Sequestro beni a tre imprenditori reggini per il commercio illecito di prodotti petroliferi (sequestrate 20 imprese,50 terreni,10 immobili,86 automezzi e ingente denaro contante))

 

 

I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, con il supporto operativo dello S.C.I.C.O., sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione – in Piemonte, Lazio, Calabria e Monaco di Baviera (Germania) – ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale che dispone l’applicazione della misura patrimoniale del sequestro di beni – per un valore complessivamente stimato in 10 milioni di euro – riconducibili a tre imprenditori reggini operanti prevalentemente nel settore del commercio dei prodotti petroliferi.

La figura criminale degli imprenditori era emersa nell’ambito dell’operazione “Andrea Doria”, condotta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, unitamente allo S.C.I.C.O. a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nell’economia legale e conclusasi nell’aprile del 2021 con l’esecuzione di provvedimenti cautelari personali nei confronti di 23 soggetti, tra cui i citati imprenditori, e reali per oltre 620 milioni di euro.

L’operazione – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – avrebbe disvelato un articolato sistema di frode fiscale, realizzata nel settore del commercio di prodotti petroliferi, imperniata su fittizie triangolazioni societarie, finalizzate ad evadere l’IVA e le accise, nonché sull’impiego di false dichiarazioni di intento, istituto che consente di acquistare in regime di non imponibilità.

In particolare, l’associazione avrebbe gestito l’intera filiera della distribuzione del prodotto petrolifero dal deposito fiscale fino ai distributori stradali finali, interponendo tra queste due estremità della catena una serie di operatori economici – imprese “cartiera” di commercio di carburante, depositi commerciali e brokers locali – con lo scopo di evadere le imposte in modo fraudolento e sistematico, attraverso l’emissione e l’utilizzo delle citate dichiarazioni di intento. Le società “cartiere” avrebbero asserito fraudolentemente di possedere tutti i requisiti richiesti al fine di poter beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa di settore, acquistando il prodotto petrolifero senza l’applicazione dell’I.V.A.. Tale prodotto, a seguito di meri passaggi “cartolari” tra le società coinvolte, sarebbe stato ceduto a prezzi concorrenziali ad individuati clienti, in danno, peraltro, degli onesti imprenditori del settore. Da ultimo, il sistema di ripulitura degli incassi sarebbe avvenuto anche per il tramite di famiglie di ‘ndrangheta portatrici di interessi nel settore della distribuzione dei prodotti petroliferi.

Alla luce delle richiamate evidenze, la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo Polizia Economica Finanziaria di Reggio Calabria a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti dei citati imprenditori, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività in rassegna, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente e indirettamente nella disponibilità dei prefati soggetti, il cui valore è risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale manifestata.

Di conseguenza, nel mese di marzo 2023, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto il sequestro di tutto il patrimonio riconducibile ai citati imprenditori, costituito, nello specifico, dall’intero compendio aziendale di 20 imprese – 3 delle quali con sede in Germania – comprensivi, di 50 terreni, 10 fabbricati e 86 tra automezzi ed autoveicoli anche di lusso – oltre 1 milione di euro in denaro contante, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivamente stimato in oltre 80 milioni di euro.

Quindi, con il provvedimento eseguito in data odierna, grazie agli ulteriori e mirati approfondimenti investigativi posti in essere, la citata Autorità giudiziaria ha sottoposto a sequestro – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa valutazione nel merito – ulteriori beni riconducibili ai richiamati imprenditori ed in particolare: l’intero patrimonio di una società operante nel commercio di prodotti petroliferi, 7 fabbricati ubicati tra le province di Frosinone, Roma e Novara, adibiti a deposito commerciale di carburanti, capannoni industriali e uffici, nonché posizioni finanziarie accese in Germania – per un valore complessivamente stimato in circa 10 milioni di euro.

I beni sottoposti a sequestro in data odierna, pertanto, si aggiungono al patrimonio sottoposto a vincolo nel precedente mese di maggio 2023, per un valore totale di circa 90 milioni di euro.

L’attività di servizio in rassegna testimonia, ancora una volta, l’elevata attenzione della Guardia di Finanza che – nel solco delle puntuali indicazioni dell’Autorità Giudiziaria reggina – continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e favorire la libera concorrenza, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità e tutelare la sana imprenditoria assicurando la trasparenza e la sicurezza pubblica.

Reggio Calabria: fermati i due autori di una truffa ad anziana Erano riusciti a farsi consegnare oro e gioielli

 

 

Reggio Calabria: fermati i due autori di una truffa ad anziana

Reggio Calabria,

I poliziotti della Squadra mobile di Reggio Calabria, in collaborazione con i colleghi del commissariato di Villa San Giovanni (Reggio Calabria), hanno arrestato un uomo e denunciato un minore per truffa aggravata ai danni di un’anziana signora.

Il modus operandi usato dai due truffatori è abbastanza comune. La signora è stata contattata falsi appartenenti alle Forze dell’ordine che le  hanno comunicato che un familiare aveva provocato un grave incidente e che sarebbe finito in galera se non fosse stata pagata  una grossa somma di denaro.

Quando l’anziana è stata raggiunta dalla telefonata in casa con lei c’era anche un figlio, raggirato anche lui perché invitato dai delinquenti a raggiungere il più vicino pronto soccorso dove avrebbe potuto incontrare il familiare nei guai.

Una volta allontanato di casa il figlio, i due criminali si sono recati dalla vittima riuscendo nell’intento di farsi consegnare oggetti in oro per un valore di 5mila euro.Fortunatamente l’uomo si è reso conto che si trattava di un raggiro ed ha segnalato alla Polizia l’accaduto.

Grazie alla tempestività della segnalazione l’auto su cui viaggiavano i due truffatori è stata intercettata e fermata da una volante del commissariato di Villa San Giovanni. I due sono stati trovati con la refurtiva in tasca che è poi stata riconsegnata dagli agenti alla signora.

Reggio Calabria: Operazione “Case Popolari” 2 arresti e 7 indagati fra cui un dipendente comunale ed un vigile urbano “che predisponevano documenti falsi..”

 

 

Il monitoraggio del piano anticorruzione

Archivi-Sud Libertà  (corruzione)

 

 

 
Reggio Calabria,

Questa mattina, alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, nell’ambito dell’operazione denominata “CASE POPOLARI”, hanno dato esecuzione ad ordinanza cautelare personale, emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 9 persone, di cui, due destinatarie della misura della custodia cautelare in carcere e sette della misura degli arresti domiciliari, in quanto ritenute responsabili di aver preso parte, con vari ruoli, ad una associazione per delinquere finalizzata all’illecita gestione di immobili di edilizia popolare ed alla commissione di condotte estorsive. Inoltre, il Gip, in accoglimento della richiesta cautelare, ha disposto il sequestro preventivo di 11 appartamenti di edilizia popolare illecitamente assegnati e occupati anche da alcuni degli odierni indagati.

Il provvedimento costituisce l’esito di una complessa attività investigativa condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dalla Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni, che ha visto i suoi albori nell’anno 2016, per poi proseguire fino ad epoca recente, anche con il contributo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, e che ha riguardato complessivamente, a vario titolo, 37 indagati.

L’attività investigativa ha fatto luce su una situazione di malaffare che aveva come settore preferenziale quello della gestione degli alloggi di edilizia popolare di proprietà del Comune di Reggio Calabria e dell’A.T.E.R.P. (Azienda territoriale edilizia residenziale pubblica), consentendo di acclarare come il sodalizio criminale fosse capeggiato da due pregiudicati reggini, uno dei quali già riconosciuto quale appartenente alla ‘ndrangheta, all’esito di pronunce giurisdizionali definitive.

Le indagini, condotte sia con le classiche tecniche investigative che con le più moderne attività d’intercettazione, hanno offerto uno spaccato di rara chiarezza in ordine alla particolare operatività degli odierni indagati nella gestione ed assegnazione illecita di immobili di edilizia popolare, soprattutto nel quartiere “Santa Caterina” di Reggio Calabria.

L’associazione poteva, anche, contare sull’apporto fornito da alcune figure interne alla Pubblica Amministrazione, tra le quali, spiccava quella di ex una dirigente dell’A.T.E.R.P., all’epoca in servizio presso la sede di Reggio Calabria, a disposizione della consorteria, che si dimostrava in grado di “pilotare” la concessione degli immobili, ideando e suggerendo le modalità migliori per realizzare le finalità illecite dell’associazione.

Tale mercificazione della funzione pubblica garantiva un forte appeal al sodalizio, potendo contare sulla cd. “regolarizzazione” della posizione dell’acquirente, che, dapprima, occupava abusivamente l’immobile e, in un secondo momento, grazie ai rapporti con i pubblici dipendenti, ne diveniva legittimo assegnatario. Attraverso questo sistema i “clienti” potevano così acquistare un’abitazione non commerciabile ad un prezzo certamente più competitivo rispetto a quello di mercato, nondimeno privandone della disponibilità cittadini e famiglie bisognosi.

A disposizione dell’associazione criminale vi era, inoltre, un dipendente del Comune di Reggio Calabria, il quale individuava gli immobili popolari, li segnalava ad uno dei promotori del sodalizio e ne cedeva le chiavi, dietro versamento di denaro, nonché si adoperava nella procedura amministrativa di regolarizzazione, predisponendo anche la falsa documentazione attestante la residenza dei futuri acquirenti ed interloquendo con altri soggetti interni all’amministrazione per incidere illecitamente sul procedimento di assegnazione.

Nel corso del procedimento penale emergevano elementi indiziari anche nei confronti di un appartenente alla Polizia Municipale del Comune di Reggio Calabria, non destinatario di misura cautelare bensì di perquisizione personale e locale, che, in più di una occasione, dietro il versamento di somma di denaro, avrebbe falsificato documentazione afferente al suo Ufficio, al fine di venire incontro ai desiderata di uno dei capi promotori.

Inoltre, è stata riscontrata la responsabilità dei promotori del sodalizio anche in relazione al reato di estorsione poiché, con minacce e violenze perpetrate nei confronti di un cittadino, lo costringevano a liberare un appartamento che aveva occupato abusivamente e che era d’interesse dell’associazione.

Si segnala, altresì, come, nel corso dell’attività di indagine, siano emersi plurimi elementi relativi alla commissione di reati in materia di sostanze stupefacenti, sia del tipo cocaina che marijuana.

All’esito dell’attività di esecuzione della ordinanza del Gip, accompagnata dall’esecuzione di perquisizioni personali e locali, i due destinatari della misura della custodia cautelare in carcere sono stati associati presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria, mentre i restanti 7 indagati sono stati collocati presso i rispettivi domicili a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Inoltre, così come disposto dal Gip, sono stati sottoposti a sequestro preventivo 11 appartamenti di edilizia popolare illecitamente assegnati.

Contestualmente, si è proceduto a dare esecuzione a 20 decreti di perquisizione personale e domiciliare nei confronti di soggetti indagati, a vario titolo, nel presente procedimento penale.

Il procedimento è attualmente pendente nella fase delle indagini preliminari e l’effettiva responsabilità delle persone deferite sarà vagliata nel corso del successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore delle persone sottoposte ad indagini.

 

 

 

Reggio Calabria, confiscati beni del valore di 400 milioni di euro- Operazione “Galassia”- ad imprenditore del settore dei giochi e delle scommesse on-line

 

 

Reggio Calabria,

I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello S.C.I.C.O., di Roma, con il coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione – in Calabria, Puglia e Abruzzo – ad un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria che dispone l’applicazione della misura patrimoniale della confisca di compendi societari, trust e disponibilità finanziarie – per un valore complessivamente stimato in circa 400 milioni di euro – riconducibili ad un imprenditore operante nel settore dei giochi e delle scommesse on-line.

La figura criminale dell’imprenditore era emersa nell’operazione “Galassia”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Reggio Calabria e dallo S.C.I.C.O. di Roma a contrasto dell’infiltrazione della ‘ndrangheta nel settore dei giochi e delle scommesse on-line, che avrebbe permesso di scoprire l’esistenza di un sofisticato ed altamente remunerativo sistema criminale, finalizzato all’illecita raccolta di scommesse on-line, avente base decisionale ed operativa in Reggio Calabria e ramificazioni anche all’estero tramite società con sedi a Malta, in Romania, Austria e Spagna.

Tali società avrebbero agito mediante un sistema di guadagno a “cascata”, dal master, vertice della piramide e promotore dell’organizzazione, all’end user, il giocatore finale. L’associazione in parola avrebbe avuto collegamenti con la ‘ndrangheta, alla quale avrebbe garantito una parte dei proventi in cambio di protezione e diffusione del brand on line e in esercizi commerciali locali. I bookmaker, infatti, avrebbero stipulato accordi con le cosche egemoni sui rispettivi territori di riferimento, al fine di consolidare la propria posizione economica sul territorio calabrese, in particolare nella provincia di Reggio Calabria. Infine, i punti affiliati, avrebbero trasferito le somme incassate alla direzione amministrativa dell’associazione allocata all’estero, sottraendola all’imposizione fiscale italiana.

In tale contesto – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento delle responsabilità – emergeva la figura dell’imprenditore, reale dominus di una società con sede legale a Malta, ma di fatto operante in Italia attraverso una stabile organizzazione, costituita da plurimi punti commerciali, distribuiti sul territorio e dediti alla raccolta di puntate su giochi e scommesse nell’ambito del descritto sistema illecito.

Alla luce delle richiamate evidenze, la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessata agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – ha delegato il G.I.C.O. del Nucleo Polizia Economica Finanziaria di Reggio Calabria a svolgere apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti del citato imprenditore, di misure di prevenzione personali e patrimoniali.

L’attività in rassegna, anche valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, ha consentito di rilevare, attraverso una complessa e articolata attività di riscontro, il patrimonio direttamente ed indirettamente nella disponibilità del proposto, il cui valore sarebbe risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale ufficialmente dichiarata.

Alla luce delle risultanze partecipate, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha prima disposto il sequestro del patrimonio riferibile al citato imprenditore e, successivamente, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, con il provvedimento in esecuzione ha decretato – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione nel merito – l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dell’intero compendio aziendale di 3 società operanti nel settore dei giochi e delle scommesse on-line, nr. 2 trust radicati a Malta comprensivi dei rispettivi portafogli finanziari, nonché rapporti bancari, finanziari assicurativi e relative disponibilità, per un valore complessivamente stimato in circa 400 milioni di euro.

Con il medesimo provvedimento, inoltre, il locale Tribunale ha sottoposto l’imprenditore alla misura personale della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza per la durata di anni 2 e mesi 6, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale.

L’attività di servizio in rassegna testimonia, ancora una volta, l’elevata attenzione della Guardia di Finanza e della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, che continua a essere rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali, allo scopo di arginare l’inquinamento del mercato e della sana imprenditoria, con l’intento di ripristinare adeguati livelli di legalità, trasparenza e sicurezza pubblica.

 

Reggio Calabria: arrestati 4 familiari di vittima di violenza sessuale-Indagine connessa all'”Operazione Masnada”

volante Modena

Reggio Calabria

Hanno tentato di sottoporla con la forza a una perizia psichiatrica per farla dichiarare incapace di intendere e di volere, quattro familiari di una vittima di violenza sessuale avvenuta lo scorso anno a Palmi (Reggio Calabria) sono stati arrestati dai poliziotti del Commissariato con l’accusa di violenza e minaccia per costringere a commettere reato e intralcio alla giustizia.

L’indagine è collegata alla recente “Operazione Masnada” che aveva consentito l’individuazione di 20 persone, alcune anche minorenni, legate da parentele a vari esponenti di vertice di cosche di ‘Ndrangheta, accusate di violenza sessuale di gruppo aggravata nei confronti di due ragazze minorenni.

I poliziotti hanno accertato svariati e reiterati episodi di vessazione subìti da una delle giovani vittime da parte dei propri familiari, in particolare dal fratello, dalla sorella e dai rispettivi compagni, che, contrari alla sua scelta di denunciare, hanno costantemente ostacolato la sua collaborazione con gli investigatori, tentando in svariati modi di farle ritrattare quanto già dichiarato davanti all’autorità giudiziaria.

In particolare, i familiari avrebbero invitato la ragazza a tentare il suicidio, disattivato la sua scheda telefonica e provato a farla passare per “pazza” rendendo inattendibili le sue dichiarazioni.Gli indagati sono stati messi agli arresti domiciliari e nel corso delle perquisizioni personali e locali gli agenti hanno sequestrato dispositivi elettronici, informatici e telefoni cellulari.

 

 

 

Attività investigativa dei NAS di Reggio Calabria, “Domus Aurea”. Maltrattamenti e abbandono di persone incapaci.” Resti di feci sui pavimenti…”.Arresti

I  NAS hanno accertato :  “Incuria e disordine della “casa di riposo”nonché  gravissime condizioni igienico sanitarie, con resti di feci e urina sul pavimento e sui letti, pannoloni sporchi, resti di cibo e stoviglie usate,  tutti gli ambienti erano impregnati di un odore nauseabondo”.

Controlli NAS nelle case di riposo: blatte in cucina ed operatori in stato di ebbrezza
Archivi -Sud Libertà
Reggio Calabria

I Carabinieri del Nas di Reggio Calabria, a conclusione di un’attività investigativa denominata “DOMUS AUREA”, hanno dato esecuzione, con l’ausilio di militari del Comando Provinciale Carabinieri del capoluogo, ad una Ordinanza di applicazione della misura cautelare personale degli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Procura della Repubblica diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, nei confronti di due coniugi, gestori di una casa di riposo abusiva, gravemente indiziati, secondo l’ipotesi investigativa, dei reati di maltrattamenti e abbandono di persone incapaci, con l’aggravante di aver causato lesioni personali.
Le indagini traggono origine da un episodio del 29 giugno 2023, quando i carabinieri del Nas fecero accesso in un albergo dismesso in località Gallico, dove era stata allestita una vera e propria casa di riposo senza alcun titolo autorizzativo. La struttura ospitava oltre trenta anziani, incapaci di provvedere a loro stessi per vecchiaia e gravi patologie, in una situazione di “drammatico degrado, abbandono e incuria”.
Infatti agli occhi dei militari si palesava una struttura in profondo degrado, incuria e disordine nonché in gravissime condizioni igienico sanitarie, con resti di feci e urina sul pavimento e sui letti, pannoloni sporchi, resti di cibo e stoviglie usate, tanto che tutti gli ambienti erano impregnati di un odore nauseabondo.
Inoltre presso il locale cucina venivano rinvenuti carne e uova in cattivo stato di conservazione, mentre presso la medicheria molti dei farmaci risultavano scaduti; a completare una situazione già surreale si accertava, con l’ausilio di tecnici ENEL, che l’intera struttura era alimentata con un allaccio abusivo diretto alla rete elettrica pubblica.
Successiva attività investigativa, consistita nella raccolta di numerose testimonianze, ha permesso di accertare che:
– i parenti degli anziani erano obbligati a preannunciare ai gestori una eventuale visita e gli incontri dovevano avvenire presso la vecchia hall dell’albergo, con il divieto di accedere nelle camere, condotta verosimile finalizzata a celare le gravi carenze igienico sanitarie;
– al fine di avere un maggiore profitto, i gestori avevano ridotto all’osso il personale, sia sanitario che delle pulizie, abbandonando di fatto gli anziani;
– molti ospiti erano affetti da scabbia, particolare che i gestori cercavano di celare vestendo le vittime con abiti a maniche lunghe.
Gli arrestati non sarebbero nuovi a tale condotta, infatti quanto riscontrato a giugno è solo la conferma di un “preordinato e già sperimentato schema imprenditoriale” a discapito di anziani particolarmente fragili: il Nas di Reggio Calabria, tra gennaio e luglio del 2020, aveva già deferito gli odierni indagati per fatti simili e sequestrato a loro carico ulteriori due strutture adibite a casa di riposo, anche queste prive di autorizzazione, tra Reggio Calabria e Gambarie.
Oltre ai soggetti arrestati, sono stati deferiti in stato di libertà, per i medesimi reati, ulteriori tre operatori socio sanitari.
Il procedimento penale è nella fase delle indagini preliminari per cui vanno fatte salve le successive valutazioni di merito.

Controlli a Reggio Calabria: blitz anti-estorsioni e traffico di stupefacenti, 13 arresti

 

 

Droghe: cosa si vende in Piazza di Spaccio? - Focus.it

 

 Reggio Calabria – Pozzallo (RG),

In corso di esecuzione un provvedimento restrittivo nei confronti di 13 persone ritenute responsabili – a vario titolo – di diversi episodi di estorsione commessi nell’ambito del settore edilizio all’interno del cimitero di Pozzallo, nonché di detenzione e spaccio di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti.

Per sei degli indagati è stata disposta l’applicazione della custodia cautelare in carcere, per gli altri sette l’obbligo di firma. L’indagine è condotta dai Carabinieri della Compagnia di Modica con il coordinamento dalla Procura della Repubblica di Ragusa.

 

 

Ordinanza del Gip di Locri per l’arresto di due fratelli responsabili di maltrattamenti -e arresto cardiocircolatorio- di un 54enne

Magic: The Gathering - La Guerra dei Fratelli, quattro mazzi per divertirvi  giocando - Multiplayer.it

Archivi -Sud Libertà -( Nell’immagine “La guerra dei fratelli”)
 Reggio Calabria

Nei comuni di Locri e di Vinci (FI), militari della Compagnia CC di Locri, hanno tratto in arresto, in esecuzione dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal GIP del Tribunale di Locri su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di due germani di 58 e 61 anni, ritenuti responsabili di maltrattamenti aggravati dall’evento morte, lesioni personali aggravate e di indebito utilizzo di carte di credito e di pagamento in danno del fratello 54enne,  deceduto lo scorso 14 aprile, presso il Reparto di Rianimazione dell’Ospedale di Locri, per arresto cardio-circolatorio connesso alla diagnosi di setticemia severa per la quale risultava ricoverato dal 25 marzo.
L’attività d’indagine ha avuto origine dall’occasionale acquisizione di notizie da parte dei Carabinieri della Stazione di Locri, i quali, nel corso di un servizio di ordine pubblico presso lo Stadio Comunale, captavano conversazioni tra alcuni tifosi locali riferite a circostanze dubbie circa il decesso della vittima. In ragione di quanto appreso, i militari acquisivano da subito la documentazione sanitaria, dalla quale emergeva un particolare quadro clinico, caratterizzato dalla presenza di molteplici lesioni.
I successivi approfondimenti investigativi sviluppati capillarmente, mediante complessa attività tecnica e acquisizione di testimonianze, pienamente raccolti e condivisi dal provvedimento cautelare, hanno permesso di accertare che gli indagati, dal luglio 2022, avrebbero posto in essere nei confronti del familiare perduranti condotte vessatorie, spesso sfociate in plurime aggressioni fisiche, dalle quali ne sarebbe derivata la morte.
Agli arrestati viene, altresì, contestato l’indebito utilizzo della carta di debito del defunto, mentre si trovava ricoverato presso l’ospedale di Locri. Trattandosi di procedimento in fase di indagini preliminari, rimangono salvi i successivi sviluppi, anche in considerazione degli eventuali assunti difensivi..

Operazione “Smart Delivery”,voluminoso traffico di stupefacenti , dialoghi criptati, schede cellulari intestate a soggetti stranieri, consegne a domicilio11 arresti

Possesso di droga: quanti grammi per uso personale?

Droga confezionata in pillole – Archivi-Sud Libertà

 Reggio Calabria – Gioia Tauro 

Nella notte, nelle province di Reggio Calabria, Benevento, Vibo Valentia e Siracusa, i Carabinieri del Gruppo di Gioia Tauro, supportati dallo Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria, hanno dato esecuzione a 11 misure cautelari emesse dal GIP del Tribunale di Palmi (9 in carcere e 2 ai domiciliari), su richiesta della locale Procura della Repubblica retta dal Dott. Emanuele CRESCENTI, nei confronti di altrettanti indagati, ritenuti responsabili, tra l’altro e a vario titolo, dei reati di «Produzione, traffico e detenzione illeciti di sostanze stupefacenti o psicotrope».

L’operazione è il frutto di una articolata attività investigativa, svolta tra il mese di agosto 2020 e giugno 2022 e condotta dalla Compagnia Carabinieri di Gioia Tauro, finalizzata all’individuazione di un gruppo di soggetti originari di alcuni Comuni della Piana i quali, utilizzando un sistema rodato e ben collaudato, si occupavano di gestire, in varie località, lo spaccio di sostanze stupefacente, principalmente cocainamarijuana e crack.

L’indagine prende spunto da alcune informazioni raccolte da una pattuglia dell’Arma, nel corso di un intervento per lite in famiglia: nella circostanza, i militari della Sezione Radiomobile della Compagnia di Gioia Tauro, si accorsero che la lite nasceva da un debito legato al traffico di stupefacenti. 

Da quel momento, i Carabinieri hanno approfondito alcune dinamiche e, le successive investigazioni, hanno permesso d’individuare numerosi episodi di detenzione e cessione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente, consentendo di censire la presenza di almeno due “piazze di spaccio” sia nella municipalità di Rosarno che nel comune di Gioia Tauro oltre che individuare alcuni “posti sicuri” in Rizziconi. In tutti i casi è stato riscontrato un voluminoso giro di affari e clienti, gestito da soggetti ritenuti comunque vicini agli ambienti della criminalità organizzata locale.

I riscontri obiettivi acquisiti attraverso i servizi d’osservazione, pedinamento e controllo, nonché mediante perquisizioni, sequestri, arresti in flagranza ed attività tecnica, hanno fornito la chiave di lettura per decifrare, inoltre, alcuni dialoghi “criptati”, nei quali gli stupefacenti erano spesso chiamati con nomi di fantasia usando linguaggio convenzionale (“sto arrivando con una birra ma senza vino” … “se vuoi passare una birra te la posso dare” … ).

Più di cento episodi documentati e ventitré le persone indagate, 11 delle quali colpite da provvedimento restrittivo della libertà personale: tra queste, gli investigatori hanno ritenuto di particolare rilevanza il ruolo tenuto da tre soggetti i quali, ciascuno nel territorio di specifica competenza,  utilizzavano una serie d’espedienti e stratagemmi per evitare gli eventuali controlli delle forze di polizia, ad esempio intestando le schede cellulari a soggetti stranieri o addirittura a persone inesistenti, oppure ancora utilizzando motocicli per potersi agevolmente muovere nella viabilità urbana, cercando così di eludere eventuali pedinamenti.

Ma la particolarità dell’indagine è quella di aver registrato le “consegne a domicilio”, da qui la decisione di denominare l’operazione “smart delivery”. Si è registrato infatti che, in alcune circostanze, soprattutto nel periodo di maggiore limitazione negli spostamenti per l’imposizione delle misure imposte dalla pandemia da Covid-19, alcuni indagati erano soliti prendere l’ordine per lo stupefacente: non era quindi il cliente a recarsi dallo spacciatore, ma a concordare con questi, anche telefonicamente o via canali “social”, la consegna della sostanza, che veniva portata direttamente a casa o in altro luogo preventivamente individuato.

Gli indizi raccolti nei confronti degli indagati, corroborati da una consistente attività di riscontro, sono stati utili al fine di rappresentare all’Autorità Giudiziaria di Palmi un quadro schematico di chiara valutazione, da cui poter evincere le differenti personalità dei soggetti indagati e la loro tendenza alla commissione di specifici reati, reiterati nel tempo.

In aggiunta, la procura di Palmi ha contestato, ad uno degli indagati, la “morte come conseguenza di altro delitto” poiché, nel 2021, un cittadino italiano era deceduto dopo aver acquistato e successivamente assunto per endovena, alcune dosi di cocaina, peraltro con un grado di purezza notevole.

La particolare avvedutezza e circospezione con cui tutti gli indagati, ciascuno nell’ambito delle sue funzioni, operavano nella consumazione dei reati di spaccio al minuto, hanno denotato, secondo l’Autorità Giudiziaria, una maturazione di tecniche volte ad eludere le attività investigative, nonché una “professionalità” ormai consolidata, affinatasi a seguito dei numerosi controlli a cui, nel corso del tempo, gli indagati sono stati sottoposti.

Nel corso dell’indagine, tra l’altro, veniva rinvenuto un vero e proprio arsenale pronto all’uso all’interno di una casa apparentemente abbandonata. Nello specifico, dentro un secchio di plastica, ben occultati da diversi strati di cellophane sono stati rivenuti: una mitraglietta modello “Uzi” perfettamente oleata, in ottimo stato di utilizzo, senza matricola munita di 2 caricatori, una scatola contenente 50 proiettili calibro 9 luger e un involucro con ulteriori 20 cartucce calibro 7,65, oltre che un ordigno artigianale improvvisato, perfettamente funzionante, del peso lordo di 850 grammi, collegato ad una miccia a rapida combustione, nonchè, due sacchetti di plastica contenenti più di 4 chilogrammi di polvere pirica, idonea al confezionamento di altri ordigni artigianali.

In altro locale della medesima abitazione, all’interno di un radiatore vi erano nascoste due confezioni contenenti 77 grammi totali di sostanza stupefacente di tipo cocaina, materiale per il confezionamento e un bilancino di precisione.

L’operazione, si inserisce in un più ampio contrasto alla diffusione degli stupefacenti della piana di Gioia Tauro che, negli ultimi tre anni, ha visto assestare dai Carabinieri del Gruppo un pesantissimo colpo alle varie famiglie di ‘ndrangheta e, in questo caso, anche alle diramazioni finali della catena di diffusione degli stupefacenti.

 

Confiscato ingente patrimonio ad un soggetto braccio imprenditoriale della ‘ndrangheta e delle consorterie criminali di stampo mafioso

 

Reggio Calabria

Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e dello S.C.I.C.O., personale della Direzione Investigativa Antimafia, con il coordinamento della Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo diretta dal Procuratore Dott. Giovanni Melillo e della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Dott. Giovanni Bombardieri, stanno dando esecuzione ad un provvedimento, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, che dispone l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca di beni – per un valore complessivo stimato in oltre 18 milioni di euro – riconducibili ad un imprenditore reggino, ritenuto essere “espressione della ‘ndrangheta” nel settore della distribuzione commerciale.

La figura dell’imprenditore era emersa nell’ambito dell’operazione denominata “MARTINGALA”, condotta dalla DIA e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della locale Direzione Distrettuale Antimafia, conclusasi nel mese di febbraio 2018, nel cui ambito il predetto – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – è stato rinviato a giudizio per diverse ipotesi di reato, tra cui associazione di stampo mafioso, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, bancarotta, usura e reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche e finanziarie, fattispecie in diversi casi aggravate dall’aver agevolato gli interessi della ‘ndrangheta. Le indagini – allo stato del procedimento e fatte salve successive valutazioni in merito all’effettivo e definitivo accertamento della responsabilità – avrebbero permesso di delineare la figura di un imprenditore al servizio della ‘ndrangheta nonché punto di riferimento sistemico per gli interessi economici e finanziari dell’organizzazione, con la quale operava in rapporto sinallagmatico. Il proposto avrebbe gestito, di fatto, plurime imprese impegnate nel settore della distribuzione commerciale di svariate tipologie merceologiche, formalmente intestate – al fine di evitare l’applicazione di misure giudiziarie a carattere patrimoniale – a compiacenti fiduciari, nelle quali sarebbero confluiti notevoli volumi finanziari di origine illecita.

Nel luglio 2022 l’imprenditore è stato altresì attinto da ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’operazione “Planning”, anch’essa originata da indagini svolte dalla DIA e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria, coordinate dalla Procura Distrettuale reggina, in quanto indiziato dei reati di intestazione fittizia e reimpiego di capitali illeciti. In relazione alle risultanze dell’attività di cui sopra, la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e la locale Direzione Distrettuale Antimafia – sempre più interessate agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata – hanno delegato al Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, allo S.C.I.C.O. ed al locale Centro Operativo D.I.A., apposita indagine a carattere economico/patrimoniale finalizzata all’applicazione, nei confronti del citato imprenditore, di misure di prevenzione personali e patrimoniali. Al riguardo, dopo aver delineato il profilo di pericolosità sociale del proposto, l’attività investigativa è stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali – dirette o indirette – effettuate nell’ultimo trentennio, accertando, attraverso una complessa e articolata attività di verifica e riscontro documentale, i patrimoni dei quali il medesimo risultava comunque disporre, il cui valore è risultato sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi nonché in quanto frutto o reimpiego, in buona parte, di attività illecite.

Alla luce di tali risultanze, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, riconoscendo la validità dell’impianto indiziario, con il provvedimento in esecuzione ha decretato – allo stato del procedimento ed impregiudicata ogni diversa successiva valutazione – l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca dell’intero compendio aziendale di 5 imprese operanti nei settori del commercio di elettrodomestici ed immobiliare, 7 immobili, 2 autovetture, 27 orologi di lusso, preziosi, 147.000 euro in contanti nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo stimato in oltre 18 milioni di euro. Con il medesimo provvedimento, il locale Tribunale ha sottoposto l’imprenditore alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, per anni 3, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o dimora abituale. L’attività di servizio in rassegna, frutto di una sinergica collaborazione tra Forze di Polizia, efficacemente coordinate dalla Procura Nazionale Antimafia e Antiterrorismo e dalla Procura Distrettuale reggina, testimonia l’elevata attenzione rivolta all’individuazione e alla conseguente aggressione dei patrimoni e delle disponibilità finanziarie illecitamente accumulati dalle consorterie criminali di stampo mafioso, restituendo competitività e legalità al mercato, alimentando gli investimenti ed il conseguente sviluppo imprenditoriale ed economico che la criminalità mira a controllare e rallentare.