PRESCRIZIONE: IL PENSIERO DEL MAGISTRATO GHERARDO COLOMBO E L’OPPOSTO DI G.PARAGONE

di    Raffaele   Lanza

Sulla problematica tanto dibattuta oggi della “prescrizione”pubblichiamo il pensiero del Movimento 5 Stelle con un comunicato di Gianluigi Paragone e subito dopo quello di Gherardo Colombo,ex magistrato di caratura internazionale   Sono due  argomentazioni giuste  , lineari      e molto attente  ,bisogna solo conciliare – secondo  SUD LIBERTA’ -con il concetto divino che le persone cambiano da quando è stato commesso il reato, quindi occorre  puntare sull’umanità del processo di cambiamento 

Vediamo i due pareri tanto qualificati

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“La prescrizione nega la giustizia alle vittime e ai loro familiari. E lascia liberi i colpevoli, siano essi stupratori, assassini o responsabili di assurde stragi, come quella di Viareggio.
Per questo, noi del MoVimento 5 Stelle vogliamo subito la riforma della prescrizione, così com’è scritto nero su bianco nel contratto di Governo.

Una bambina di otto anni. Abusano di lei, il padre al quale era affidata nel fine settimana, e i suoi amici del bar. Gli abusi durano venti anni. Questa storia ancora rimbomba nell’ingiusta Giustizia, perché il padre viene condannato in primo e secondo grado. Ma poi la Cassazione, prende atto della prescrizione del reato. E il padre torna libero al bar con i suoi amici. Le vittime, invece, restano sempre sole.

È rimasta sola anche quell’altra bambina. Abusata dal padre e dalle persone che dovevano proteggerla all’interno della comunità dove era stata mandata. Non basta il coraggio della denuncia, quando la clessidra della prescrizione ti nega la giustizia. E la condanna dei tuoi stupratori.

La prescrizione è amaro veleno da buttare giù anche per chi per anni ha lavorato inghiottendo polvere di amianto nell’azienda dove con il lavoro si portava il pane a casa.
E lentamente, oltre al pane il lavoro portava anche la morte. Disastro ambientale doloso permanente, era l’accusa. Come difendersi? Facile, puntando alla prescrizione. Ed è sempre la prescrizione l’ultima fermata di chi, dopo la strage di Viareggio, si aspettava Giustizia per i morti bruciati

Riportiamo adesso il parere opposto sulla prescrizione, quello tra i più qualificati d’Italia, di Gherardo Colombo:

 

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Una premessa però è doverosa. Gherardo Colombo (nella foto) fa parte di quei magistrati che hanno cambiato la storia della Repubblica. Nei primi anni ottanta, insieme a Giuliano Turone, scoprì la famosa lista degli iscritti alla P2, provocando la caduta del governo Forlani. Dieci anni dopo, nel 1992, era alla Procura di Milano quando scoppiò “Mani pulite”, l’inchiesta che mandò in soffitta la prima Repubblica e che modificò per sempre il rapporto fra politica e giustizia. Colombo, insieme a Di Pietro e a D’Ambrosio, fu la punta di lancia del famoso pool di magistrati che terremotò la politica corrotta ed affamata di denaro pubblico e il Paese. Colombo nel 2007 si è dimesso dalla magistratura. «Per quanto ci si potesse impegnare – scrisse in una lettera – è sempre stato impossibile far funzionare la giustizia in modo perlomeno accettabile. Che la giustizia funzioni male è talmente evidente che, probabilmente, questa è l’unica cosa sulla quale sono d’accordo con  tutti gli italiani». Da allora si è dedicato alla scrittura e agli incontri sulla giustizia, sulla Costituzione e sul rispetto delle regole. Un suo libro si intitola, appunto, Sulle Regole.     Le osservazioni appresso riportate sono state sintetizzate limitate all’argomento della Prescrizione.Eccole:
«È maturata in me la convinzione – sono parole di  Colombo – che per far funzionare la giustizia fosse necessaria una profonda riflessione sulla relazione tra i cittadini e le regole. La giustizia non può funzionare se i cittadini non hanno un buon rapporto con le regole. Potevo continuare a fare il magistrato per altri quattordici anni, quando mi sono dimesso: ho deciso di smettere e di dedicarmi alla riflessione sulle regole proprio perché la ritengo indispensabile per il funzionamento della giustizia». 
Alla luce del  dettato costituzionale che prevede la giusta durata del processo, non serve a nulla allungare all’infinito questa fase
. Ad un certo momento le persone cambiano, più passa il tempo e più ci si trova di fronte a persone completamente diverse da come erano quando hanno commesso il reato. E’ necessario intervenire per aiutare questo processo di cambiamento delle persone che hanno commesso i reati per riuscire a fare capire che quello che è stato fatto è male, è sbagliato, e non deve essere rifatto.  Penso che la prescrizione quindi-contrariamente ad alcune tendenze politiche- sia più giusto lasciarla…..!”

Dobbiamo pensare -dice Colombo – ad istituire i controlli.  Dove sono i controlli in Italia ?
È necessario preoccuparci che certi fatti non avvengano, non preoccuparci di intervenire dopo che sono avvenuti. E’ necessario pensare ad una educazione che faccia in modo, per esempio, che se si beve non si guida. Poi diventa un meccanismo proprio, una condizione personale profonda che certe cose non si fanno. Questa continua produzione legislativa, invece, è il sintomo che qualcosa non va. Più aumenta il numero delle leggi, più il sistema non funziona. E’ il segnale della mancanza di fiducia nella sovranità dello Stato.
 Per gran parte della classe politica e dell’opinione pubblica la soluzione ai problemi di criminalità è sempre la stessa: più polizia e più carceri. Ma io sono dell’idea che bisognerebbe ricorrere molto, e molto di più, a delle misure alternative. Il legislatore si è preoccupato ultimamente di seguire una strada diversa da quella tradizionale del carcere, per esempio indirizzando verso gli arresti domiciliari che sostituiscono la detenzione in carcere. Ma mi rendo conto che non è un percorso facile”.