione- Il destinatario, imprenditore “a disposizione” di Cosa nostra

 

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Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, ha emesso un decreto di confisca del patrimonio di C. R., cl. ’52, divenuto definitivo con sentenza della Corte di Cassazione, per un valore complessivo di oltre 26 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.

Il destinatario del provvedimento è un noto imprenditore attivo nel settore del commercio di autovetture di lusso, già condannato con sentenza passata in giudicato per concorso esterno in associazione di stampo mafioso, perché ritenuto soggetto “a disposizione” di Cosa nostra.

In particolare, in qualità di imprenditore nel settore del commercio autovetture, ha fornito un fattivo contributo al mantenimento ed al consolidamento dell’organizzazione criminale:- procacciando sistematicamente autovetture “pulite” destinate all’utilizzo da parte di alcuni latitanti, tra i quali gli esponenti del mandamento mafioso di Brancaccio L. T. e C. C.;

– mettendo a disposizione luoghi sicuri dove poter organizzare “riunioni riservate” tra uomini d’onore; – svolgendo la funzione di “prestanome” per le famiglie mafiose di Corso dei Mille e di Brancaccio, per conto delle quali ha investito denaro proveniente dall’uomo d’onore A. S..

Il procedimento di prevenzione, che ha preso avvio dalla valorizzazione degli elementi di indagine che hanno portato all’emanazione delle sentenze di condanna, ha fatto emergere, grazie agli accurati approfondimenti economico-patrimoniali svolti dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Palermo – G.I.C.O., una netta sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio nella disponibilità dell’imprenditore e del proprio nucleo familiare.

A quest’ultimo, in particolare, erano riconducibili attività commerciali esercitate in stretta commistione di interessi con Cosa nostra, nonché beni immobili acquistati con i ricavi derivanti dalle predette imprese.

Nel 2014 il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, facendo proprie le ricostruzioni effettuate dai finanzieri, disponeva il sequestro del patrimonio riconducibile al proposto.

All’esito dell’iter processuale, è ora intervenuta la definitività della confisca dei seguenti beni: – compendio aziendale di n. 3 società e relativo capitale sociale;- n. 4 fabbricati commerciali;

– n. 2 ville di pregio; – n. 15 rapporti bancari e finanziari; per un valore complessivo stimato in oltre 26 milioni di euro.

Continua l’azione che la Guardia di Finanza palermitana svolge, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, a contrasto dei patrimoni di origine illecita con la duplice finalità di disarticolare in maniera radicale le organizzazioni criminali mediante l’aggressione delle ricchezze illecitamente accumulate e di liberare l’economia legale da indebite infiltrazioni della criminalità consentendo agli imprenditori onesti di operare in regime di leale concorrenza.