L’incendio all’Ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera: era stato lasciato in funzione il macchinario per l’ossigenoterapia La vittima aveva acceso la sigaretta

Presidio Ospedaliero Fratelli Parlapiano – RIBERA ...

 

Occorre approfondire le cause dell’incendio. Ed è in arrivo, da Palermo all’ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera,(nella foto sopra) il Niat, nucleo investigativo speciale dei vigili del fuoco che effettuerà verifiche e accertamenti tecnici per chiarire definitivamente, le modalità con le quali ieri sera, è scoppiato l’incendio che ha ucciso il 53enne romeno Brustureanu Costica e reso inagibile un’ala della struttura sanitaria.
I vigili del fuoco di Sciacca e Agrigento, durante i sopralluoghi effettuati, hanno accertato che non c’è stata alcuna esplosione di bombola di ossigeno, perché era canalizzato al muro.
Scoperta comunque la causa: il macchinario per l’ossigenoterapia non era spento ma era stato lasciato in funzione nel momento in cui, nella stanza di degenza, il 53enne si sarebbe acceso la sigaretta.
Il terzo piano dello stabile, dove c’è il reparto di Medicina, è stato posto sotto sequestro preventivo.       Per disposizione del  sostituto Procuratore di turno di Sciacca che è rimasto fino a notte inoltrata sul posto.

Il magistrato, assieme ai carabinieri, ha indagato    e ascoltato  il medico, due infermieri e l’operatore socio-sanitario che erano in servizio, nel momento in cui è scoppiato il tremendo incendio. Nelle prossime ore, l’Asp di Agrigento dopo lo spegnimento ,dovrà prendere contezza dei danni effettivi e quantificare la spesa occorrente per rifare l’ala della struttura resasi inagibile…

Aeroporto di Catania in fiamme, panico fra i viaggiatori in attesa nei locali invasi dal fumo

 

Aeroporto di Catania
Disagi per chi era prenotato e aveva organizzato le vacanza  prendendo l’areo  a Catania       L’aeroporto della città etnea è andato in fiamme e i  voli  sono stati sospesi fino al prossimo mercoledì 19 luglio.   La comunicazione proviene dalla  Società di gestione dell’aeroporto: “A causa dell’incendio sviluppatosi nell’aerostazione, le operazioni di volo sono sospese fino alle 14 di mercoledì 19 luglio“. L’incendio è divampato nella tarda sera di ieri ed è stato spento.
“Non si registrano danni a persone – spiegano i vertici dell’aeroporto -. Ringraziamo vigili del fuoco,la centrale operativa, enti di Stato, primo soccorso e comunità aeroportuale per aver agito tempestivamente”.

Vasto incendio -provocato da un drone ucraino- in una città russa Guerra senza esclusione di colpi

 

 

Archivi -Sud Libertà

 

 

Un drone lanciato dall’Ucraina ha provocato un vasto  incendio  in una raffineria di petrolio nella regione russa di Krasnodar, . Il governatore della regione, Veniamin Kondratyev su Telegram, afferma che  “non ci sono vittime”.

I vertici dell”Ucraina con i suoi alleati starebbero  organizzando un summit previsto per il mese di  luglio escludendo la Russia che pone condizioni impossibili, l’Aiea presenta all’Onu un piano in 5 punti per la centrale atomica di Zaporizhzhia.

Quattro persone sono state ferite in un attacco nella regione russa di Belgorod, al confine con l’Ucraina.    Sembra che  “i bombardamenti ucraini abbiano  causato danni a edifici residenziali e che veicoli sono in fiamme’. Il 29 maggio, -si apprende anchel’Ucraina aveva bombardatoo l’oblast di Belgorod, danneggiando una fabbrica provocando il ferimento di quattro dipendenti.

 

Catania: aereo Canadair precipita sull’Etna- I due piloti dispersi

 

 

Il velivolo, dei Vigili del fuoco, era in  servizio impegnato  nello spegnimento di un incendio

Canadair durante il volo. immagine stock. Immagine di ...

Archivi-SUD LIBERTA’

Un Canadair dei Vigili del fuoco, in servizio antincendio, volando a quota bassa, è precipitato sull’Etna. Il velivolo era impegnato nello spegnimento di un incendio boschivo in corso sul monte Calcinera, nel comune di Linguaglossa, in provincia di Catania.

La ricostruzione visiva del fatto pone in luce che  un’ala del Canadair, partito da Lamezia Terme,e dopo due viaggi di servizio già effettuati sulla montagna, abbia urtato contro un costone della montagna e l’aereo sia precipitato ed esploso una volta toccato terra.    Sul luogo le forze dell’Ordine e o gruppi di  ricerca e soccorso.

I due piloti che si trovavano a bordo del velivolo , sono stati dichiarati dispersi. Proseguono le ricerche..

 

ARRESTATO “NERONE”,UN ANZIANO INCENDIARIO CHE HA CAUSATO LA DISTRUZIONE DI 85 ETTARI DI BOSCO

 

incendi dolosi - Il Fatto Alimentare

Archivi -Sud Libertà

I Carabinieri della Stazione di Pioppo hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare nei confronti di un anziano monrealese, ritenuto responsabile di incendio boschivo, già noto alle forze dell’ordine per fatti analoghi.

L’attività investigativa dei militari dell’Arma ha consentito di individuare nell’indagato il responsabile dell’incendio appiccato il 17 agosto 2020 in località “Casaboli” del comune di Monreale, che divampando per oltre 24 ore ha causato la distruzione di 85 ettari di area boschiva.

L’arrestato è stato ristretto nella propria abitazione in regime di arresti domiciliari, il reato di cui risponderà prevede una pena fino a dieci anni di reclusione.

Un pauroso incendio devasta stanotte il Ponte dell’Industria a Roma

Roma, vasto incendio in zona Ostiense: in fiamme il Ponte dell'Industria

 

Un pauroso ‘incendio  ha devastato stanotte  il Ponte dell’Industria. Dopo il crollo di alcune parti del ‘ponte di ferro’ che collega Marconi con Ostiense, i vigili del fuoco – si apprende -hanno domato le fiamme intorno all’1 di notte e lavorato per ore alla messa in sicurezza dell’area e per escludere il coinvolgimento di persone nel rogo.

L’incendio, spiegano i vigili, “ha interessato principalmente una delle passerelle per il passaggio di cavi e condotte del gas, crollata parzialmente“. Il rogo, informavano stanotte, ha riguardato “vegetazione e alcuni ricoveri di fortuna. Nella zona, l’interruzione della corrente e della fornitura idrica ha interessato almeno 180 famiglie residenti.

Roma, incendio a Ostiense: in fiamme il Ponte dell'Industria. «Caduto un  pezzo»
“Già stamane si riunisce il comitato operativo comunale per cercare di ripristinare quanto prima tutti i servizi, gas e luce. Ora è in corso una verifica sulla stabilità del ponte ed al netto delle indagini cercheremo di riaprire quanto prima la viabilità. “
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Mafia: OPERAZIONE “GEOLJA” 21 indagati e 12 misure cautelari per associazione a delinquere di stampo mafioso

Tutti i reparti speciali dell'Arma dei Carabinieri

 

REGGIO  CALABRIA
Mafia del Clan “Piromalli” in ginocchio.  Oggi  nella provincia di Reggio Calabria ed in quelle di Brescia e Milano, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dei Reparti territorialmente competenti, con il supporto dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, del Nucleo Carabinieri Cinofili, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia – di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Capo Dott. Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione all’“Ordinanza di applicazione di misure cautelari” emessa dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria – Dott. Valerio Trovato, su richiesta del Procuratore Aggiunto Dott. Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore Dott.ssa Giulia Pantano – nei confronti di 12 persone ritenute responsabili, a vario titolo ed in concorso tra loro, di associazione a delinquere di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e illecita concorrenza con minaccia o violenza con l’aggravante dell’utilizzo del metodo mafioso.
Ventuno in totale il numero degli indagati, di cui dodici soggetti destinatari dei provvedimenti restrittivi, tutti originari della Provincia di Reggio Calabria,
Arma dei Carabinieri - Wikipedia
Stemma Arma Carabinieri
L’operazione, convenzionalmente denominata «Geolja», prende il nome dal primo nucleo abitativo sorto in epoca medievale attorno al quale successivamente si è esteso l’agglomerato urbano dell’odierno centro di Gioia Tauro. L’attività investigativa ha consentito di colpire il sodalizio criminale facente capo alla storica famiglia mafiosa dei «Piromalli» operante a Gioia Tauro, nonché di coinvolgere nell’inchiesta anche alcuni esponenti della cosca «Pesce» di Rosarno. 
L’odierno provvedimento giunge all’esito di una complessa ed articolata attività d’indagine condotta dalla Sezione Operativa della Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro, sotto il coordinamento dell’Autorità Giudiziaria Distrettuale, nel periodo compreso tra il mese di agosto 2018 ed il mese di maggio 2020, dove è stato determinante il contributo dell’attività investigativa posta in essere dagli inquirenti, che è stata messa in correlazione con le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia ed altre importanti acquisizioni documentali.
La genesi dell’inchiesta è legata ad un danneggiamento seguito da incendio di un panificio nel Comune di Gioia Tauro, avvenuto nel mese di agosto 2018, quando alcuni soggetti rimasti ignoti, dopo aver manomesso l’impianto di videosorveglianza di un bar limitrofo, si sono introdotti nella parte retrostante del panificio appiccando le fiamme a diverse aree dell’esercizio commerciale, inclusi il punto vendita e i laboratori, nonché parte del deposito attiguo al punto vendita stesso. Solo l’intervento dei Vigili del Fuoco di Palmi e del personale della Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro ha permesso di evitare ulteriori conseguenze.
A seguito del grave atto incendiario, gli inquirenti hanno scoperto un complesso contesto delinquenziale nel quale i vari esercizi commerciali venivano ciclicamente taglieggiati e controllati, dalle consorterie mafiose locali, nelle loro scelte di dettaglio e nelle strategie imprenditoriali.
Le cosche di ‘ndrangheta infatti, in virtù della forza intimidatrice derivante dalla loro appartenenza al vincolo associativo, mettevano in atto un vero e proprio controllo del territorio e delle attività commerciali locali, mediante riscossione di somme di denaro, beni e altri prodotti a titolo estorsivo. Pertanto, i commercianti dovevano sottostare alle loro regole ed adeguarsi ai prezzi imposti, ai periodi ed alla lunghezza delle ferie, che dovevano essere concordate con le attività commerciali limitrofe. Una vera e propria morsa che attanagliava i vari esercizi commerciali, al punto da costringere i piccoli imprenditori a voler fuggire dalla realtà locale per cercare fortuna altrove, specialmente verso il Nord Italia.
In merito risulta essere emblematico il commento esternato da alcuni commercianti di Gioia Tauro, i quali definivano il controllo posto in essere da uno dei membri della consorteria mafiosa dei “Piromalli” nei confronti della loro attività commerciale, come “l’occhio bionico”, a significare che gli stessi si sentivano monitorati, o meglio, spiati dalla criminalità organizzata.
La corresponsione dei proventi delle estorsioni garantiva la copertura idonea alle aziende: una sorta di protezione mafiosa per cui le imprese venivano in un certo senso “regolarizzate” ed autorizzate ad esercitare l’attività commerciale.
Alcuni episodi di taglieggiamento sono apparsi singolari nella loro attuazione pratica, come ad esempio l’estorsione posta in essere sotto forma di vendita di blocchetti di biglietti per una presunta lotteria per le festività pasquali, dal cui acquisto i commercianti non si potevano esimere per timore di eventuali ritorsioni mafiose. Altrettanto atipica è risulta essere la modalità di pagamento di una trance estorsiva, effettuata con la consegna ad uno degli esponenti della cosca “Piromalli” di € 500.00 nascosti all’interno di un panino.
Un contesto, quello della Piana di Gioia Tauro, ove la criminalità organizzata la faceva da padrona, imponendo una concorrenza illecita mediante violenza e minaccia e  dove le vittime erano costrette ad allinearsi sui prezzi delle singole merci, sugli orari di apertura, sui periodi di chiusura e persino sui periodi di chiusura. Di fatto un ambito dove era praticamente azzerata la libera concorrenza ed il territorio risultava essere suddiviso tra le singole famiglie della ‘ndrangheta, come confermato anche dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.
Inoltre, gli inquirenti hanno potuto dimostrare, nel corso delle investigazioni, anche l’intestazione fittizia di alcune attività commerciali, le quali erano effettivamente gestite da rappresentanti delle cosche locali che preferivano però non figurare in qualità di intestatari, allo scopo di eludere i controlli delle Forze di Polizia o aggirare eventuali difficoltà per l’ottenimento di autorizzazioni varie ai fini burocratici.
L’operazione colpisce alcuni dei soggetti vicini alle più potenti cosche di ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro, proprio nelle attività illecite essenziali alla conservazione e mantenimento del potere mafioso. La volontà di controllare gli esercizi commerciali della zona e di riscuotere il “pizzo”, mediante metodologie che si discostano da quelle classiche, è finalizzata non solo all’arricchimento economico dei membri delle consorterie mafiose, ma soprattutto ad imporre il proprio carisma criminale e non mettere in discussione la forza intimidatrice delle cosche nel mantenimento della pax mafiosa.
Il capillare controllo del territorio, le capacità informative e gli efficienti approfondimenti investigativi dei Carabinieri sotto il coordinamento e indirizzo dell’Autorità Giudiziaria, attraverso una strategia investigativa oculata, hanno consentito di individuare quelle attività delittuose tipiche della ‘ndrangheta, attraverso le quali le consorterie influenzano le dinamiche economiche dei territori.
Nell’ambito dell’attività d’indagine, infine, L’Autorità giudiziaria distrettuale ha anche emanato un decreto di sequestro preventivo del capitale sociale e del patrimonio aziendale, nei confronti di 6 aziende di Gioia Tauro, in particolare un panificio, un lido, una concessionaria, un distributore di benzina, un autolavaggio ed un’impresa di rivendita di pietre da costruzione, i quali erano fittiziamente intestati a soggetti di Gioia Tauro, mentre in realtà erano gestiti da membri delle consorterie mafiose, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di prevenzione patrimoniale e di agevolare la commissione di reati di riciclaggio.

 

Messina: arrestato un forestale stagionale, appiccava il fuoco nei boschi di Longi-area protetta

Risultato immagini per immagine di piromani che incendiono il bosco

Foto Archivi Sud Libertà
 Arrestato dai Carabinieri della Stazione di Longi, in flagranza di reato, P.A., 61enne, operaio forestale stagionale originario di Longi, ritenuto responsabile del reato di incendio boschivo in area protetta.
Nella mattinata di ieri, i Carabinieri della Stazione di Longi sono intervenuti in località Ferrante di Portella Gazzana nel Comune di Longi ove si era sviluppato un incendio. Sul posto i militari dell’Arma hanno sorpreso un 61enne intento ad incendiare un’area boschiva della macchia mediterranea in prossimità del Parco dei Nebrodi, luogo di particolare interesse naturalistico. L’uomo è stato bloccato e, sottoposto a perquisizione, è stato trovato in possesso di vario materiale atto alla combustione. Contestualmente i militari hanno richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco che hanno domato le fiamme, evitando così il propagarsi delle stesse. 
Il materiale rinvenuto è stato sequestrato ed il piromane è stato arrestato, in flagranza di reato, per incendio boschivo in un’area protetta. Al termine delle formalità di rito, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, l’arrestato è stato condotto presso la propria abitazione in regime degli arresti domiciliari in attesa dell’udienza di convalida.

Incendio in un appartamento a S.G.La Punta di Catania: muore una donna

Risultato immagini per immagini dei vigili del fuoco"

Un incendio  al secondo piano di una palazzina di San Giovanni la Punta ha provocato il decesso di una donna di 72 anni ,incendio divampato nel suo appartamento.. Gravemente ustionato il marito  rianimato sul posto e portato in ospedale. Le fiamme sono state spente dai vigili del fuoco del comando provinciale di Catania che stanno lavorando anche per accertare le cause del rogo.       Il verbale dei vigili del fuoco -si apprende – è all’esame della Procura etnea che ha aperto un’inchiesta per chiarire le cause dell’incendio

Altro sangue sulle strade siciliane: a Belmonte perdono la vita in un incidente due ragazzi…

 

 

Belmonte Mezzagno come Belpasso una settimana fa: morti due ragazzi

BELMONTE MEZZAGNO (Palermo).

La storia si ripete. E’ di ieri la notizia della tragedia di Belpasso. Ora a Palermo altro dramma: due morti e tre feriti gravissimi   L’incidente è avvenuto all’ingresso del paese Belmonte Mezzagno, sulla strada provinciale 38.
I cinque giovani tra i 16 e e i 18 anni viaggiavano a bordo di una auto potente Bmw  uscita fuori strada, probabilmente per l’elevata velocità.

Le vittime sono Giorgio Casella di 17 anni e Kevin Vincenzo La Ciura, di 16. Per estrarre i loro corpi dalle lamiere dell’auto sono intervenuti i vigili del fuoco. Uno è rimasto intrappolato nell’abitacolo dell’auto che si è incendiata, l’altro è deceduto durante il trasporto in ospedale. I tre feriti che viaggiavano nella Bmw sono ricoverati negli ospedali Civico, Policlinico e Buccheri la Ferla.

I vicini della zona  sono scesi in strada per liberare i giovani nell’auto in fiamme e hanno chiamato i soccorsi.

Gli investigatori intanto hanno accertato alcuni illeciti.Il guidatore, che ha circa 20 anni , neopatentato, non avrebbe potuto guidare un’auto di quella cilindrata. Sarà sottoposto anche agli esami tossicologici e all’alcool test per accertare se avesse bevuto o assunto droghe, rischia di essere indagato per omicidio stradale.

La parte finale della tragedia: il dolore e lo strazio senza fine dei genitori dei ragazzi morti. Un copione triste che si ripete giorno dopo giorno