Domani a Messina il corteo “Stretto Pride 2023”: stop alla vendita di bevande alcoliche

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:      “In occasione dell’evento “Stretto Pride 2023” che si svolgerà a Messina, domani, sabato 10 giugno, il sindaco Federico Basile, ai fini della tutela dell’incolumità pubblica e della sicurezza urbana ha firmato l’ordinanza n. 114 del 9 giugno 2023, per prevenire e contrastare situazioni di degrado che favoriscono l’insorgere di fenomeni di violenza legati anche all’abuso di alcool.

Pertanto, il provvedimento dispone “dalle ore 16 alle 21, e comunque sino alla conclusione dell’evento, il divieto di vendita e/o somministrazione, ovvero la cessione a terzi a qualsiasi titolo, di bevande alcoliche superiori al 5% e di vendita e/o somministrazione di bevande o di qualsiasi altro prodotto in lattine e/o contenitori di vetro – di cui viene comunque vietato l’utilizzo anche se di provenienza personale – nonché l’uso di spray al peperoncino – in un raggio di 300 metri dal percorso interessato dal corteo, che prevede il raduno alle ore 16.30 a piazza Antonello e successive partenza alle 17.30 lungo il corso Cavour, via T. Cannizzaro, via Garibaldi carreggiata ovest (lato monte), sino a giungere a piazza Unione Europea”.

Il divieto alla vendita è esteso anche ai titolari di distributori automatici di bevande h24, che insistono nelle aree limitrofe al passaggio del corteo, i quali sono tenuti a disattivare la distribuzione di bevande in lattina e in bottiglie di vetro sempre dalle 16 alle 21, di domani, sabato 10.

La viabilità in città domani, sabato 10:

Il Servizio Mobilità Urbana ha disposto dalle 14 alle 21, il divieto di sosta, con zona rimozione coatta nelle seguenti strade:
1) tutta l’area di piazza Antonello;
2) corso Cavour, nel tratto compreso tra via della Munizione/San Camillo e via Cannizzaro;
3) via Cannizzaro, nel tratto compreso tra corso Cavour e via Garibaldi;
4) carreggiata ovest (monte) di via Garibaldi, nel tratto compreso tra le vie Cannizzaro e San Camillo;
5) carreggiata est (valle) di via Garibaldi, nel tratto compreso tra largo Minutoli e via I Settembre; 6) via Consolato del Mare e via S. Camillo, nei rispettivi tratti compresi tra le vie Argentieri e Garibaldi;
7) area di parcheggio riservata alla fermata degli autobus compresa tra piazza Duomo e corso Cavour.
Istituito poi, dalle 16 alle 21, e comunque secondo le disposizioni del Corpo di Polizia Municipale, il divieto di transito veicolare in maniera dinamica, per il tempo strettamente necessario al passaggio del corteo nelle seguenti strade, con collocazione di idonee barriere antisfondamento lungo corso Cavour, nel tratto compreso tra via della Munizione/S. Camillo e via T. Cannizzaro; piazza Antonello; via T. Cannizzaro, nel tratto compreso tra il corso Cavour e la via Garibaldi; via Garibaldi, carreggiata ovest (monte), nel tratto compreso tra via T. Cannizzaro e largo Minutoli; e in tutti i tratti terminali delle strade di immissione al percorso impegnato dal corteo. Vigerà infine, dalle 16 e sino a circolazione normalizzata e comunque su indicazione del Corpo di Polizia Municipale, il doppio senso di circolazione in via Garibaldi, carreggiata lato est (valle), nel tratto compreso tra via I Settembre e largo Minutoli, con delimitazione dei due sensi di marcia mediante coni in gomma e la collocazione di idonea segnaletica stradale verticale.

 

 

 

 

 

Infiltrazione ‘ndrangheta nel settore giochi e scommesse a Reggio Calabria –

Comando Provinciale Reggio Calabria

Comando Guardia di Finanza (nella foto della Finanza) di Reggio Calabria 

         Confiscati 4 compendi aziendali, 11 fabbricati, 3 terreni e oltre 3 milioni di euro di disponibilità finanziarie   

Reggio Calabria,

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, unitamente a personale dello S.C.I.C.O., con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione – in Toscana, Lazio e Calabria – ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni – per un valore complessivamente stimato in oltre 3 milioni di euro – riconducibili a due imprenditori reggini, operanti prevalentemente nel settore dei giochi e delle scommesse.

La figura criminale degli imprenditori era emersa nell’ambito dell’operazione “Galassia”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, con il supporto dello S.C.I.C.O., nei confronti di un sofisticato ed altamente remunerativo sistema criminale, finalizzato all’illecita raccolta di scommesse on-line, avente la base decisionale ed operativa a Reggio Calabria e ramificazioni anche all’estero tramite società con sedi a Malta, in Romania, in Austria e in Spagna.

Tali società avrebbero agito mediante un sistema di guadagno a “cascata”, dal master, vertice della piramide e promotore dell’organizzazione, all’end user, il giocatore finale. L’associazione in parola avrebbe avuto collegamenti con la ‘ndrangheta, alla quale garantiva una parte dei proventi in cambio di protezione e diffusione dei brand on line e in esercizi commerciali locali. Infine, i punti affiliati trasferivano le somme incassate alla direzione amministrativa dell’associazione allocata all’estero, sottraendole all’imposizione fiscale italiana.

Quanto alle società con sede legale in Austria e Malta, esse, di fatto, avrebbero operato in Italia attraverso una stabile organizzazione, costituita da plurimi punti commerciali distribuiti sul territorio e dediti alla raccolta di puntate su giochi e scommesse, attraverso siti non autorizzati, tra i quali quelli gestiti dai proposti. Nello specifico, questi ultimi, avrebbero svolto – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – il ruolo di capi, promotori e gestori di un sito internet attraverso il quale esercitavano sul territorio nazionale la raccolta di puntate nell’ambito del descritto sistema illecito.

Alla luce delle richiamate evidenze, la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo Polizia Economica Finanziaria della Guardia di Finanza ed il Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti dei citati imprenditori, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività in rassegna, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, anche documentale, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dei proposti, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Nel mese di giugno 2021 la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto, di conseguenza, il sequestro del patrimonio riconducibile ai medesimi imprenditori e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, con il provvedimento in esecuzione ha decretato – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dell’intero compendio aziendale di 4 società operanti nei settori ludico ed immobiliare, 11 fabbricati, 3 terreni e disponibilità finanziarie, per un valore complessivamente stimato in oltre 3 milioni di euro.

L’attività di servizio in rassegna testimonia ancora una volta l’elevata attenzione della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia che continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e della sana imprenditoria, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità, trasparenza e sicurezza pubblica

‘Ndrangheta, in ginocchio la cosca Piromalli: 49 persone in stato di fermo

La 'Ndrangheta ''è la principale agenzia criminale del pianeta''

Archivi -SUD LIBERTA’

 Reggio Calabria
Questa mattina, in varie province del territorio nazionale, i Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di applicazione di misure cautelari personali, emesse dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, a carico di 49 soggetti, 34 in carcere e 15 agli arresti domiciliari.
Le indagini, attraverso le quali sono stati individuati gli assetti funzionali della cosca Piromalli – di cui è giudiziariamente accertata la primazia nel narcotraffico e l’incidenza territoriale nel controllo della ‘Piana’ – hanno consentito di attribuire agli indagati responsabilità in ordine ai reati di: associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, estorsioni, danneggiamento seguito da incendio, turbata libertà degli incanti, importazione internazionale di sostanze stupefacenti.

I provvedimenti restrittivi seguono una complessa attività investigativa, condotta dal Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro tra il 2020 e il 2021. L’operazione, indicata in maniera convenzionale con il nome di ‘Hybris’, partendo dall’osservazione del territorio, si è posta l’obiettivo di incidere sulla struttura organizzativa della cosca dominante nella Piana.

Oltre alle misure personali il provvedimento dell’Autorità giudiziaria ha riguardato anche il sequestro preventivo di una ditta (con il relativo compendio aziendale), attiva nel settore della trasformazione dei prodotti agricoli, e di due proprietà immobiliari utilizzate per agevolare le attività criminali della cosca e che rappresentano il profitto delle medesime attività delinquenziali, per un valore complessivo stimato in circa 1 milione di euro.

 

Caltagirone : -Furto autovetture e ricettazione . Provvedimento restrittivo per 6 persone.

 

Furti d'auto: 6 consigli per non farsi rubare la macchina in estate - Il  Sole 24 ORE

Archivi – SUD LIBERTA’

 

 Catania – Caltagirone 
Nelle prime ore del mattino, i militari della Compagnia di Caltagirone, supportati da personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, hanno dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Caltagirone nei confronti di 6 persone gravemente indiziate, a vario titolo, per reati di furto di autovetture e ricettazione delle stesse, e 3 anche di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Caltagirone e condotte dal Comando Stazione di Caltagirone nell’estate del 2020, hanno consentito di accertare, in un lasso di tempo di circa 40 giorni, la commissione di 18 furti di autovetture e 4 tentativi di furto, nei comuni di Caltagirone, Grammichele, Misterbianco e Catania, nonché la ricettazione di un veicolo con la complicità di un palagonese e di un altro catanese.
Gli obiettivi delle malefatte erano veicoli del gruppo FCA, specificatamente Fiat 500, Fiat Panda e Punto, Lancia Y, Alfa Romeo Giulietta e Jeep Renegade.
L’attività ha avuto inizio a seguito di due furti di autovetture avvenuti nel maggio 2020 nei comuni di Caltagirone e Grammichele, le cui denunce hanno permesso ai Carabinieri di visionare le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti in quelle zone, ed individuare due degli odierni arrestati, ripresi nel momento della commissione del furto.
Le indagini svolte dai Carabinieri, attraverso pedinamenti e servizi di osservazione, nonché con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, ambientali e g.p.s., hanno consentito di acquisire importanti elementi indiziari a carico del gruppo criminale, la cui scaltrezza e “professionalità” si sono evinte da un modus operandi ben rodato e dettagliato in ogni aspetto: i sodali preventivamente ricevevano commesse sulle tipologie di vetture da rubare; già individuavano il luogo ove occultare i veicoli in attesa di cederli ai ricettatori; si avvalevano, per la commissione dei furti, di automobili a noleggio, al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine nel caso venissero avvistati nella flagranza di un furto; erano dotati di sofisticati strumenti atti allo scasso e all’accensione delle autovetture, del tipo grimaldelli, spadini, centraline, ed altri, discutendo tra di loro sul dove reperire tali materiali nonché sulle metodologie di scassinamento dei veicoli.
Uno degli indagati, invece, è risultato essere un sicuro referente per la “cannibalizzazione” dei veicoli rubati, all’interno di un’artigianale “officina” dallo stesso realizzata nel proprio domicilio, smontando pezzi delle auto per poi commercializzarli. Anche la modalità con cui consegnare le vetture rubate a questo sodale era ben studiata, ed avveniva con il metodo della “staffetta”: nel tratto di strada che conduce a Palagonia, due individui precedevano l’auto rubata a bordo di un altro veicolo, al fine di avvistare la presenza di eventuali posti di controllo delle forze armate, mentre l’auto provento di furto veniva guidata da un altro soggetto, dietro corrispettivo in denaro. In un’occasione, gli indagati, sottoposti ad intercettazione, commentavano il corrispettivo troppo basso, ammontante ad Euro 50,00, per trasportare l’auto rubata, a fronte del rischio di essere fermati ed arrestati.
Le intercettazioni hanno permesso di comprendere la stabilità e la forza di questa organizzazione, nonchè il ruolo di primo piano che ha assunto nel “mercato” catanese dei furti d’auto. Alla luce della fiorente e redditizia attività illecita, dagli stessi membri del sodalizio definita come “lavoro”, spesso discutevano dei proventi, mostrando pervicacia nel loro operare e, prima di uscire per compiere furti, si prefiggevano il numero di autovetture da asportare.
Inoltre, grazie alle intercettazioni si è evinto che le conversazioni tenute dal gruppo criminale vertessero unicamente su attività illecite, sia messe in atto che da progettare. È il caso del c.d. “cavallo di ritorno”, in quanto gli odierni indagati più volte hanno discusso della possibilità di compiere estorsioni in danno alle vittime che, dietro dazione di denaro, avrebbero potuto riottenere le auto sottratte.
Dei sei destinatari della misura cautelare, come disposto dall’Autorità Giudiziaria, quattro sono stati associati presso istituti penitenziari della provincia etnea, mentre due sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione quotidiana alla p.g………

 

 

A SIRACUSA PROVVEDIMENTO DISCIPLINARE DI “SOSPENSIONE” A 49 MEDICI NON VACCINATI

 

 

Il Presidente  dell’Ordine dei Medici di Siracusa Anselmo Madeddu

 

L’Ordine dei medici di Siracusa comunica di aver adottato provvedimenti disciplinari, nel caso sospeso 49 medici non vaccinati, dopo aver ricevuto gli elenchi dall’Asp e aver fatto i dovuti accertamenti. “Il medico che può e non si vaccina è un pessimo esempio per la società. Le regole si rispettano, così come le indicazioni della comunità scientifica accreditata”, afferma  il presidente dell’Ordine siciliano, Anselmo Madeddu. 

La sospensione  durerà fino al 31 dicembre per chi non si sottoporrà a immunizzazione nel frattempo. «Le regole si rispettano, così come le indicazioni della comunità scientifica accreditata, altrimenti è meglio cambiare mestiere. Vaccinarsi non è solo un atto di attenzione per la propria salute, ma anche un dovere civico e una necessaria tutela che ogni medico deve garantire ai propri pazienti e assistiti», continua il presidente dall’Ordine di Siracusa. L’iniziativa ha preso origine dal decreto legge che ha affidato alle Asp il compito di accertare le inosservanze e di comunicarle all’Ordine. Nel caso della provincia di Siracusa l’Asp ha trasmesso all’Ordine un elenco iniziale di 153 medici non vaccinati. Dopo gli accertamenti è stato possibile escludere dall’elenco tutti cloro che si erano ne frattempo vaccinati o avevano ottenuto le esenzioni previste dalla legge. 
Molti medici siracusani che lavorano fuori Sicilia, inoltre, avevano già fatto il vaccino nelle regioni dove operano, e pertanto sono stati esclusi. Alla fine, dunque, sono rimasti solo 49 i medici aretusei non ancora vaccinati e non esentati, per i quali il Consiglio dell’Ordine ha deliberato l’immediata sospensione, con annotazione nell’Albo.

Il provvedimento disciplinare  durerà fino al 31 dicembre, eccetto che per coloro i quali nel frattempo si dovessero vaccinare, e comporta il divieto di lavorare a qualsiasi titolo, sia come medico dipendente che come libero professionista. 

MERCOLEDI’ 30 ENTRA IN VIGOREIN SICILIA LA NUOVA ORDINANZA ANTICOVID-19 DEL PRESIDENTE MUSUMECI

 

 Ordinanza del Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci per combattere la pandemia del Covid-19  Entrerà in vigore mercoledì e avrà efficacia fino al 30 ottobre.

Spesso ritornano: ecco la Regione dei riciclati | Rep

Mascherina all’aperto – Tra le novità, “l’obbligo per ogni cittadino, al di sopra dei 6 anni, di tenere sempre la mascherina nella propria disponibilità, quando si è fuori casa. Nei luoghi aperti al pubblico la mascherina deve essere indossata se si è nel contesto di presenze di più soggetti. Si è dispensati solo quando ci si trova tra congiunti o conviventi.Le autorità competenti al mantenimento dell’ordine pubblico provvedono a garantire il rispetto delle superiori prescrizioni, anche mediante azioni di controllo,con la erogazione delle sanzioni previste dalla legge. Sono esclusi dall’obbligo di utilizzo della mascherina in modo continuativo coloro che svolgono attività motoria intensa, a condizione che il distanziamento interpersonale possa essere mantenuto, salvo l’obbligo di utilizzo alla fine dell’attività medesima”.

Tamponi per chi viene dall’estero – Inoltre, “chiunque entri nel territorio della Regione provenendo da Stati UE e/o extra UE ha l’obbligo di registrarsi sul sito www.siciliacoronavirus.it ovvero di comunicare la propria presenza al servizio sanitario della Regione. I cittadini residenti in Sicilia adempieranno a tale obbligo sia mediante la registrazione sul sito, sia dandone pronta comunicazione al proprio medico di medicina generale o pediatra. Alle norme dovranno uniformarsi anche coloro che hanno fatto rientro in Sicilia nei sette giorni antecedenti la pubblicazione dell’ordinanza. Le Aziende sanitarie provinciali competenti territorialmente provvedono alla sottoscrizione di un Protocollo con le Società di gestione degli aeroporti, le Autorità portuali, i gestori del trasporto, di concerto con l’assessorato regionale delle Infrastrutture e della mobilità, per sottoporre al cosiddetto tampone rapido o ad altri mezzi di indagine diagnostica i soggetti provenienti dai Paesi esteri”.

Controlli sul personale sanitario e sui pazienti fragili – Le Aziende del sistema sanitario regionale provvedono a svolgere controlli periodici sul personale, mediante tampone rapido, ovvero con altro mezzo di indagine diagnostica. Il dipartimento delle Attività sanitarie e l’Osservatorio epidemiologico dell’assessorato regionale della Salute monitorano il rispetto dell’ordinanza, anche mediante la distribuzione dei test necessari, se non reperiti dalle singole Aziende. Al medesimo controllo periodico sono sottoposti gli ospiti delle strutture socio-sanitarie e i soggetti fragili.

Divieti di assembramento – È fatto divieto di assembramento mediante il prolungato stazionamento nei luoghi pubblici o aperti al pubblico (strade, piazze e parchi). Sono escluse le sole occasioni di iniziative pubbliche previste dalla legge e/o comunicate all’Autorità di pubblica sicurezza, per le quali l’organizzatore è comunque responsabile dell’assoluto rispetto delle norme comportamentali per la prevenzione dal rischio di contagio. Nel caso di cluster territorializzati, i Dipartimenti di Prevenzione propongono con immediatezza al Presidente della Regione Siciliana, previa intesa con le Amministrazioni comunali competenti, l’adozione di Protocolli contenitivi,limitatamente ad aree infracomunali, comunali o sovracomunali.

 

Codice Rosso, è legge, le indagini saranno più veloci, punito il “Reverge porn”, la condivisione on line

Oggi il Codice Rosso, fortemente voluto dal governo Conte – come lo stesso afferma-  , è legge dello Stato” .

Uno strumento pensato per aiutare le tante donne che quotidianamente sono minacciate, perseguitate, stalkerizzate, sottoposte a violenze fisiche o psicologiche da ex compagni o mariti, talvolta semplicemente da conoscenti”. “I dati parlano di una vittima ogni 72 ore e ci restituiscono l’immagine di un Paese nel quale, evidentemente, il problema della violenza contro le donne è prima di tutto culturale. Ed è lì che bisogna intervenire, a fondo e con convinzione, per cambiare davvero le cose. Grazie anche al supporto fondamentale delle associazioni che da anni si impegnano per combattere contro la violenza di genere, abbiamo studiato e messo a punto ogni strumento che consentirà di offrire a chi chiede aiuto una rete efficace di protezione che si attiverà da subito”, aggiunge Conte. “Il Codice Rosso,aggiunge Conte,  a cui hanno lavorato i ministri Giulia Bongiorno e Alfonso Bonafede, che ringrazio, è un modo per non far sentire queste donne sole e indifese. Non è la soluzione definitiva, e ne siamo consapevoli. Ma è un primo importante passo, che mi rende orgoglioso, nella direzione della rivoluzione culturale di cui il nostro Paese ha fortemente bisogno“.

Risultati immagini per immagini di violenza sulle donne

Procedimenti penali più veloci per prevenire e combattere la violenza di genere. Il Codice Rosso, definitivamente approvato dal Senato, non punta solo su un generalizzato inasprimento delle pene per combattere il dilagare di violenze, maltrattamenti e femminicidi, ma agisce sul ‘fattore tempo’ come elemento determinante per scongiurare l’esito irreparabile che, ormai con cadenza quotidiana, viene riportato dalle cronache. La maggioranza sbandiera il risultato raggiunto a palazzo Madama, mentre l’opposizione ne contesta gli effetti positivi annunciati, perché è una legge a costo zero e non stanzia risorse.

Il testo si compone di 21 articoli che, come fa notare una relazione del Servizio Studi del Senato, “individuano un catalogo di reati attraverso i quali si esercita la violenza domestica e di genere e, in relazione a queste fattispecie, interviene sul codice di procedura penale al fine di velocizzare l’instaurazione del procedimento penale e, conseguentemente, accelerare l’eventuale adozione di provvedimenti di protezione delle vittime”. Il provvedimento incide sul codice penale per inasprire le pene per alcuni dei citati delitti, per rimodulare alcune aggravanti e per introdurre nuove fattispecie di reato.

VELOCIZZAZIONE DELLE INDAGINI E DEI PROCEDIMENTI GIUDIZIARI – Gli articoli da 1 a 3 del ddl intervengono sul codice penale prevedendo, a fronte di notizie di reato sui delitti di violenza domestica e di genere che la polizia giudiziaria, acquisita la notizia di reato, riferisca immediatamente al pubblico ministero, anche in forma orale. Alla comunicazione orale seguirà senza ritardo quella scritta. Il pubblico ministero, entro 3 giorni dall’iscrizione della notizia di reato, assume informazioni dalla persona offesa o da chi ha denunciato i fatti di reato e nel caso scattano le indagini di polizia giudiziaria.

DIVIETO DI AVVICINAMENTO RAFFORZATO – Le norme in vigore che disciplinano il reato di violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, vengono rafforzate e punite con la reclusione da sei mesi a tre anni per chiunque violi gli obblighi o i divieti previsti dall’autorità giudiziaria.

PUNITO IL MATRIMONIO FORZATO Una delle innovazioni introdotte dal Codice Rosso è l’articolo che punisce, con la reclusione da uno a 5 anni, il delitto di costrizione o induzione al matrimonio che colpisce chi “con violenza o minaccia costringe una persona a contrarre vincolo di natura personale o un’unione civile”, approfittando delle condizioni di vulnerabilità o di inferiorità psichica o di necessità di una persona. La disposizione, vista la dimensione ultranazionale del fenomeno da colpire, stabilisce che il reato sia punito anche quando il fatto è commesso all’estero da cittadino italiano o da straniero residente in Italia.

PENE AGGRAVATE IN CASO DI MATRIMONIO FORZATO DI MINORI – Il nuovo articolo contiene le circostanze aggravanti del reato di matrimonio forzato: la pena è aumentata se i fatti sono commessi ai danni di un minore di 18 anni é aumentata da 2 a 7 anni se viene colpito un minore sotto i 14. Si vogliono così contrastare, in attesa di una legge organica, il fenomeno delle spose-bambine e dei matrimoni precoci e forzati.

PIU’ RISORSE PER ORFANI DEL FEMMINICIDIO – Sul fronte delle risorse, la legge recepisce il finanziamento di 7 mln a partire dal 2020, già previsto nella Legge di Bilancio.

MALTRATTAMENTI E ATTI PERSECUTORI – L’articolo 9 interviene sui delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi e di atti persecutori, elevando la pena minima a 3 anni, fino a una massima di sette; se dal fatto deriva una lesione personale grave, si applica la reclusione da 4 a 9 anni; con una lesione gravissima, la reclusione da 7 a 15 anni. I caso di morte la morte, la reclusione raddoppia da 12 a 24 anni. La fattispecie viene ulteriormente aggravata quando il delitto di maltrattamenti è commesso in presenza o in danno di minore, di donna in stato di gravidanza o di persona con disabilità.

REVENGE PORN, PUNITO ANCHE CHI CONDIVIDE IMMAGINI La lotta al revenge porn è un altro aspetto innovativo della legge, che punisce chi realizza e diffonde immagini o video privati, sessualmente espliciti, senza il consenso delle persone rappresentate per danneggiarle a scopo di vendetta o di rivalsa personale. Punito anche chi ‘condivide’ le immagini on line. Il reato viene punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000 e prevede una serie di aggravanti nel caso, a esempio, se il reato di pubblicazione illecita è commesso dal coniuge, anche separato o divorziato o da una persona che è o è stata legata da relazione affettiva alla persona offesa.

ERGASTOLO PER OMICIDIO AGGRAVATO – L’articolo 11 modifica il codice penale intervenendo sull’omicidio aggravato dalle relazioni personali, di cui all’art. 577 c.p., per estendere il campo d’applicazione delle aggravanti consentendo l’applicazione dell’ergastolo anche in caso di relazione affettiva senza stabile convivenza o di stabile convivenza non connotata da relazione affettiva.

DA 8 A 14 ANNI DI CARCERE – A chi causa lesioni permanenti personali gravissime, come la deformazione o lo sfregio permanente del viso. La cronaca riporta ormai decine di casi di donne rimaste irreparabilmente offese per essere state colpite al volto dall’acido corrosivo lanciato da uomini che non si erano rassegnati all’interruzione del matrimonio o di una relazione sentimentale.

VIOLENZA SESSUALE, FINO A 24 ANNI DI RECLUSIONE – L’articolo 13 inasprisce le pene per i delitti di violenza sessuale che, in caso di violenza su un minore di dieci anni, parte de un minimo di 12 fino a un massimo di 24 anni di reclusione.

 – E’ prevista la possibilità per i condannati per delitti sessuali in danno di minori, di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno, suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari.

 – La legge stabilisce l’attivazione di specifici corsi di formazione per il personale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria “in relazione alla prevenzione e al perseguimento dei reati di violenza domestica e di genere”.

 

 

Giù il cappello di fronte alla coerenza di Gregorio De Falco: il M5S ha ucciso il dissenso, e la libertà di opinione. Provo dolore , non me lo aspettavo…

 

 

Immagine correlata

di   R.Lanza

 

Non me l’aspettavo, si tratta di un provvedimento abnorme e incostituzionale”. Lo afferma pubblicamente   il senatore dei Cinque Stelle Gregorio De Falco, commentando la sua espulsione decisa dal collegio dei probiviri del M5S. “Speravo – spiega – che restasse vivo uno spazio democratico nel Movimento, che per suo statuto deve essere ispirato al metodo democratico”.

Si tratta di un provvedimento abnorme e incostituzionale – spiega  l’ufficiale della capitaneria di porto – perché incide sulla libertà di opinione e voto del parlamentare, tutelata da quella Costituzione che proprio il M5S ha difeso nel 2016 dal tentativo di manomissione del Pd di Renzi”.

“Con questa decisione – conclude – si dimostra che nel M5S mentre si discute di saltare la regola del doppio mandato dall’altra parte ci si irrigidisce pensando che un parlamentare debba votare a favore della manovra senza nemmeno leggerla“.

Molti lo ricorderanno ancora per la famosa telefonata in cui intimava a Schettino “Salga a bordo, ca**o”, durante il disastro della Costa Concordia. Si disse allora: C’è qualcuno valido in Italia che riesce a far funzionare le cose ed ad avere autorità.Quattro anni dopo, Gregorio De Falco, 53 anni, ufficiale in congedo della Marina militare, èra un senatore del Movimento Cinque Stelle. Oggi non più. Si ritrova in mezzo ad una tempesta politica.

Ricorderemo che con  altri quattro parlamentari Cinquestelle, Paola Nugnes, Matteo Mantero, Elena Fattori e Virginia La Mura, si era astenuto dal voto di fiducia al decreto Sicurezza e fu etichettato come dissidente     Una scelta non gradita al M5S che segnalò il caso al collegio di vigilanza, dei probiviri.    Chi sta nel partito deve obbedire senza   pensare e commentare era il coro unanime interno.     Sì ma non per un uomo come De Falco c he ha sempre conservato i valori della libertà dell’uomo , del rispetto anche dell’avversario e delle opinioni.   Insomma un uomo d’altri tempi dinanzi al quale bisogna solo inchinarsi.

Sul decreto Sicurezza rilevò che vi erano profili di incostituzionalità e lasciava migliaia di migranti in un limbo ed in una situazione di incertezza e di irregolarità. Queste persone, secondo De Falco, erano esposte a maggiori rischi di devianza, criminalità e lavoro nero..  Ora l’espulsione, un marchio di vergogna del M5 S che ha sempre sbandierato la sua libertà a favore del popolo.  Dov’è la libertà di opinione? Occorre obbedire alla garibaldina per essere del M5 S?      Questa è dittatura, non democrazia   Proibire il dissenso, Signori del M5S, significa uccidere la libertà di un uomo.     Tanto più se quest’uomo si chiama: Gregorio De Falco.!   Giù il cappello –Di Maio e compagnia di ronda-  di fronte all’ex Comandante della Marina italiana

 

 

 

 

 

MAFIA DEI BENI CULTURALI IN SICILIA: SI SVUOTANO DI POTERE LE SOPRINTENDENZE

Risultati immagini per Foto di uffici delle soprintendenze siciliane

 

di    Raffaele   Lanza

Abbiamo sempre sostenuto che le Soprintendenze sono luoghi di potere al servizio dei dirigenti e del personale ad essi servile.  Dovrebbero esserlo della comunità visto che rilasciano pure i nulla osta  ambientali.  La convinzione si è rafforzata dopo il provvedimento legislativo( art.22 ) della Giunta regionale siciliana e anche la Stampa nazionale ha tastato il polso-si sa- al problema che investe la Mafia dirigenziale dei Beni culturali con tutti i finanziamenti, triplici incarichi, studi privati  mostre personali autocelebrative , lettere di incarico ai Soprintendenti con la falsa menzione di essere il dirigente più idoneo, di aver “controllato”il direttore generale  i curriculum, difesa estrema della casta e personale di servizio asservito e , di più consulenze svolte nelle tenebre.         C’è un pò di tutto.

Insomma cambia il potere dei Pupi: tocca adesso  alla giunta di governo la parola decisiva a in ordine alla possibilità di realizzare opere anche con il parere contrario della soprintendenza (che potrebbe essere utile ad un politico amico del Soprintendente) Si possono superare così indicazioni dubbie dei Soprintendenti perchè solo gli imbecilli  o chi non conosce la storia e l’anima interna delle Soprintendenze può affermare che la nuova norma facilita gli abusi e le speculazioni.    Semmai è proprio vero il contrario, artefatto e tenebroso, cioè quasi sconosciuto.   L’operato delle Soprintendenze è stato sempre avvolto dalla nebbia. A tal punto che le Soprintendenze sono gli unici posti pubblici della Regione dove i dirigenti timbrano una sola volta al giorno e i Soprintendenti hanno inventato per sè l’esonero totale tra l’indifferenza e la complicità dei sindacati sostenitori dell’illecito.

Le Soprintendenze ricordano le vecchie Commissioni di controllo. Inizialmente andavano bene, poi l’infiltrazione della politica e la creazione dei referenti consiglieri, comune per comune, le avevavo rese luoghi di autentico potere mafioso e di ricatto dove il rapporto con i comuni non era mai alla pari. Una indecenza.  Qui non siamo alla soppressione delle Soprintendenze ma alla trasfusione del potere di controllo ad altro organo con potere correttivo. E vista la situazione in cui versano i Beni culturali della Regione Sicilia, dove Soprintendenti e dirigenti  hanno il potere di concedere pareri positivi ai potenti, e dove i dirigenti hanno la coda di paglia , tenendosi affianco la scrivania (in violazione delle norme anticorruzione), la fidanzata funzionario,è sorprendente  adesso  il pianto e lo stupore di alcuni Soprintendenti che si vedono sfuggire con questa peculiare norma a firma di Armao, il comando di mano e perdere l’esclusiva.

Risultati immagini per immagine della presidenza della regione sicilia

E’ di ieri un articolo de La Repubblica sugli enti culturali che appresso, in parte,   riportiamo:  “Se la Regione non ha fiducia nei propri uffici periferici, allora che ci sopprima». Alza le spalle Calogero Rizzuto, soprintendente di Ragusa, di fronte allo “smacco Soprintendenze”, il caso esploso a seguito del ddl approvato dal governo lo scorso 19 settembre che non si è limitato a recepire la legge Madia, ma ha varato una legge “in linea”, dando possibilità alla giunta di dare pareri positivi, anche se un ente in ambito di conferenza dei servizi dà parere negativo, di fatto bypassando tutti gli enti, soprintendenze in primis. «Bisogna approfondire e capire qual è il perimetro d’azione — continua Rizzuto — ma se non si ha fiducia in noi, lo ribadisco, ci chiudano: ce ne andremo alla Motorizzazione, al Genio civile, ma se dobbiamo fare il nostro lavoro ci si deve lasciare liberi di farlo, senza pressioni. Con tutto il rispetto per la politica, non sono esperti del settore: noi sì».
«Sono molto rammaricato», commenta invece Orazio Micali, soprintendente di Messina, area caldissima quella messinese soprattutto per il progetto della A2A, azienda bresciana, di realizzare un termovalorizzatore nella valle del Mela, in attesa del parere finale del Consiglio dei ministri. E Micali obietta: «Non sono un costituzionalista, e mi potrei sbagliare, ma mi pare evidente sia in contraddizione con la costituzione il cui l’articolo 9 recita che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione….».

Risultati immagini per foto dell'assessore Tusa

.Sull’argomento l’ assessore regionale dei Beni Culturali Sebastiano Tusa  afferma un pò ambiguamente: “Il rischio di un allentamento dei vincoli c’è, ma bisogna anche dire che le conferenze di servizi esistono per deliberare o non per bloccare le opere come capita spesso. Questa norma velocizza le procedure”. 

Emblematico e sconcertante è stato – ricorderemo- SUD LIBERTA’ ne ha dato ampia notizia e critica – l’avvicendamento dei soprintendenti a Siracusa e a Catania.Leggiamo una nota : “Mariarita Sgarlata, docente, consigliere del ministro dei Beni e delle Attività Culturali Bonisoli, ex assessore regionale dei Beni Culturali è chiarissima: “Presidente Musumeci, bisogna lasciare l’autonomia dei pareri agli istituti periferici del Dipartimento, così come prevista dalla legge e mettere i dirigenti migliori a capo delle Soprintendenze e Poli Museali, quelli con i curricula migliori e senza macchia, insomma quelli che la politica non vuole nei ruoli apicali. Solo così arriveranno pareri giusti e in conformità con la legge….”.