Putin:”La memoria della guerra non potrà mai scomparire”

Le parate militari a Sebastopoli e a Mosca - Mondo - ANSA.it

 

Dall’Ucraina alla Nato al Donbass, ecco cosa ha detto il presidente russo nell’atteso – e breve – intervento dopo oltre due mesi dall’inizio della guerra di Mosca a Kiev.

Comunicazione di servizio: la Russia è ancora un regime (ma noi ci siamo  assuefatti al sovranismo) - Linkiesta.it

“Il pericolo è cresciuto ogni giorno, la Russia ha dato un colpo preventivo” ed “è stata una misura necessaria e assolutamente giusta, la decisione di un Paese sovrano autonomo e forte”, ha affermato. “La memoria della guerra non potrà mai scomparire”,  “il trionfo del nostro popolo sovietico unico, la compattezza, l’eroismo straordinario al fronte e sulle retrovie.

La giornata della vittoria è cara a tutti noi, non c’è famiglia in Russia che non sia stata toccata dalla guerra”. Putin ha ricordato che i sovietici durante la Grande guerra patriottica “hanno battuto il nemico nei pressi di Mosca, Kursk, Stalingrado, Minsk, Sebastopoli, Kharkiv, Leningrado”.

E, nel solco del messaggio della propaganda di Mosca, il Presidente russo ha citato il secondo termine dell’equazione: “Anche voi oggi combattere per la nostra gente nel Donbass, per la sicurezza della nostra patria, della Russia”. “Noi siamo fieri dei vincitori, siamo loro eredi”, e Putin si è  congratulato con i “compagni ufficiali e sottufficiali, compagni generali e ammiragli per il 77esimo anniversario della grande vittoria”.

“Voi combattete per la patria, per il suo futuro, perché nessuno possa scordare le lezioni della Seconda Guerra Mondiale, perché non ci sia posto nel mondo per criminali nazisti”, ha aggiunto rivolgendosi “alle nostre forze armate e alle milizie del Donbass”.

Poi l’attacco alla Nato e agli Usa: “I Paesi della Nato non hanno voluto ascoltarci, quando lo scorso dicembre abbiamo proposto di definire un accordo sulla sicurezza. Significa che avevano altri progetti. Avevano preparato apertamente un’altra operazione punitiva nel Donbass, una aggressione nelle nostre terre storiche, inclusa la Crimea, a Kiev si è parlato di ripristinare le armi nucleari. Il blocco Nato ha iniziato a militarizzare i territori vicino ai nostri confini. E questo per noi rappresentava una minaccia inammissibile ai nostri confini”. “Chi ha vinto la Grande guerra ci ha chiesto di rimanere vigili perché non si ripeta una guerra mondiale”, “La Nato e i suoi satelliti hanno puntato sui neonazisti e sui seguaci di Bandera”, accusando gli Stati Uniti di “aver vietato ai veterani americani che volevano venire a Mosca a festeggiare di farlo”.

“Ricordiamoci di come i nemici della Russia abbiano cercato di usare i gruppi del terrorismo internazionale contro di noi, di come abbiano cercato di fomentare il conflitto nazionale e religioso per indebolirci e dividerci dall’interno. Nulla di tutto questo ha avuto successo”…..

Il Presidente russo, dopo aver osservato un minuto di silenzio in onore dei militari caduti, ha sottolineato che la morte di ogni soldato e di ogni ufficiale “è un grande lutto” per tutti i russi e una perdita enorme per i sui familiari e cari. Putin, citando la presenza alla Parata dei militari che hanno combattuto in Ucraina, ha anticipato l’erogazione di uno “speciale sostegno” per i figli dei soldati feriti e morti.

“Le milizie del Donbass, insieme ai soldati delle forze russe stanno combattendo sul territorio in cui gli uomini di Svyatoslav (il padre del principe Vladimir, ndr) e Vladimir il Monomaco, i soldati di Rumyantsev e Potemkin, Suvorov e Brusilov, hanno scacciato il nemico, dove gli eroi della Grande guerra patriottica, il generale Nikolai Vatutin, Sidor Kovpak (leader partigiano contro le forze naziste nell’Ucraina occupata, ndr) e Lyudmila Pavlichenko (cecchina dell’armata rossa che combatté soprattutto in Ucraina, ndr) hanno combattuto fino alla fine”…..

Olimpiadi Tokyo : “Momenti di gioia, speranza e fede nel futuro” Arrivederci a Parigi nel 2024

Olimpiadi Tokyo, perché l'Italia rischia la sospensione

  Giochi olimpici di Tokyo 2020 . Cerimonia d’addio La prossima a Parigi  2024

. Alla presenza del principe della corona Akishino, primo nella linea di successione all’imperatore Naruhito che invece ha presenziato a quella di apertura, al presidente del Cio Thomas Bach, al primo ministro giapponese Yoshihide Suga e alla governatrice di Tokyo Yurike Koike, il Giappone saluta gli atleti che hanno onorato questi Giochi.

Poi la sindaca della capitale francese, Anne Hidalgo, ha ricevuto la bandiera olimpica dalla governatrice della metropoli nipponica, Yuriko Koike, tramite il presidente del Cio, Thomas Bach. Un saluto che arriva anche dallo spazio, da parte di alcuni dei campioni olimpici francesi collegati da Parigi con una ideale enorme bandiera sulla Torre Eiffel e dal presidente francese Emmanuel Macron che ha recitato il nuovo slogan del Cio.

Che dire? L’Italia grande non solo nel calcio d’Europa e mondiale ma anche nei Giochi Olimpici  Subito  protagonista  con Marcell Jacobs portabandiera azzurro dopo le medaglie d’oro nei 100 metri e nella staffetta 4×100. Applausi  anche a  Gianmarco Tamberi oltre a Marcell Jacobs nel video celebrativo del Cio, con il campione di salto in alto che è stato mostrato durante l’ormai celebre abbraccio con Barshim nella finale che è valsa l’oro ex aequo.
Mano che batte il petto, invece, nelle immagini che hanno mostrato l’arrivo di Jacobs sul traguardo dei 100 metri, vinti dall’azzurro. Anche l’azzurra Federica Pellegrini tra i protagonisti della cerimonia. La nuotatrice azzurra, è stata annunciata, insieme ad altri tre colleghi, come nuovo membro del Cio, per consegnare un riconoscimento ai volontari impegnati durante l’Olimpiade, come segno di gratitudine per il lavoro svolto.

La cerimonia si chiude con il presidente del Cio Thomas Bach che ufficialmente dichiara conclusi i Giochi di Tokyo 2020. “I Giochi di Tokyo sono stati i Giochi della speranza, della solidarietà e della pace. Grazie Tokyo, grazie Giappone. E’ stato un grande messaggio di solidarietà e pace. Ci avete ispirato con questa unione di forza dello sport”, ha detto il numero uno del Cio. La fiamma olimpica si è spenta ai Giochi di Tokyo 2020 nello Stadio olimpico della capitale nipponica e tornerà ad accendersi nella cerimonia di apertura dei giochi paralimpici il 24 agosto. “Con la pandemia lo sport è diventato centrale, un momento di gioia e ispirazione, di speranza e fede nel futuro. Ce l’abbiamo fatta. Insieme. Ci vediamo a Parigi” 

MATTARELLA,IL GIORNO DEL RICORDO CONTRO I CRIMINI DELL’UMANITA’

 

Mattarella: Tutte le articolazioni dell’ordinamento democratico sanno di dover operare sempre con spirito di unità e di coesione

scrivania firma

ASSEMBLEA UNCEM

Roma

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Presidente dell’Unione Nazionale Comuni, Comunità ed Enti Montani, Marco Bussone, il seguente messaggio:

«In occasione del Congresso e dell’Assemblea Nazionale dell’UNCEM desidero rivolgere il saluto più caloroso ai Sindaci e agli amministratori dei tanti comuni, piccoli e medi, che nei territori montani e nelle aree interne esprimono la varietà e la ricchezza del nostro Paese, contribuendo a delineare tratti decisivi della sua stessa identità. La battaglia che stiamo conducendo, tutti insieme, per contrastare la pandemia e per assicurare il massimo possibile di protezione ai nostri concittadini, in particolare ai più fragili, ci obbliga a riunioni a distanza.

Proprio la responsabilità comune nel difendere il bene primario della vita, contenendo il contagio e affrontandone le conseguenze, sanitarie, sociali, economiche, ci fa comprendere ancor meglio l’importanza di una leale e fattiva collaborazione tra le Istituzioni della Repubblica.

Le autonomie ai vari livelli sono irrinunciabili perché espressive del valore di libertà proprio alle comunità con profonde radici. Tutte le articolazioni dell’ordinamento democratico, per servire il benessere della società e lo sviluppo dei territori, sanno di dover operare sempre con spirito di unità e di coesione, consapevoli dei tanti interessi comuni.

È molto positivo che questi temi – l’autonomia e la coesione – continuino ad essere al centro delle riflessioni dell’Unione Nazionale Comuni, Comunità, Enti Montani.

Un rischio che non possiamo correre è che alle disuguaglianze tra territori esistenti nel nostro Paese si aggiungano quelle derivanti da effetti della pandemia.

Anche guardando al di là dell’emergenza ogni progetto di ripartenza e di crescita sostenibile passa inevitabilmente per la capacità di ogni istituzione di innovare e di intraprendere percorsi virtuosi e, al tempo stesso, per la capacità del sistema di offrire opportunità a chi oggi ne ha meno, di intervenire sugli squilibri ambientali e le sperequazioni territoriali.

Contrastare marginalità e isolamenti, che rischiano di impoverire il nostro patrimonio civile e lasciare nell’abbandono parti preziose di territorio, è compito della Repubblica, nel suo insieme.

Nuove infrastrutture e reti di connessione sono oggi disponibili per poter ridurre le difficoltà causate da distanze fisiche e dare ai giovani un futuro dignitoso anche in comunità più remote dove sono cresciuti o hanno scelto di vivere.

Vi auguro buon lavoro, nella certezza che contribuirà a dare fiducia a tutte le comunità che rappresentate».

 

 Roma, 24/10/2020

Vibrato messaggio di G.Conte: “La scuola è il cuore pulsante del Paese, Vi aiuta a capire il rispetto delle persone…”

 

LA SCUOLA VI FARA’ CAPIRE ANCHE CHE LA FORZA VERA E’ QUELLA CHE COMBATTE L’INGIUSTIZIA”       – SAREMO CON VOI AL VS FIANCO “

Il premier Giuseppe Conte, in un videomessaggio trasmesso sui social, ripreso dalle emittenti,  lancia un accorato  messaggio al popolo della scuola.  Lo fa con il cuore e la spontaneità che lo contraddistingue “Lunedì si torna a scuola in gran parte d’Italia. Rivolgo un saluto a tutti voi: ragazze, ragazzi, insegnanti, dirigenti, personale scolastico, genitori. Sarà un momento di intensa emozione, così almeno è stato per me ogni primo giorno di scuola. E’ un’emozione che vivrò anche io, da capo di un governo che nei mesi scorsi ha lavorato per un ritorno in classe in sicurezza. Ma anche da padre di un figlio che si accinge a tornare a scuola”.  Ammette anche che “ci saranno difficoltà, disagi, soprattutto all’inizio”.

 

CONTE, VIDEO MESSAGGIO RIAPERTURA SCUOLA/ “Ci saranno disagi: sconto  carenze di anni”

 

La scuola peraltro sconta carenze strutturali che ci trasciniamo da anni, aggravate dall’attuale pandemia. Ma voi dovrete fare la vostra parte, dovrete impegnarvi a rispettare le regole di cautela” per tutelare “la vostra salute e quella delle persone che amate”, evidenzia il premier.

Quindi manda “un saluto anche agli insegnanti“. “Avete fatto uno sforzo straordinario in questi mesi di lockdown, continuando a fare lezione con la didattica a distanza. Non era affatto facile eppure avete svolto un grandissimo lavoro, e per questo vi siamo grati”. “In questi mesi estivi – afferma – non vi siete fermati un attimo, avete lavorato tantissimo per essere pronti per la riapertura. Saremo con tutti voi, al vostro fianco, e continueremo a esserlo nei prossimi mesi”.

Vibrato il messaggio di Conte sul punto laddove afferma  che “la scuola è il cuore pulsante del nostro Paese. E’ un luogo di accoglienza particolarmente prezioso, che accompagna i ragazzi nei processi di crescita. Nella scuola si concentrano tutti i progetti di un futuro migliore“. Prosegue con parole bellissime : “La scuola – continua – vi aiuta a comprendere che prima di ogni altra cosa viene il rispetto della persona, della sua dignità, anche a prescindere dalle sue idee e dalle sue convinzioni. E’ il luogo che vi fa capire che la forza vera è quella che combatte ogni forma di sopruso e di ingiustizia, non quella che si nasconde nell’indifferenza o che sfocia nella violenza”. Impegnadovi  nello studio, conclude Conte, “migliorerete voi stessi”.

 

 

 

Sindaco Caruso: “Una visione di futuro ad Aci Sant’Antonio con lo sguardo rivolto ai cittadini”

Identità Aci Sant'Antonio - Ialmo

Riceviamo e pubblichiamo:

“Dal programma triennale delle opere pubbliche al piano delle alienazioni e della valorizzazione del patrimonio immobiliare, passando per il Bilancio di Previsione: sono questi gli oggetti di lavoro delle ultime Delibere della Giunta Caruso, che anche quest’anno ha preparato in tempo lo schema legato a entrate e uscite per l’anno che verrà, schema che adesso il Consiglio dovrà vagliare e mettere ai voti.
All’approvazione dello schema di Bilancio di Previsione Finanziario 2020-2022, che si fonda sulla certezza di aver rispettato il pareggio di bilancio e l’equilibrio tendenziale (alla luce del fatto che risultano parificate le entrate con le spese e che su base della positiva esperienza di questi anni le risorse vengono stimate come ‘effettive e congruenti’), è seguita quella del Documento Unico di Programmazione per il triennio 2020-2022, su base del quale è stato analizzato anche il fabbisogno di personale e il piano biennale (2020-21) di forniture e servizi, il tutto in linea con il programma amministrativo della Giunta Caruso al quale i lavori di Sindaco e Assessori si sono fino ad ora richiamati e si richiamano per il futuro prossimo.
“Si tratta di due Delibere di grandissima importanza – ha dichiarato nel Comunicato Stampa- il primo cittadino, Santo Caruso – che certificano il lavoro corretto e proficuo dell’Amministrazione, capace ancora una volta di rispettare i tempi e di fornire una visione di futuro ad Aci Sant’Antonio, con obiettivi strategici e operativi che tengono conto delle risorse finanziare oltre che umane, con lo sguardo rivolto anzitutto ai cittadini e agli indici di vivibilità. Con il D.U.P. diamo una direzione al nostro Comune, e lo facciamo sapendo di essere in regola con le spese, il che quando si parla di enti pubblici non è affatto scontato.
Abbiamo in mano, adesso, il presupposto necessario per tutti gli altri strumenti di programmazione, e chiaramente ne faremo buon uso”.

Conte: Un ‘Europa capace di futuro deve produrre crescita

Risultati immagini per immagine di conte premier

Caro direttore,
nelle ultime settimane il futuro dell’Europa è al centro di un importante dibattito nell’opinione pubblica. Il prossimo rinnovo del Parlamento europeo, d’altra parte, costituisce un’occasione preziosa per avviare una discussione franca e consapevole, che dovremo responsabilmente estendere anche alle cause che hanno determinato l’attuale crisi del processo di integrazione.
Solo in questo modo potremo confidare di rilanciare il progetto europeo, che – ormai da alcuni anni – sembra aver perso la sua forza propulsiva. Siamo chiamati a operare scelte coraggiose, che siano all’altezza dei tempi straordinari che stiamo vivendo. L’Europa non ha alcun bisogno di apologeti o sostenitori fideistici. Ha bisogno di contributi lucidi e critici, che sappiano rilanciare la grande capacità visionaria espressa dai grandi statisti del secondo dopoguerra. La sfiducia dei cittadini nelle Istituzioni europee e nella loro capacità di offrire un benessere futuro è la più grave insidia con cui dobbiamo confrontarci. Non possiamo più indugiare.
Sin dall’inizio del mio mandato ho affermato, in varie sedi, che dobbiamo offrire all’Europa un nuovo umanesimo, ponendo al centro della nostra azione la persona, i suoi inalienabili diritti, ma anche i suoi sogni e le sue paure. Un progetto integrale che vada incontro all’uomo nella concretezza della sua esistenza. Per inaugurare questo nuovo umanesimo occorrono visione e creatività. Ma soprattutto, è necessario acquisire consapevolezza della propria missione nel mondo.
Decisivo è il rapporto tra cittadini e Istituzioni europee. Non possiamo lasciare a una élite il potere di definire il destino di una nazione, né quello di un continente. Occorre favorire la costruzione di un vero popolo europeo, comunità di donne e di uomini che condividono un comune destino. Per realizzare con coraggio l’ambizioso progetto di creazione di un demos europeo occorre rafforzare ruolo e poteri del Parlamento europeo, l’unica Istituzione direttamente legittimata dal voto dei cittadini: il potere di iniziativa legislativa; il potere di inchiesta; il riconoscimento di un generale potere di accountability rispetto alle altre Istituzioni dell’Unione.
Il dibattito politico, negli ultimi anni, va assumendo una dimensione europea. Possiamo ormai ragionare di un’opinione pubblica europea. Per questo dobbiamo guardare con favore anche all’introduzione di istituti di democrazia diretta, fattore essenziale per coinvolgere i cittadini in una più ampia partecipazione, accrescendo il tasso di democraticità dell’intero ordinamento europeo.
Dobbiamo inoltre intervenire per contenere le spese e i costi delle Istituzioni europee, in modo da evitare che possano essere percepite come i ” luoghi dei privilegiati del vecchio sistema”, come è stato per molte Istituzioni nazionali.
Un’Europa capace di futuro nel mondo globale deve produrre crescita. Crescita vera. Nel XXI secolo, questo significa investire nella politica industriale aperta alle nuove tecnologie, nella ricerca e nell’innovazione, nelle infrastrutture materiali e digitali, nella cultura. I frutti di questi investimenti devono però essere distribuiti fra tutti i cittadini. Abbiamo imparato a caro prezzo che una crescita che genera benefici solo per alcuni è insostenibile, non solo dal punto di vista sociale, ma anche macroeconomico.
L’Europa, se investe di più e meglio su tutto questo, può acquisire un vantaggio competitivo nei confronti degli altri attori globali. Essere competitivi significa anche garantirci le opportunità di “dire la nostra”, di promuovere la nostra agenda, di pretendere il rispetto di regole che proteggano imprese e consumatori, che tutelino beni e valori primari, tra cui assume un ruolo decisivo l’ambiente. Dobbiamo essere coerenti col “principio di responsabilità” richiamato dal filosofo Jonas: non possediamo il Pianeta, ma lo custodiamo per trasmetterlo alle generazioni future.
Con uno sforzo di responsabilità collettiva, va affrontata la priorità centrale del lavoro. Il nostro continente ha tassi di disoccupazione giovanile che rallentano le prospettive di sviluppo e mettono a rischio la prossima generazione di europei. L’Europa deve perseguire con vigore e urgenza una efficace tutela della dignità della persona. Una tutela che protegga sia il salario dei cittadini sia i disoccupati, prevedendo ad esempio un’assicurazione europea contro la disoccupazione, come pure l’introduzione di un salario minimo europeo, così come proposto, peraltro, da esponenti del nostro governo. Anche su questo fronte, dopo l’approvazione, a novembre 2017, del Pilastro sui Diritti sociali, l’Europa ha ampi margini di miglioramento. La sicurezza che i cittadini europei chiedono a ogni elezione, nazionale e locale, passa anche per la sicurezza sociale. La mancanza di lavoro allontana l’Europa dai suoi popoli, alimentando delusione e rancore, precarietà esistenziale e smarrimento, sentimenti che possono alimentare reazioni dagli esiti imprevedibili, come dimostrano fenomeni in atto in alcuni Paesi europei.
Scuola e università sono le istituzioni più importanti per una collettività che voglia puntare a uno sviluppo duraturo ed equilibrato. Non avremo mai un’Europa con forte identità e coscienza di sé finché i divari delle conoscenze, tra i cittadini europei, rimarranno così elevati; il demos a cui accennavo prima può nascere proprio da una scuola che – pur nel rispetto delle specificità di ciascuna collettività – esalti le ragioni e i benefici dello stare insieme.
Sicurezza sociale e creazione di lavoro significa anche un’Europa che non resta prigioniera del dilemma crescita- stabilità. Lo vediamo nel faticoso percorso di completamento dell’Unione economica e monetaria e dell’Unione bancaria: i membri più ricchi della famiglia europea richiedono ai membri rimasti indietro crescenti assicurazioni contro i rischi. Oltre un certo limite, queste richieste finiscono per aumentare, anziché diminuire, la pressione dei mercati; espongono i Paesi a pressioni finanziarie indipendenti dai fondamentali economici degli stessi. Colmare questo squilibrio è nell’interesse di tutti per favorire uno sviluppo equilibrato e sostenibile.
La stabilità europea ha bisogno, oltre che di crescita durevole e sostenibile, anche di sicurezza dentro e fuori dai confini. Anche per la migrazione s’impone una responsabilità condivisa degli Stati membri, basata su solidarietà e coesione, in coerenza con la strada indicata dal Consiglio europeo del 28-29 giugno 2018. L’Europa deve affrontare il fenomeno delle migrazioni sulla base di un approccio strutturale, sfuggendo alla logica emergenziale sin qui prevalsa. Nessuno Stato membro può farcela da solo.
Costruire il futuro dell’Europa vuol dire anche ripensare il nostro approccio verso il continente africano. È giunto il momento di promuovere un serio dibattito su un nuovo partenariato europeo con l’Africa, fondato sulla condivisione dei traguardi da raggiungere, delle responsabilità da assumere e dei frutti da raccogliere. È un modello che ho definito “partenariato tra pari“, che presuppone il superamento delle sfere di influenza nazionali e si offre di contribuire alla crescita economica, alla sicurezza e allo sviluppo di tutti i popoli africani.
Un nuovo approccio verso l’Africa richiede un’Europa all’altezza della sua vocazione mediterranea, cuore della stessa civiltà europea. Una priorità che richiede una strategia multilivello, anche con una più incisiva partecipazione allo sviluppo economico e sociale della regione. L’Italia ha fatto e continua a fare la sua parte nel Mediterraneo, come dimostra l’azione costante a favore del processo di stabilizzazione in Libia.
Lavorare per un’Europa solidale ed equa al suo interno rafforza anche la sua credibilità e la sua leadership nei confronti dei grandi attori globali. È fondamentale continuare ad alimentare il valore strategico del rapporto con gli Stati Uniti, cui ci uniscono prima di tutto valori e principi, e nei cui confronti le tante convergenze prevalgono largamente rispetto a ogni possibile incomprensione. Con la Russia e con la Cina, parti di ogni soluzione nelle crisi internazionali, l’Europa deve continuare un dialogo e un engagement a tutto campo. Sul piano economico, abbiamo interesse a cogliere le opportunità offerte dall’immenso mercato cinese e dagli investimenti bilaterali. Dobbiamo essere in grado di impostare la collaborazione con Pechino su un piano di parità, senza cedere di un passo sui nostri valori e principi, senza mettere in discussione i nostri legami, le nostre regole, le nostre storiche alleanze. Un’Europa forte può aiutare anche le economie più fragili a vincere questa sfida. Isolarsi è impossibile, sottrarsi al dialogo non ha alcun senso e non è coerente con i valori fondanti della casa comune europea.
Responsabilità, solidarietà, crescita e lavoro, stabilità, competitività e leadership verso il resto del mondo, sono tutti pilastri senza i quali l’edificio europeo rimane sbilanciato e a rischio di continui cedimenti o crolli. Per tenere in piedi questi pilastri serve però un materiale sempre più raro nell’Europa di oggi e che dobbiamo tutti, con urgenza, recuperare: la fiducia. Il recupero della fiducia è indispensabile, perché senza fiducia rimarremo fermi, non potremo raggiungere nessun traguardo, mentre il mondo globale andrà sempre più avanti. L’incertezza politica, economica e sociale generata da Brexit nell’Europa intera rende ancora più evidente la necessità di rilanciare un’assunzione di responsabilità verso i cittadini europei. La prospettiva dell’uscita della Gran Bretagna deve farci riflettere e renderci consapevoli della forte domanda di cambiamento che va intercettata per tempo, con risposte adeguate. Questa domanda merita una risposta autenticamente democratica e popolare, l’unica all’altezza di un efficace progetto di pace, di libertà, di giustizia, quale quello europeo.