CRISI D’IMPRESA, «IL NUOVO CODICE CAMBIA L’APPROCCIO CULTURALE»

Catania: commercialisti, notai, avvocati, magistrati e accademici a confronto

ALLERTA E PREVENZIONE PER SALVARE AZIENDE E LAVORATORI

CATANIA

«Occorre un cambiamento dell’approccio culturale, perché è il contesto generale, anche internazionale, a richiederlo: trovare strumenti di prevenzione alla crisi e all’insolvenza delle imprese, piuttosto che attenderne la degenerazione o l’irreversibilità, rappresenta ormai una priorità. Intercettare precocemente i sintomi della crisi offre maggiori possibilità di salvare e conservare il tessuto imprenditoriale sano e meritevole, con evidenti benefici anche sul piano occupazionale». Sono le parole di Renato Rordorf – presidente della Commissione ministeriale che ha firmato la riforma nel nuovo Codice della crisi d’impresa – intervenuto a Catania, nel corso di un convegno sul tema che si è svolto ieri e continua oggi (25 gennaio) al Monastero dei Benedettini.

 

 

La riforma porta, non a caso, il suo nome, anche se lui ammette di «avere delle riserve» in merito al fatto di essere definito “padre” di una legge considerata una rivoluzione copernicana. Il provvedimento – come afferma lo stesso Rordorf – poggia su due colonne portanti: «l’istituto dell’allerta e della composizione assistita, che ha la finalità di consentire l’emersione tempestiva dei sintomi della crisi, e dunque un’opportuna reazione»; e «l’assetto degli uffici che l’imprenditore deve organizzare affinché questi strumenti funzionino realmente». In particolar modo Rordorf si riferisce alle piccole imprese, stimolandole a «non formulare pensieri come “io speriamo che me la cavo”, ma ad organizzarsi fin da subito per percepire in tempo le difficoltà che possono sfociare in crisi aziendale».

 

Ad ascoltare la sua relazione centinaia di professionisti etnei che hanno gremito l’Auditorium De Carlo, chiamati a raccolta dal Consiglio Notarile e dagli Ordini professionali dei Commercialisti e degli Avvocati, insieme al distretto catanese della Scuola Superiore di Magistratura (SSM), all’Università con la sua Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali, e alla Sezione Imprese e procedure concorsuali del Tribunale di Catania. Un momento di formazione necessario per prepararsi all’entrata in vigore del provvedimento – prevista per il 15 agosto 2020 – ma soprattutto un confronto sui nuovi assetti organizzativi degli uffici alla luce della riforma. «Il nuovo scenario responsabilizza maggiormente i professionisti perché chiamati a ricoprire il ruolo centrale di controllori dei meccanismi d’allerta», ha affermato il presidente dei Commercialisti etnei Giorgio Sangiorgio. Il presidente del Consiglio Notarile di Catania e Caltagirone, Andrea Grasso, ha espresso la posizione del Notariato, «secondo cui le modifiche apportate dalla normativa non stravolgono l’asset amministrativo delle aziende», come ribadito anche nella relazione di Marco Maltoni, componente della Commissione Studi d’Impresa del Consiglio Nazionale della categoria.

 

 

«L’Università di Catania – ha aggiunto il prorettore Vania Patanè – auspica che attraverso un continuo dibattito e confronto sia possibile raggiungere quella crescita culturale che forse rappresenta la chiave di volta di un miglioramento dello standard qualitativo della nostra società». Sul valore della sinergia istituzionale tra le professioni sono intervenuti il presidente della Corte d’Appello di Catania Giuseppe Meliadò, il segretario dell’Ordine Avvocati Maria Concetta La Delfa e il formatore decentrato SSM Claudia Cottini; mentre il direttore della Scuola delle Professioni legali, Aurelio Mirone, ha sottolineato il ruolo degli organismi della composizione d’impresa.

Significativa l’analisi del territorio catanese tratteggiata dal presidente della sezione fallimentare del Tribunale etneo Mariano Sciacca: «L’ultimo anno ci ha consegnato una realtà imprenditoriale ed economica catanese drammatica, mi riferisco in particolar modo alla crisi di aziende nell’ambito della grande distribuzione organizzata. Motivo per cui c’è innanzitutto una necessità sociale che spinge a prepararsi con competenza al cambiamento normativo». Ben sei le tavole rotonde in cui si sono susseguiti gli interventi di relatori di alto livello, locale e nazionale, al fine di analizzare i diversi aspetti del quadro normativo. Le conclusioni sono programmate nelle giornata di oggi (25 gennaio), attraverso altre due sessioni di lavori.

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