Corte dei Conti, condanna di 139.000 euro per due poliziotti accusati di assenteismo(false certificazioni) e permessi facili ai cinesi

Marito e moglie sono tuttora a processo penale per i fatti contestati, che sono antecedenti al 2016

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La corruzione investe anche la polizia qualificata. La Corte dei Conti ha condannato Roberto Brunetti e Maria Cristina Massaro al pagamento, rispettivamente di 78.261 euro e 61.018 euro, in favore del Ministero dell’Interno, quale risarcimento del danno procurato alla pubblica amministrazione. I due poliziotti, marito e moglie, sono tuttora a processo, in primo grado, per fatti antecedenti al gennaio 2016. Tra i reati ipotizzati nell’inchiesta, ci sono la corruzione, la falsità ideologica e la truffa.

Se il processo al Tribunale di Prato, a quasi 5 anni dal rinvio a giudizio, non si è ancora concluso, la magistratura contabile è giunta nei giorni scorsi a sentenza di primo grado.
Brunetti, all’epoca ispettore capo alla Digos, in concorso con il proprio medico di base, senza sottoporsi a visite di sorta, avrebbe ottenuto false certificazioni di malattia per 385 giorni, nell’arco di un anno e mezzo. Nel periodo di assenza dall’ufficio per malattia, il poliziotto è accusato di aver svolto attività non compatibili con il riposo prescritto: allenamenti in palestra, una maratona non competitiva, oltre ad un’attività professionale non consentita, come addetto alla sicurezza in una società di portavalori privata. Brunetti è accusato anche di aver ottenuto indebitamente il riconoscimento di un’infermità dipendente da causa di servizio.
Al danno patrimoniale, quantificato in 68.261 euro, si è aggiunta la condanna di 10.000 euro per danno d’immagine. Brunetti è stato invece assolto dalla Corte dei Conti per quanto riguarda il secondo filone d’inchiesta: quello dei presunti illeciti corruttivi finalizzati a far ottenere il permesso di soggiorno a cittadini cinesi.
Per queste circostanze è stata invece condannata dai giudici contabili la moglie Maria Cristina Massaro, all’epoca dei fatti vicedirigente dell’Ufficio immigrazione della Questura di Prato, accusata di aver accettato denaro e regali (fra cui vestiti e borse di di marca e quattro I-phone) da due intermediarie della comunità cinese, una delle quali ha patteggiato e l’altra ha subito una prima condanna nel processo penale.
La Corte dei Conti ha condannato Massaro per aver distratto, per fini illeciti, le proprie energie lavorative in orario di servizio, e ha quantificato il risarcimento nella misura del 20% della retribuzione complessvamente percepita dalla vicedirigente nel periodo in questione.
Gli avvocati difensori Mauro Cini e Cino Benelli preannunciano ricorso contro la sentenza della Corte dei Conti e confidano di portare all’attenzione dei giudici di appello il materiale probatorio emergente nel processo penale in corso.