FINE VITA: DISCO VERDE (FINALMENTE) DELLA CONSULTA AL “SUICIDIO ASSISTITO”

 

La Consulta ha deciso: chi è nella condizioni di Fabo ha diritto a essere aiutato. Da oggi siamo tutti più liberi, anche chi non è d’accordo. È una vittoria della disobbedienza civile, mentre i partiti giravano la testa dall’altra parte.

                                        –     L’ULTIMO  ABBRACCIO  –

Non è punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”. Così la Consulta in merito alla vicenda di , tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, che rischiava fino a 12 anni per aver accompagnato Fabiano Antoniani, dj Fabo, tetraplegico in seguito a un incidente, a morire in una clinica svizzera.

La Corte costituzionale ha deciso sulle  questioni sollevate dalla Corte d’assise di Milano sull’articolo 580 del Codice penale riguardanti la punibilità dell’aiuto al suicidio di chi sia già determinato a togliersi la vita.

In attesa di un indispensabile intervento del legislatore, la Corte “ha subordinato la non punibilità al rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del SSN, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente”.

L’Ufficio Stampa della Consulta informa  che “l’individuazione di queste specifiche condizioni e modalità procedimentali, desunte da norme già presenti nell’ordinamento, si è resa necessaria per evitare rischi di abuso nei confronti di persone specialmente vulnerabili, come già sottolineato nell’ordinanza 207 del 2018. Rispetto alle condotte già realizzate, il giudice valuterà la sussistenza di condizioni sostanzialmente equivalenti a quelle indicate”.

Eutanasia Caso Giordano: la Procura ipotizza il reato di istigazione al suicidio

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  ALESSANDRA GIORDANO SOFFRIVA SOLO DI DEPRESSIONE:  CHI L’HA SPINTA AL SUICIDIO?

La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio   Il caso di  Alessandra Giordano ,l’insegnante di Paternò con  problemi psicologici, che il 27 marzo è morta a Forch per aver ha fatto ricorso all’eutanasia in una Clinica in un paese della Svizzera, la Dignitas di Zurigo, (la stessa Clinica-che legalizza l’eutanasia- di  Dj Fabo),focalizzato dalla magistratura etnea, adesso si tramuta in una indagine giudiziaria. La donna non era malata terminale, ma da tempo soffriva di depressione  diagnosticata dall’Asp. La famiglia della donna aveva manifestato dubbi sulla sua decisione e, con l’assistenza di tre legali, ha presentato una denuncia ai carabinieri.   Dubbi che sarebbero stati accolti dai magistrati etnei.

La Giordano , che non soffriva di cancro o tumori devastanti,”potrebbe essere stata ‘assecondata’ in maniera  superficiale: inoltre i parenti temono che abbia addirittura fatto testamento a favore della clinica che aveva assistito Dj Fabo, . . 

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Foto d’Archivio Sud Libertà-( Il caso di Dj Fabo)

La Procura di Catania informa pure  di aver  ipotizzato il reato di istigazione al suicidio e disposto, a scopo cautelativo, il sequestro di un conto corrente e di un bene   immobile della donna,…

Il provvedimento, però, è stato rigettato dal Gip che ha sottolineato come la donna abbia seguito regolarmentela procedura  per la preparazione per la morte assistita..  Il giudice delle indagini preliminari ha osservato che la 47enne, “quando si è rivolta all’associazione in Svizzera, non fosse in uno stato di infermità o deficienza fisica tale da indurla ad avere compiuto la sua scelta senza averne la necessaria consapevolezza. La Procura è di parere diverso e ora vuol vederci chiaro.