Rivelazione di segreti d’ufficio, assolto il Comandante dei Carabinieri Vittorio Stinga

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(Ag.)

Agrigento,

Sentenza assolutoria con la formula “Assolto perché il fatto non sussiste” per  il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, colonnello Vittorio Stingo, accusato dalla Procura della città dei templi di una presunta fuga di notizie, tutta interna all’Arma, e di calunnia nei confronti di un collega del Ros di Palermo, che non si è costituito parte civile. Il gup Micaela Raimondo ha emesso una sentenza assolutoria con formula piena.

L’ufficiale è alla guida del Comando provinciale di Agrigento da circa tre anni, durante i quali ha raggiunto numerosi risultati operativi sia in termini di contrasto alla criminalità mafiosa e comune che nel supporto alla popolazione. Il procuratore facente funzioni Salvatore Vella e il pm Maria Barbara Grazia Cifalinò avevano chiesto la sua condanna per rivelazione di segreto d’ufficio, insieme ad altri due ufficiali Augusto Petrocchi, capitano della compagnia dell’Arma di Licata, e il capitano Carmelo Caccetta, ex comandante del Nucleo operativo radiomobile della stessa compagnia – anche loro assolti con la stessa formula -, nell’ambito di un’indagine avviata dall’allora capo della Dda di Palermo, Francesco Lo Voi.

Magistrato coinvolto insieme ad un maggiore della Finanza in una inchiesta di fuga di notizie

 

NOTIZIE RISERVATE,TOP SECRET  –  MA L’UFFICIALE DELLA G.DI FINANZA E’ ACCUSATO DI VIOLAZIONE DI NOTIZIE GIUDIZIARIE

L’ipotesi è che abbia preso parte a un incontro riservato in un cantiere navale di Marina di Stabia. E che abbia messo a disposizione di due armatori la sua competenza e il suo ruolo di ufficiale della Guardia di finanza, per ricavare notizie utili da spendere nel corso di un procedimento penale di un imprenditore amico. Notizie riservate, top secret.

L’ipotesi che ha spinto due Procure quella di Roma e di Napoli – a interrogare Gabriele Cesarano,(sopra nella foto) maggiore della Finanza, attualmente distaccato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri,è che abbia preso parte a un incontro riservato in un cantiere navale di Marina di Stabia. .

Un avviso di garanzia  (firmato dal procuratore aggiunto della Capitale Paolo Ielo), Cesarano è stato ascoltato anche dai pm Giuseppe Cimmarotta e Henry John Woodcock, in un doppio versante investigativo che punta a chiarire presunti scambi di favori avvenuti mesi fa nel Napoletano.
L’inchiesta giudiziaria vede coinvolto il magistrato Andrea Nocera (che si è dimesso dal ruolo di capo dell’ufficio ispettorato del Guardasigilli), ma anche un altro magistrato attualmente in servizio in una Procura del distretto di Corte di appello di Napoli.

Il colloquio con due armatori Salvatore Di Leva e Salvatore Lauro ha consentito il provvedimento giudiziario. Una conversazione a più voci, che è stata ricostruita grazie a un virus spia inoculato nel cellulare di Di Leva. In sintesi, c’è la convinzione secondo la quale Di Leva e Lauro abbiano provato attraverso Nocera e Cesarano «di avere informazioni utili alla salvaguardia degli interessi di Salvatore Lauro», a sua volta finito sotto inchiesta per vicende legate alla gestione delle società di famiglia.

A quell’incontro parteciparono si apprende pure, anche il commercialista del gruppo Alessandro Gelormini ), il magistrato Nocera e, probabilmente, anche il finanziere ieri ascoltato dai pm di Roma e Napoli. Domande diverse, condotte su un doppio binario: quelli di Napoli vogliono sapere se Nocera si è realmente messo a disposizione di Di Leva e Lauro per fornire notizie riservate e utili al gruppo Lauro (ottenendo in cambio – scrivono – biglietti omaggio per Capri e il rimessaggio del gommone); mentre quelli di Roma stanno conducendo verifiche su un secondo magistrato, che avrebbe avuto in omaggio la disponibilità di un gommone da usare nel golfo (non è chiaro in cambio di cosa).

Nocera si dice pronto a respingere le accuse e a dimostrare la correttezza della propria condotta.Per gli inquirenti napoletani, è possibile parlare di «rapporti di mutua disponibilità», che avrebbero indotto Nocera a «partecipare a riunioni societarie cui non avrebbe avuto ragione di interessarsi (all’insegna di uno strano impegno solidale)».