"Il magistrato che fa politica non deve più ricoprire l'incarico"

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(foto: Giovanni Legnini)

Rivoluzione nello status delle toghe. Almeno a parole.  “Le toghe che tornano in Aula dopo una parentesi politica? Stiano fuori dai tribunali”. E’ questo, in sostanza, l’affermazione – che poi corrisponde al pensiero della gran parte degli italiani anche se le toghe che non scendono in politica hanno sempre la preferenza politica -del vicepresidente del Csm, Giovanni Legnini, che due giorni fa è stato ascoltato dal Senato proprio in merito ai rapporti fra politica e magistratura e sul disegno di legge che ne regolerebbe le modalità in caso di ritorno in tribunale.

“Permane a mio avviso un punto debole – sostiene Legnini sul ddl -. Parlo della disciplina del reingresso in ruolo del magistrato che ha compiuto un’esperienza politica. L’auspicio che ho formulato, e che corrisponde al contenuto della delibera del Consiglio, è che si possa approvare una norma che impone a chi abbia ricoperto un incarico elettivo o di governo, tanto più se prolungato, di non tornare a fare il magistrato, optando per altre funzioni, quali l’Avvocatura dello Stato, il ministero della Giustizia o altre pubbliche amministrazioni”. Per il vicepresidente, sulla proposta ci sarebbe “largo consenso nella magistratura”.

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