Rifiuti, ok al Piano regionale. Il Presidente della Regione Sicilia e commissario straordinario Schifani: «Due termovalorizzatori per chiudere ciclo e garantire risparmio»

 

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Palermo,

 

Integrare e adeguare la rete impiantistica esistente, consentire il recupero energetico, la riduzione dei movimenti dei rifiuti e una maggiore protezione dell’ambiente, anche attraverso la realizzazione di due termovalorizzatori per la chiusura del ciclo. Sono questi i principali contenuti del nuovo Piano regionale di gestione dei rifiuti, apprezzato dal governo Schifani nel corso della giunta di oggi pomeriggio.

I termovalorizzatori – ad esclusiva iniziativa e realizzazione pubblica – sono la grande novità del Piano e saranno costruiti in aree idonee delle due maggiori città metropolitane, Palermo e Catania. Una scelta che tiene conto di fattori geografici, per essere al servizio delle due macro-aree della Sicilia occidentale e orientale con la relativa viabilità, e per la presenza di impianti esistenti o di prossima realizzazione.

 

«Il provvedimento adottato oggi in giunta – afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani – è il segnale tangibile dell’accelerazione che il mio governo intende dare alla soluzione del problema dei rifiuti in Sicilia. Un mese fa sono stato nominato commissario straordinario con decreto del presidente del Consiglio dei ministri e subito mi sono messo al lavoro su questo fronte. Il Piano prevede anche la realizzazione di due termovalorizzatori che avranno un costo presuntivo di 800 milioni di euro: saranno impianti costruiti con risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2021/2027 e la gestione verrà affidata a operatori di mercato selezionati con procedura ad evidenza pubblica. Questo significa che l’investimento a carico degli utenti e il suo ammortamento è nullo. Nello stesso tempo, garantiranno risparmi nello smaltimento dei rifiuti a carico dei Comuni e una produzione di energia che comporterà ricavi: tutto ciò si tradurrà concretamente nella riduzione della Tari per i cittadini. Vogliamo cambiare approccio rispetto al tema: i rifiuti sono una risorsa che va valorizzata e trasformata in energia per realizzare così, e per la prima volta, una vera economia di scala. Senza perdere di vista, comunque – evidenzia Schifani -, il raggiungimento del target fissato dalla direttiva 2018/851 dell’Unione europea che prevede al 2035 una percentuale di recupero e riciclaggio, legati all’incremento della raccolta differenziata, pari ad almeno il 65%. Un obiettivo che vogliamo raggiungere, nel più breve tempo possibile, attraverso campagne mirate di sensibilizzazione, miglioramento dell’impiantistica esistente, controllo del territorio e contestuali sanzioni».

 

Gli impianti assorbiranno il 30 per cento dell’energia prodotta per il loro funzionamento mentre il restante 70% verrà immesso sul mercato producendo un ulteriore ricavo che concorrerà alla riduzione della tariffa di ingresso. Secondo le stime, avranno un fabbisogno di 600 mila tonnellate all’anno per una produzione di 50 Mw di energia elettrica. Negli altiforni di incenerimento verranno immessi rifiuti solidi urbani solo dopo un trattamento meccanico biologico che li priverà di elementi ferrosi e frazioni omogenee “nobili” che possono essere avviate al ciclo di recupero. E in tal senso il nuovo Piano prevede, infatti, anche l’ottimizzazione della rete impiantistica esistente e la realizzazione di quella nuova per il pre-trattamento dei rifiuti.

 

Contemporaneamente, si ridurrà notevolmente il traffico necessario per il loro trasporto, annullando anche la presenza di rifiuti maleodoranti o percolanti, sia nei mezzi circolanti che nelle zone di stoccaggio. Il cronoprogramma prevede l’approvazione definitiva del Piano dopo avere acquisito i relativi pareri ambientali, nel rispetto delle norme europee, entro luglio, per poter poi avviare subito la progettazione degli impianti.

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“Quota 100” paga un prezzo alto- d’intesa con Bruxelles – e all’ultimo momento vede scendere i fondi a disposizione per il 2019 da 6,7 miliardi a poco meno di 4.

La riforma della legge Fornero dovrebbe partire ad aprile assicura il governo, insieme a quello sul reddito di cittadinanza (che ha subito un taglio di 1,9 miliardi e può contare su 7,1 miliardi): entrambi i provvedimenti dovrebbero arrivare al Consiglio dei ministri solo a gennaio e non entro la fine dell’anno come inizialmente ipotizzato e annunciato.

       Il reddito prevede- secondo il ministro Tria – fino ai 780 euro per i redditi più bassi: arriverà anche l’aumento degli assegni minimi e delle pensioni d’invalidità, assicura Di Maio.

Quanto alla riforma della Fornero, il taglio di 2,7 miliardi, contro i 2 annunciati nelle settimane scorse, non comporta secondo il sottosegretario al Mef leghista Massimo Garavaglia modifiche sostanziali o ulteriori paletti: “Non c’è nessun problema né per quota 100 né per le altre misure esistenti”, vale a dire Ape social, che si dovrebbe finanziare con alcuni fondi ‘avanzati’ e Opzione donna, il cui costo è relativamente oneroso.

Nessuna retromarcia ma solo una conferma dei  capisaldi della riforma della legge Fornero, che però sarà triennale: potrà andare in pensione, tra il 2019 e il 2021, chi ha almeno 62 anni e 38 di contributi con una finestra trimestrale se lavoratore privato (la prima scatta ad aprile) e semestrale se pubblico. In questo caso l’uscita sarà a ottobre. Confermato anche il divieto di cumulo con l’attività lavorativa fino ai 67 anni.

 In particolare il prossimo anno il risparmio per l’erario ammonta a 253 milioni, a cui si aggiungono 745 nel 2020 e 1,23 miliardi nel 2021. Gli assegni fino a 1.521 euro ( questo punto interesserà più di 24 mila persone) le pensioni saranno rivalutate al 100%, quelli fino a 2.535 euro del 90% e quelli superiori del 75%.

PENSIONI D’ORO – Il contributo sulle pensioni d’oro sarà del 15% per i redditi tra 100.000 e 130.000 euro e andrà a salire fino ad arrivare al 40% per quelli superiori a 500.000 euro. Le fasce sono complessivamente 5 e, oltre alla minima e la massima, è previsto un prelievo del 25% per i redditi tra 130.001 e 200.000 euro; del 30% per i redditi tra 200.001 e 350.000 euro; del 35% per i redditi tra 350.001 e 500.000 euro. Dal taglio delle pensioni d’oro è previsto un mini-gettito- secondo un comunicato del governo- pari a 76 milioni il prossimo anno, 80 milioni nel 2020 e 83 milioni nel 2021. Il totale è pari a 236 milioni nel triennio

WEB TAX – Web tax al 3% per le imprese che si occupano di commercio ma anche quelle che vendono dati e fanno pubblicita online. Il prelievo interessa ”i soggetti esercenti attività d’impresa che singolarmente o a livello di gruppo, nel corso di un anno solare realizzano” uno dei seguenti risultati: un ammontare complessivo di ricavi ovunque realizzati non inferiore a 750 milioni; un ammontare di ricavi derivanti da servizi digitali realizzati nel territorio dello Stato non inferiore a 5,5 milioni.La web tax consentirà di incassare 150 milioni il prossimo anno, a cui si aggiungono 600 milioni nel 2020 e altri 200 milioni nel 2021.      Infine non sono previsti assunzioni nel pubblico impiego fino al mese di novembre 2019…  La Sicilia, il Sud resta nel dramma occupazione in attesa che i conti si raddrizzino….