CONTE :”VI SPIEGO QUALE SARA’ IL MIO IMPEGNO DI GOVERNO DI RILANCIO PER IL SUD”

 OCCORRE EQUITA’ SOCIALE E TERRITORIALE : CONTRASTARE IL DIVARIO TRA NORD E SUD

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Giuseppe Conte precisa il suo impegno per il Sud, l’azione riformatrice del nuovo governo. Ecco la lettera-comunicato  diffusa dal premier. “la lettura del Manifesto per l’Italia, pubblicato su un quotidiano siciliano , mi ha offerto l’opportunità di arricchire la riflessione sull’urgenza di una proposta qualificante per il nostro Sud. Proprio nella giornata di ieri ho avuto modo di condividere con la neopresidente della Commissione europea Ursula von der Leyen i contenuti più significativi dell’agenda riformatrice alla quale il nuovo governo sta lavorando, a partire proprio dall’avvio di un piano strutturale di rilancio del Mezzogiorno, che sarà parte integrante del “patto con l’Europa” che ho proposto ieri a Bruxelles.

Voglio essere estremamente chiaro. Si tratta di una sfida decisiva. Per affrontarla è necessario il concorso delle migliori risorse, in una prospettiva di crescita socio-economico e culturale, che deve riguardare l’intero Paese. A tale proposito, ho accolto con favore la dichiarazione d’intenti, contenuta nel Manifesto, orientata – come si legge – ad affiancare all’inchiesta e alla denuncia documentata una fase nuova per avviare progetti, azioni costruttive di proposta, tese a ricucire l’Italia, dentro “un disegno non assistenziale di sviluppo”.

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La crescita dell’Italia, da Sud a Nord, è fra i punti più qualificanti dell’azione del Governo, a partire dall’ineludibile principio dell’equità sociale e territoriale. Si tratta di una priorità che gli italiani avvertono da decenni, al pari di tematiche forse più spesso evocate a livello mediatico, ma non per questo più urgenti.

Allo stesso modo, posso garantirLe che si tratta di un’evidenza avvertita anche dalle Istituzioni europee, come dimostrato, proprio pochi giorni fa, dalla Direzione generale per la Politica regionale e urbana della Commissione Ue, secondo la quale negli ultimi anni gli investimenti pubblici nel Sud-Italia sono diminuiti in maniera consistente. A tale proposito è inaccettabile che nello stesso Paese, come emerge dal rapporto del Comitato europeo delle Regioni, coesistano la provincia a più basso tasso di povertà (Bolzano) e tre delle Regioni a più alto rischio d’indigenza, tutte del Sud. È un trend che dobbiamo invertire con urgenza, lavorando alacremente al rilancio del Meridione. Vogliamo realizzare un piano straordinario di intervento, approntare una cintura di protezione per le aree che soffrono di maggiori disagi dal punto di vista economico e sociale. Dedicheremo il nostro impegno a questo obiettivo e ne faremo un autentico pilastro della nostra azione politica, in Italia e in Europa.

L’azione riformatrice del Governo, a partire dai progetti di autonomia differenziata, mira a promuovere e a riconoscere, nel rispetto della Costituzione, le legittime pretese dei territori, senza perdere di vista però gli obiettivi della coesione e della solidarietà nazionale. La nostra prospettiva mira a contrastare il divario fra Nord e Sud, le logiche di contrapposizione fra aree di un Paese che corre a velocità diverse. Lavoriamo affinché i nostri figli non conoscano un’Italia di serie A e una di serie B. Lavoriamo, al contrario, per un Paese che, compatto, deve mettere in campo tutti gli strumenti per vincere le sue sfide nel mutevole contesto internazionale. Per farlo c’è bisogno di lasciare alle spalle quei sentimenti di rassegnazione che finiscono per deprimere anche i migliori slanci. È inutile nasconderlo: spesso i modelli di governo, a livello locale, si sono piegati a logiche più vicine alla gestione del potere che al miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Credo che le classi politiche nei territori abbiano oggi una grande occasione di riscatto.

C’è un Governo pronto a mettere in campo tutti gli strumenti di coordinamento e di sostegno. Le priorità sono una Banca pubblica per gli investimenti a supporto delle imprese e tutti quegli strumenti di intervento, come i Contratti istituzionali di sviluppo, le Zes e i Contratti di Rete, idonei a perseguire obiettivi mirati e finanziariamente sostenibili, in grado, al contempo, di capitalizzare le risorse, in particolare quelle europee, che spesso non sono spese o non vengono adeguatamente impiegate. E poi ancora, l’aumento di fondi dedicati alle infrastrutture di tutto il Paese, con una quota destinata al Sud maggiore rispetto al passato e realmente calibrata sulla popolazione e sui suoi bisogni. Non è tollerabile – è solo un esempio fra i tanti – che Matera, la Capitale europea della cultura, rimanga isolata dal resto del Continente a causa di una rete ferroviaria inadeguata. Una politica che propone soluzioni concrete e rapide contribuisce ad alimentare il “serbatoio della fiducia”, garantendo il carburante necessario per il riscatto del Sud.

C’è un capitale umano da motivare e accrescere: sono i giovani, le uniche eccellenze che non vorremmo più “esportare”. Le scelte politiche dei prossimi mesi devono mettere le nostre ragazze e i nostri ragazzi nella condizione di poter restare. Per questo è necessario rafforzare la rete della ricerca e dell’innovazione, sostenere i percorsi di autoimprenditorialità, rendere attrattivi i territori per le loro aspettative economiche e sociali, per i loro progetti di vita. Vi è poi un capitale naturale da valorizzare e mettere al servizio di una visione di ampio respiro in materia di turismo, cultura e rispetto dell’ambiente, sempre nel segno di uno sviluppo sostenibile. La transizione energetica e un Green new deal sono gli alleati dello sviluppo nel Mezzogiorno, poiché sono capaci di coniugare nuova occupazione, innovazione e tutela dell’ambiente.

Parlare del Sud e lavorare ad una maggiore coesione dell’intero sistema-Paese significa promuovere il bene comune di tutti gli italiani. Significa scongiurare i rischi di una società frammentata e arroccata su dannosi egoismi. Significa mettere a disposizione competenze, volontà e – soprattutto – entusiasmo e fiducia.

È un impegno collettivo al quale non possiamo sottrarci”.

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Comunicato 5 stelle: “la formazione professionale vale più di una laurea ,oggi in netto ribasso”

Riceviamo e pubblichiamo:

 

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Gli ultimi dati pubblicati dal National Student Clearinghouse Research Center  che coprono il 97% delle strutture universitarie degli Stati Uniti) parlano chiaro: l’iscrizione al college è in calo per l’ottavo anno consecutivo. L’analisi mette in luce una tendenza che appare più ampia e complessa di quel che possa sembrare: al netto di alcune aree di studio che restano comunque molto ambite, in generale i giovani sembrano essere più orientati ad acquisire competenze pratiche invece che diplomi universitari.

Questa situazione trova riscontro in una trasformazione che sta avvenendo gradualmente nelle aziende. Anche quelle più rinomate e prestigiose incluse Appe e Google stanno cominciando a togliere dai requisiti fondamentali per ottenere un lavoro il diploma di laurea.

D’altra parte il divario tra formazione ed effettive necessità delle aziende è ormai evidente in moltissimi settori produttivi e sono sempre di più i giovani laureati che si trovano a svolgere lavori che non sono coerenti con i titoli di studio che hanno conseguito. Così il titolo di studio diventa sempre più spesso esclusivamente un elemento per valutare se il candidato è in grado di portare a compimento un progetto, più che garanzia delle competenze che possiede. Il recente sondaggio Freelancing in America 2018 ha rilevato che il 93% dei freelance con una laurea quadriennale afferma che la formazione professionale è più utile della laurea. Il 70% dei freelance ha partecipato a nuove attività di formazione negli ultimi sei mesi, rispetto a solo il 49% dei non freelance a tempo pieno che non ha svolto alcuna formazione professionale nello stesso arco di tempo.

Il cambiamento tecnologico esponenziale associato a costi di istruzione molto alti e, naturalmente, alla necessità di investire un tempo minimo di 4 anni da dedicare esclusivamente allo studio, stanno rendendo la formazione universitaria una strada difficile da scegliere, anche considerato il fatto che il costo di un’istruzione universitaria non è più direttamente correlato con i potenziali guadagni futuri.

In alcuni settori, inoltre, l’evoluzione è così rapida che l’obsolescenza delle competenze avviene nell’arco di pochi mesi, come per esempio nella programmazione software.

La conoscenza non è statica e oggi il vecchio modello dell’iper-specializzazione non rappresenta più il lavoratore ideale.  In questo quadro, il sistema della formazione si trova di fronte alla necessità di ripensare se stesso dalle fondamenta e sono sempre di più le soluzioni alternative alla formazione universitaria.

La Gates Foundation, fondata da Bill gates e da sua moglie, ha avviato il programma New Option Project, nel quale le aziende possono sviluppare un sistema di credenziali basato sulle competenze e gli aspiranti lavoratori  possono sottoporsi a un test per dimostrare la padronanza delle abilità o attitudini richieste e ricevere formazione specifica direttamente dall’azienda. L’associazione Innovate e Educate che collabora al progetto, ha dichiarato che le assunzioni basate sulle competenze rispondono più velocemente alle esigenze delle aziende e i lavoratori che vengono individuati secondo questi criteri in media hanno bisogno di meno formazione e hanno meno probabilità di lasciare l’azienda nel breve termine.

L’orientamento a privilegiare le competenze rispetto ai titoli di studio, in realtà, è ormai abbastanza diffuso almeno nelle grandi organizzazioni che più delle altre hanno a che fare con l’innovazione.

“Ottenere un lavoro nell’odierna IBM non richiede sempre una laurea” , ha dichiarato l’amministratore della società Ginni Rometty “..Firmato M5 S”

Conte, al lavoro per scongiurare la procedura d’infrazione

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Riceviamo e pubblichiamo il Comunicato Stampa comprensivo di Video da parte dell’Ufficio Stampa del prof.G.Conte.

La filosofia del Governo rimane sempre la stessa: no all’austerity e no alle misure recessive.Lavoriamo nuovamente nella massima serenità.  Ora massima attenzione sulle azioni concrete per la crescita del Paese e determinati a scongiurare la procedura d’infrazione.

VIDEO DI G.CONTE- Dichiarazioni alla Stampa- 

La filosofia del Governo rimane sempre la stessa: no all’austerity e no alle misure recessive. Ora massima attenzione sulle azioni concrete per la crescita del Paese e determinati a scongiurare la procedura d’infrazione.

Slået op af Giuseppe Conte i Tirsdag den 11. juni 2019

Nicola Morra;in una nota: “Come la Sicilia – senza lavoro -può uscire dalla Mafia”

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Pochi forse conoscono Nicola Morra. Chi è?  E’ presidente della Commissione Antimafia.Ma non è tutto. Per le sue critiche non ha avuto una casella di potere attivo al governo, il suo parlare gli ha portato un rinvio a giudizio per diffamazione aggravata contro il primo cittadino di Cosenza. Una medaglia al valore in realtà . Nato a Genova, Morra si trasferisce al Sud molto presto: si laurea all’Università La Sapienza di Roma, poi frequenta un corso di perfezionamento in bioetica a Bari. E mette radici in Calabria, dove insegna per quasi vent’anni. Istruzione e legalità diventano le sue ossessioni. : prende posizioni coraggiose e viene annoverato tra gli ortodossi insieme a Roberto Fico, oggi presidente del Senato , Luigi Gallo, Giuseppe Brescia, ma quasi mai tra gli aperti dissidenti del Movimento 5S

..”Nel nostro Paese – informa Morra -sono tante, troppe, ancora oggi le forme di discriminazione salariale e contrattuale. Esse riguardano ampie fasce della popolazione più debole: donne, giovani e residenti nelle aree più povere, che faticano a trovare un inserimento lavorativo regolare e dignitoso.

In alcune regioni lo sfruttamento lavorativo si intreccia alla gestione criminale del territorio. Il caporalato ne è un esempio lampante.

La storia ci insegna che questa situazione ha radici profonde e antiche che la Politica non è riuscita, o non ha voluto, estirpare perché spesso connivente.

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Nella Sicilia del secondo dopoguerra a seguito dei decreti Gullo (1944), che prevedeva la concessione di terreni privati abbandonati o incolti a cooperative di braccianti, il movimento contadino rivendicò il diritto di lavorare la terra occupando i latifondi abbandonati.

La lotta dei braccianti siciliani fu duramente repressa dai proprietari terrieri grazie allo scellerato patto con la mafia. L’uso di coinvolgere i capimafia nelle amministrazioni locali per controllare il territorio nell’isola era stato già avviato dal governo militare alleato nei mesi successivi allo sbarco. La mafia era vista come un efficace strumento per mantenere l’ordine.

L’alleanza tra mafiosi e agrari divenne strutturale per reprimere le rivendicazioni dei braccianti: i proprietari terrieri scelsero come campieri e gestori dei feudi i mafiosi del luogo che garantivano con la violenza i rapporti di forza in essere. Le rivendicazioni del movimento contadino dunque erano una minaccia diretta non solo al potere e agli interessi dei grandi proprietari terrieri ma anche dei mafiosi che ne erano gli amministratori.

Per questo i dirigenti politici e sindacali del movimento contadino furono le vittime prescelte: 52 dal 1944 al 1960. A queste azioni si aggiungono gli attentati alle sedi, ai raccolti agricoli e ai comizi che coinvolsero vittime accidentali e numerosi feriti. Oltre alle vittime di mafia, tante furono quelle delle forze dell’ordine durante le manifestazioni e le contestazioni più dure.

Inoltre tra mafiosi e alcuni esponenti delle forze dell’ordine si era creato un patto di reciproca convivenza e difesa contro banditi e braccianti. Nella Sicilia di quegli anni la violenza era tale da configurarsi come una vera e propria guerra civile.

Sugli assassinii dei dirigenti politici e sindacali il depistaggio e lo sviamento delle indagini portarono a pochissime condanne. Nella maggior parte dei casi le vittime venivano screditate e il movente politico escluso in favore di motivazioni passionali causate dal passato privato della vittima.

È quanto accadde anche nel caso degli assassinii di Giuseppe Maniaci e Placido Rizzotto, il primo iscritto al Partito Comunista e segretario della Federterra locale, il secondo socialista, segretario della Camera del Lavoro di Corleone.

Rizzotto era una figura di spicco del movimento contadino e il suo assassinio ebbe una enorme risonanza a livello nazionale. Aveva combattuto al fronte in Carnia e si era unito ai partigiani nella guerra di liberazione. Tornato in Sicilia era diventato presidente dei combattenti per l’ANPI (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) prima, e sindacalista poi e in questo ruolo aveva guidato l’occupazione delle terre incolte a favore delle cooperative contadine. Fu ucciso a Corleone il 10 marzo del 1948 dal mafioso Luciano Liggio affiliato del capomafia Michele Navarra. Attirato in un agguato da un collega sindacalista segretamente affiliato a Navarra, Rizzotto fu picchiato fino alla morte e poi buttato in una foiba. Le indagini furono condotte da un allora giovane capitano dei carabinieri Carlo Alberto Della Chiesa che individuò e arrestò gli assassini, poi assolti al processo per insufficienza di prove.

Il corpo di Rizzotto fu ritrovato solo nel 2009 e fu riconosciuto nel 2012 a seguito del confronto del DNA con quello del padre, riesumato a questo scopo. Lo stesso anno gli furono dedicati i funerali di Stato. Lo scorso 10 marzo alla memoria di Placido Rizzotto è stata dedicata una strada a Palermo.

Placido Rizzotto incarna un simbolo. La sua storia racconta il coraggio di opporsi a potenti e criminali in difesa dei deboli e del loro diritto al lavoro. Lavoro come strumento di autonomia, dignità, libertà e giustizia sociale.

Per questo a ridosso del 25 aprile e del 1 maggio sono felice di ricordarlo e di farlo da Presidente della Commissione Antimafia ed esponente di una forza politica che ha finalmente portato in Parlamento una legge sul salario minimo.

Nicola Morra

 

 

Reddito di cittadinanza: finora 35 mila domande, “l’impoverimento del passato è legato alla classe dirigente..”

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Riceviamo e pubblichiamo (in sintesi)

di     Luigi   Di Maio °

“Oggi è stato un giorno importante per l’Italia e per il MoVimento 5 Stelle. Oggi migliaia di persone si sono recate alle Poste e ai Caf e sono entrate nel sito per presentare la domanda per il reddito di cittadinanza. Alle 14 poste ha reso noto che nei loro uffici si sono recati 29.000 italiani per presentare le domande e 6.000 hanno inviato la richiesta online. Il tutto è avvenuto senza intoppi, senza file, senza caos, raccogliendo i consigli di poste di seguire un ordine alfabetico . È avvenuto tutto regolarmente e in maniera ordinata. Per questo voglio ringraziare tutti quelli che da oggi hanno iniziato a prestare questo servizio ai cittadini e per la professionalità con cui viene fatto. Grazie!

Certo fa sorridere ripensare alle bufale che erano state diffuse ad arte tempo fa che parlavano di code chilometriche. Vi ricordate. Oggi più che mai si conferma che è falso. I cittadini che hanno chiesto il reddito di cittadinanza sono tanti, ma l’infrastruttura per accoglierli è estremamente funzionante e non causa disservizi. Oggi per la prima volta abbiamo visto anche i volti di queste persone che finalmente hanno il diritto di chiedere una mano allo stato.  Padri di famiglia, mamme single con figli, cinquantenni rimasti soli, giovani neolaureati. Persone che fino a oggi erano rimaste invisibili. Perché erano state lasciate sole ad affrontare i loro problemi causati da mille variabili diverse. La crisi, la chiusura dell’azienda dove lavoravano, il fallimento della loro azienda, una cartella Equitalia, lo sfratto da casa, un licenziamento improvviso o semplici problemi personali.

Le storie dietro le vite di queste persone sono tantissime e sono cose che potrebbero capitare a chiunque. Perché spesso sono state causate da scelte anche politiche sbagliate. L’impoverimento degli ultimi 10 anni non è stato casuale ma è stato provocato da una classe dirigente che ha pensato innanzitutto a sé stessa e non alla comunità sulla quale aveva responsabilità. Questo rapporto adesso si inverte e si da priorità alle persone, alla loro qualità della vita, al loro futuro, non ai profitti esentasse delle multinazionali e ai “figli di“.

A queste persone, stiamo dando loro un’opportunità. L’opportunità di tornare ad avere una vita vera con un lavoro vero.

Ci sarà tutta una macchina di migliaia di persone, che sarà gestita ovviamente dalle regioni che mi auguro, e sono certo, sapranno anche loro tendere la mano e offrire un contributo fondamentale verso un obiettivo nobile: trovare un lavoro dignitoso per queste persone.

Dal canto loro, i navigator le aiuteranno a fare un curriculum, gli proporranno delle offerte di lavoro, li assisteranno nei colloqui. Dall’altra parte ci saranno le aziende che per 18 mesi potranno godere di sgravi fiscali fino a 780 euro se assumeranno queste persone. Al sud sarà possibile un doppio sgravio che consentirà agli imprenditori di assumere praticamente a costo zero.

Il Lavoro dopo anni sta tornando al centro del dibattito e soprattutto al centro delle politiche del governo. Il lavoro inteso come dignità e come realizzazione della persona, non come massimo sfruttamento al minimo costo. Il lavoro per noi è la priorità assoluta. Adesso siamo concentrati sul reddito, sul salario minimo, sul taglio del cuneo fiscale, sullo sblocco dei cantieri, sugli investimenti, sulla soluzione delle crisi aziendali. Il futuro non mi fa paura perché stiamo prendendo le contromisure per affrontare le difficoltà che incontreremo.

Oggi abbiamo fatto un altro passo avanti ed è andato tutto bene, nonostante qualcuno sperasse il contrario. …”

                                                                                                                                                     Comunicato   Blog delle Stelle-  (Vicepremier)

La Regione approva il Defr, condanna il peso burocratico degli Uffici e riconosce con Musumeci che la Sicilia è ‘ senza futuro”

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MUSUMECI : “E’ IN CORSO UNA STRAGE GENERAZIONALE, I GIOVANI ABBANDONANO LA SICILIA RITENENDOLA SENZA FUTURO..

 

Approvato l’aggiornamento del Defr, il Documento di Economia e Finanza regionale  per le previsioni di entrate della Regione e dunque per la predisposizione del nuovo bilancio del prossimo anno e della Legge di stabilità . Il def regionale parte dalle previsioni nazionali e conclude con riflessioni di condanna del peso burocratico ereditato dalle passate gestioni. 

Il pensiero dell’assessore regionale all’Economia Gaetano Armao :“Sulla base del dato previsionale che emerge dall’aggiornamento del documento di economia e finanza dello Stato appena approvato dalle Camere, ne scaturisce un quadro pro grammatico di crescita del Pil reale corrispondente a 1,7% nel 2018, 1,5% nel 2019, 1,5% nel 2020 e 1,2% nel 2021, tendenza che si fonda sull’attivazione della spesa di sviluppo (fondi regionali, europei e statali), secondo il profilo temporale e gli importi previsti nei programmi di investimento del governo regionale e di quelli operati dalle imprese: solo per Enel e Terna gli investimenti programmati nel triennio dovrebbero superare il miliardo di euro” 

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“E cosi superati i 90 miliardi di euro nel 2021 si potranno raggiungere i 100 miliardi di valore nominale del Pil – Il 2021, da qui una flessione delle previsioni di crescita, sarà anche l’anno di avvio della nuova programmazione per la quale dovrà essere evitata la stasi iniziale di investimenti registrata nel periodo 2014-2020, sopratutto concentrando la spesa di fondi extra-regionale di fonte statale”. Nel quadriennio, rispetto alla ricchezza perduta nel periodo della crisi 2008-14 (quando il Pil regionale é sceso del 15,3%) “si recupererà così il 5,9%, circa il 40%, che si aggiunge al meno robusto 20% recuperato nel periodo 2015-17 (2,4%)”.

  “Come per l’approvazione del Defr a giugno scorso anche questa volta i tempi sono stati rispettati in linea con gli impegni assunti dal governo Musumeci – afferma l’assessore – Il Documento potrà adesso entrare in Parlamento per le valutazioni di rito, dopo l’approvazione del rendiconto generale, dell’assestamento, dei debiti fuori bilancio già calendarizzati”.

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Il presidente Musumeci esprime un assunto : “E’ in corso una ‘strage generazionale’: decine di migliaia di giovani abbandonano annualmente la Sicilia ritendola una terra senza futuro. Diplomati e laureati, il meglio delle nuove generazioni alle quali dovremmo affidare le possibilità di sviluppo, dopo esser stati educati e formati in Sicilia, con grandi sacrifici per le famiglie, affidano le speranze di lavoro all’emigrazione senza ritorno”.

Di più : “sembra ormai prevalere un’irrimediabile percezione della decrescita che tracima in una vera e propria frattura del sistema del diritti di cittadinanza che si misura nel livello dei servizi pubblici i quali, nonostante la pur lievissima ripresa del Pil e occupazione, rimane drammaticamente più basso del centro-nord ed analoghe tendenze hanno riguardato vivibilità, ambiente, dotazione infrastrutturale, standard di istruzione, università e ricerca, efficienza dei trasporti locali, ed in particolare qualità dei servizi sanitari e cura per adulti ed infanzia”.

Nel Mezzogiorno la pressione della burocrazia comprime le possibilità di crescita con un’intensità doppia, pari al 48,2% in più, rispetto al Centro Nord”, prosegue il documento della Giunta Musumeci.

E “così tempi della giustizia civile e tributaria, tempi di pagamento della Pa, lunghezza delle code negli uffici pubblici, pratiche on line gestite dai comuni, durata delle opere pubbliche, corruzione, qualità di governo, assenteismo per malattia dei dipendenti pubblici e creazione di valore delle società partecipate dagli enti territoriali, sono tutti elementi che militano in senso negativo sulla competitività del Sud e della Sicilia e che occorre urgentemente riformare, ed in questo si esplica l’impegno del governo regionale, si vedrà di seguito, per consentire una ripresa economica”.

Musumeci rincara la dose nel suo aggiornamento: “In questo contesto costo del credito, carenza di misure di incentivazione fiscale, arretratezza e costi di trasporto, concorrenza sleale da parte del sommerso e inerzia burocratica – scrive il governo nella nota di aggiornamento del Defr – costituiscono gli ostacoli allo sviluppo che il governo intende aggredire con una decisa politica di riforme strutturali unita all’aumento della capacità di tempestivo impiego delle risorse finanziarie extraregionali. Un rilievo peculiare va riconosciuto alla riforma delle generali procedure amministrative da accompagnare con riforme di settore (urbanistica ed edilizia, appalti, contributi, controlli, organizzazione). E’ infatti proprio la Sicilia – sottolinea il documento – che una recente ricerca rileva avere il più alto tasso di peso burocratico con effetto oppressivo per cittadini ed imprese e disincentivo per gli investimenti”.

LAVORO.    “Il complesso quadro macroeconomico impone alla Regione, senza che tuttavia questa possa sostituire le troppo timide misure di perequazione infrastrutturale e di compensazione della condizione di insularità, uno straordinario sforzo legislativo ed amministrativo. Sul primo il governo può contribuire attraverso una serrata attività propositiva di iniziative legislative di riforma, che sono state declinate nel programma illustrato al Parlamento”.

Con riguardo alle riforme legislative, oltre ad alcune prime misure inserite nella legge di stabilità del 2018 e nella legge ad essa collegato sono state intraprese molteplici iniziative nei settori ritenuti strategici, alcune delle quali già avviate. In taluni casi – prosegue il documento – in materie particolarmente complesse ed articolate, si è fatto ricorso con successo alla delegificazione attraverso una demoltiplicazione regolativa tra legge e regolamento”. Per il governo “questa tecnica normativa pur lasciando impregiudicato il ruolo del Parlamento, consente mediante l’utilizzo della fonte regolamentare la compiuta disciplina della fattispecie”. “Ed in tal senso –sono cadute nel vuoto le perplessità di chi riteneva incostituzionale tale forma innovativa di regolazione che troverà ampia applicazione in futuro”.

Il documento del governo è ben studiato, tocca importanti tematiche sociali come il lavoro,vedremo adesso le valutazioni dei partiti politici siciliani

 

Tragedia a Crotone: crollo di un muro, due operai travolti

Non si contano più i  morti  sul posto di lavoro. Due operai sono morti e uno è rimasto ferito questa mattina, in un cantiere a Crotone, in viale Magna Grecia. Mentre gli operai  effettuavano dei lavori  sono stati travolti inaspettatamente dal crollo di un muro. I corpi delle vittime sono stati già estratti dalle macerie mentre la terza persona rimasta ferita è stata trasportata in ospedale. Sul posto sono ancora al lavoro squadre dei Vigili del Fuoco intenti a ricostruire la dinamica della tragedia.

 

Misure per il lavoro: reddito di cittadinanza e investimenti in Sicilia – L’opinione del Movimento 5 Stelle

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 Sono in tanti che chiedono cosa significhi oggi il reddito di cittadinanza ……Tra le misure per il lavoro proposte dal Movimento 5 stelle – si sa- vi è il reddito di cittadinanza “Lo Stato  – sosterrà economicamente chi oggi non raggiunge la soglia di povertà indicata da Eurostat, in cambio dell’impegno a formarsi e ad accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro, purché siano eque e vicine al luogo di residenza”. Dove troveranno i soldi per realizzare il reddito di cittadinanza? La misura può “essere finanziata attraverso maggior deficit in termini assoluti ma senza aumentare il rapporto deficit/Pil e senza sforare la soglia del 3%”.

 “In sintesi il meccanismo delineato dal M5 stelle  è questo: –  almeno 1 milione di persone che attualmente non cercano lavoro ma sarebbero disponibili a lavorare (i cosiddetti ‘inattivi’ e scoraggiati) verranno spinti alla ricerca del lavoro attraverso l’iscrizione ai Centri per l’Impiego e andranno così ad aumentare il tasso di partecipazione della forza lavoro. Questo  permetterà di rivedere al rialzo l’output gap, cioè la distanza tra il Pil potenziale dell’Italia e quello effettivo, perché 1 milione di potenziali lavoratori saranno di nuovo conteggiati nelle statistiche Istat”.

Gli investimenti produttivi dello Stato nei settori a più alto ritorno occupazionale si affiancano alla misura del reddito di cittadinanza, perchè solo così potrebbe offrire ai beneficiari il lavoro di qualità che abbiamo in mente”. “L’idea – secondo i 5 Stelle – è di destinare almeno il 34% di questi investimenti nel Sud Italia, che ha urgente bisogno di uscire dal sottosviluppo e dal sotto-investimento a cui lo hanno condannato le politiche economiche degli ultimi decenni e l’assenza di una strategia industriale e di sviluppo”.

Altra novità dovrebbe essere “il salario minimo orario, che ha il compito di salvaguardare quelle categorie di lavoratori non coperte da contrattazione nazionale collettiva. L’obiettivo è di sradicare sfruttamento e precarietà, che negli ultimi anni sono cresciuti enormemente, e dare anche un impulso alla domanda interna”.

Tra le misure per il lavoro targate M5S vi è anche un Patto di Produttività programmato tra lavoratori, governo e imprese, “al fine di rilanciare salari, produttività e investimenti, soprattutto in quei settori in cui decideremo di intervenire selettivamente con la riduzione del cuneo fiscale”. ”