Stasera, alle 18, il Consiglio dei Ministri varerà il decreto legge sul Reddito di cittadinanza e la Quota 100

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Il dl tanto atteso è pronto. Operate le modifiche e stasera  alle 18, fra pochi minuti quindi, sarà varato dal Consiglio dei ministri.Il bonus  è destinato ai residenti in Italia da almeno dieci anni dal momento della presentazione della domanda e con un ISEE inferiore ai 9.360 euro. Il reddito non sarà concesso a chi ha acquistato una moto di cilindrata superiore ai 250 cc nei due anni precedenti alla richiesta o si è intestato una macchina nei sei mesi prima.

Ecco come funziona il reddito di cittadinanza  Il contributo non supererà la soglia dei 9.360 annui ma a questo verrà affiancato un aiuto per le famiglie in affitto per “l’ammontare del canone annuo previsto nel contratto di locazione fino ad un massimo di 3.360 euro all’anno“. Per avere il contributo tutti i maggiorenni del nucleo familiare devono dare la disponibilità immediata al lavoro e l’adesione ad un percorso personalizzato per l’inserimento nel mondo lavorativo.  Il beneficiario dovrà accettare almeno una delle tre offerte di lavoro congrue o solamente la prima se dovesse arrivare oltre i 12 mesi. La proposta nei primi sei mesi sarà fatta massimo a 100 km di distanza dalla residenza mentre superata questa soglia entro i 250 km. Dopo i 18 mesi lavoro dovrà essere accettato in tutta Italia.
Adesso resta da sapere la modalità operativa….

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Il Rdc può essere rinnovato, previa sospensione dell’erogazione del medesimo per un periodo di un mese prima di ciascun rinnovo. La sospensione non opera nel caso della Pensione di cittadinanza”. Confermato il tetto di 100 euro mensili per il prelievo di contanti: “Il beneficio economico è erogato attraverso la Carta Rdc”, che prevede “di effettuare prelievi di contante entro un limite mensile non superiore ad euro 100,00 per un singolo individuo”.
Chi si trasferisce ovunque nel territorio italiano pur di avere un lavoro “continua a percepire il beneficio economico del Rdc per i successivi tre mesi dall’inizio del nuovo impiego, a titolo di compensazione per le spese di trasferimento sostenute”.

“Chiunque, al fine di ottenere o mantenere il beneficio, mediante l’utilizzo o la presentazione di dichiarazioni o di documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero mediante l’omissione di informazioni dovute, consegue indebitamente il reddito di cittadinanza è punito con la reclusione da due a sei anni. Alla condanna in via definitiva consegue la revoca del beneficio con efficacia retroattiva”. “Il beneficiario dichiarato decaduto è tenuto alla restituzione di quanto indebitamente percepito. Il beneficio non può essere nuovamente richiesto prima che siano decorsi dieci anni dalla condanna”, conclude il testo.

Per la Quota 100– “I dipendenti pubblici che maturano entro il 31 dicembre 2018 i requisiti previsti, conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico dal primo luglio 2019”. “In via sperimentale, per il triennio 2019-2021, gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria e alle forme esclusive e sostitutive della medesima, gestite dall’Inps, nonché alla gestione separata –  possono conseguire il diritto alla pensione anticipata al raggiungimento di un’età anagrafica di almeno 62 anni e di un’anzianità contributiva minima di 38 anni“, la cosiddetta ‘pensione quota 100’ che “non è cumulabile, a far data dal primo giorno di decorrenza della pensione e fino alla maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli derivanti da lavoro autonomo occasionale nel limite previsto dalle disposizioni vigenti”. 
I dipendenti pubblici che maturano dal primo gennaio 2019 i requisiti previsti, , “conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi sei mesi dalla data di maturazione dei requisiti stessi” ; “la domanda di collocamento a riposo deve essere presentata all’amministrazione di appartenenza con un preavviso di sei mesi”. Ai fini del conseguimento della ‘pensione quota 100’ per il personale del comparto scuola ed Afam,  “si applicano le disposizioni di cui all’articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. In sede di prima applicazione, entro il 28 febbraio 2019, il relativo personale a tempo indeterminato può presentare domanda di cessazione dal servizio con effetti dall’inizio rispettivamente dell’anno scolastico o accademico. Sono fatte salve le disposizioni che prevedono requisiti più favorevoli in materia di accesso al pensionamento”.

Entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto sono nominati i Presidenti di Inps e Inail“, Il Cda di Inps e Inail è ripristinato nelle funzioni ed è composto dal Presidente e da quattro componenti. Gli emolumenti omnicomprensivi di presidente e componente del Cda di Inps e Inail “sono definiti con Decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze”. Il costo complessivo degli emolumenti e degli oneri riflessi “è compensato con una riduzione di pari importo delle spese di funzionamento degli Enti”.

Chiarezza sulla Quota 100: i dipendenti pubblici che maturano i requisiti entro il 31 marzo 19 potranno andare in pensione a Luglio 2019

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Quota 100 adesso non è più il sogno dei dipendenti :il testo del decreto, che tra l’altro contiene le novità in tema di riforma previdenziale, è stato tracciato in ogni minima parte. Chiarezza sulle tempistiche per il pensionamento che – come più volte anticipato – differiscono tra dipendenti privati e pubblici con quest’ultimi che per il conseguimento dell’assegno devono attendere più tempo.

Nel testo del decreto si legge che coloro che maturano i requisiti per il pensionamento anticipato con Quota 100 (62 anni di età e 38 anni di contribuzione) possono andare in pensione a partire dal 1° aprile 2019. Questa finestra di accesso, però, è riservata ai soli dipendenti del settore privato che hanno maturato i suddetti requisiti entro il 31 dicembre 2018.

Per chi, invece, li raggiunge dal 1° gennaio 2019 in poi vi è una finestra mobile di tre mesi da rispettare: di conseguenza, chi matura i requisiti a marzo dovrà attendere giugno per il conseguimento del diritto alla pensione. Oppure chi li matura ad ottobre andrà in pensione solamente a gennaio 2020.

Vista la specificità del rapporto di impiego nella Pubblica Amministrazione, invece, il decreto prevede delle regole differenti per i dipendenti pubblici. Per questi, infatti, dalla maturazione dei requisiti alla decorrenza della pensione devono trascorrere almeno sei mesi.

In questo caso la prima finestra di accesso è fissata a luglio 2019 e vi possono ricorrere solamente coloro che maturano i requisiti per Quota 100 entro il 31 marzo 2019. Per chi invece li matura dal 1° aprile 2019 in poi vi è da rispettare un termine di sei mesi.

Con un solo giorno di differenza, quindi, chi matura i requisiti il 31 marzo la decorrenza della pensione si ha ad aprile 2019, mentre chi li matura il 1° aprile dovrà attendere, suo malgrado, fino ad ottobre dello stesso anno. Per i dipendenti pubblici vi è un’altra regola da rispettare: la domanda per il pensionamento va presentata alla propria amministrazione di appartenenza con un preavviso di almeno sei mesi.  Non sussistono penalità di sorta.    Si perdono solo le cose ovvie legate all’assenza e cioè l’incentivazione, il piano di lavoro, il lavoro straordinario ma i controvantaggi sono nettamente superiori.

  

Chiudere i conti con il Fisco adesso si può- Legge di bilancio 2019 interessante per le persone in grave difficoltà economica

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Disco verde al  ‘saldo e stralcio’ delle cartelle.  Il provvedimento contenuto nella Legge di Bilancio 2019 che consente, alle persone in situazione di grave e comprovata difficoltà economica, di pagare i debiti fiscali e contributivi in forma ridotta, con una percentuale che varia dal 16 al 35% dell’importo dovuto già ‘scontato’ delle sanzioni e degli interessi di mora.

La legge prevede che le persone fisiche con Isee (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) del nucleo familiare non superiore a 20 mila euro, oppure per le quali, alla data di presentazione della dichiarazione di adesione, risulti già aperta la procedura di liquidazione prevista dalla cosiddetta legge sul sovraindebitamento. Il modello Sa – St, dove ‘Sa – St’ indica ‘saldo e stralcio’, deve essere presentato entro il 30 aprile 2019 . Vediamo quindi chi può beneficiare del provvedimento e cosa prevede nel dettaglio.

Il modello Sa-St per aderire al ‘saldo e stralcio’ è riservato ai contribuenti persone fisiche che dimostrino di avere i requisiti reddituali e patrimoniali indicati dalla legge (Isee del nucleo familiare non superiore a 20 mila euro) e che abbiano debiti affidati all’agente della riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2017 derivanti esclusivamente da omesso versamento di imposte risultanti dalle dichiarazioni annuali e dalle attività di cui all’art. 36-bis del Decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600 e all’articolo 54-bis, del Decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, a titolo di tributi e relativi interessi e sanzioni; omesso versamento di contributi dovuti dagli iscritti alle casse previdenziali professionali o alle gestioni previdenziali dei lavoratori autonomi dell’Inps con esclusione di quelli richiesti a seguito di accertamento.

Possono aderire al “saldo e stralcio” anche le persone fisiche per le quali risulta già aperta la procedura di liquidazione di cui all’art. 14-ter della Legge n. 3/2012 (legge sul sovraindebitamento) alla data di presentazione della dichiarazione di adesione. Rientrano nell’agevolazione anche i contribuenti che, nel rispetto dei requisiti in termini di Isee e per le sole tipologie di debiti previste dalla legge, hanno aderito alle precedenti “rottamazioni delle cartelle” previste dal DL n. 193/2016 e dal DL n. 148/2017 e non hanno perfezionato integralmente e tempestivamente i pagamenti delle somme dovute.

 – I debiti da estinguere riportati nelle cartelle e negli avvisi interessati dal ‘saldo e stralcio’ senza corrispondere le sanzioni e gli interessi di mora e pagando una percentuale che varia in base alla situazione economica del contribuente.

In particolare, si sottolinea, si verserà il 16% dell’importo dovuto a titolo di capitale e interessi in caso di Isee del nucleo familiare non superiore a 8.500 euro, il 20% con Isee da 8.500 fino a 12.500 euro e il 35% se il contribuente ha un Isee compreso tra 12.500 e 20 mila euro. Nel caso di persone fisiche per le quali risulta aperta la procedura di liquidazione prevista dalla legge sul sovraindebitamento, la percentuale per il pagamento è pari al 10% delle somme dovute a titolo di capitale e interessi. Saranno comunque dovute le somme maturate a favore dell’agente della riscossione a titolo di aggio e di rimborso spese per le procedure esecutive e di notifica della cartella di pagamento.

 Il modello Sa – St deve essere correttamente compilato in tutte le sue parti: dopo aver riportato i dati personali, bisogna indicare le cartelle o gli avvisi per i quali ci si vuole avvalere del provvedimento “saldo e stralcio”. Successivamente bisogna attestare di trovarsi in una grave e comprovata situazione di difficoltà economica, riportando i riferimenti della Dichiarazione Sostitutiva Unica (Dsu) presentata ai fini Isee e segnalando il valore Isee del proprio nucleo familiare o allegando, nel caso di procedura di liquidazione, la copia conforme del relativo decreto.

Nel modello il contribuente deve inoltre specificare se intende procedere al versamento della somma dovuta in un’unica soluzione entro il 30 novembre 2019 oppure in 5 rate di importo variabile (35% del totale dovuto entro il 30 novembre 2019, il 20% entro il 31 marzo 2020, il 15% entro il 31 luglio 2020, il 15% entro il 31 marzo 2021 e il restante 15% entro il 31 luglio 2021) con un interesse annuo del 2 per cento a decorrere dal 1° dicembre 2019.

Il modello Sa – St deve essere presentato entro il 30 aprile 2019 tramite posta elettronica certificata (Pec), insieme alla copia del documento di identità e alla documentazione allegata, alla casella Pec della Direzione Regionale dell’Agenzia delle entrate-Riscossione di riferimento (l’elenco delle Pec è pubblicato nel modello e sul sito di Agenzia delle entrate-Riscossione), oppure consegnato agli sportelli dell’Agenzia delle entrate-Riscossione

(Ag:). 

I DESTINATARI DEL “REDDITO DI CITTADINANZA” SI AGGIRANO INTORNO AI 4 MILIONI E MEZZO DI PERSONE: SI PUO’ DAVVERO FARE

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Forse sarà realtà l’assegno minimo di 780 euro mensili a chi possiede requisiti di povertà. Fino a poco tempo fa era  una delle misure previdenziali allo studio del governo giallo-verde. Adesso sembra che il concetto sia più radicato e , quindi più credibile.”Avere una pensione per sopravvivere un intero mese è un principio di civiltà”, ha ribadito di recente il vicepremier Di Maio, promettendo che dal 1 gennaio 2019 scatterà l’aumento.

E’ un’esclusiva dei pentastellati, la pensione di cittadinanza, sposata dalla nuova Lega di Salvini, sarebbe riservata ai pensionati indigenti, in maggioranza donne, che attualmente percepiscono un assegno inferiore a 780 euro mensili, valore che l’Istat considera come soglia di povertà

Secondo i dati riportati dall’Istituto di previdenza nel suo osservatorio sulle pensioni del marzo scorso – il 62,2% dei pensionati in Italia percepisce un importo inferiore a 750 euro. “Questa percentuale però – avverte  l’Inps – costituisce solo una misura indicativa della povertà, per il fatto che molti pensionati sono titolari di più prestazioni pensionistiche o comunque di altri redditi“. La pensione di cittadinanza, infatti, non sarebbe riconosciuta a tutti coloro che percepiscono una pensione inferiore all’importo minimo prestabilito, ma solo a chi ha un reddito familiare e un patrimonio insufficiente per vivere una vita dignitosa e di conseguenza si trova in una condizione di povertà.

L’Inps precisa anche – motivazione che riempie di orgoglio i pentastellati visto che l’obiettivo è ancora più raggiungibile- “delle 11.117.947 pensioni con importo inferiore a 750 euro” erogate in Italia al primo gennaio 2018, solo il 44,3% (4.930.423) beneficia di prestazioni legate a requisiti reddituali bassi, come integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali e pensioni di invalidità civile”. Morale della favola:  i destinatari della nuova misura governativa si aggirerà intorno ai 4 milioni e mezzo di persone.   Una percentuale che si potrà-secondo i leader del governo- soddisfare pienamente.