L’Istat: “Il Pil diminuisce con flessioni del 5,3%, i consumi delle famiglie riportano una contrazione di -4..”

Istituto nazionale di statistica - Wikipedia

L’ Istat-l’Ente che esegue continue rilevazioni periodiche e valutazioni – interviene nel dibattito economico -sociale e corregge al ribasso le stime preliminari diffuse il 30 aprile scorso.

“La stima completa dei conti economici trimestrali conferma la portata eccezionale della diminuzione del Pil nel primo trimestre con flessioni del 5,3% in termini congiunturali e del 5,4% in termini tendenziali mai registrate dal primo trimestre del 1995. Nella stima preliminare il calo era risultato del 4,7%”. E’ il commento dell’Istat ai dati, che correggono al ribasso le stime preliminari diffuse il 30 aprile.

Nel primo trimestre del 2020 il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito del 5,3% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti del primo trimestre del 2019, rileva l’Istat. La flessione congiunturale del Pil diffusa il 30 aprile 2020 era stata del 4,7% mentre quella tendenziale era stata del 4,8%. Il primo trimestre del 2020 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -5,5%.

La domanda nazionale al netto delle scorte – sostiene ancora l’Istat – ha contribuito per -5,5 punti percentuali alla contrazione del Pil: -4 i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private Isp, -1,5 gli investimenti fissi lordi e -0,1 la spesa delle Amministrazioni Pubbliche. Per contro, la variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 1 punto percentuale, mentre il contributo della domanda estera netta è risultato pari a -0,8 punti percentuali.

A trascinare la caduta del Pil è stata soprattutto la domanda interna (incluse le scorte), mentre quella estera, anch’essa in calo, ha fornito un contributo negativo meno marcato (-0,8 punti percentuali). Sul piano interno, l’apporto dei consumi privati è stato fortemente negativo per 4 punti e quello degli investimenti per 1,5, mentre un ampio contributo positivo (+1 punto percentuale) è venuto dalla variazione delle scorte. Alla contrazione dell’attività produttiva ha corrisposto una decisa riduzione dell’input di lavoro in termini sia di ore lavorate sia di Ula, mentre le posizioni lavorative hanno registrato una sostanziale stabilità.

L’Istat: “l’indebitamento degli Enti pubblici è pari a -2,2% con revisione al peggioramento”

 

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 Le stime del Pil per il 2018 si attestano secondo l’Istat  a +0,8% invece del +0,9% previsto ad aprile scorso, con una revisione in calo di 0,1 punti percentuali. Per il 2017 il dato viene invece confermato a +1,7%.

“Nel 2018 il pil ai prezzi di mercato -avverte il Comunicato Stampa dell’Istat-risulta pari a 1.765.421 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 8.439 milioni rispetto alla stima di aprile scorso. Per il 2017 il livello del pil risulta rivisto verso l’alto di 9.220 milioni di euro. Nel 2018 il tasso di crescita del pil in volume è pari a 0,8%, con una revisione al ribasso di 0,1 punti percentuali rispetto alla stima di aprile. Sulla base dei nuovi dati, il pil in volume è cresciuto nel 2017 dell’1,7%, con una revisione nulla rispetto alla stima di aprile; il tasso di crescita del 2016 è stato rivisto all’1,3% dall’1,1% della stima precedente. Nel 2018 gli investimenti fissi lordi sono cresciuti in volume del 3,2%, i consumi finali nazionali dello 0,7%, le esportazioni di beni e servizi dell’1,8% e le importazioni del 3,0%.

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Il valore aggiunto, a prezzi costanti, è aumentato dello 0,7% nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, del 2,0% nell’industria in senso stretto, dello 0,6% nel settore dei servizi e del 2,4% nelle costruzioni. Per l’insieme delle società non finanziarie, la quota di profitto è pari al 42,2% e il tasso di investimento al 21,3%.

Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato nel 2018 una crescita dell’1,8% in valore nominale e dello 0,9% in termini di potere d’acquisto. Poiché il valore dei consumi privati è aumentato dell’1,7%, la propensione al risparmio delle famiglie è rimasta quasi stabile, passando dall’8,0 all’8,1%.

L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è pari nel 2018 a -2,2 % (-2,4 % nel 2017), con una lievissima revisione in peggioramento (+0,2 punti percentuali) rispetto alla stima pubblicata ad aprile

 

Netto recupero dell’attività industriale: l’Italia esce finalmente dalla recessione e dalla crisi economica

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Foto Archivio Sud Libertà

L’Istat esalta una ripresa dell’economia italiana con + 0,2 quale recupero dell’attività registrata nei trimestri precedenti.

‘Questa stima preliminare “ha, come di consueto, natura provvisoria- spiega l’Istat- e si basa su una valutazione dal lato dell’offerta che indica un netto recupero dell’attività industriale e contributi positivi sia del settore agricolo, sia dell’insieme del terziario”.

Il +0,2% congiunturale stimato per il primo trimestre 2019 fa dunque  uscire l’Italia dalla recessione tecnica in cui era entrata con il -0,1% fatto registrare nel terzo e quarto trimestre dello scorso anno. Ma il valore concatenato del Pil dei primi tre mesi del 2019 – 404,077 miliardi di euro – mostra in pratica un ritorno ai livelli del secondo trimestre 2018 – 404,028 miliardi – e vicinissimi ai 403,808 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno, confermando il giudizio espresso dall’Istat di un “sostanziale ristagno del Pil”.

Resta il problema della disoccupazione -cronica – al Sud e in Sicilia in particolare. 

 

EQUITY CROWDFUNDING, INVESTIRE SULL’EXTRA-ALBERGHIERO PER VALORIZZARE IL TERRITORIO

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Red Cube Funding, primo successo per la nuova realtà del Real Estate Fintech

 

 

Con BacktoWork24 chiuso primo deal di 111mila euro con overfunding del 31%
e dopo la guest house a Roma, si punta al mercato turistico-ricettivo della Sardegna

La filiera più tradizionale del mercato italiano, l’immobiliare, si sta trasformando in una delle asset class più appetibili per gli investitori. E lo fa sfruttando l’economia digitale, che attraverso strumenti di finanza alternativa rimodula business e modelli di sviluppo. Anche Red Cube Funding, divisione nata dall’esperienza di Innova Network – consolidato gruppo romano operante nel settore dell’architettura, dell’ingegneria e delle costruzioni, che ha voluto scommettere sull’equity crowdfunding – ha chiuso il suo primo deal lanciato sulla piattaforma BacktoWork24 insieme a Daplace Collection, catena extra-alberghiera nazionale.

L’obiettivo di 85mila euro – con un investimento minimo di 500 euro – per la gestione e futura vendita di una struttura ricettiva di sei camere, ubicata nel cuore di Roma, tra via Veneto e Piazza di Spagna, è stato raggiunto in tempi davvero rapidi. «In soli due mesi abbiamo registrato un overfundingdel 31% con una raccolta di 111k – spiega l’ing. Paolo Baragatti, amministratore unico di Innova Network – catturando l’attenzione di oltre 35 investitori che hanno voluto differenziare il portafoglio personale con un’opportunità che offre un ritorno totale del 45%, su un orizzonte temporale di 4 anni, grazie agli utili di gestione e alla vendita della licenza. Ritornare a investire sul mattone è un trend possibile grazie alla democratizzazione del mercato: l’accesso ai piccoli risparmiatori, avvenuto grazie alla digital economy, ha determinato una forte richiesta, per questo abbiamo deciso di scendere in campo legandoci a una realtà d’eccellenza come BacktoWork24, piattaforma fintech autorizzata da Consob e specializzata nella raccolta online di capitali».

Il mercato di riferimento è quello “turistico-ricettivo”, uno dei principali motori di crescita economica del Paese, che rappresenta circa il 13% del PIL con oltre 3,4 milioni di posti direttamente e indirettamente generati nel 2017. Roma rappresenta una top destination, tra le prime al mondo, «con una crescita che accompagna non solo il segmento dell’ospitalità tradizionale – continua Baragatti – ma il residenziale alternativo, dalla guest houseallo student housing, passando per il senior living e il co-working: il sentiment degli operatori lascia ben sperare e siamo alla continua ricerca di operazioni sempre più redditizie e performanti. Inoltre, vogliamo aggiungere un altro tassello a quello del business: la riqualificazione e lo sviluppo del territorio attraverso il restyling architettonico, ammodernamenti e interventi di ristrutturazione su immobili da valorizzare».

Dalla volontà di scoprire nuovi mercati, trovare formule alternative e creative, e valorizzare location emergenti, «stiamo facendo uno scouting in Sardegna e nelle città che in questo momento si presentano ricche di opportunità, come ad esempio Milano, per i piccoli tenant, focalizzati sulla qualità e sull’attrattività – continua Baragatti – le opportunità da cogliere sono quindi “core” asset in zone ben connesse a livello di trasporti ed edifici da riqualificare, con un ottimale bilanciamento tra prezzo e occupancy». Il tutto, con una flessibilità e tempestività che non sempre è possibile riscontrare nel tradizionale canale bancario e che sta conquistando una fetta crescente di risparmiatori.

L’OCSE: PIL ANCORA AL RIBASSO -0,2%- MA IL MINISTRO TRIA RASSICURA: “LA CRESCITA E’ VICINA…”

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Non ci siamo per l’Ocse, la stima del Pil 2019 per l’Italia (-0,2%) è ancora al ribasso mentre indica allo 0,5% il Pil 2020. E’ l’analisi delll’ultimo Economic Outlook che rispetto a quello di novembre taglia di 1,1 punti percentuali la crescita del Pil per l’anno in corso e di 0,4 p.p. quella prevista per il 2020.

Quanto all’economia mondiale, l’Ocse prevede che crescerà del 3,3% nel 2019 e del 3,4% nel 2020. Le prospettive e le proiezioni dell’Organizzazione con sede a Parigi coprono tutte le economie del G20. Le revisioni al ribasso delle precedenti previsioni economiche diffuse nel novembre 2018 sono particolarmente significative per l’area dell’euro, in particolare la Germania e l’Italia, nonché per il Regno Unito, il Canada e la Turchia.

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Nella foto, il Ministro Tria

Il nuovo Interim Economic Outlook dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico identifica il rallentamento cinese ed europeo, nonché l’indebolimento della crescita del commercio mondiale, come i principali fattori che pesano sull’economia mondiale.” Ulteriori restrizioni commerciali e l’incertezza delle politiche- comunica l’Ocse – potrebbero portare ulteriori effetti negativi sulla crescita globale. Mentre si prevede che lo stimolo delle politiche contribuirà a compensare gli sviluppi commerciali deboli in Cina, permangono rischi di un rallentamento più accentuato che colpirebbe la crescita globale e le prospettive commerciali”.     Il Ministro dell’Economia Tria intanto assicura: “Lo sviluppo è dilatato nel tempo e l’economia italiana crescerà...”

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Nella foto il Ministero dell’Economia

Comunicato Istat: i Conti pubblici non tornano

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Foto d’Archivio Sud Libertà- L’Istituto nazionale di statistica

Le previsioni del governo non si stanno avverando, afferma un comunicato Istat pervenuto in redazione.Nel 2018 il Pil italiano ai prezzi di mercato è stato pari a 1.753.949 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente. Quindi il Pil è aumentato dello 0,9%Dato inferiore, quindi, rispetto all’1% previsto dal governo.

In termini di volume, l’Istat evidenzia una crescita della domanda interna nel 2018 pari al 3,4% degli investimenti fissi lordi e dello 0,5% dei consumi finali nazionali.

Per  i flussi con l’estero, le esportazioni di beni e servizi sono aumentate dell’1,9% e le importazioni del 2,3%. La domanda interna ha contribuito positivamente alla crescita del Pil per 1,0 punti percentuali (+0,9 al lordo della variazione delle scorte) e la domanda estera netta negativamente, per 0,1 punti. A livello settoriale, il valore aggiunto ha registrato aumenti in volume nelle costruzioni (+1,7%), nell’industria in senso stretto (+1,8%), nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (+0,9%) e nelle attività dei servizi (+0,7%).

CONTI PUBBLICI – L’Istat segnala pure una  crescita dell’avanzo primario (ovvero l’indebitamento netto meno la spesa per interessi) che lo scorso anno è stato pari all’1,6% del Pil (era all’1,4% nel 2017) nel 2018 l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è stato del -2,1%, a fronte del -2,4% del 2017.

ISTAT: SCENARIO DI RECESSIONE DELL’ECONOMIA – IL PIL DIMINUISCE ANCORA

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L’Istat con un comunicato stampa disegna lo scenario economico attuale .Diminuzione del Pil nel quarto trimestre 2018, dopo quello del terzo trimestre. Si stima che il prodotto interno lordo (espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato) sia diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e sia aumentato dello 0,1% in termini tendenziali. Il quarto trimestre dello scorso anno ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al precedente e due giornate lavorative in più rispetto al quarto trimestre del 2017.

– Nel terzo trimestre 2018, il Pil aveva registrato un calo dello 0,1% mentre nel secondo era cresciuto dello 0,1%. Infine, nel primo trimestre dello scorso anno, il prodotto interno lordo il aveva registrato una crescita dello 0,3%.

 Vincenzo Boccia,leader di Confidustria  sollecita il governo ad uscire dalla recessione comunicata dall’Istat. “A gennaio avremo un rallentamento superiore a quello registrato nell’ultimo trimestre del 2018 dato il rallentamento della Germania. Bisogna aprire immediatamente i cantieri, partendo dalla Tav” dice, bocciando per questo l’ipotesi di un referendum sulla Torino Lione. “Si dilaterebbero solo i tempi senza aiutare la crescita”.

COTTARELLI – Conte ha detto ‘è colpa del precedente governo’ ma il rallentamento che c’è adesso, questa recessione qui, non può essere colpa del precedente Governo”  informa Carlo Cottarelli, direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’università Sacro Cuore di Milano. “Quello che è vero è che i gialloverdi – aggiunge l’economista ex commissario alla spending review – hanno ereditato dal passato cose un enorme debito pubblico, e da lì ci siamo portati dietro questa cosa che nessun Governo è riuscito a risolvere in maniera decisiva. Dopo il tentativo fatto negli anni ’90, con qualche risultato, di mettere a posto la finanza pubblica, poi con gli ultimi 15 o 20 anni non ci siamo mai riusciti”.  Adesso Cottarelli  teme una crisi duratura che potrebbe provocare l’idea di aggiungere una tassa patrimoniale sulla ricchezza.

 

L’ISTAT: PIL IN RIBASSO(0,1), DISOCCUPAZIONE IN RIALZO (10,6), SUD, SICILIA, REALTA’ DRAMMATICHE

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L’Istituto di statistica nazionale comunica le seguenti osservazioni:” Si  rivede al ribasso il dato del Pil italiano del terzo trimestre che, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del terzo trimestre del 2017. Si tratta per entrambi i valori di un calo di 0,1 punti rispetto alla stima Pil diffusa il 30 ottobre scorso.

Si deve  risalire al -0,1% registrato nel secondo trimestre del 2014 per trovare un segno meno davanti al dato congiunturale del Pil italiano, mentre l’ultimo ‘zero’ risale all’ultimo trimestre dello stesso anno. Da allora la serie Istat mostra 14 trimestri consecutivi di crescita, con un massimo a +0,5% messo a segno fra la fine del 2016 e il primo trimestre 2017.

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La flessione “segue una fase di progressivo rallentamento della crescita” ed “è dovuta essenzialmente alla contrazione della domanda interna, causata dal sovrapporsi di un lieve calo dei consumi e di un netto calo degli investimenti, mentre l’incremento delle esportazioni, pur contenuto, ha favorito la tenuta della componente estera”.

Altri appunti comunicati dall’Istat :”l’input di lavoro è aumentato, nonostante l’andamento negativo dell’attività: le ore lavorate sono cresciute dello 0,5% e le unità di lavoro dello 0,1%”. Fra le principali economie europee, solo la Germania – con il suo -0,2% – ha registrato un andamento congiunturale negativo nel terzo trimestre, mentre la Francia ha messo a segno +0,4%, la Spagna +0,6% e il Regno Unito +0,6%.

Si apprende infine dall’Istat che la disoccupazione ad ottobre sale al 10,6% (+0,2 punti percentuali su base mensile) mentre quello giovanile aumenta lievemente e si attesta al 32,5% (+0,1 punti). Per il secondo mese consecutivo cresce anche la stima delle persone in cerca di occupazione (+2,4%, pari a +64mila unità). Dopo il calo del mese scorso, la stima degli occupati a ottobre 2018 risulta sostanzialmente stabile: il tasso di occupazione (pari al 58,7%) non fa registrare variazioni congiunturali.  Per chi ama le statistiche questi dati riportati hanno una valenza significativa.La situazione non cambia nel Sud ,in Sicilia dove i giovani specializzati  preferiscono andare via per un lavoro stabile….

Incertezze e squilibri ancora in Italia è l’accusa della Commissione europea

 

Vi sono ancora “squilibri eccessivi” in Italia, con  dinamiche protratte di produttività debole,  e rischi con rilevanza transfrontaliera  in un contesto di disoccupazione e di crediti deteriorati ancora elevati“. . Diverse misure sono ora in divenire, in particolare nel campo delle politiche sociali e del lavoro, della giustizia civile e del business environment”. Le affermazioni sono diffuse dalla  Commissione Europea, nel pacchetto d’inverno del semestre europeo.

La sostenibilità nel lungo periodo del sistema pensionistico italiano “assicurata dalle riforme del passato si sta lentamente deteriorando”sottolinea la Commissione Europea. La spesa pensionistica in percentuale sul Pil, riportano i tecnici dell’esecutivo Ue, “è salita del 2% come risultato della crisi e della relativa caduta del Pil nominale. Ora è la seconda nell’Ue e nell’Ocse, dopo la Grecia. Le passività implicite derivanti dall’invecchiamento della popolazione erano state contenute dalle riforme previdenziali e sanitarie del passato, che avevano migliorato la sostenibilità nel lungo termine”.

 Tuttavia, “i bilanci 2017 e 2018 contenevano misure che hanno parzialmente invertito le riforme del passato e aumentato lievemente la spesa pensionistica nel medio termine”. Oggi  “occorrerebbe un aumento permanente di circa 2,2 punti percentuali di Pil per mantenere stabile il rapporto debito/Pil nel lungo termine, includendo il costo dell’invecchiamento della popolazione”.

 

Una pressione fiscale che uccide imprese e dipendenti

Un imprenditore si è ucciso nella sua azienda

Nel 2017  secondo i calcoli dell’Ufficio studi della Cgia, la pressione fiscale è  arrivata al 42,5 per cento. Il peso delle tasse sui contribuenti italiani fedeli al fisco, invece, sarà superiore di oltre 6 punti: la pressione fiscale reale, infatti, è prevista al 48,8 per cento.

Ricorderemo che un imprenditore di Umbertide si è ucciso ieri impiccandosi nella sua azienda. Ha lasciato una lettera in cui spiega che le banche gli avevano negato linee di credito e da mesi non pagava gli stipendi agli operai. Nella stessa lettera ha chiesto ai suoi avvocati di provvedere ai suoi dipendenti. Lascia moglie e due figli.

L’imprenditore ,che ieri mattina si è ucciso nella sua azienda di Umbertide, stava per firmare un accordo con i sindacati che lo avrebbe portato al pagamento dilazionato degli stipendi dovuti ai suoi circa 130 dipendenti.   E’ una pressione fiscale che non lascia scampo a chi vuol dare lavoro in Italia. E il caso dell’onesto imprenditore tartassato non è isolato.

“Con un peso reale del fisco italiano tra i più elevati in Europa -afferma il coordinatore dell’Ufficio studi della Cgia Paolo Zabeo – da un lato è difficile fare impresa e dall’altro chi lavora come dipendente percepisce uno stipendio netto pari alla metà di quanto costa al proprio titolare. Sia gli uni sia gli altri sono vessati da un fisco ingiusto ed eccessivo che, insieme alla burocrazia ottusa e snervante, continua a rappresentare il principale ostacolo alla ripresa economica del Paese”.

Per quale ragione esiste questo differenziale tra i dati ufficiali e quelli realmente “sopportati” dai contribuenti onesti? Come è previsto a livello europeo, anche il nostro Pil, ricordano dalla Cgia, include l’economia non osservata ascrivibile alle attività irregolari. Secondo l’Istat, infatti, nel 2014 (ultimo dato disponibile) l’economia non osservata ammontava a 211 miliardi di euro (pari al 13 per cento del Pil): di cui 194,4 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e gli altri 16,9 alle attività illegali.

In questa analisi, l’Ufficio studi della Cgia ha ipotizzato, molto prudenzialmente, che l’incidenza dell’economia sommersa e delle attività illegali sul Pil nel triennio 2015-2017 non abbia subito alcuna variazione rispetto al dato 2014. Ricordando che la pressione fiscale ufficiale è data dal rapporto tra le entrate fiscali ed il Pil prodotto in un anno, nel 2017 è destinata ad attestarsi al 42,5 per cento.

Se, però, dalla ricchezza del Paese (Pil) “rimuoviamo” la quota riconducibile al sommerso economico e alle attività illegali che, almeno in linea teorica, non producono alcun gettito per le casse dello Stato, il prodotto interno lordo diminuisce (quindi si “contrae” il valore del denominatore) e aumenta così il risultato che emerge dal rapporto tra il gettito fiscale e il Pil.

Pertanto, la pressione fiscale reale che grava su lavoratori dipendenti, sugli autonomi, sui pensionati e sulle imprese che si comportano correttamente nei confronti del fisco è superiore a quella ufficiale di 6,3 punti. Per l’anno in corso, infatti, è destinata a collocarsi al 48,8 per cento. Anche se in calo rispetto agli anni precedenti, il peso complessivo del fisco rimane comunque ad un livello insopportabile.

(Agenzia)