LA SPAGNA FORSE OGGI CAMBIERA’ VOLTO: TENSIONI CON LA CATALOGNA

Si cambia pagina in Spagna?     Gli spagnoli  tornano  a votare oggi alle elezioni generali per la quarta volta in quattro anni. Le tensioni in Catalogna  collocano in vetta la formazione di ultradestra Vox,…..

 

 

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Sanchez aveva già vinto le elezioni del 28 aprile, arrivando largamente in testa con 123 seggi, un risultato importante ma sotto la soglia di maggioranza di 176 deputati. Premier ad interim, dopo che la caduta del suo governo di minoranza aveva portato al voto, il leader socialista non è riuscito a formare un nuovo governo malgrado il successo elettorale. I negoziati con la sinistra radicale del partito anti sistema Podemos di Pablo Iglesias si sono arenati su veti reciproci, mentre i liberali di Ciudadanos, ormai spostati a destra, non hanno voluto sostenere l’esecutivo dall’esterno.

A metà settembre, quando il re è stato costretto a convocare nuove elezioni, Sanchez ha impostato una campagna tesa a chiedere una maggioranza chiara per portare avanti da solo un governo stabile. Ma non tutto è andato come previsto.

Ad ottobre la sentenza di condanna a pene fino a 13 anni di carcere  per nove capi indipendentisti catalani ha riaperto il duello fra la Catalogna e il vertice spagnolo , con una settimana di violente proteste che hanno sconvolto la regione e devastato Barcellona. La durezza della protesta secessionista ha sconfessato la linea dialogante di Sanchez, mentre la polizia è stata accusata di essere intervenuta in modo eccessivo. Neanche la promessa mantenuta di spostare la salma dell’ex dittatore Francisco Franco dall’imponente mausoleo della valle dei caduti ad un semplice cimitero, sembra essere riuscita ad aumentare i consensi per il leader socialista.

Intanto la crisi catalana ha riportato in auge Vox, il partito di ultradestra di Santiago Abascal, entrato per la prima volta in parlamento in aprile. Allora il risultato era stato inferiore alle aspettative, ma ora i sondaggi indicano che potrebbe arrivare quasi al 15%, con un balzo di cinque punti, diventando il terzo partito del paese. Per legge in Spagna i sondaggi possono essere pubblicati solo fino ad una settimana prima del voto, ma i dati di cui sono in possesso i partiti segnalano che la formazione sovranista ha continuato a crescere.

 

Sovranista, anti migranti, euroscettico e maschilista, Abascal ha fatto una campagna elettorale a colpi di dati statistici dubbi e ampiamente contestati, come quello che il 70% degli stupri di gruppo in Spagna è opera di stranieri. Ma anche se 1.600 accademici hanno firmato un manifesto per accusarlo di aver diffuso dati falsi e manipolati, la sua retorica ha fatto presa su una crescente fetta di elettorato stufa dei partiti tradizionali.

La media degli ultimi sondaggi di una settimana fa assegna il 27, 4% dei voti al Psoe con 120-123 seggi, in lieve calo rispetto al 28,7% (123 seggi) di aprile. Il Partito popolare (Pp) arriva secondo con il 21,6% e 92-95 seggi in netta ripresa rispetto ad aprile quando ottenne un misero 16,7% e 66 seggi.

Vox appare come il terzo partito con il 14,9% e 49 seggi, 25 deputati più di aprile. Al quarto posto troviamo Podemos con l’11,2% e 28-31 deputati, in netto calo rispetto ai 42 seggi di aprile. Precipitano infine i consensi di Ciudadanos il partito liberale di Albert Rivera che sembra pagare la sua sterzata a destra, arrivando al quinto posto con l’8% e 15 seggi, 42 deputati in meno di aprile. Il nuovo partito di sinistra Mas Pais di Inigo Errejon, uscito da Podemos, viene infine indicato al 2,8% con 3 deputati.

 

 

 

Disordini in Spagna,il popolo reclama l’indipendenza della Catalogna-

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Video Disordini in Spagna per l’indipendenza della Catalogna- You T-R  -Sud Libertà Archivio

Disordini anche oggi  in Catalogna per la protesta contro i provvedimenti governativi spagnoli  dei leader secessionisti.

Negozi chiusi, incendi dei cassonetti ,vetrine e arredi urbani,lanci di oggetti e pietre,  un inferno a Barcellona. E’ salito a 62,il numero delle persone ferite,e un agente della polizia è in condizioni gravi e 17 arresti. Secondo la stima dei servizi di emergenza media, 34 solo in Barcellona dove le violenze e gli scontri sono ancora in corso   .

Secondo il governo sarebbero sono circa  500 i dimostranti estremamente violenti e organizzati,  – che continuano a lanciare bottiglie incendiarie contro gli agenti che rispondono con fumogeni e lacrimogeni.  Il governo spagnolo intanto comunica di “non trattare con i  manifestanti che usano violenza. Questo tipo di linguaggio non è accettabile”

 

                       VIOLENZA ANCHE IN CILE: AUMENTO BIGLIETTI TRASPORTI

Ma se in Spagna non si dimentica chi ha lottato in prima linea per l’indipendenza della Catalogna , l’emergenza sicurezza esplode in altre parti del pianeta In Cile ad es..Un coprifuoco tra le 22 e le 7 è stato disposto per la città di  Santiago e  aree periferiche.

La violenza scaturisce dall’aumento dei prezzi dei biglietti della rete dei trasporti. La popolazione vive una crisi economica molto stretta , adesso è esplosa

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La protesta in Cile- Foto Archivio Sud Libertà

Secondo informazioni locali , l’esercito dovrebbe aiutare la polizia a pattugliare le strade durante lo stato di emergenza dichiarato per 15 giorni nei quali le autorità potranno limitare la libertà di movimento delle persone e il loro diritto di riunione.

Si apprende pure che  almeno tre persone sono morte in un incendio scoppiato all’interno di un supermercato saccheggiato nel comune di San Bernardo. . I vigili del fuoco hanno trovato 2 corpi carbonizzati sul posto, mentre un terzo gravemente ferito è stato trasferito in ospedale, dove è deceduto poco dopo. La situazione è ora sotto controllo dei militari.

Puigdemont è libero: adesso nuovamente riparte contro il governo spagnolo alla conquista della Catalogna

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Puigdemont è nuovamente libero in Germania. I giudici tedeschi non hanno riconosciuto il “reato” di ribellione ma di malversazione, cioè di distrazione di fondi, reato minore per il quale sarà sufficiente il pagamento di una cauzione

Puigdemont ha lasciato la prigione di Neumuenster, dove era stato rinchiuso dopo l’esecuzione del mandato di arresto europeo chiesto da Madrid per ribellione e malversazione durante il referendum indipendentista dello scorso anno. “E’ una vergogna che l’Europa abbia prigionieri politici”, ha detto davanti ai cronisti che lo attendevano all’uscita.     La Catalogna attende il suo leader per la conquista dell’indipendenza tanto negata dal governo spagnolo.

Dobbiamo guardare al futuro con speranza e ottimismo –  – perché abbiamo un diritto, il diritto di non lasciare che ci rubino il futuro. Dobbiamo rimanere attivi e non cedere mai“.

Tutti in piazza contro l’arresto dell’eroe della Libertà della Catalogna e dei valori umani

 

 

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IL  VILE ORDINE  DEL GOVERNO SPAGNOLO E DELLA ASSERVITA MAGISTRATURA

Finalmente la protesta contro l’arresto, disposto dal governo spagnolo, di Puigdemont è esplosa in tutte le sue forme.   E’ la Rivolution , la rabbia per poter riaffermare la libertà della Catalogna tanto auspicata e voluta dal suo leader fermato dalla Polizia tedesca.Novantadue persone sono rimaste ferite a Barcellona, dove nel pomeriggio di ieri circa 55mila persone sono scese in strada, convocate dagli organismi indipendentisti, per protestare contro l’arresto di Puigdemont e la carcerazione preventiva venerdì scorso di altri cinque leader separatisti. Altre sette persone sono rimaste ferite in manifestazioni più piccole a Lleida e una a Tarragona. Feriti anche 23 agenti.

Arrestato dopo il suo ingresso ieri mattina in Germania proveniente dalla Danimarca, Puigdemont comparirà questa mattina davanti al Tribunale amministrativo dello Schleswig- Holstein. Verrà così avviata la procedura innescata dalla richiesta di estradizione delle autorità di Madrid nei confronti del leader secessionista catalano, riferiscono i media spagnoli.

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L’ex presidente della Generalitat ha trascorso la notte nel carcere di Neumuenster, dopo essere stato ieri arrestato al suo arrivo in macchina dalla Danimarca. La Magistratura tedesca avrà 48 ore per decidere se lasciare Puigdemont in carcere o concedergli la libertà condizionata, in attesa di dare una risposta alla richiesta di estradizione, riattivata venerdì dal giudice Pablo Llarena del Tribunale Speciale. La decisione sull’estradizione compete alla giustizia del land tedesco dove è stato arrestato e non alla procura federale. E’ auspicabile la piena libertà per un uomo che oggi rappresenta l’eroismo puro nel mondo e nella Catalogna.

L’ex Presidente della Catalogna in libertà condizionata: la speranza di arrivare in tempo alle elezioni del 21 dicembre

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Puigdemont : il giudice belga ha  stabilito la messa in libertà, condizionata al divieto di lasciare il territorio belga, l’obbligo di risiedere a un indirizzo fisso e di presentarsi personalmente a tutte le convocazioni dell’autorità giudiziaria e gli atti previsti dalla procedura. Tali condizioni non sono suscettibili d’appello.

 Entro 15 giorni Puigdemont e i quattro ex ministri – Antoni Comin, Clara Ponsatí, Lluis Puig e Meritxel Serret – dovranno comparire davanti alla Camera di Consiglio di Bruxelles che deciderà se accogliere la richiesta spagnola di estradizione. L’intera procedura, appelli compresi, potrà durare 60 giorni, con la possibile estensione di altri 30.  Puigdemont e i suoi ministri potrebbero dunque trovarsi ancora in libertà condizionata durante elezioni catalane del 21 dicembre.  E’ la speranza del leader catalano e, soprattutto i giudici non hanno posto restrizioni alla libertà di parola o di incontrare la stampa. Su richiesta dei catalani la procedura è stata avviata in fiammingo, la lingua del loro avvocato, Paul Bekaert.  ( Agenzia)

Il prezzo della Libertà

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Sofferenza prevista per l’ex Presidente della Catalogna, eroe dei valori umani

Momenti difficili per l’eroe della Catalogna Puigdemont.  Insieme ai  quattro ex consiglieri catalani verra’ ascoltato nel pomeriggio dal giudice inquirente. A dichiararlo è stato il portavoce dell’ufficio della procura di Bruxelles confermando che i cinque si sono consegnati spontaneamente questa mattina alla polizia.Tolta così la soddisfazione di vederlo in manette ai suoi nemici governanti spagnoli. Il giudice avrà 24 ore dal momento in cui si sono consegnati per decidere su come procedere in merito alla detenzione. “La decisione dovrà dunque essere presa non oltre le 9.17 di domani mattina”, ha aggiunto il portavoce.

PUIGDEMONT CANDIDATO ALLE ELEZIONI – Il PDeCAT, partito dell’ex presidente della Generalitat catalana, ha deciso oggi che Puigdemont sarà il primo candidato del partito alle elezioni del prossimo 21 dicembre in Catalogna, a capo di una lista unica formata da tutte le forze indipendentiste.

“Vogliamo che il presidente Puigdemont continui ad essere la persona che guida una grande lista del Paese il prossimo 21 dicembre”, ha annunciato la coordinatrice generale del Partito democratico europeo catalano, PDeCAT, Marta Pascal, durante il consiglio nazionale del movimento a Barcellona. Pascal ha chiesto che il PDeCat si presenti in una lista comune con le altre forze favorevoli all’indipendenza, Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) e Candidatura de Unidad Popular (CUP)-   Il rischio è che il governo spagnolo soffochi nella Catalogna ogni iniziativa democratica dei sostenitori dell’ex presidente catalano – (Agenzia)

L’Europa non riesce ancora ad esprimere il valore della Libertà rappresentata nella sua grandezza da Puigdemont

Inizia il tormento per l’uomo che ha portato una ventata di libertà in Catalogna.La Procura di Madrid ha chiesto oggi l’arresto senza la condizionale dei componenti del governo catalano e di spiccare un mandato di arresto europeo nei confronti di Puigdemont e degli altri consiglieri Antoni Comín, Meritxell Serret, Lluís Puig e Clara Ponsatí, che non si sono presentati all’interrogatorio, restando a Bruxelles dove si trovano da lunedì sera.

I reati contestati sono quelli di ribellione, sedizione e malversazione di fondi pubblici in relazione all’organizzazione del referendum in Catalogna il primo ottobre scorso. L’arresto è stato chiesto per l’ex numero due del governo catalano, Oriol Junqueras, e per gli ex ministri Jordi Turull, Josep Rull, Meritxell Borras, Raul Romeva, Carles Mundò, Dolores Bassa e Joaquim Forn (Interno), mentre a Santi Villa è stato concesso il rilascio in libertà condizionata.

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Nel documento di richiesta del mandato di arresto europeo, inviato dalla procura spagnola al magistrato che si occupa dell’indagine, si sottolinea che “ci sono stati ripetuti tentativi di consegnare la citazione nei domicili” delle persona chiamate a comparire “così come ripetute telefonate, tutti ignorati”. Inoltre, si osserva che l’ex presidente catalano “ha dichiarato pubblicamente la sua intenzione a non comparire”, e che ha chiesto di essere interrogato in videoconferenza, e lo stesso hanno fatto i consiglieri Comín e Serret.

Su richiesta degli avvocati difensori il giudice Pablo Llarena ha accettato di rinviare al 9 novembre, alle 9.30, l’interrogatorio della presidente del ‘Parlament’ catalano, Carme Forcadell, e di altri cinque parlamentari. Il giudice ha accettato la richiesta dei legali di avere più tempo per preparare la loro difesa, in quanto le notifiche sono state ricevute solo due giorni fa.

Il presidente della Corte suprema spagnola, Carlos Lesmes, ha confermato che Puigdemont rischia l’arresto nel caso in cui non si presenti in tribunale : “Quando qualcuno non si presenta dopo essere stato citato da un giudice per testimoniare, in Spagna o in qualsiasi altro Paese europeo, di solito si emette un ordine di arresto

Il mandato di arresto europeo, previsto da una direttiva europea del 2002, costituisce la prima concretizzazione nel settore del diritto penale del principio di mutuo riconoscimento, semplificando e accelerando l’estradizione di un indagato tra due Paesi membri dell’Unione europea.

Le caratteristiche principali della procedura risiedono nel fatto che le autorità giudiziarie cooperano direttamente senza la necessità di passare per una valutazione da parte dell’esecutivo, tipica dei casi tradizionali di estradizione.

Per 32 categorie di reati si deroga al principio della cosiddetta ‘doppia incriminazione’, ovvero l’atto non deve essere considerato un reato in entrambi i Paesi. L’unico requisito è che sia punito con pene detentive di almeno tre anni nel Paese di esecuzione.

Il mandato semplifica le procedure e la documentazione da presentare mediante la creazione di un unico documento e prevede scadenze brevissime per l’adozione della decisione sulla consegna.

Prevede inoltre il superamento del divieto di estradizione di cittadini contemplato da diverse Costituzioni, per cui se la persona oggetto del mandato d’arresto europeo ai fini dell’azione penale è cittadino o residente dello Stato membro di esecuzione, la consegna non può essere rifiutata, ma può essere subordinata alla condizione che la persona, dopo essere stata ascoltata, sia rinviata nello Stato membro di esecuzione per scontarvi la pena o la misura di sicurezza eventualmente pronunciata nello Stato membro emittente.

Ciò che si trascura – e l’Europa ha il dovere di tenerne conto – è che siamo di fronte ad un uomo che ha lottato per l’idea della libertà  e per un mondo migliore.        Le azioni del governo spagnolo rivelano pertanto una dittatura di idee che non tollera le idee diverse -e migliori per i valori rappresentati- e sono di fatto davvero indecenti.     Se l’Ue dovesse allinearsi all’idea della dittatura spagnola, ci sarebbe  da vergognarsi di essere partecipi di un mondo che non riesce ad esprimere il significato della Libertà di un popolo.

 (Agenzia)

“La causa della Catalogna è la causa dei valori dell’Europa: libertà e democrazia

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 Puigdemont e gli altri esponenti del deposto governo catalano sono i destinatari di un mandato di comparizione del Tribunale nazionale spagnolo. Puigdemont e gli altri esponenti catalani dovranno comparire in tribunale domani e dopodomani. I giudici spagnoli della Audiencia Nacional hanno chiesto anche il deposito cauzionale di 6.207.450 euro, con l’avvertimento che in caso di mancato versamento saranno pignorati i loro beni per una cifra corrispondente.

 Se giovedì Puigdemont e i 13 consiglieri del destituito governo catalano non dovessero comparire davanti ai giudici dell’Audiencia Nacional come richiesto dalla Procura spagnola, quest’ultima ha facoltà (Carmen Lamea9 di procedere con  dei mandati di arresto europei.

Siamo qui alla ricerca di garanzie che per ora alla Catalogna non vengono date in Spagna ha detto Puigdemont in conferenza stampa a Bruxelles – Avete notato qual è il titolo del documento del procuratore generale? ‘Màs dura serà la caìda’ (‘La caduta sarà più dura’, ndr): questo denota non un desiderio di giustizia, ma un desiderio di vendetta. E dunque, finché ci sarà il rischio di non avere un processo che garantisca tutti, e in particolare coloro che sono stati presi di mira da gruppi molto violenti, non ci saranno le condizioni oggettive” per tornare in Spagna.

Non scartiamo la possibilità – ha proseguito – ma vogliamo poter agire in modo libero e tranquillo. Insisto: non stiamo sfuggendo alle nostre responsabilità davanti alla giustizia“, ma siamo qui a Bruxelles “per avere garanzie giuridiche, nel quadro dell’Unione Europea. Siamo qui come cittadini europei, che possono girare liberi per tutta l’Europa. Dovremo lavorare come governo legittimo e abbiamo deciso che il modo migliore per comunicare al mondo quello che succede in Catalogna era quello di andare nella capitale d’Europa”

Quanto a lungo resterò qui? Dipende dalle circostanze – ha spiegato – Certo, se ci fosse la garanzia di un trattamento equo e se fosse garantito un processo giusto, con la separazione dei poteri, non ci sarebbero dubbi: tornerei immediatamente. Ma dobbiamo poter continuare a lavorare ed è per questo che venerdì sera abbiamo deciso per questa strategia”, il trasferimento a Bruxelles.

Con il governo, di cui sono il presidente legittimo, ci siamo trasferiti a Bruxelles per rendere evidente il problema catalano nel cuore istituzionale dell’Europa e denunciare anche la politicizzazione della giustizia spagnola, l’assenza di imparzialità, la volontà di perseguire non i delitti e i crimini, ma le idee”. Il  trasferimento a Bruxelles è stato deciso “anche per rendere evidente al mondo il grave deficit democratico che c’è oggi nello Stato spagnolo, nonché l’impegno e la risolutezza del popolo catalano per il diritto all’autodeterminazione, per il dialogo e per una soluzione concordata”.

“Se lo Stato spagnolo intende attuare il suo progetto a partire dalla violenza, sarà una sua decisione, ma non ci può trascinare verso uno scenario che tutto il movimento indipendentista ha rifiutato in modo coerente”.

“RISPETTERÒ ESITO ELEZIONI” – “Noi – ha assicurato – rispetteremo i risultati delle elezioni convocate per il 21 dicembre, come abbiamo sempre fatto, quale che sia il risultato. Chiedo al governo spagnolo: faranno lo stesso? Voglio un impegno chiaro da parte dello Stato: sono pronti a rispettare un risultato che dia la maggioranza agli indipendentisti o no? Sono pronti a rispettare il risultato elettorale, quale che sia? Noi sì”.

 – “Alla comunità internazionale, e in particolare all’Europa” Puigdemont ha chiesto di reagire. Bisogna comprendere che la causa dei catalani è la causa dei valori sui quali è fondata l’Europa: la democrazia, la libertà, la libera espressione, l’accoglienza, la non violenza”.

“Permettere al governo spagnolo di non dialogare, di tollerare la violenza dell’estrema destra, di imporsi militarmente, di metterci in prigione per 30 anni significa farla finita con l’idea dell’Europa – ha avvertito – ed è un errore enorme, che pagheremo tutti”.

– Carles Puigdemont ha fatto sapere che non chiederà asilo politico al Belgio, tuttavia questa opzione non può essere esclusa. E’ quanto ha precisato il suo legale belga, Paul Bekaert, parlando dopo la conferenza stampa. “Un mandato d’arresto europeo può sempre essere emesso” dalla Spagna, ha sottolineato Bekaert, in riferimento alle accuse di “ribellione, sedizione e malversazione” mosse dalla procura di Madrid nei confronti dei leader catalani.

Fino a quando ci sarà il rischio che la Spagna chieda che Puigdemont sia consegnato, non si può escludere che chieda asilo politico“, ha chiarito l’avvocato. Bekaert, citato dal sito dell’emittente Rtbf, ha poi lamentato tutta l’agitazione ‘inutile’ che si è creata per l’arrivo del leader catalano a Bruxelles: “Quello che fa Puigdemont è perfettamente legale. Ogni spagnolo è libero di venire in Belgio. Inoltre ha precisato lui stesso di aver scelto Bruxelles per beneficiare di un foro europeo”.

 

(Agenzia)

Catalogna e Spagna: si agita lo spettro di una guerra civile –

 

Cosa succederà adesso?  La Catalogna obbedirà ai suoi “nemici” spagnoli governanti?     Non scherziamo !Il rischio di una guerra civile tra la Catalogna e la Spagna  non è da escludere, di fronte agli eventi che si susseguono di ora in ora. Dopo la dichiarazione d’indipendenza e il commissariamento di Barcellona, sono molti a interrogarsi sul futuro della Spagna, stretta da mesi in una morsa inedita. C’è chi agita lo spettro di una lotta armata e chi invece spera in una tregua. Una situazione da guerra civile, insomma, è immaginabile? “Non penso proprio lo sia – dice all’AdnKronos Enzo Moavero Milanesi, già ministro per gli Affari Europei e ora direttore della School of Law dell’Università Luiss – spero si tratti soltanto di ragionamenti estremi. Mi spaventa già il solo fatto che si evochi in astratto una simile tragica possibilità. Sarebbe terribile e non va dimenticato che la Spagna, e in particolare la Catalogna, hanno vissuto, 80 anni fa, una vera guerra civile, cruenta e sanguinosa”.

Certo, le condizioni di allora erano diverse. “Ricordiamoci che negli anni immediatamente antecedenti l’atroce guerra civile del 1936, ci furono un paio di effimeri esperimenti di una Repubblica di Catalogna, sebbene sempre nell’ambito di una Spagna che si voleva federale – continua Moavero Milanesi -. La situazione attuale è differente, ma purtroppo, presenta svariate ombre“. Il conflitto, finora contenuto, tra il governo centrale e la ribelle Catalogna, potrebbe sfuggire di mano e improvvisamente esplodere in una rivolta armata. Un’ipotesi inimmaginabile in uno Stato civile come la Spagna, ma che in un clima arroventato come quello attuale, non va neanche scartata.

“In questa complessa vicenda, fra le tante sfaccettature, ci sono due elementi importanti da tenere presenti – argomenta Moavero Milanesi -. Il primo, è la lunga storia identitaria della Catalogna, che si è sempre considerata una sorta di nazione all’interno della Spagna, con una sua identità culturale dalle profonde radici storiche, una sua lingua e con una tradizione consolidata di forte autonomia amministrativa, riconosciuta dall’odierno quadro costituzionale spagnolo. Questi elementi rendono piuttosto peculiare il caso catalano e penso, relativizzino il rischio emulativo per l’Europa che molti commentatori hanno sottolineato, ricollegandolo alla questione delle cosiddette ‘piccole patrie’, dei nazionalismi regionali”.

“Il secondo elemento, attiene all’allarmante carenza di dialogo. Proprio perché la questione catalana è antica, non doveva degenerare in una specie di muro contro muro – prosegue Moavero Milanesi – accorreva evitare di finire su un piano inclinato. Non v’è dubbio che, dal punto di vista dell’ordine costituzionale della Spagna, il governo centrale agisca, legittimamente, a difesa dell’unità del Paese; un’azione di sua esclusiva competenza, come esplicitamente prescritto anche dal Trattato UE. E’ davvero un peccato, guardando a come da tanti mesi si sono concatenati gli avvenimenti e le prese di posizione, che siano venute meno la capacità di dialogo e la volontà di reciproca comprensione, sole matrici di soluzioni equilibrate. Non si può non notare, per esempio, come i governanti locali catalani, si siano progressivamente collocati in una situazione in cui quasi ogni scelta alternativa alla piena indipendenza sarebbe intesa, in buona sostanza, come un tradimento”.

Adesso si sfiora il conflitto fisico e lo si è visto il giorno del referendum. Malgrado le posizioni radicalizzate di entrambe le parti, non è da escludere uno scenario più roseo. “Fino a qualche settimana fa, prima del contestato referendum, si poteva costruire un punto di incontro, magari, sulla base di uno statuto di autonomia più avanzato – riflette Moavero Milanesi – ma oggi, all’evidenza, questa via è diventata estremamente impervia. Penso, però, che sia l’unica tuttora potenzialmente risolutiva”.

Intanto, il governo Rajoy ha indetto nuove elezioni in Catalogna per il prossimo 21 dicembre. Un’occasione che potrebbe diventare un’ufficiale e formale verifica degli equilibri e della volontà degli elettori. “In linea teorica, lo potrebbero – dice Moavero Milanesi – ma unicamente se vi partecipassero tutte le forze politiche catalane, incluse quelle indipendentiste. E se tutti i contendenti si dichiarassero pronti ad accettarne l’esito, senza contestazioni a priori o successive. A meno che, dalle urne, gli indipendentisti non escano minoritari, anche in questo scenario, resterebbe aperto il quesito di fondo, quello nodale: se prevalgono gli indipendentisti e chiedono, coerentemente, l’indipendenza, cosa si fa? Sarebbe, verosimilmente, indispensabile aprire un tavolo per serrate trattative”.

Questa strada, quindi, è molto teorica, perché le elezioni del 21 dicembre potrebbero essere boicottate dagli indipendentisti, essendo indette dal governo centrale spagnolo. “In effetti, ed è preoccupante rendersi conto – ragiona Moavero Milanesi – che, di fronte ad aspirazioni ben note nella storia, come l’indipendenza e l’autodeterminazione, le stesse democrazie moderne possano trovarsi in ambasce. Che si tratti di Stati federali o centralistici, democrazie o regimi totalitari, la questione dell’integrità territoriale tocca corde ancestrali, resta sensibilissima e di ardua soluzione”.

Poco spazio all’ottimismo, quindi? “No, ci sono esempi virtuosi e qualcuno molto recente – conclude Moavero Milanesi -: pensiamo alla Cecoslovacchia che, pacificamente, nel 1992, con una decisione votata dal suo Parlamento, si divide in Repubblica Ceca e Slovacchia, due Stati che diventeranno entrambi membri dell’Unione Europea. C’è, poi, il caso esemplare del democratico e legale referendum del 2014 per l’indipendenza della Scozia dal Regno Unito: con la decisione a maggioranza di restarvi. Ecco, quest’ultimo è un bel precedente di riferimento per evitare tensioni politiche pesanti o come accadde in Jugoslavia, catastrofi umanitarie. Ciò che conta davvero è non chiudere mai la porta al dialogo“.

(Agenzia)

Catalogna: il prezzo della libertà

 

In migliaia hanno festeggiato a plaza Sant Juame, sotto la sede del governo della Generalitat.

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La dichiarazione d’indipendenza, approvata con voto segreto, annuncia la costituzione della “repubblica catalana come stato indipendente e sovrano” e invita il governo di Barcellona a “emettere tutte le risoluzioni necessarie per l’implementazione della legge di transizione giuridica e fondamento della Repubblica”.

Fra le misure, figurano provvedimenti per istituire la nazionalità catalana, la promozione del riconoscimento internazionale, la creazione di una Banca della Catalogna, l’integrazione dei funzionari spagnoli nella nuova amministrazione indipendente, provvedimenti per l’esercizio dell’autorità fiscale, la messa a punto di una lista dei beni dello stato spagnolo presenti in Catalogna per una effettiva successione nella proprietà. Sono previsti anche un negoziato con Madrid e la firma di trattati internazionali.

Dopo il via libera del Senato all’applicazione dell’articolo 155 in Catalogna e al termine di un consiglio dei ministri straordinario, Rajoy ha annunciato la destituzione del presidente della Generalitat catalana e del suo governo, oltre allo scioglimento del Parlamento autonomo di Barcellona e la convocazione di elezioni anticipate in Catalogna il 21 dicembre. Rajoy ha inoltre annunciato la presentazione di un ricorso alla Corte Costituzionale contro la dichiarazione di indipendenza.

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Ho deciso di convocare quanto prima elezioni libere, pulite e legali per restaurare la democrazia” ha detto Rajoy. “Sono le urne, quelle vere, con leggi, controlli e garanzie quelle su cui si può basare la convivenza”, ha affermato il primo ministro, con un chiaro riferimento al referendum sulla secessione, ritenuto illegale.

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Nell’applicare l’articolo 155, il governo spagnolo ha destituito anche il segretario generale del dipartimento dell’Interno della Generalitat, Cesar Puig, e il direttore generale della polizia generale della polizia regionale dei Mossos d’Esquadra, Pere Soler. Il provvedimento, nota El Mundo, non colpisce per il momento il comandante dei Mossos, Josep Lluis Trapero. E’ stata anche decisa la chiusura di tutte le rappresentanze della Catalogna all’estero, una delle quali si trova anche a Roma.

(Agenzia)