L’ombra dell’astensionismo-oggi nella votazione- dietro i Referendum formulati per “una giustizia migliore” in Italia

 

Elezioni 2022 -SUD LIBERTA’

 

 

Cosa si vota OGGI   12 giungo?

“Si è chiamati a rispondere ad alcune domande, ad alcuni quesiti referendari formulati ai sensi dell’articolo 75 della Costituzione, con i quali si chiede al cittadino se vuole abrogare alcune previsioni normative attualmente in vigore che riguardano l’amministrazione della giustizia. Sono cinque i quesiti referendari   e ognuno di essi sarà riprodotto sotto forma di apposita domanda – “Volete voi che sia abrogato …? – e contenuto in schede dai colori differenti”.

Perché siamo arrivati ai referendum sulla giustizia?
“In primo luogo va detto che le iniziative non sono di origine popolare, non sono cioè il frutto di richieste sostenute dalle firme di almeno 500.000 cittadini elettori. In questo caso, le iniziative sono state assunte da 9 Consigli regionali (aventi peraltro analogo orientamento politico, di centrodestra), ossia Lombardia, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto. Poi si deve precisare che a fronte delle otto richieste referendarie avanzate, solo cinque sono state ritenute ammissibili dalla Corte costituzionale.

Quali sono i quesiti bocciati?
“I tre quesiti scartati dalla Consulta vertevano sull’omicidio del consenziente, sulla responsabilità diretta dei magistrati e sulle droghe, perché le rispettive istanze rientravano in alcune delle ipotesi per le quali l’ordinamento costituzionale esclude la possibilità di ricorrere al referendum”.

 Il quesito numero 1, proposto su una scheda di colore rosso, punta a cancellare il decreto Severino, numero 235 del 2012. Che cosa comporta votare Sì?
“Chi vota Sì vuole rimuovere dall’ordinamento l’intero testo normativo del decreto Severino, che disciplina le cause di incandidabilità, vale a dire le cause che impediscano l’assunzione o il mantenimento di cariche politiche, elettive e di governo, a livello europeo (Parlamento), nazionale o locale. L’incandidabilità, attualmente, scatta automaticamente a fronte di una condanna penale per reati non colposi. Se vincono i Sì, verrebbe comunque lasciato al giudice il compito di valutare caso per caso se e per quanto tempo comminare, oltre alla sanzione penale, anche la sanzione accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici: che in certe evenienze – previste dal codice penale – può addirittura essere perpetua. Chi vota No, vuole mantenere la normativa oggi in vigore sul tema”.

La scheda di colore arancione riporta il secondo quesito: “Volete cancellare il pericolo di «reiterazione del reato» dal novero delle condizioni che consentono al giudice di disporre misure cautelari personali?”. Che cosa comporta votare Sì?
Chi vota Sì vuole che venga eliminata la generalizzata possibilità, oggi riconosciuta ai giudici, di adottare misure cautelari personali detentive (come la custodia in carcere o gli arresti domiciliari) o non detentive (come l’allontanamento dalla casa familiare del coniuge violento, o il divieto di avvicinarsi a certi luoghi per lo stalker) qualora ritengano sussistere il concreto pericolo che l’imputato o l’indagato possa commettere nuovamente un delitto della stessa specie di quello per cui si sta già procedendo. In alte parole, l’intento dei promotori é quello di limitare le condizioni in presenza delle quali i provvedimenti cautelari possono essere disposti, consentendo in particolare che il giudice possa invocare il pericolo della reiterazione del reato solo per alcuni gravi reati (come quelli connessi ad esempio alla criminalità organizzata). Chi vota No, vuole mantenere la normativa oggi in vigore sul tema”.

Sulla scheda gialla è scritto il quesito numero 3: “Volete cancellare le norme che attualmente consentono al magistrato ordinario di passare, nel corso della propria carriera, dal ruolo di giudice a quello di pubblico ministero e viceversa?”. Che cosa può cambiare se passa il Sì?
Chi vota Sì vuole che ai magistrati ordinari – vale a dire a coloro che amministrano la giustizia in materia civile e penale – non sia più riconosciuta la possibilità, nel corso della loro carriera professionale, di cambiare le funzioni che esercitano, passando da quelle di giudice (che pronuncia sentenze o ordinanze) a quelle di pubblico ministero (che svolge le indagini e sostiene “l’accusa”), e viceversa. Oggi il numero massimo di passaggi consentiti é pari a quattro. Chi vota Sì vuole che un magistrato, all’inizio della sua carriera, scelga una volta per sempre se intende esercitare il ruolo di giudice o quello di pubblico ministero. Chi vota No vuole che un magistrato continui ad avere la possibilità di cambiare funzioni nel corso della propria carriera, ritenendo che ciò rappresenti un beneficio per l’amministrazione della giustizia”.

Il quesito numero 4, su scheda grigia, chiede: “Volete cancellare le norme che attualmente non consentono la partecipazioni degli avvocati e dei professori universitari ai consigli giudiziari, quando tali organi sono chiamati ad esprimere pareri sulla professionalità dei magistrati del distretto? Che cosa comporta votare sì?
Chi vota Sì vuole che i magistrati ordinari che lavorano in un distretto, possano essere valutati oltre che da colleghi anche da avvocati e professori universitari che fanno parte del rispettivo Consiglio giudiziario: quest’ultimo è un organo ausiliario del Consiglio superiore della magistratura, che tra i vari compiti ha pure quello di esprimere pareri sulla professionalità dei magistrati. Chi vota No vuole che i pareri sui magistrati continuino ad essere discussi e votati solo dai colleghi del magistrato da valutare”.

Infine, il quesito numero 5, su scheda di colore verde riporta: “Volete cancellare talune norme concernenti le candidature per partecipare alla elezione dei componenti togati del Consiglio superiore della magistratura?”. Che cosa può cambiare se passa il Sì?
Se passa il Sì, viene eliminato il vigente obbligo, per un magistrato ordinario che voglia candidarsi ad essere eletto componente del Consiglio superiore della magistratura, di raccogliere almeno 25 firme di colleghi disposti a sostenerne la candidatura. Così facendo chiunque potrebbe candidarsi senza bisogno di dover raccogliere firme che, secondo i promotori, favorirebbero il ruolo delle correnti in cui si articola l’associazionismo giudiziario. Con la vittoria del No, invece, viene mantenuto l’obbligo di raccogliere un numero minimo di firme e si garantisce che il ruolo rivestito dalle correnti non dipenda dalla previsione che si vorrebbe cancellare con il referendum”.

“Perchè la consultazione sia valida occorre anzitutto che si rechi ai seggi il cinquanta per cento più uno degli aventi diritto di voto: questo é il cosiddetto quorum partecipativo, al cui raggiungimento concorrono pure le schede bianche e quelle nulle. Non sono invece considerati «partecipanti alla votazione», e non concorrono dunque al raggiungimento del quorum partecipativo per un determinato quesito, coloro che, a fronte di pluralità di quesiti referendari, chiedano al Presidente del seggio di non ritirare la relativa scheda. Detto altrimenti, chi si reca alle urne può decidere di ricevere solamente alcune delle cinque schede proposte, e di rifiutare le altre: può cioè astenersi dal voto per una o più domande”.

Quale iter seguirà se, una volta raggiunto il quorum partecipativo, vince il Sì?
“In tal caso le previsioni normative oggetto di referendum sono abrogate con effetto dal giorno successivo a quello della pubblicazione del decreto presidenziale nella Gazzetta ufficiale. Tuttavia, il Presidente della Repubblica può, su proposta del Ministro interessato, e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, differire l’effetto abrogativo per un termine non superiore ai sessanta giorni”.

Se prevale il No?
Qualora l’esito sia contrario all’abrogazione, nei successivi cinque anni non potrà essere presentata una richiesta di referendum che verta sul medesimo oggetto. Occorre considerare che questa preclusione non opera però se il referendum é risultato invalido, per mancato raggiungimento del quorum partecipativo”.

Quali sono gli orientamenti dei principali partiti?
“Si sono detti a favore del Sì i promotori dei cinque quesiti, ovvero Lega e Radicali, a cui si sono aggiunti Italia viva e Azione. FdI sostiene solo 3 quesiti. Il M5S è contrario, mentre il Pd ha scelto la linea della neutralità ….

 

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