CATANIA: UNA CITTA’ PROSTRATA E SERVILE CON IMPIEGATI DIRIGENTI CHE SI AUTOAPPLAUDONO

PERSONE E DIRIGENTI SENZA PIU’ VERGOGNA

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DI   RAFFAELE LANZA

Il coro è unanime, la conclusione è univoca: il Comune di Catania non è più, da molto tempo, l’organo deliberante o l’ente di intenzioni collettive, è soltanto l’arena in cui si combatte per l’ottenimento di vantaggi da parte di piccoli gruppi o addirittura di singoli. Non è la sede in cui si difendono interessi generali: nel Comune l’interesse generale è fuori d’ogni attenzione     Una frattura incolmabile  o difficilmente colmabile è aperta da tempo fra i rappresentanti politici e i rappresentati  .

Catania per la classe dirigenziale devota a quella politica è diventata una città prostrata, servile. Che vergogna dichiararsi dirigenti e darsi alle ruberie.  Gli atti parlano chiaro. I ladri sono in mezzo a noi, travestiti di “onestà” e di potere nell’assegnazione di incarichi da spartire.  I  consiglieri che non denunciano sarebbero da bruciare vivi per la responsabilità che hanno e il tracollo che i catanesi subiscono.

    I soldi pubblici vengono divorati  intanto    di nascosto -l’ultimo atto di accusa della Procura parla in maniera inequivocabile e chiarissimo:    Dove sono finiti i 981.303,12 mila euro?     Danno erariale forte ma non può passare inosservato come nulla fosse.   Oltre all’ex Sindaco Enzo Bianco – e l’attuale che ha inviato una nota stampa a titolo di difesa la citazione in giudizio coinvolge Giuseppe Romano e Francesca Paola Gargano (nella qualità di commissari straordinari), Francesca Ganci (direttore generale), Ignazio Baglieri (segretario generale). E ancora: i componenti dell’Organismo indipendente di valutazione Roberto Cosio, Santa Strano, Renato D’Amico, Concetta Silvestra Furia. Giuseppina Burtone, Alfredo Lanaia, Diane Litrico (dirigente del servizio Affari generali e Risorse umane).

    Secondo la Procura erariale, nelle annualità considerate sono state rilevate “plurime criticità nel ciclo di gestione della performance, tali da determinare la violazione del principio di necessaria correlazione tra l’erogazione di premi e i risultati raggiunti, e rendere, dunque, ingiustificata, l’attribuzione dell’indennità di risultato ai dirigenti”, 8 nel 2014, 10 nel 2015, 7 nel 2016 e 7 nel 2017.
    “In molti casi- spiegano i magistrati della Procura contabile – gli obiettivi assegnati ai dirigenti sono risultati generici e riferibili all’ordinaria attività dell’ente, in contrasto con la finalità di incentivazione del merito, oltre che identicamente riproposti nelle diverse annualità e talvolta già ricompresi in un diverso obiettivo o già raggiunti prima dell’approvazione del Piano della performance. Inoltre, nelle annualità 2016 e 2017 è stata riscontrata l’assoluta assenza di predeterminazione degli obiettivi, poiché nel 2016 il Piano provvisorio degli obiettivi è stato approvato solamente a novembre, mentre nel 2017 non risulta l’approvazione di alcun Piano degli obiettivi, né definitivo né provvisorio. Infine, in tutte le annualità considerate è sempre stato erogato l’intero fondo per la dirigenza, anche quando gli obiettivi assegnati non erano stati integralmente raggiunti”. 
   Nell’atto di citazione, disposto dalla Procura regionale della Corte dei conti su accertamenti espletati dal Nucleo di Polizia economico finanziaria (Pef) di Catania, viene riportata “la quota di danno imputata a ciascuno dei responsabili”: Giuseppe Romano 89.840,88 euro; Francesca Paola Gargano 58.094,49 euro; Vincenzo Bianco 144.184,46 euro; Salvatore Domenico Antonio Pogliese 18.798,05 euro; Francesca Ganci 147.935,38 euro; Ignazio Baglieri 148.210,46 euro; Vincenzo Cosio 70.035,63 euro; Santa Strano 70.035,63 euro; Renato D’Amico 70.035,63 euro; Concetta Silvestra Furia 18.798,05 euro; Giuseppina Burtone 18.798,05 euro; Alfredo Lanaia 18.798,05 euro; Diane Litrico 107.738,35 euro.

“Tutti gli invitati – si  evince nel  documento – con eccezione di Vincenzo Bianco, si sono avvalsi delle facoltà difensive preprocessuali presentando le proprie deduzioni. Nessuno ha chiesto di essere sentito personalmente”. Le deduzioni difensive, secondo la Procura, presentano argomentazioni parzialmente sovrapponibili come “innanzitutto l’intervenuta prescrizione del diritto al risarcimento del danno” e che “i dirigenti sono legittimati passivi nel presente procedimento, avendo partecipato al processo di individuazione degli obiettivi e di valutazione della performance”.

La Procura rileva anche che “successivamente alla notifica dell’invito a dedurre, con decreto del 23 luglio del 2020 il sindaco metropolitano” in carica, Salvo Pogliese, “sia stato adottato un ‘Atto di indirizzo per ripetizione somme ai dirigenti'”, cioè la restituzione all’Ente dei soldi, e sia stata “richiesta all’assessorato delle Autonomie Locali della Regione Siciliana la nomina di un Commissario ad acta per l’adozione dei provvedimenti conseguenti, considerato che tutti i dirigenti dell’Ente si trovano in posizione di conflitto di interessi”. Ma per la Procura “nonostante ciò, il danno rimane attuale e concreto fino all’ntegrale recupero ed effettivo incameramento delle somme contestate.   Vale a dire: prima passate ai fatti, signori dirigenti, restituite il malloppo, poi vedremo.