La Nato e l’Occidente si interrogano come agire dopo le “minacce” di Putin di invadere i Paesi baltici

 

Vladimir Putin minaccia il mondo, la Nato , adesso la Lituania, Lettonia e Estonia. I Paesi baltici  avviano la costruzione di difese comuni ai confini con la Russia e la Bielorussia. Le parole del leader del Cremlino, che recentemente ha definito i Paesi baltici ”una minaccia” per la sicurezza della Russia, hanno provocato già una reazione difensiva. Le 3 repubbliche ex sovietiche hanno raggiunto un’intesa per la realizzazione di una difesa comune, ritenuta cruciale nel quadro caratterizzato dalla guerra tra Ucraina e Russia.

I Paesi baltici sono membri della Nato e fanno parte dell’Unione Europea. Dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina, nel febbraio 2022, hanno sostenuto con convinzione l’Ucraina fornendo aiuti.  Volodymyr Zelensky, ha completato un tour tra le capitali delle 3 nazioni.

L’eterno conflitto dell’Ucraina contro la Russia

Afferma il presidente Zelensky”L’attuale follia dei leader russi porta un periodo di incertezza e pericolo per ogni nazione del mondo. Sempre più spesso il mondo sente e si rende conto che altre guerre potrebbero essere all’orizzonte“. “Ma abbiamo la forza per fermarlo. Abbiamo la forza di difendere la vita normale. Il mondo ha questa forza. E questa forza deve agire ora per fermare la Russia”, aggiunge.

Hamas non ci sta alla resa, il vertice israeliano:”Dobbiamo eliminare questi barbari che uccidono i bambini di fronte ai genitori..”

 

Le notizie di martedì 28 novembre sul conflitto tra Israele e Hamas- Corriere.it

 

Problema ostaggi e tregua per le due parti combattenti. C’è di mezzo  l’Iran che minaccia Israele dopo l’uccisione di una figura di spicco dei pasdaran in un raid in Siria. Hezbollah si unisce al coro affermando che “i limiti sono stati superati”. Altissima tensione,”DOBBIAMO COMBATTERE CONTRO I BARBARI CHE UCCIDONO BAMBINI DI FRONTE I LORO GENITORI, AFFERMA IL VERTICE ISRAELIANO”, il dialogo non sembra poter decollare, anzi si allontana sempre più. L’Egitto prova a ricoprire il ruolo di mediatore e elabora un piano in 3 step per provare a disinnescare la crisi.

Il Cairo parte dalla sospensione dei combattimenti per almeno due settimane in cambio del rilascio di 40 ostaggi – donne, minori e uomini anziani, soprattutto malati – ancora prigionieri a Gaza. In cambio, Israele rilascerebbe 120 detenuti di sicurezza palestinesi. La seconda fase vedrebbe un “dialogo nazionale palestinese” sponsorizzato dall’Egitto volto a porre fine alla divisione tra le fazioni palestinesi – principalmente l’Autorità Palestinese dominata dal partito Fatah e Hamas – e portare alla formazione di un governo ‘tecnico’ in Cisgiordania e a Gaza in vista di elezioni parlamentari e presidenziali palestinesi.

La terza fase includerebbe un cessate il fuoco globale, il rilascio dei restanti ostaggi israeliani, compresi i soldati, in cambio di un numero da determinare di detenuti palestinesi nelle carceri israeliane affiliati ad Hamas e alla Jihad islamica – compresi quelli arrestati dopo il 7 ottobre e alcuni condannati per gravi reati terroristici.

Hamas: “Nessuna resa”

Il piano egiziano sarebbe stato bocciato da Hamas. Il no è implicito se si legge il primo messaggio pubblico che Yahya Sinwar, leader dell’organizzazione, diffonde dopo gli attacchi del 7 ottobre scorso: nessuna resa. Hamas sta affrontando una “battaglia feroce, violenta e senza precedenti” contro Israele, non si arrenderà e non si sottometterà alle “condizioni dell’occupazione”.

Al di là della posizione espressa in maniera perentoria, Sinwar condisce il discorso con dati che non sembrano avere fondamento. Le Brigate al-Qassam, dice, avrebbero attaccato almeno 5.000 soldati israeliani, uccidendone un terzo. Tali numeri non trovano nessun riscontro, nemmeno lontano, nei bollettini ufficiali diffusi dalle Idf: Israele ha reso noti i nomi di 156 caduti dall’inizio delle operazioni. Il leader di Hamas a Gaza sostiene invece che le Brigate al-Qassam abbiano “schiacciato” le truppe israeliane e le stiano decimando.

Usura stellare: un arresto in Sicilia per estorsioni ad imprenditori

Droga, arrestati due presunti spacciatori: addosso avevano sostanze stupefacenti e un ingente quantitativo di contanti - Torino Oggi
Spaccio droga,un arresto a Marsala

 

Marsala,

Usura stellare, estorsione, spaccio droga. I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Marsala,-informano i militari giornalisti – coordinati dalla locale Procura della Repubblica, hanno arrestato P.A, classe ’72, marsalese, in esecuzione di un’ordinanza applicativa della misura cautelare in carcere per reati di usura, estorsione e spaccio di stupefacenti, emessa dal GIP del Tribunale di Marsala, su richiesta della Procura. 

L’arresto costituisce l’esito di un’indagine dei Carabinieri condotta da aprile 2020 a marzo 2021 che ha consentito di portare alla luce, oltre allo spaccio di cocaina gestito dal P con altre due persone, anch’esse indagate, le modalità con le quali l’uomo avrebbe effettuato vari prestiti di denaro su cui venivano applicati altissimi tassi d’interesse.
A farne le spese due piccoli imprenditori locali, uno titolare di un negozio di ortofrutta e l’altro parrucchiere.
Nonostante la paura di ritorsioni, rese realistiche a causa delle gravi minacce che l’indagato avrebbe rivolto in caso di ritardi nella restituzione dei soldi, le vittime hanno trovato il coraggio di denunciare le condotte illecite agli uomini dell’Arma.
A fronte di somme di denaro ricevute in prestito a causa di difficoltà economiche dovute anche alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria nella sua fase più dura, le vittime sarebbero state costrette a versare mensilmente al P ingenti quote per lunghi periodi, fino ad un anno, con tassi usurari che arrivavano al 200%.

Grazie alle dichiarazioni delle persone offese e agli accertamenti investigativi dei Carabinieri, il GIP del Tribunale di Marsala, concordando con la richiesta della Procura, ha rilevato, allo stato degli atti e in attesa dell’apertura del dibattimento, gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagato, ritenendo altresì fondato il pericolo di reiterazione delle condotte illecite poiché frutto dello svolgimento professionale di un’attività illecita continuativa, indicativa di elevata pericolosità sociale. L’indagato è stato dunque tradotto al carcere di Trapani.

Minacce dei terroristi dell’Isis, pubblicate su “Al Naba” contro Luigi Di Maio

 

Proclameremo il califfo con pallottole e munizioni”. Conte: “Vicino a Di Maio, chi tocca Luigi tocca ognuno di noi”

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Ritornano le minacce inquietanti rivolte al Ministro Luigi Di Maio. si apprende che la rivista dell’Isis Al Naba prende nuovamente di mira Roma e lo stesso titolare della Farnesina. Sul periodico sono infatti apparse  frasi intimidatorie, accostate al riferimento alla conquista di Roma. In questa occasione, però, c’è un elemento inedito e ancora più inquietante: per la prima volta viene diffusa anche la fotografia di Di Maio, ritratto nella plenaria del vertice della coalizione anti-Daesh del giugno scorso nella Capitale, accanto al segretario di Stato Usa Antony Blinken.

In ambienti della sicurezza la diffusione della foto viene considerata un chiaro segnale “minatorio” nei confronti di Di Maio. La circostanza viene definita “molto preoccupante”.

L’articolo, dal titolo ‘Perché il Califfato li spaventa!’, è pieno di passaggi inquietanti: “Proclameremo il califfo con pallottole e munizioni”, “irromperemo nelle vostre sale conferenze”, “Terrorizzare gli infedeli è un ordine divino”.

“Sono vicino a Luigi Di Maio per le nuove, gravissime minacce ricevute dai terroristi Isis. Non ci fanno paura: il suo impegno, al servizio del Paese e della stabilità internazionale, non sarà scalfito da atti intimidatori.  Giuseppe Conte, leader del Movimento pentastellato, ha espresso solidarietà a Di Maio “Uno di noi”.

Anche il Pd si associa a Luigi Di Maio ed esprime solidarietà “A nome mio personale e di tutta la comunità del Partito democratico esprimo solidarietà e preoccupazione per questo ennesimo, grave ed esplicito atto intimidatorio verso Luigi Di Maio – afferma  il segretario nazionale del Partito democratico, Enrico Letta – Le minacce dell’Isis certo non fermeranno l’impegno del Ministro, della Farnesina e di tutto il governo italiano nel contrasto al fondamentalismo e al terrorismo internazionale

Messina: arrestato giovane che minaccia i titolari di un esercizio pubblico

L’INTERVENTO DEI CARABINIERI HA SCONGIURATO UN EPILOGO SANGUINOSO DELLA VICENDA

Si dimentica di dare la precedenza, automobilista si ritrova una pistola  puntata addosso

 MESSINA
Nelle prime ore della mattinata odierna, i Carabinieri della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto hanno arrestato, in flagranza di reato, B.G., 29enne del luogo, già noto alle forze dell’ordine, poiché ritenuto responsabile del reato di porto d’arma clandestina in luogo pubblico.
I Carabinieri, a seguito di una segnalazione pervenuta al numero unico 112 della Centrale Operativa della Compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto, sono intervenuti presso un esercizio pubblico in località Portorosa di Furnari (ME) dove era stata segnalata una lite. Giunti sul luogo, i militari dell’Arma hanno contattato i titolari dell’esercizio pubblico i quali riferivano ai militari che, poco prima, un giovane, che aveva trascorso la serata presso il loro locale, dopo una lite avvenuta per futili motivi si era allontano minacciandoli di morte proferendo nei loro riguardi frasi del tenore “ora torno a casa, prendo la pistola e vi ammazzo”.
Mentre effettuavano le opportune verifiche sul luogo, i Carabinieri hanno notato un giovane che, in atteggiamento nervoso, si dirigeva proprio verso l’esercizio pubblico, ma avvedutosi della presenza dei militari, tentava la fuga nelle vie limitrofe e dopo un breve inseguimento a piedi, veniva raggiunto e bloccato dai Carabinieri che lo hanno sottoposto a perquisizione personale, trovandolo in possesso di una pistola marca Beretta calibro 6,35 con la matricola abrasa, comprensiva del serbatoio inserito contenente cinque colpi al suo interno. Pertanto il 29enne B.G. è stato arrestato in flagranza di reato per porto d’arma clandestina in luogo pubblico. La pistola, detenuta illecitamente, ed il relativo munizionamento sono stati sequestrati e saranno inviati ai Carabinieri del Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina per gli accertamenti balistici al fine di verificare se l’arma sia stata utilizzata per eventuali azioni delittuose.
L’arrestato, al termine delle formalità di rito, come disposto dal Sostituto Procuratore di turno, della Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto, è stato ristretto presso la Casa Circondariale di Caltagirone (CT) a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Qui avrà modo di riflettere e di pensare al gesto che stava per compiere. Qui dovrà pure correggersi  altrimenti costituirà un pericolo per la società
L’immediato intervento dei Carabinieri con l’arresto del giovane, ha consentito di scongiurare un possibile epilogo drammatico della vicenda.

Maltrattamenti,insulti,minacce presso una RSA di Varazze:arrestate tre operatrici sanitarie

Maltrattamenti presso una RSA di Varazze - Arrestate 3 operatrici socio-sanitarie

L’’emergenza pandemica ha spesso posto in evidenza la necessità di tutelare e salvaguardare coloro che non sono in grado di provvedere autonomamente a sé stessi.La Guardia di Finanza con l’attività che appresso descriviamo interviene a difesa delle fasce più deboli della società   Militari del Comando Provinciale Guardia di Finanza di Savona, in data odierna hanno dato infatti esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare (arresti domiciliari) emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Savona, nei confronti di altrettante operatrici socio sanitarie in servizio presso una R.S.A. di Varazze.

I reati contestati alle tre donne arrestate dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Savona, tutte italiane di 48, 58 e 64 anni, riguardano diversi episodi di violenza e maltrattamenti nei confronti di più ospiti della struttura. I provvedimenti restrittivi sono stati disposti al termine di una complessa indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Savona – P.M. Dr.ssa Chiara Venturi, e durata alcuni mesi, durante la quale sono stati documentati numerosi e reiterati episodi di violenze fisiche e verbali.

Dall’attività investigativa svolta, sono emersi bruschi strattonamenti dei pazienti durante le operazioni di pulizia personale e cambio degli abiti, fino ad arrivare a veri e propri schiaffi, accompagnati da insulti, minacce e imprecazioni proferiti dalle tre operatrici, cui corrispondono grida di dolore, pianti e implorazioni delle vittime. Molto spesso, durante l’orario di lavoro, gli anziani pazienti erano lasciati incustoditi, senza che venissero soddisfatte le loro reiterate richieste di assistenza, attivate dagli ospiti anche attraverso i campanelli posti nelle vicinanze dei letti.

Gli inermi anziani venivano anche minacciati di essere lasciati senza i pasti, fino al rischio di essere legati al letto e percossi, solo per aver “disturbato” le operatrici con le loro richieste di assistenza, peraltro più che legittime e pienamente rientranti nei doveri lavorativi delle tre arrestate. Le condotte contestate alle arrestate sono di assoluta gravità e durezza, prive dei più elementari sentimenti di umana compassione. Comportamenti per i quali l’A.G. ha contestato altresì l’aggravante dell’abuso di prestazione d’opera e della minorata difesa delle vittime, molte delle quali non autonome a causa delle infermità che le affliggono.

Contestualmente all’esecuzione delle misure cautelari, oltre ai locali della R.S.A., sono in corso, altresì, le perquisizioni delle abitazioni in Genova, Varazze e Savona delle tre operatrici, per ricercare ulteriori elementi di prova ed acquisire le cartelle cliniche di alcuni ospiti della struttura, anche in previsione di possibili ulteriori sviluppi investigativi. 

Tratto in arresto dalle Fiamme gialle boss estortore che minacciava la ” gambizzazione” dei debitori

Palermo, la Guardia di Finanza arresta i fratelli Tuttolomondo, ex  proprietari della squadra rosanero - AMnotizie.it - Quotidiano di  informazione

 

Nell’ambito di attività d’indagine a contrasto della criminalità organizzata, delegate dalla Procura della Repubblica di Catania – Direzione Distrettuale Antimafia, i finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno tratto in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP presso il locale Tribunale, un noto pregiudicato, appartenente ad un clan di Calatabiano, articolazione territoriale di un altro noto clan .

L’attività investigativa, condotta dai militari del G.I.C.O. del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza di Catania, ha consentito di accertare che, a fronte del mancato pagamento di una somma di denaro, l’esponente del clan ha compiuto gravissimi atti di intimidazione e violenza a danni di un suo debitore.

In particolare, in un primo momento, il soggetto tratto in arresto unitamente ad altri due sodali, ha più volte minacciato ritorsioni nei confronti del debitore, fino a prospettargli la “gambizzazione” nel caso in cui non avesse onorato il pagamento.

In un secondo episodio di aggressione, avvenuto a luglio del 2019, l’appartenente al clan ha prima investito con l’auto e ha poi violentemente percosso il debitore, causando significative lesioni personali, tra cui un trauma cranico-facciale e un altro trauma al torace e all’addome.

Nel terzo episodio, avvenuto a luglio di quest’anno, sempre il soggetto tratto in arresto ha compiuto, con altri due sodali, un’aggressione con spranga di ferro a danni del debitore, inseguito fino a casa per minacciarlo.

In esito alla complessa attività d’indagine, che ha coinvolto esponenti del clan di Calatabiano, su richiesta di questo Ufficio, il GIP presso il Tribunale di Catania ha emesso nei confronti dell’appartenente al clan un’ordinanza di custodia cautelare.

Perseguiva e minacciava l’ex fidanzata,stalker 33enne in arresto

Meriti di essere uccisa", stalker a processo - Cronaca -  ilrestodelcarlino.it

RAGUSA

I Carabinieri di Vittoria (Ragusa) hanno arrestato un 33enne italiano per atti persecutori nei confronti di una donna di origini straniere che aveva posto fine alla loro relazione iniziata da poche settimane. La vicenda si è sviluppata con un’accelerazione e un’intensità tali che i militari sono stati costretti ad effettuare numerosi servizi di osservazione e protezione nei pressi della casa della donna, temendo per la sua incolumità fisica.

Si apprende infatti che la donna,  nel mese di novembre, aveva avviato una relazione sentimentale con l’uomo, ma il comportamento di quest’ultimo era apparso fin da subito particolarmente violento nei suoi confronti, per motivi di gelosia.  Dopo poche settimane durante le quali  la donna aveva ogni volta tollerato reiterate minacce e violenze,  decideva di chiudere definitivamente la relazione, denunciando l’uomo per il reato di maltrattamenti in famiglia e minacce presso la Stazione dei Carabinieri di Vittoria. 
Da quel momento la donna è stata ripetutamente tempestata di videochiamate, telefonate e messaggi ad ogni ora del giorno e della notte, subendo reiterate minacce da parte dell’uomo che non accettava la fine della relazione. Ma il 33enne non si è fermato nemmeno dopo la denuncia per maltrattamenti in famiglia presentata qualche giorno prima dalla donna. L’escalation di molestie ha portato, nella notte di ieri, l’ex fidanzato a presentarsi sotto casa di lei e la donna, terrorizzata, ha chiesto aiuto ai Carabinieri contattando il N.U.E. 112.. La pattuglia dei Carabinieri ha sorpreso il ragazzo nei pressi dell’abitazione della donna e, a seguito di perquisizioni personale e veicolare, è stato trovato in possesso di un coltello a serramanico, della lunghezza complessiva di 19 cm, nascosto nella tasca dei pantaloni.
Il 33enne è stato arrestato e sottoposto agli arresti domiciliari presso la propria abitazione su disposizione dell’Autorità Giudiziaria di Ragusa, in attesa dell’udienza di convalida.

Comportamento “anomalo” di madre “violenta” e/o insana contro la figlia: Carabinieri la fermano per evitare altre sevizie

Picchiavano figlia di sei anni, arrestati madre e convivente - La ...

(Archivi Sud Libertà)

Forse non era sana di mente. Saranno gli specialisti sanitari a dirlo e, se il caso, ad esprimersi.    Certamente un comportamento che non rientra nella norma.  Dicono gli inquirenti: “Legava la figlia, che ha meno di due anni, al seggiolone, anche dalle 12 alle 21, per obbligarla a non muoversi mentre lei usciva di casa. La colpiva violentemente e le ha rotto due denti con un colpo di cucchiaio perché aveva difficoltà a deglutire. Una volta, quando aveva 15 mesi, l’ha lanciata contro il parabrezza dell’auto del padre naturale della piccola, un suo ex amante, per convincerlo a dargli dei soldi.

Quando l’uomo si è rivolto ai Carabinieri lei ha rivolto minacce di farla finita con la bambina : “l’ammazzo di botte e, se me la penso, una volte per tutte, la prendo e la butto dal balcone”. E’ il quadro di sevizie emerso dalle indagini dei carabinieri di Catania su una 23enne, madre di tre figli, due bambine di 5 e 2 anni e un maschietto di due mesi, che è stata fermata e posta ai domiciliari in un’altra casa.

Il Gip, su richiesta della Procura, ha disposto anche la misura interdittiva della sospensione dell’esercizio della responsabilità genitoriale per sei mesi nei confronti della 23enne. Stando a quanto accertato dalle autorità, la donna,  avrebbe problemi di tossicodipendenza La famiglia ha sempre evitato di sporgere denuncia per paura delle vendette annunciate dalla 23enne sulla figlioletta, nel tentativo di proteggerla, ma senza riuscirci. Le violenze sono emerse dopo la denuncia ai servizi sociali comunali di una parente che ha notato la bambina piena di lividi e con un occhio sanguinante.

 

 

In rialzo la popolarità del Giudice Luigi Patronaggio : minacce di morte,un proiettile e la scritta, ” zecca sei nel mirino”

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Il magistrato Luigi Patronaggio , noto per gli avvisi di garanzia al Ministro Salvini, indagato per “sequestro aggravato” nella prima fase dell’inchiesta sulla  nave della Guardia costiera “Diciotti”, riesce ancora- suo malgrado– ad essere al centro dell’attenzione per aver ricevuto- si apprende – minacce di morte con una  busta, contenente un grosso proiettile da guerra e una lettera su cui c’è scritto “zecca, sei nel mirino” .

Sulla busta – la Digos e la Scientifica indagano  – c’è il simbolo di Gladio, un chiaro riferimento all’estrema destra. Il simbolo trovato dagli inquirenti è in bianco e nero su una busta grigia.

Gladio- affermano gli investigatori-  era un’organizzazione paramilitare appartenente alla rete internazionale ‘Stay-behind’, che in Italia prende il nome di Gladio, promossa dalla Nato nell’ambito dell’operazione organizzata dalla Central Intelligence Agency per contrastare un’ipotetica invasione dell’Europa occidentale da parte dell’Unione Sovietica e dei Paesi aderenti al Patto di Varsavia, attraverso atti di sabotaggio, guerra psicologica e guerriglia dietro le linee nemiche, con la collaborazione dei servizi segreti e di altre strutture“.

La Procura di Caltanissetta, competente per territorio, ha aperto un’inchiesta. Il Prefetto Dario Caputo ha indetto una riunione urgente del comitato per l’ordine e la sicurezza    Tutti indagano – oltre ai Carabinieri – anche se l’ipotesi più accreditata riconduce i più recenti avvenimenti ad aver scatenato “una reazione a catena”