Beni confiscati , il governatore siciliano Schifani al mattatoio di Partinico: «Regione impegnata nel riutilizzo sociale dei patrimoni tolti alla mafia»

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Palermo,

Sono molto fiero di essere qui oggi perché la rinascita di questo luogo, grazie al lavoro di aziende confiscate alla criminalità organizzata, rappresenta un nuovo punto messo a segno dallo Stato contro la mafia». A dirlo il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani che, assieme al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, al prefetto Bruno Corda, direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ha visitato questo pomeriggio il cantiere del mattatoio intercomunale di contrada Sant’Anna a Partinico alla presenza anche di altre autorità civili e militari.

«Siamo di fronte a un esempio virtuoso di amministrazione giudiziaria – prosegue il governatore – grazie al buon lavoro dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, guidata dal prefetto Bruno Corda. La Regione è molto sensibile al tema dei beni confiscati ed è concretamente impegnata per promuovere il loro riutilizzo a fini sociali, come dimostra anche l’esempio di Verbumcaudo, masseria di Polizzi Generosa confiscata alla mafia, per cui la Regione ha recentemente aggiudicato i lavori di riqualificazione stanziando 5,3 milioni di euro di fondi del Pnrr».

Prima di raggiungere Partinico, Schifani ha partecipato in Prefettura a Palermo alla cerimonia di consegna di un bene confiscato che si trova in via Sampolo alla Procura della Repubblica del capoluogo siciliano. Sarà destinato alla sezione di polizia giudiziaria. «La mafia si colpisce al cuore con il sequestro dei patrimoni. Ed è un principio non negoziabile – ha concluso il presidente della Regione – quello di restituire alla comunità i beni confiscati, affinché i cittadini trovino un ristoro ai danni subiti dalla criminalità organizzata».

Napoli: sequestro di 2 milioni di euro ad un elemento di vertice della camorra

 

 

Sequestro di beni a Napoli

 

Un sequestro di rilievo .Gli agenti della Divisione anticrimine-Sezione misure di prevenzione patrimoniali della questura di Napoli hanno sequestrato beni per circa 2 milioni di euro a un elemento di vertice di un clan camorristico, attivo nei comuni napoletani di Arzano, Casavatore e zone limitrofe.

L’uomo, condannato in via definitiva per vari reati, tra cui estorsione aggravata dal metodo mafioso, illecita concorrenza aggravata dal metodo mafioso e furto militare, è stato sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza della durata di 3 anni.

Secondo  accertamenti eseguiti , l’uomo ha continuato a gestire gli affari del clan, soprattutto nel settore delle onoranze funebri.        Su proposta del Questore, il tribunale ha emesso un decreto di sequestro di beni finalizzato alla confisca.

In particolare, sono stati sequestrate diverse unità immobiliari nei comuni di Arzano, Casavatore e Napoli; conti correnti, depositi bancari ed altro per un ammontare complessivo di circa 1 milione di euro; 2 società operative nel settore delle onoranze funebri, attive nel comune di Arzano già destinatarie di provvedimenti interdettivi antimafia emessi nel corso del 2022 dal prefetto di Napoli.

La Finanza confisca beni per oltre 180 milioni di euro a due imprenditori attivi nel settore edile che ottenevano finanziamenti

Istituto di credito assume 11 operatori di sportello a Roma: la retribuzione è di 2.349,51 euro lordi al mese

Roma

Il Tribunale di Roma – Sezione Specializzata Misure di Prevenzione, ha disposto la misura della confisca di beni nella disponibilità di due fratelli, imprenditori attivi del settore delle costruzioni edili, per un valore complessivo di oltre 180 milioni di euro, nonché la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di anni due. Gli approfondimenti investigativi, eseguiti dagli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria della Guardia di Finanza di Roma, svolti su delega della locale Procura della Repubblica, traggono origine da una richiesta di ammissione al concordato preventivo di una società edile gravata da oltre 112 milioni di euro di debiti.

Dagli stessi è emerso che i due imprenditori avrebbero pianificato operazioni contabili e finanziarie (in gran parte fittizie), volte a rappresentare all’esterno una situazione patrimoniale florida e redditizia, idonea – in prima istanza – a ottenere agevolmente finanziamenti dagli istituti bancari e, successivamente, a persuadere i creditori della bontà dei piani concordatari adottati, in modo così da eludere la procedura concorsuale.

La misura di prevenzione patrimoniale, anche frutto delle evidenze di procedimenti penali nei quali i due costruttori venivano sottoposti agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta in concorso, pone in luce una significativa sproporzione tra fonti di reddito lecite, attività economiche esercitate e complesso patrimoniale posseduto, direttamente ovvero indirettamente. Gli accertamenti economico-patrimoniali svolti dalle fiamme gialle di Roma hanno inoltre consentito di tracciare, in capo ai nuclei familiari dei proposti, la disponibilità di ingenti fonti reddituali di derivazione illecita frutto di condotte distrattive in danno delle società fallite.

Tali proventi sono confluiti, attraverso molteplici operazioni economiche, nelle società destinatarie del provvedimento in argomento. Le innumerevoli aziende facenti capo ai soggetti destinatari della misura ablativa sono risultate tra loro interconnesse attraverso l’utilizzo di prestanome e di complessi stratagemmi contabili. Il patrimonio così individuato, nel dicembre 2021 già oggetto di sequestro di prevenzione ai sensi del Codice Antimafia, è costituito da partecipazioni societarie (nei settori dell’edilizia e dell’immobiliare in genere), 40 immobili (anche di pregio e adibite a uso ufficio) ubicati a Roma, Anzio, Fiuggi, Fiumicino e Bassano Romano, disponibilità finanziarie e 20 autovetture di lusso (tra cui, Lamborghini, Mercedes e BMW), ed è stato stimato in oltre 180 milioni di euro.

 

Barca confiscata assegnata alla Lega navale,

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«Oggi è una bella giornata di riscatto della società civile nei confronti della criminalità organizzata. Non potevo e non dovevo mancare a un’iniziativa di altissimo valore sociale e simbolico come questa, per più di un motivo. Oggi, infatti, c’è una sorta di risarcimento danni per le azioni criminali subite dalla nostra regione: un bene sottratto alla mafia viene inserito nel contesto sociale e soprattutto a favore dei disabili».

Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, intervenendo presso la sede della Lega navale italiana alla Cala a Palermo alla presentazione della nuova imbarcazione “Our dream: quando il sogno diventa realtà”. All’iniziativa erano presenti tra gli altri anche il prefetto di Palermo Maria Teresa Cucinotta e il presidente della Lega navale di Palermo, Giuseppe Tisci.

La barca a vela è stata confiscata alla criminalità organizzata dalla Guardia di finanza nell’ambito di un’operazione tesa al contrasto internazionale di stupefacenti e affidata alla Lega navale per i propri fini istituzionali. L’imbarcazione già sottoposta ai primi lavori urgenti di manutenzione straordinaria, nei prossimi mesi, dopo un importante restyling per abbattere le barriere architettoniche, sarà totalmente accessibile a tutti, anche alle persone diversabili, assicurando così una navigazione a vela in sicurezza. «Il mio governo – ha aggiunto Schifani – non farà mai mancare il proprio concreto sostegno a iniziative sociali come queste. E per questo motivo la Regione interverrà da subito per finanziare l’acquisto della pedana automatizzata per consentire ai disabili di poter scendere sottocoperta in perfetta autonomia. Ma non solo, vogliamo favorire anche i momenti di aggregazione e inclusione sociale dei nostri giovani attraverso lo sport. E lo faremo con apposite norme inserite nella legge di stabilità regionale che da domani inizierà il suo iter in Aula all’Ars, ovvero attingendo a capitoli di spesa già esistenti e attinenti a iniziative altamente sociali».

Comune di Napoli: 6 Progetti di valorizzazione di beni confiscati nell’ambito del PNRR

 

Assunzioni al Comune di Napoli, ecco tutti i profili per 970 posti a  concorso

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Napoli,

Il Comune di Napoli si aggiudica 6 Progetti di valorizzazione di beni confiscati finanziati nell’ambito del PNRR, Missione 5 – Inclusione e coesione – Componente 3 – Interventi speciali per la coesione territoriale – Investimento 2 – Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU Sei immobili confiscati, situati in tre diverse Municipalità (III, VI, X)…

 Aggiudicati i finanziamenti del PNRR , diventeranno una rete diffusa di case di accoglienza per donne vittime di violenza che vi saranno supportate con servizi diversificati, dall’accoglienza all’alloggio temporaneo, al supporto psicologico, sanitario, giuridico e amministrativo, all’inserimento in percorsi lavorativi o di autoimprenditoria, con l’obiettivo di favorire processi di inclusione sociale.

Il Comune di Napoli, in conformità alle finalità del Decreto Legislativo 6 settembre 2011, n. 159, – informa di promuovere  la valorizzazione ed il riutilizzo dei beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, acquisiti al proprio patrimonio indisponibile, come strumento utile alla diffusione della legalità e della cultura dell’etica, di rafforzamento della giustizia sociale, della solidarietà e del sostegno all’inserimento sociale e lavorativo. In tal senso il PNRR ha offerto un’opportunità unica, raggiungendo contemporaneamente un duplice scopo: la realizzazione di interventi di ristrutturazione edilizia dei beni e di riqualificazione urbana dell’area, insieme all’utilizzo a fini di pubblica utilità. Case di accoglienza saranno realizzate in via VIA TIBERIO 46b NAPOLI (per un importo pari a € 270.007,30) CORSO SIRENA 115 NAPOLI (€ 282.017,41) VIA COMUNALE OTTAVIANO 58 NAPOLI (€218.408,36) VIA FONTANELLE 124 NAPOLI (151.163,51). In VICO VI DUCHESCA 12 NAPOLI (€ 160.152,50) il progetto di recupero già in itinere sarà integrato con l’acquisto di arredi e servizi per la realizzazione di un bistrot sociale e di servizi socio sanitari.

In via Montagna Spaccata 510 (€ 446.698,45) sarà demolito l’immobile abusivo non sanabile, costruito nell’area di sedime, per realizzare un orto giardino solidale nel quale troveranno inserimento lavorativo le donne vittime di violenza per il loro reinserimento sociale. “Un risultato veramente eccellente – ha dichiarato l’assessore alla Legalità Antonio De Iesu – di grande valore non solo dal punto di vista dell’accessibilità al finanziamento del PNRR. Abbiamo voluto dare un segno concreto di sostegno alle donne vittime della violenza; nel progetto ci sono alcuni alloggi ristrutturati in via Duchesca per ospitare donne vittime di violenza in condizioni di emergenza. Ci sono anche degli ambulatori non sanitari, ma di prevenzione, e infine un valore aggiunto costituito da un piccolo ristorante sociale nel quale le donne vittime di violenza possano essere impegnate nella gestione. Siamo molto orgogliosi di questo progetto che è un segno tangibile e concreto di attenzione al fenomeno della violenza di genere per dare sostegno e supporto alle donne che hanno il coraggio e la determinazione di uscire fuori dalla loro angoscia”.

“Il Comune di Napoli ha vinto il bando PNRR per un progetto davvero eccezionale – ha sottolineato l’Assessore alle Pari Opportunità Emanuela Ferrante – che si è classificato primo nella graduatoria di merito e che prevede la riqualificazione di sei immobili di cui quattro saranno adibiti a case di accoglienza delle donne vittime di violenza e due centri invece saranno, il primo un hub di servizi, di cultura e di accoglienza delle donne durante la giornata, e l’altro sarà un giardino/orto sociale dove comunque le donne potranno ritrovarsi insieme loro figli trascorrere delle giornate utili e costruttive. E’ una grande vittoria dovuta soprattutto alla forte sinergia che c’è stata tra gli assessorati alla legalità, all’urbanistica e alle pari opportunità”.

Valorizzazione beni confiscati alla mafia, Schifani: «Finanziati tre progetti della Regione»

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Palermo,

«Tre beni immobili confiscati alla mafia saranno ristrutturati e valorizzati grazie un finanziamento di quasi dieci milioni di euro ottenuto dalla Regione Siciliana attraverso i fondi del Pnrr».
Ad annunciarlo il governatore Renato Schifani, che ha appena avuto notificato il provvedimento da parte dell’Agenzia per la coesione territoriale.
I tre progetti, presentati attraverso il dipartimento regionale delle Finanze dell’assessorato all’Economia, riguardano: il feudo di Verbumcaudo a Polizzi Generosa, che ha ottenuto 5,3 milioni di euro; Palazzo Alicò di via delle Croci a Palermo, attuale sede dell’assessorato dei Beni culturali, con 2,5 milioni di euro; la Masseria di Contrada vecchia a Salemi, che avrà 2 milioni di euro.
«È un importante traguardo – sottolinea il presidente Schifani – raggiunto dalla Regione sul tema della valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Un progetto avviato dal precedente governo e che adesso ha avuto un nuovo impulso. Un risultato che è stato possibile raggiungere grazie a un’estesa rete di collaborazione istituzionale tra soggetti pubblici e privati e che dà il senso della forza dello Stato contro la mafia. Sottrarre i beni illeciti alla criminalità e restituirli alla collettività per fini sociali rappresenta un grande esempio di civiltà».
Il progetto riguardante l’immobile di Polizzi Generosa (ex feudo dei fratelli Michele e Salvatore Greco, dal 2016 affidato al Consorzio madonita legalità e sviluppo e gestito dalla Coop “Verbumcaudo”) prevede la creazione di laboratori di trasformazione e magazzini, oltre ad attività collaterali per l’inserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati.
Palazzo Alicò (confiscato all’ex imprenditore Vincenzo Piazza) sarà oggetto, invece, di una profonda ristrutturazione che prevede tra l’altro il restauro dei prospetti, la manutenzione straordinarie delle coperture e l’adeguamento dell’impianto antincendio.
A Salemi, nel Trapanese, verrà riqualificato un caseggiato di contrada Masseria Vecchia a circa 9 chilometri dal centro abitato, appartenuto ai coniugi Miceli e definitivamente confiscato nel 1987. Prevista la realizzazione di un magazzino per il deposito delle attrezzature agricole e la costruzione di un edificio per le sementi e parte dei raccolti provenienti dalle coltivazioni dei terreni gestiti dalla Coop “Rita Atria-Libera Terra”.

Confisca disposta dal Tribunale di Catania a persone che avevano valori sproporzionati ai redditi dichiarati

I costi della criminalità organizzata Ruba il 20% del Pil - Antimafia365

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Catania,

Su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Catania, i Finanzieri del Comando Provinciale etneo, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di finanza (SCICO), hanno dato esecuzione a una sentenza del locale Tribunale, con cui il Giudice ha disposto la confisca del patrimonio, direttamente o indirettamente, riconducibile a 3 soggetti, condannati definitivamente, rispettivamente, per i reati di: – associazione a delinquere finalizzata alla commissione di più delitti, tra i quali l’esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, la truffa ai danni dello Stato, il riciclaggio e l’intestazione fittizia di beni (due soggetti); – esercizio abusivo di attività di gioco e scommesse, aggravato dall’aver agevolato un clan, favorendone l’infiltrazione occulta di “Cosa nostra catanese” nel peculiare settore economico (un soggetto).

Si tratta del primo esito dell’attività sinergica sviluppata in attuazione del memorandum operativo del 6 aprile 2022, stipulato tra la Procura catanese, il Comando Regionale Sicilia della Guardia di finanza e il predetto Servizio Centrale, volto a introdurre forme di collaborazione per la più completa applicazione dei provvedimenti di confisca in fase di esecuzione delle sentenze passate in giudicato, mediante l’effettuazione di ogni utile approfondimento finalizzato all’accertamento economico-finanziario della posizione dei condannati.

Nel dettaglio, nell’ambito di tale progettualità, è stata individuata la predetta sentenza con cui il Giudice ha altresì disposto la confisca nei confronti: – del soggetto condannato con l’aggravante mafiosa, di denaro, beni e altre utilità di cui lo stesso non possa giustificare la provenienza e di cui, anche per interposta persona fisica o giuridica, risulta essere titolare o avere la disponibilità a qualsiasi titolo in valore sproporzionato ai redditi dichiarati;

– degli altri due condannati, dei beni che costituiscono il prodotto, il profitto o il prezzo del reato, anche nella forma “per equivalente”, di cui i medesimi hanno disponibilità, anche indirettamente o per interposta persona, fino a concorrenza della somma di circa € 592.000 per il primo e € 606.000 per il secondo.

Al fine di  dare effettiva e piena attuazione al dispositivo di confisca, le unità specializzate del GICO del Nucleo PEF e dello SCICO hanno effettuato specifici accertamenti economico-finanziari sul conto dei condannati, sulla scorta dei quali è stato possibile individuare sia i patrimoni direttamente riconducibili agli interessati sia i beni mobili e immobili di cui gli stessi risultano essere comunque titolari o averne la disponibilità per interposta persona.

Nel complesso, alla luce degli approfondimenti investigativi svolti, i citati finanzieri, sotto la direzione della Procura etnea, hanno sottoposto a misura ablativa definitiva: – n. 7 immobili, di cui 2 situati in ciascuna delle province di Catania, Siracusa e Messina e 1 in quella di Palermo; – n. 3 società, due delle quali con sede a Catania e una a Siracusa, operanti, rispettivamente, nei settori della rivendita bar, del commercio al dettaglio di confezioni per bambini e della raccolta di scommesse;– n. 7 tra autovetture e motoveicoli;

– i saldi attivi, in corso di verifica, dei rapporti bancari e postali individuati (in totale 9 c/c), comprese 2 cassette di sicurezza, riconducibili ai condannati.

L’attività dei Finanzieri di Catania si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte dalla locale Procura, dalla Guardia di Finanza etnea e dallo SCICO, volte al contrasto, sotto il profilo economico-finanziario, di tutte le forme di criminalità, anche di tipo organizzato, nonché dei tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale con i proventi illecitamente accumulati per effetto di condotte delittuose.

 

Confiscati 20 milioni di euro all’imprenditore Sergio Leonardi “che agevolava il Clan mafioso etneo dei Mazzei”

 

 

Catania,

Confisca di beni mobili e immobili, denaro, preziosi e compendi societari nella disponibilità di un noto imprenditore siciliano,(Sergio Leonardi, nella foto sopra) già oggetto di decreto di sequestro in materia di prevenzione antimafia, .    Confisca disposta dalla Procura della Repubblica di Catania , dal Tribunale -Sez Prevenzione  ed eseguita dal  Comando Provinciale di Catania della Finanza

Si tratta, in particolare, di un patrimonio del valore di circa 20 milioni di euro,costituito da 6 attività imprenditoriali, 3 fabbricati, 1 motociclo, denaro contante e diversi preziosi.

L’indagine di prevenzione da cui origina il citato provvedimento si collega all’operazione “VENTO DI SCIROCCO”, condotta dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania della Guardia di finanza e dai Carabinieri del Nucleo Investigativo etneo, all’esito della quale il predetto imprenditore è stato tratto in arresto, unitamente a 22 persone, in quanto ritenuto responsabile dei reati di associazione di tipo mafioso, associazione per delinquere, estorsione in concorso, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, falsità commessa dal privato in atto pubblico, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, occultamento o distruzione di scritture contabili, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare il clan mafioso etneo dei “Mazzei” (cd. “Carcagnusi”).

I successivi approfondimenti svolti da unità specializzate del GICO del predetto Nucleo PEF volti all’applicazione delle misure di prevenzione, hanno permesso di inquadrare il proposto quale soggetto caratterizzato da “pericolosità qualificata” che avrebbe vissuto abitualmente con i proventi di attività delittuose, essenzialmente consistenti nella perpetrazione continuata di articolate frodi fiscali e di contrabbando aggravato.

Sotto il profilo soggettivo, la carriera criminale del proposto avrebbe avuto inizio nel 2007 sotto l’egida mafiosa dello zio della moglie, all’epoca, capo del clan “SCIUTO-TIGNA”. Dopo la carcerazione di quest’ultimo capo clan, l’imprenditore siciliano, tra il 2009 e il 2011, sarebbe finito sotto l’ala protettrice dei Mazzei, i quali si sarebbero avvalsi del suo operato per il contrabbando di prodotti petroliferi.

Il proposto, al di là delle sue stabili frequentazioni con soggetti gravati da rilevanti precedenti penali e di polizia, è risultato inoltre coinvolto in molteplici vicende giudiziarie per reati edilizi, furto continuato, associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione di pagamento dell’accisa sul gasolio da autotrazione e al contrabbando di prodotti petroliferi immessi nel mercato nazionale in evasione d’imposta (Accise e IVA), utilizzo ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, falso ideologico, frode in commercio e turbata libertà del commercio, riciclaggio e autoriciclaggio.

Al descritto profilo soggettivo del proposto è, tra l’altro, corrisposta una rilevante e costante “sproporzione” nel periodo considerato (2007-2017) tra le attività economiche possedute, dal medesimo e dal suo nucleo familiare, e i redditi dagli stessi dichiarati.

Sulla base dei descritti plurimi elementi indiziari, il Tribunale etneo ha ritenuto il proposto “socialmente pericoloso” e che i beni e le attività economiche acquisite dal 2007 al 2017 abbiano rappresentato il frutto e/o il reinvestimento dei proventi della attività illecite, disponendone, con il provvedimento del 2020, il relativo sequestro.

Con la recente decisione, eseguita dal Nucleo PEF di Catania della Guardia di finanza, il giudice ha confermato la bontà della ricostruzione effettuata dai finanzieri etnei nell’ambito delle indagini coordinate dalla Procura etnea, disponendo la confisca del patrimonio nella disponibilità del soggetto proposto e, in particolare, di:

– 4 società e 2 ditte individuali, operanti nel settore del commercio di prodotti petroliferi aventi sede tra Catania, Augusta e Sant’Agata Li Battiati (CT);   (Lbs Trading Srl con sede ad Augusta, Lubricarbo Srl con sede a Catania e deposito commerciale ad Augusta,  Petrol Sel Srl  ed Esse Elle Petroli srl  con sede a Catania), 2 ditte individuali  (La Leonardi Sergio e la Fg Oil di Falspaerla con sede aventi sede a Sant’Agata Li Battiati),- 3 immobili, di cui 2 siti a Catania e 1 in Giardini Naxos (ME); – diversi beni mobili (un motociclo, denaro contante e diversi preziosi), per un valore di circa 20 milioni di euro.

L’attività dei Finanzieri di Catania si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte da questa Procura e dalla Guardia di Finanza di Catania, volte al contrasto, sotto il profilo patrimoniale, della criminalità economica, al fine di evitare i tentativi, sempre più insidiosi, di inquinare il tessuto imprenditoriale della provincia, anche profittando delle difficoltà legate al periodo di contrazione economica.

 

 

Decreto di confisca a pericolosi pregiudicati (15 milioni di euro)

 

Roma,

Finanzieri del Comando Provinciale di Roma hanno eseguito un decreto di confisca emesso dalla Sezione Specializzata Misure di Prevenzione del Tribunale di Roma – confermato per l’intera totalità dei beni dalla Corte di appello capitolina e divenuta definitivo a seguito della pronuncia della Suprema Corte di Cassazione – avente a oggetto beni mobili e immobili, oltre a disponibilità finanziarie, per un valore di circa 15 milioni di euro, riconducibili a quattro pluripregiudicati, dediti alla commissione di plurimi reati anche in forma associativa quali furto, truffa, riciclaggio, ricettazione e lo spaccio di sostanze stupefacenti.

Gli accertamenti economico-patrimoniali svolti dalle Fiamme Gialle del Gruppo di Frascati, avevano evidenziato, oltre alla pericolosità sociale dei proposti, la rilevante sproporzione tra i redditi dichiarati e l’ingente patrimonio nella loro disponibilità, che hanno consentito di pervenire al sequestro nel 2019 e alla confisca di I grado a luglio del 2020.

I pregiudicati manifestavano tutti un elevato tenore di vita, con la frequentazione di esclusivi club della Capitale e delle più rinomate località marittime, raggiunte a bordo di una imbarcazione a vela, anch’essa colpita dal provvedimento con cui lo Stato ha incamerato definitivamente nel suo patrimonio 30 unità immobiliari (ville, appartamenti e terreni), 90 autovetture, conti correnti, quote societarie e l’intero patrimonio di 9 società, tra le province di Roma e Latina, nonché un noto locale della movida romana in zona Tiburtina.

Confiscato anche denaro contante per circa 100 mila euro, trovato in possesso di uno dei membri della famiglia, di cui lo stesso non era stato in grado di giustificarne la legittima provenienza.

L’operazione – che assume un rilevante valore “sociale”, venendo restituiti alla collettività beni illecitamente accumulati dalla c.d. “criminalità da profitto” – si inquadra nell’azione della Guardia di Finanza, in sinergia con l’Autorità Giudiziaria, volta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati.

 

 

 

“Operazione Aemilia”: confiscati beni e quote societarie

 

 

Concorso Guardia di Finanza 2019: 965 allievi finanzieri - Simone Concorsi

 

Beni immobili, mobili registrati e quote societarie per circa 4,5 milioni di euro sono stati confiscati dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cremona, con il supporto delle fiamme gialle di Roma, Catanzaro e Crotone, in esecuzione di un provvedimento di confisca emesso dalla Corte d’Appello di Bologna e confermato dalla Corte di Cassazione, tra Verona, Reggio Emilia, Bologna, Parma, Catanzaro, Crotone e Roma, scaturito dalla vicenda giudiziaria denominata “AEMILIA” che ha visto coinvolta una nota compagine ‘ndranghetista.

L’azione dei finanzieri di Cremona, svolta nell’ambito dell’operazione “DEMETRA”, poi confluita nell’operazione AEMILIA diretta dalla D.D.A di Bologna, ha preso spunto da un episodio di usura perpetrato ai danni di un imprenditore cremonese da parte di un usuraio piacentino, proseguita con gli approfondimenti ed analisi dei flussi finanziari, che hanno consentito di portare alla luce ulteriori episodi delittuosi commessi ai danni di imprenditori emiliani. Nel corso dell’indagine è stato ricostruito un apposito sistema criminale attraverso il quale la consorteria ‘ndranghetista, anche grazie allo strumentale utilizzo di società fasulle appositamente costituite da professionisti conniventi, riusciva a reinvestire nel circuito legale ingenti risorse frutto della sua azione delittuosa.

I proventi dell’associazione criminale sono stati quindi riciclati attraverso molteplici investimenti: in complessi immobiliari, in strutture turistico-alberghiere, in società agricole, in società edili ed immobiliari, in imprese di trasporti e logistica. Il provvedimento patrimoniale eseguito oggi, che si aggiunge alle confische da oltre 57 milioni di euro già operate negli scorsi anni, consentirà di acquisire in via definitiva al patrimonio dello Stato:

  • 36 immobili ubicati nelle provincie di Crotone, Reggio Emilia, Parma, Roma e Verona.
  • 17 società di capitali operanti nel settore dell’edilizia, logistica, consulenza alle imprese e ristorazione, nelle provincie di Bologna, Modena, Parma, Catanzaro, Roma e Reggio Emilia;
  • 8 automezzi;

per un valore complessivo stimato di circa 4,5 milioni di euro.