L’incendio all’Ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera: era stato lasciato in funzione il macchinario per l’ossigenoterapia La vittima aveva acceso la sigaretta

Presidio Ospedaliero Fratelli Parlapiano – RIBERA ...

 

Occorre approfondire le cause dell’incendio. Ed è in arrivo, da Palermo all’ospedale Fratelli Parlapiano di Ribera,(nella foto sopra) il Niat, nucleo investigativo speciale dei vigili del fuoco che effettuerà verifiche e accertamenti tecnici per chiarire definitivamente, le modalità con le quali ieri sera, è scoppiato l’incendio che ha ucciso il 53enne romeno Brustureanu Costica e reso inagibile un’ala della struttura sanitaria.
I vigili del fuoco di Sciacca e Agrigento, durante i sopralluoghi effettuati, hanno accertato che non c’è stata alcuna esplosione di bombola di ossigeno, perché era canalizzato al muro.
Scoperta comunque la causa: il macchinario per l’ossigenoterapia non era spento ma era stato lasciato in funzione nel momento in cui, nella stanza di degenza, il 53enne si sarebbe acceso la sigaretta.
Il terzo piano dello stabile, dove c’è il reparto di Medicina, è stato posto sotto sequestro preventivo.       Per disposizione del  sostituto Procuratore di turno di Sciacca che è rimasto fino a notte inoltrata sul posto.

Il magistrato, assieme ai carabinieri, ha indagato    e ascoltato  il medico, due infermieri e l’operatore socio-sanitario che erano in servizio, nel momento in cui è scoppiato il tremendo incendio. Nelle prossime ore, l’Asp di Agrigento dopo lo spegnimento ,dovrà prendere contezza dei danni effettivi e quantificare la spesa occorrente per rifare l’ala della struttura resasi inagibile…

Processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio-Il Pm Di Matteo: “Non fu solo Mafia”

PAOLO  BORSELLINO:  SOLO IN VITA A LOTTARE CONTRO LA MAFIA SOLO ANCHE DOPO LA MORTE

Fiammetta Borsellino: «Sapevo che mio padre poteva morire ogni giorno»Fiammetta Borsellino: «Sapevo che mio padre poteva morire ogni giorno»

Il giudice Paolo Borsellino in una foto di Archivio della famiglia

Osservazioni di fuoco del  consigliere del Consiglio superiore della magistratura Antonino Di Matteo, al processo sul presunto depistaggio sulle indagini sulla strage del 19 luglio 1992 che vede alla sbarra tre poliziotti, Mario Bo, Michele Ribaudo e Fabrizio Mattei, accusati di avere imbeccato il falso pentito Vincenzo Scarantino. “Non fu solo mafia” la strage di via D’Amelio, in cui furono trucidati il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta”Lui Pm antimafia  risponde ai Pm Gabriele Paci e Stefano Luciani.

Di Matteo specifica: “Il depistaggio cominciò con la scomparsa dell’agenda rossa” del giudice Borsellino.  “Le indagini sul diario del magistrato partirono già il 20 luglio del 1992, il giorno dopo l’attentato”. Che  “l’agenda rossa sia  sparita e certamente non può essere sparita per mano di Graviano o Biondino (due mafiosi ndr)…. Il mio impegno era finalizzato a capire per mano di chi fosse sparita”.

Fiammetta Borsellino, 46 anni

FIAMMETTA BORSELLINO: ” CI SI RIEMPIE LA BOCCA A PARLARE DI LAVORO IN POOL MA TUTTI CADONO DALLE NUVOLE”

Fiammetta Borsellino,(nella foto sopra),  figlia minore del giudice che alla fine dell’udienza si dice “amareggiata, delusa e arrabbiata”. Nel lungo controesame l’ex pm Di Matteo ricorda anche un aneddoto che riguarda l’iscrizione nel registro degli indagati di Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri, come mandanti esterni alle stragi. “Resistenze o no, io e i colleghi siamo andati avanti per la nostra strada. Sulle indagini su Contrada e la eventuale presenza di personaggi dei servizi nessuno mi disse mai nulla. Le indagini le facevamo noi e nessuno mi pose mai un freno. Per quanto riguarda invece i mandanti esterni alle stragi e il coinvolgimento di Berlusconi e Dell’Utri fu diverso: ci fu una riunione della Dda e fu imbarazzante”.

E aggiunge: “Già si sapeva che la riunione era stata convocata per valutare l’eventuale iscrizione di Berlusconi e Dell’Utri nel registro degli indagati. Il procuratore di allora Giovanni Tinebra dopo una lunga e animata discussione diede l’ok anche se non era d’accordo, ma disse anche che dovevamo procedere con nomi di fantasia e che lui non avrebbe sottoscritto nessun atto”. E’ lo stesso magistrato, senza aspettare la domanda dei pm o degli avvocati, a parlare della polemica scoppiata qualche tempo fa dopo la pubblicazione di alcune intercettazioni tra il falso pentito Vincenzo Scarantino e il pm Carmelo Petralia in cui il magistrato diceva all’ex collaboratore: “Iniziamo un lavoro importantissimo che è quello della sua preparazione alla deposizione al dibattimento… mi sono spiegato Vincenzo… se sente pronto lei…”.

Carmelo Petralia e Annamaria Palma sono coinvolti nell’inchiesta per favoritismo a Cosa nostra e  calunnia aggravata . “Si è tanto parlato dell’attività di preparazione del collaboratore di giustizia – è Di Matteo che parla – Ricordo che in occasione di interrogatori che venivano verbalizzati e che erano prossimi all’impegno dibattimentale del processo ‘Borsellino ter’ io ho preparato i collaboratori Salvatore Cancemi, o Giambattista Ferrante oppure Francesco Onorato. Cioè tutti quelli che smentivano Scarantino. Ma che cosa significa preparare? Vuol dire al collaboratore ‘Lei giorno tot comparirà davanti alla Corte d’assise’. Oppure ‘gli argomenti saranno questi’ e ancora ‘dica la verità’, né una cosa in più né una cosa in meno. Oppure ‘esponga in chiarezza, non entri in polemica’. Questo vuol dire preparare un collaboratore”.

Di Matteo parla della attendibilità di Scarantino: “Abbiamo dato un giudizio di attendibilità assai, ma assai, limitata, perché nel processo ter non lo abbiamo neppure inserito nella lista dei testimoni – dice -E nei confronti di chi era accusato esclusivamente da Scarantino abbiamo chiesto l’assoluzione di tre dei revisionati. Questo non viene detto da nessuno”. E’ ancora Di Matteo a sottolineare che “c’erano dubbi molto seri sulla credibilità di Vincenzo Scarantino”.

Il Pm si sofferma poi su un fatto: “Siccome l’ipotesi era che soggetti legati ai servizi avessero partecipato alla strage di via D’Amelio, avrei respinto di certo un eventuale loro tentativo di contribuire all’indagine. Noi non ci siamo fatti aiutare dai Servizi, li abbiamo indagati”. E ancora: “Indagai a fondo sulla presenza di Bruno Contrada in via D’Amelio dopo la strage. Fui io a riaprire le indagini su di lui sulla base delle dichiarazioni del pentito Elmo che ci aveva detto di averlo visto allontanarsi dal teatro dell’attentato con una borsa, o dei documenti in mano. A quel punto lessi tutto il vecchio fascicolo, acquisii le sue agende”.Pao

Vedendo quegli atti mi accorsi che c’era stato un ufficiale del Ros, Sinico, che era andato in procura a Palermo e aveva riferito ad alcuni magistrati di aver saputo che la prima volante accorsa dopo l’esplosione aveva constatato la presenza di Contrada – ha spiegato ancora Di Matteo che indagò sulla strage Borsellino – Fu aperta una indagine molto spinta sui Servizi Segreti. Io stavo per chiedere il rinvio a giudizio del carabiniere che, poi, si decise a fare il nome della sua fonte che indicò in Roberto Di Legami, funzionario di polizia. Di Legami negò tutto. Fu rinviato a giudizio ma poi fu assolto”.

“Né io né i miei colleghi Carmelo Petralia e Annamaria Palma abbiamo mai avuto rapporti con i Servizi segreti, e neppure la Polizia giudiziaria, però c’era il capo del Sisde di Caltanissetta che in quegli anni, tra il 1995 e il 1996, frequentava gli uffici giudiziari di Caltanissetta, anche i magistrati della giudicante, in particolare una collega”. “Ricordo in particolare un soggetto che si presentava ufficialmente come il capocentro della sede di Caltanissetta del Sisde, Rosario Piraino, aveva l’abitudine di frequentare non solo la procura di Caltanissetta, ogni tanto bussava alle porte dei pm amichevolmente. Io personalmente non gli ho mai dato l’occasione di parlare di inchieste ma aveva una frequentazione con i giudici che seguivano il dibattimento come supplenti, in particolare una collega“.

Di Matteo spiega: “Non ho mai avuto nessun elemento di conoscenza, diretta o indiretta, nessuno, né Scarantino né le centinaia di persone che ho sentito, ha mai ipotizzato che Scarantino fosse stato costretto dai poliziotti a dire delle cose. Questo lo devo dire assolutamente. O che sono stati acquisiti elementi in questo senso”.

Sfogo di Fiammetta Borsellino: “Ho ascoltato molto attentamente la deposizione del consigliere Di Matteo e rimango sempre stupita da questa difesa oltre che personale a oltranza di questi magistrati e poliziotti che si sono occupati dell’indagine sulla strage. Ma sembrano tutti passati lì per caso”. “Sembra che tutto quello che riguarda la vicenda di Scarantino e del depistaggio sia avvenuto per le virtù dello spirito santo – dice – Sembra che la vicenda Scarantino si solo un segmento molto piccolo di una indagine, anzi ha dato una incidenza molto importante. Ci si riempie la bocca del lavoro in Pool, ma tutte le volte in cui si chiede come mai non sapessero nulla dei colloqui investigativi cadono tutti dalle nuvole“.

“Tutti dicono che sono venuti in un momento successivo – conclude – ma ciò non vuol dire non venire a sapere ciò che accadeva prima”.

(Ag.)

Drammatico incidente stradale tra Scordia e Palagonia: muore sul colpo un sedicenne

 

L’incidente nella notte lungo la strada provinciale.

Auto contro muretto tra Scordia e Palagonia: muore un sedicenne

Drammatico incidente stradale sulla strada Scordia-Palagonia. Un morto e tre feriti gravi il bilancio dell’incidente avvenuto intorno intorno alle 4,    Il sedicenne Antonio Fragapane che viaggiava insieme ad altri amici su una Fiat Punto 1300 che procedeva in direzione Palagonia è deceduto all’istante dopo il violentissimo impatto contro un muretto

. I tre giovani sono stati trasportati presso gli ospedali di Lentini, Caltagirone e Catania. Per due di loro la prognosi è riservata. I giovani avevano trascorso una serata presso un locale di Scordia.  I carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile di Palagonia, supportati dai colleghi della locale stazione, stanno eseguendo accurati rilievi.

La salma del giovane è stata trasportata presso la camera mortuaria del cimitero di Scordia dove il medico legale, Francesca Berlich, ha effettuato una ispezione cadaverica. Il ragazzo sarebbe morto per un trauma cranico conseguente all’impatto con l’asfalto. Nei prossimi giorni sarà eseguita l’autopsia su disposizione del magistrato di turno che segue le indagini.

NAPOLI: UCCISA ANZIANA IN MANIERA INUMANA E BRUTALE PER RAPINA

 

ANCHE IL MAGISTRATO ERA COMMOSSO. ORA MIA MADRE DEVE AVERE GIUSTIZIA!  UN FIGLIO NON DOVREBBE MAI VEDERE LA PROPRIA MADRE RIDOTTA COSI‘…….VISIONI CHE SEGNANO LA VITA.”


«Perché mia madre è stata uccisa in maniera così inumana e brutale? L’ho vista come un figlio non dovrebbe mai vedere il proprio genitore. Legata e pestata violentemente. Una scena che non dimenticherò mai più». Sono queste le prime parole di Lino Russo, figlio della 76enne Stefanina Fragliasso trovata morta, legata e imbavagliata sul letto della propria abitazione lunedì scorso. Una rapina finita in tragedia –  che lascia ancora increduli i familiari della vitima.

VIDEO – DICHIARAZIONE FIGLIO
 

 

NAPOLI: IDENTIFICATI ED ARRESTATI DUE GIOVANI MALVIVENTI CHE LANCIARONO IN STRADA LE PISTOLE

Immagine correlata

Fine corsa per due giovani malviventi pronti a sparare con le loro armi .La notte del 15 settembre, per evitare il controllo da parte di una pattuglia dei carabinieri, lanciarono da un’automobile in corsa le armi di cui erano in possesso: una Baikal 9×19 e una Beretta FS 9×21. Le abbandonarono, colpo in canna, davanti al teatro San Carlo di Napoli. Con il supporto degli impianti di sorveglianza sono stati identificati i due malviventi : erano due ragazzi, uno dei quali minorenni, oggi sono stati fermati. Fu il personale dell’Asia, addetti alla pulizia, a ritrovare le armi e a chiamare quella notte le forze dell’ordine. Il magistrato vista la pericolosità dei due ragazzi che detenevano le armi col colpo in canna, pronti a sparare, ha emesso ordinanza di custodia cautelare

Video cattura malviventi -Carabinieri di Napoli


 

Catania :tunisino rapina e palpeggia una ragazza, subito arrestato

Risultati immagini per immagine di tunisino che palpeggia ragazza

Guai giudiziari per Malek Kacem, tunisino di 23 anni,arrestato dalla Polizia a Catania per violenza sessuale e tentata rapina. Domenica mattina alle 6.40, infatti, il ragazzo ha fermato  una passante mentre percorreva a piedi Via Marchese di Casalotto nei pressi della stazione centrale di Catania. Con la scusa di chiedere una informazione stradale ,il tunisino ha fermato per un braccio la ragazza  palpeggiandola ripetutamente nelle parti intime e tentato di rapinarle la borsa che portava a tracolla. Alcuni passanti l’hanno inseguito e bloccato. Arrestato, e’ stato rinchiuso nel carcere di piazza Lanza su disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

La Polizia di Stato ha espresso in un comunicato “un vivo plauso ai cittadini, che con sprezzo del pericolo e senza esitare si sono posti all’inseguimento dell’aggressore consegnandolo all’autorità preposta per il decorso della legge”.