Scoperto dalla Finanza rivenditore online di prodotti di telefonia, aveva omesso di dichiarare oltre 11 milioni di euro

Ma la Finanza ha ricostruito l’intero volume d’affari della ditta che aveva occultato le scritture contabili

 

Evasione fiscale: diventa più facile commettere reato

 

Palermo,

 Finanzieri del Comando Provinciale di Palermo, hanno ricostruito l’effettivo volume d’affari di una ditta individuale attiva nel commercio online di prodotti di telefonia che, tra il 2017 e il 2018, aveva totalizzato ricavi, mai dichiarati, per complessivi € 11.712.026. Il titolare dell’impresa, con l’intento di sfuggire al fisco, aveva cessato l’attività già nei primi mesi del 2019.

Il controllo, eseguito dai militari del II Nucleo Operativo Metropolitano del Gruppo di Palermo, ha permesso quindi di ricondurre a tassazione l’intero ammontare degli introiti dell’attività commerciale grazie alla ricostruzione dei flussi di acquisto e vendita degli smartphone, core business dell’azienda ispezionata. Inoltre, per far luce sul volume di affari realizzato, le fiamme gialle si sono affidate allo strumento delle indagini finanziarie attraverso cui, con una capillare ricostruzione delle movimentazioni bancarie, è stato possibile quantificare le imposte evase. A conclusione delle attività la titolare è stata deferita all’Autorità Giudiziaria per il reato previsto dall’art. 10 del D.Lgs. 74/2000, per aver occultato le scritture contabili con il precipuo fine di impedire la ricostruzione dei profitti, e per quello previsto all’art. 4 in relazione all’ammontare di imposte evase superiore alla soglia penalmente rilevante rispetto a quanto infedelmente dichiarato.

L’attività posta in essere conferma l’impegno profuso dal Corpo a contrasto delle forme più perniciose e seriali di evasione fiscale. L’intervento infatti è espressione dell’obiettivo di concreta riduzione dell’evasione fiscale e del recupero del tax gap a tutela dell’economia sana e della corretta concorrenza dei mercati. Si evidenzia che il provvedimento in parola è stato disposto sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagine preliminare. Pertanto, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.

 

CLAN SIBILLO: VENTIDUE ARRESTI, FINE STORIA PER VERTICI STORICI

 

Ventidue misure cautelari per vari reati  eseguite questa mattina dai carabinieri su ordine del Gip del Tribunale di Napoli.per vari reati tra cui estorsioni a pizzerie e altri negozi del centro, traffico di stupefacenti e detenzione e porto abusivo di armi da sparo,

Sotto i riflettori degli inquirenti le attività del clan Sibillo, articolazione satellite del sodalizio camorristico facente capo ad Edoardo Contini ed agli altri gruppi federati nella ‘Alleanza di Secondigliano’, particolarmente attivo nelle zone di San Gaetano e dei  Decumani nonchè  dei Tribunali, nonostante gli arresti nel tempo dei suoi capi storici”.

I vertici del clan, «nella persona di Pasquale Sibillo, detenuto in carcere, hanno gestito il sodalizio inviando le direttive ai sodali in libertà utilizzando, per recapitare messaggi scritti, i congiunti che si recavano ai colloqui».

«La stessa organizzazione dedita al traffico di rilevanti quantitativi di sostanze stupefacenti di vari tipi e che ha operato giornalmente per buona parte del primo semestre del 2017, riconducibile ai membri della famiglia di Giuseppe Napolitano ed ad alcuni fornitori abituali esterni all’ambito familiare – osservano i carabinieri – ha operato per agevolare le attività del clan Sibillo, i cui membri in libertà, più volte, hanno tenuto i loro summit camorristici proprio presso l’abitazione dei Napolitano, sede della piazza di spaccio».

 

L’attività d’indagine si è avvalsa di sofisticati strumenti di captazione ambientale e telefonica nonché della collaborazione delle vittime di numerosi episodi estorsivi commessi ai loro danni dagli uomini del clan Sibillo, in fase completa di disarticolazione.