Conte la spunta con 156 voti favorevoli tra i veleni che serpeggiano tra i corridoi del Senato

VIDEO – CONTE AL SENATO REPLICA ALLE CRITICHE

 

di    R.Lanza

Brividi sulla conta al Senato. La fibrillazione nasce dal ritardo dei voti di Italia viva- Renzi leader e Teresa Bellanova- La conclusione della votazione è questa: 156 senatori favorevoli, 16 astenuti,  come proclamato con ritardo dalla Presidente Casellati del Senato: l’Italia apre una nuova pagina di storia. Vedremo le conseguenze, soprattutto il lavoro al SUD dove i giovani sono mortificati a stare in casa con i genitori.   Conte dovrà costruire una maggioranza più ampia e qualificata nel corso della sua navigazione se non vorrà incontrare facili intoppi ed inghippi.

Vedremo se la Sicilia, la Campania, diventeranno nel prossimo futuro terre ideali per le imprese piccole e grandi che danno occupazione. Vedremo gli incentivi, i contributi nel Meridione per risollevare le sorti di una terra abbandonata e depredata da mezzo secolo da politici mafiosi e senza dignità, maestri nel rubare i soldi pubblici dei finanziamenti ai partiti ed altro.

Ricordiamo alcuni tratti della giornata al Senato:

Conte rivolgendosi a Renzi e Bellanova:  Italia Viva ha scelto “la strada, non leale” dello scontro e degli “attacchi mediatici”.

Ma “sui temi concreti si sono trovate soluzioni”,  la prima bozza del Recovery plan non sia stata”elaborata in un’oscura cantina di Palazzo Chigi, ma è stata elaborata anche con le ministre di Iv. La bozza che avete voluto distruggere, anche mediaticamente, è frutto di un confronto anche con i ministri”.

Confrontiamoci, vi era stato detto –  – dovevamo operare e occorreva un momento collegiale, i bilaterali non avevano risolto i problemi. L’effetto finale” delle rimostranze di Iv “è stato di bloccarlo per 40 giorni”, mentre “avremmo potuto trovarci attorno a un tavolo e in una ventina giorni risolvere, dare molto prima la versione aggiornata”. La bozza è stata “migliorata grazie a voi ma anche grazie alle altre forze di maggioranze, si discute tutti insieme e nessuno può avere pretese di verità o pretese di offrire le soluzioni migliori”.

“Il Mes può essere approvato in Parlamento, e le forze di maggioranza non sono d’accordo. Ma per stanziare risorse aggiuntive, e ne abbiamo stanziante tantissime, dovremmo aumentare il deficit e il debito pubblico. Questo prescinde dalla possibilità di usare il Mes o no. E, se mi permettete, è contraddittorio contribuire a migliorare il recovery e poi decidere di non accettare il Recovery plan perché non c’è il Mes“, …

Anche sulla cabina di regia –  -, avete detto che ‘non era accettabile’, che era ‘indecente’, ma quando mai si è detto che non si poteva discutere? Ma quando mai si è imposto qualcosa a voi?”.

“Quando si sceglie la via del dialogo e del confronto voi avete trovato sempre il sottoscritto a difendervi”, quando d’accordo sulle istanze mosse “le ho spesso difese, non avete mai trovato porte chiuse. A un certo punto, diciamolo, avete preso una strada diversa, non leale, di non collaborazione”, costruita su “attacchi mediatici, sul parlare fuori e non dentro. La rispettiamo, ma permetteteci di dire che non è la scelta migliore per il paese” e che non consente “di investire in futuro come sostenete di voler fare”.

Non mi vergogno di dire che siamo seduti su queste poltrone, non è importante dire non sono interessato a sedere su questa poltrona ma che lo faccio con disciplina e onore”, ha aggiunto il premier, che ha continuato: “Mi è stata rimproverata l’espressione ho i ministri migliori del mondo. Ma io sono il capitano, ho il dovere di difendere i ministri dagli attacchi strumentali”. “Consideriamo che non ci sono termini di paragone, nessun altro ministro ha attraversato una fase così grave e recessiva nella storia Repubblicana. Poi le opinioni sono aperte, ma tenete conto che l’impegno è stato notevole, non c’è stato risparmio di un briciolo di energie fisiche e intellettive“….

“Certo c’è un problema di numeri della maggioranza e se questi numeri non ci sono questo governo va a casa, non va avanti”,

Ho sentito qualche diffidenza sul progetto politico che ho presentato insieme alla forze di maggioranza rimaste a collaborare in modo leale”, ha poi replicato al senatore Quagliariello che ha parlato di ‘annessione’. “Il mio invito ai volonterosi, a singoli parlamentari ma anche rappresentanti di nobili tradizioni che si collocano in un perimetro progettuale ben chiaro” non avviene con “nessuna logica di annessione” ma è “un invito franco, fatto in modo trasparente e aperto, davanti al Paese”, la “gravità della situazione è tale che non possiamo permetterci di condurre partite in modo opaco”.

Conte risponde con fierezza alle critiche degli oppositori e precisa che “l’alleanza tra formazioni politiche contrapposte significa ancoraggio ai valori della persona, del lavoro e dell’uguaglianza..”

 

Conte al Senato: "Il consiglio Ue di domani si annuncia complesso" -  Politica - ANSA

 

Dopo la fiducia ottenuta in Aula alla Camera, Conte si presenta al Senato oggi per le sue comunicazioni e correttivi alle critiche.

Quando un paese soffre è più unito“. Con la pandemia “il senso di comunità si è risvegliato, si sono rafforzate le ragioni del nostro stare insieme, abbiamo elevato il tenore della nostra alleanza”, ha detto il premier nel suo intervento in Aula, sottolineando che “è molto complicato governare con chi dissemina mine“. Con chi “ti accusa di immobilismo e di correre troppo, di non decidere e di decidere troppo: è davvero difficile governare in queste condizioni”, ha detto Conte, che ha parlato di “attacchi anche mediatici molto aspri e a volte anche scomposti di alcuni esponenti di Italia Viva”.

Vedete, se oggi, a voi che siete in quest’aula e ai cittadini che ci seguono da casa, posso parlare a nome di tutto il governo a testa alta non è per l’arroganza di chi ritiene di non avere mai sbagliato, ma per la consapevolezza di chi, insieme a tutta la squadra di governo, ha impegnato tutte le proprie energie fisiche e intellettive per offrire la migliore protezione possibile alla comunità nazionale”, ha ribadito il premier Conte, sottolineando che “questo è un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese. I numeri sono importanti, oggi lo sono in modo particolare, ma ancor più importante è la qualità del progetto politico. Chiediamo a tutte le forze politiche: ‘aiutateci a ripartire con la massima celerità, a rimarginare la ferita profondo che la crisi ha creato nel patto di fiducia con cittadini”.

 “le nostre energie dovrebbero essere tutte e sempre concentrate sulle risposte urgenti alla crisi che attanaglia il Paese, mentre invece così, agli occhi di chi ci guarda, dei cittadini in particolare, appaiono dissipate in contrappunti polemici e spesso sterili, del tutto incomprensibili rispetto a chi ogni giorno si misura con la paura della malattia, con lo spettro dell’impoverimento, con il disagio sociale, con l’angoscia del futuro. Rischiamo così tutti di perdere il contatto con la realtà. C’era davvero bisogno di aprire una crisi politica in questa fase? No. E, infatti, i ministri e gli alleati di governo che hanno potuto seguire da vicino le vicende di queste ultime settimane sono testimoni del fatto che abbiamo compiuto ogni sforzo, con la massima disponibilità, per evitare che questa crisi, ormai latente, potesse esplodere”.

Nonostante continue pretese, critiche sempre più incalzanti, continui rilanci concentrati peraltro non casualmente sui temi palesemente divisivi rispetto alle varie sensibilità delle forze di maggioranza. Questa crisi di governo ha aperto una ferita profonda all’interno della compagine di governo e tra le forze di maggioranza, ma ha provocato – e questo è ancora più grave – anche profondo sgomento nel Paese. Questa crisi rischia di produrre danni notevoli e non solo perché ha già fatto salire lo spread, ma ancor più perché ha attirato l’attenzione dei media internazionali e delle cancellerie straniere. Arrivati a questo punto – rimarca Conte – non si può cancellare quel che è accaduto o pensare di poter recuperare quel clima di fiducia e quel senso di affidamento che sono condizioni imprescindibili per poter lavorare, tutti insieme, nell’interesse del Paese. Adesso si volta pagina. Questo Paese merita un governo coeso, dedito a tempo pieno a lavorare esclusivamente per il benessere dei cittadini e per favorire una pronta ripartenza della nostra vita sociale e una incisiva ripresa della nostra economia“.

Conte ha quindi spiegato che tra le “discriminanti fondamentali” che hanno portato a un governo fondato su “un’alleanza tra formazioni politiche provenienti da storie, esperienze, culture di differente estrazione, che per giunta in passato si erano anche contrapposte delle volte anche in maniera aspra”, c’è “il convinto ancoraggio ai valori costituzionali, cito solo il primato della persona, lavoro, uguaglianza formale e sostanziale, tutela dell’ambiente”. La seconda discriminante fondamentale, indicata dal presidente del Consiglio, “è la solida vocazione europeista del nostro Paese, in modo da consentire all’Italia di tornare protagonista nello scenario europeo e contribuire a fare recuperare alla medesima all’Unione europea il ruolo di la leadership che le spetta nel contesto geo-politico internazionale“.

Risposta critica Opere bloccate- “Sento crescere la critica, anche ieri alla Camera, sul fatto che le opere sono bloccate da due mesi per mancanza di commissari. Non è vero, a parte che la lista dei commissari è pronta, le opere sono state bloccate perché abbiamo applicato l’articolo 2 del Dl semplificazioni che dà poteri speciali ai commissari”, ha detto Conte.

Ristori – Con le parole pronunciate ieri, in Aula alla Camera, “non intendevo dire che i ristori sono sufficienti a compensare le perdite subite”, puntualizza il premier.

Revisione titolo V Costituzione – “L’esperienza della pandemia impone anche un’attenta, meditata e pacata riflessione sulla revisione del Titolo V della Parte II della Costituzione” sul rapporto tra Stato e Regioni. “Lavoriamo tutti insieme – invita il presidente del Consiglio – meditiamo insieme sul riparto delle competenze legislative di Stato e Regioni, come pure alla individuazione di meccanismi e istituti che consentano di coordinare più efficacemente il rapporto tra i diversi livelli di governo. In questo contesto, occorre garantire e tutelare, con la massima intensità, le autonomie speciali e le minoranze linguistiche”.

Risposta critica a voler invadere le competenze del Parlamento -Legge elettorale – Alle critiche della destra di non assumersi le prerogative parlamentari sulla legge proporzionale , Conte ha risposto di volere “promuovere , “nel rispetto delle determinazioni delle forze parlamentari”, una riforma elettorale “di impianto proporzionale, quanto più possibile condivisa, trattandosi di una riforma di sistema, che possa coniugare efficacemente le ragioni del pluralismo della rappresentanza con l’esigenza, pur ineludibile, di assicurare una complessiva stabilità al sistema politico”. “Vorrei chiarire – aggiunge – su questo punto, leggo interpretazioni maliziose. Negli anni passati abbiamo vissuto una frammentazione della rappresentanza, il quadro politico si è andato differenziando e nuovi processi si sono imposti. Con questo quadro non possiamo fare una legge elettorale che costringa nello stesso involucro sensibilità molto diverse: questo porterebbe alla instabilità. Piuttosto bisogna favorire appieno, se vogliamo ricomporre il quadro, la rappresentanza democratica di tutte le realtà che sono sul campo. Ovviamente poi le forze politiche per governare saranno chiamate a sottoscrivere accordi su programmi di alto profilo, alto contenuto ideale”.

Senato: disco verde alla fiducia sul decreto Elezioni- L’avvio seduta come una Torre di Babele

Il Senato “svuotato” dal virus: in aula solo in 37 per Bonafede ...

Disco verde alla  fiducia al Senato sul decreto legge per le prossime elezioni suppletive, regionali e comunali con election day per il referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari, con il voto ripetuto dopo che era stato accertato che ieri, come si sa, era mancato il numero legale   …Sono 158 i favorevoli su altrettanti votanti su 162 presenti. Assenti i senatori del centrodestra. Ora il provvedimento, che andava convertito entro oggi pena la decadenza, può entrare in vigore.

“Nella seduta di ieri, a seguito di un errore nel tabulato prodotto dal sistema di calcolo automatico dei congedi sulla base delle votazioni elettroniche precedenti, non sono stati scomputati -ha spiegato il presidente del Senato, Elisabetta Casellati- due senatori che avevano preso parte alla votazione della questione pregiudiziale, cosicché, a seguito delle verifiche effettuate, il Senato non era in numero legale al momento della chiusura della chiama”.

Stamane confusione al Senato in avvio della seduta per il  replaiy del voto. Sembrava la Torre di Babele.Alcuni senatori sono infatti intervenuti per segnalare che ieri avevano chiesto la parola, ma che non l’avevano ottenuta anche per le difficoltà di essere visti dalle postazioni situate nelle tribune, oltre alle difficoltà di utilizzo dei tablet.

Oggi alle 9.30 si rivota sul decreto elezioni- Convocati i senatori “assenti”

Coronavirus, verso la chiusura del Parlamento? - Startupitalia

Stamane alle 9.30, sarà ripetuta la procedura al Senato di fiducia sul decreto visto che non si è raggiunto il numero legale di 150 senatori a fronte di 149 votanti

Il mistero dei senatori a vita, quasi sempre assenti o in missione ...

Nella foto sopra “i senatori a vita” quasi sempre assenti al Senato

Il voto al provvedimento – che era passato con 145 sì, 2 contrari (Emma Bonino e Matteo Richetti) – aveva provocato le assenze per protesta del centrodestra, mentre il senatore Riccardo Nencini, pur presente, non aveva partecipato al voto. Se non convertito in legge, il provvedimento decadrà oggi.

 – In ordine  alle suppletive, il decreto ne fissa il termine per lo svolgimento per i seggi dichiarati vacanti alla Camera e al Senato entro il prossimo 31 luglio, in 240 giorni dalla dichiarazione della vacanza, rispetto ai 90 previsti dalla legge elettorale. Attualmente è stato dichiarato vacante il 18 marzo scorso il seggio del Senato del collegio 3 della Sardegna. Senza l’emanazione del decreto legge si sarebbe quindi dovuto votare entro domenica scorsa. A questa vacanza potrebbe aggiungersi, sempre a palazzo Madama, quella del collegio 9 del Veneto, dopo la morte ieri del senatore di Fdi Stefano Bertacco.

Elezioni regionali:  viene prolungata di tre mesi la durata in carica dei consigli regionali, il cui rinnovo era previsto entro il prossimo 2 agosto 2020 e si stabilisce che le elezioni si svolgano nel periodo tra 15 e 60 giorni successivi al termine della nuova scadenza del mandato o nella domenica-lunedì compresi nei 6 giorni ulteriori. Le elezioni potranno perciò svolgersi nel periodo dal 15 settembre al 5 novembre, con la prima data utile il 20-21 settembre e l’ultima il primo-2 novembre. In pratica la legislatura che in Liguria, Veneto, Toscana, Marche, Campania e Puglia scadeva lo scorso 31 maggio è stata prolungata al 31 agosto.

Comunali:  il turno annuale ordinario del 2020 viene spostato ad una domenica compresa tra il 15 settembre e il 15 dicembre, anziché tra il 15 aprile e il 15 giugno. Nello stesso periodo si voterà anche per l’elezione dei consigli comunali e circoscrizionali che devono essere rinnovati per motivi diversi dalla scadenza del mandato, se le condizioni che rendono necessarie le elezioni si sono verificate entro il 27 luglio 2020. Si stabilisce tuttavia che quest’ultima disposizione non si applica alle elezioni degli organi circoscrizionali nei Comuni, come ad esempio Roma, dove il Consiglio comunale rimarrà in carica fino alla scadenza naturale prevista nel 2021.

Provinciali –  le elezioni dei presidenti di Provincia e dei Consigli provinciali in scadenza nel 2020 si svolgeranno entro 90 giorni dalle elezioni dei Consigli comunali, con la conseguente proroga della durata del mandato fino al rinnovo degli organi.

Per l’emergenza sanitaria è stato ridotto ad un terzo il numero minimo di sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste e candidature per le elezioni comunali e regionali, salvo diversa disposizione adottata, per queste ultime, dalle Regioni. Viene poi stabilita l’applicazione delle norme sulla par condicio.

Maggiore attenzione è stata riversata  nell’esame del decreto legge  relativo all’election day e conseguentemente alla data in cui si svolgeranno le elezioni, considerando che in alcuni Comuni potrebbe essere necessario il ballottaggio.

Già a marzo il cosiddetto decreto ‘Cura Italia’ aveva prorogato il termine di indizione del referendum costituzionale sulla riduzione del numero dei parlamentari portandolo da 60 a 240 giorni dalla comunicazione di ammissibilità. Quindi il governo avrà tempo fino al 19 settembre, ma la consultazione dovrà svolgersi in una data compresa tra i 50 e i 70 giorni successivi. Per votare il 20 settembre occorrerebbe perciò indire il referendum tra il 12 luglio e il 2 agosto.

Il decreto legge prevede infatti l’applicazione del principio dell’election day anche per lo svolgimento del referendum -e sarà valutata l’opera del comitato promotore -e l’orientamento del governo sarebbe appunto quello di votare per regionali e amministrative il 20 e 21 settembre. Due questioni che come detto sono oggetto di polemica, con componenti del comitato referendario che contestano l’accorpamento, mentre in generale sulla data del voto le opposizioni, in particolare Fratelli d’Italia, hanno manifestato contrarietà, unitamente ad alcune Regioni.

IL SENATO RESPINGE LA SFIDUCIA. IL MINISTRO BONAFEDE:” SONO STATO SEMPRE CONTRO GLI ILLECITI E LA MAFIA”

Bonafede, Senato respinge mozioni di sfiducia

Il Senato ha respinto entrambe le mozioni di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Cadono le vuoto le fantasie dell’ex Pm “antimafia ” Nino Di Matteo che, a distanza di due anni aveva recentemente dichiarato che “Bonafede avrebbe ceduto alle pressioni dei boss mafiosi…Il ministro ha commentato: “Sono stato sempre contro gli illeciti, la Mafia e il malaffare”

La prima mozione, presentata dalle opposizioni, ha ottenuto 131 voti favorevoli e 160 contrari. Un solo astenuto sui 292 senatori che hanno votato. La seconda mozione, presentata da Emma Bonino, ha ottenuto 124 voti favorevoli e 158 contrari. Le astensioni sono state 19.

L’eventuale disco verde ad una delle due mozioni avrebbe aperto una grave crisi   nell’esecutivo. Bonafede, capo della delegazione M5s al governo, sarebbe stato obbligato a dare le dimissioni.

Il guardasigilli è finito nell’occhio del ciclone per alcune scelte inerenti la  scarcerazione di detenuti condannati per mafia o traffico di droga a seguito di linee guida mirate a evitare contagi di coronavirus  nelle carceri italiane.

Nelle scorse settimane Bonafede, che in aula si è nuovamente difeso dagli attacchi, era stato chiamato in causa dal  magistrato ex Pm e componente del Csm,  Nino Di Matteo per la mancata nomina di quest’ultimo al vertice del Dipartimento amministrazione penitenziaria e la scelta di Bonafede su altro personaggio.

Italia Viva, il partito dell’ex premier Matteo Renzi che rappresentava l’ago della bilancia del governo, non ha sciolto fino all’ultimo la riserva sul proprio voto e ha tenuto l’Aula parlamentare in autentica suspense. Stamane, nel corso del suo intervento in aula a Palazzo Madama,   Renzi  – la cui famiglia vive ancora guai giudiziari – ha annunciato il voto contrario di IV alle due mozioni. Sapremo più in là quale sarà la contropartita di Renzi al governo Conte.

Conte informa il Parlamento pronto per una sfida all’Europa e la creazione di un nuovo strumento economico

 

La pandemia ha costretto a misure di estrema urgenza adottate sempre nel rispetto dei principi di massima precauzione e di proporzionalità – ha rimarcato Conte – In ogni più delicato passaggio, ho sempre avuto la massima premura affinché fosse preservato il delicato equilibrio fra i molteplici valori coinvolti, tutti di rango costituzionale, e affinché fosse assicurato che i diversi organi costituzionali, ciascuno espressione di irrinunciabili garanzie, fossero coinvolti nella misura più ampia possibile, soprattutto a tutela del principio supremo di democraticità che informa di sé l’intero ordinamento giuridico”.

– “Non ci sfugge la difficoltà per i cittadini di continuare ad osservare limitazioni profonde che hanno modificato le nostre vite. Il ritorno alla normalità è un’aspirazione comprensibile di tutti” ha detto il presidente del Consiglio. “Stiamo elaborando un programma di progressive aperture omogeneo su base nazionale – ha spiegato – e che ci consenta di aprire buona parte delle attività produttive e commerciali tenendo sotto controllo però la curva del contagio, in modo da intervenire laddove questa si innalzi oltre una certa soglia, soglia che non pensiamo debba essere formulata in termini astratti ma che vogliamo sia commisurata alla ricettività delle strutture ospedaliere di riferimento”. “Si prospetta adesso una fase molto complessa” nella quale si procede “ad un allentamento delle restrizioni che riguardano attività produttive e commerciali. Stiamo facendo il possibile per preservare l’efficienza del tessuto produttivo. Riaprire ma sulla base di un piano ben strutturato articolato che prevede una nuova organizzazione del lavoro, di trasporti e di tutte le attività connesse”.

“Una volta completato questo programma, lo discuteremo con tutti i soggetti interessati: enti locali, imprese, sindacati. Si tratta di uno dei passaggi più sensibili. Siamo consapevoli che un’imprudenza, un’avventatezza in questa fase può compromettere tutti i sacrifici che con responsabilità e disciplina abbiamo affrontato fin qui” .    Il  governo si sta adoperando perché siano rafforzati tutti i servizi di prevenzione e sta sollecitando una rinnovata integrazione tra le politiche sanitarie e quelle sociali, con particolare attenzione a case di cura e residenze sanitarie assistenziali, dove si è verificata, purtroppo, un’esplosione incontrollata dei contagi, specialmente in alcune aree del Paese”.

– Altri spunti per combattere il coronavirus: “Mantenere e far rispettare, a tutti i livelli, le misure per il distanziamento sociale e promuovere l’utilizzo diffuso dei dispositivi di protezione individuale, fino a quando non saranno disponibili una specifica terapia e un vaccino”.

E’ il momento di un  “rafforzamento della strategia di mappatura dei contatti sospetti, il cosiddetto contact tracing, e di teleassistenza con l’utilizzo delle nuove tecnologie. L’immediatezza nella individuazione dei contatti stretti dei casi positivi e il loro conseguente isolamento sono cruciali per evitare che singoli contagiati possano determinare nuovi focolai. Per questo, un’adeguata applicazione informativa direttamente disponibile su smartphone è uno strumento essenziale per accelerare tale processo“.

L’applicazione Immuni, ha puntualizzato Conte, sarà “offerta su base volontaria e non obbligatoria e faremo in modo che chi non vorrà scaricarla non subirà limitazione nei movimenti o altri pregiudizi. Un team composto dal ministero dell’Innovazione, dal ministero della Salute e da esperti in sicurezza cibernetica sta affiancando il Commissario Arcuri al fine di implementare questa applicazione nel migliore dei modi e con le più elevate garanzie”.

Ho dato indicazioni affinché i capigruppo, di maggioranza e di minoranza – ha aggiunto – siano costantemente informati su questo processo applicativo. Io stesso mi riservo, in una fase più avanzata, di riferire puntualmente alle Camere sui dettagli di questa applicazione, nella consapevolezza che il coinvolgimento del Parlamento deve essere pieno e stringente, essendo coinvolti diritti costituzionali fondamentali, come la dignità della persona, il diritto alla riservatezza e all’identità personale, come pure la tutela della salute pubblica e, non ultima, l’esigenza di proteggere un asset informativo di primaria importanza nella logica degli interessi strategici nazionali“.

 – “Ringrazio in particolare la maggioranza che sostiene il governo, i presidenti dei gruppi in primo luogo, ma anche ogni singolo parlamentare, per l’impegno, l’apporto costruttivo, anche critico, e il sostegno che non ci state mai facendo mancare” ha detto il premier nel corso dell’informativa, rivolgendosi anche all’opposizione. “In un momento così difficile per la vita della Nazione, desidero confermare la piena disponibilità al dialogo mio e dell’intero governo con le forze dell’opposizione…” ha assicurato, ma è stato interrotto dalle contestazioni dai banchi delle opposizioni (mormorii, fischi e buu), che si protratte nonostante l’invito del presidente dell’Assemblea di palazzo Madama, Elisabetta Casellati, al “rispetto”. “Il contributo di una opposizione responsabile e consapevole della gravità dell’ora troverà sempre apertura e considerazione” ha detto il premier.

– Il punto più scottante, il Mes. “Non ci saranno alcuni vincitori e alcuni perdenti. O vinceremo tutti, o perderemo tutti…” ha scandito Conte parlando del negoziato in sede Ue sugli aiuti per l’emergenza Covid-19. ”Non potrò accettare un compromesso al ribasso” ha messo in chiaro il premier. ”Le consultazioni” con i Paesi del G7 “hanno fatto da subito emergere la magnitudo dello spazio fiscale messo in campo da Usa, Cina e lo stesso Giappone. Di fronte a risposte di diversi trilioni di dollari, la risposta complessiva europea” all’emergenza economica legata al Covid-19 “non si è ancora configurata di livello adeguato. Per questa ragione non potrò accettare un compromesso al ribasso, non siamo di fronte a un negoziato a somma zero”.

Conte si è soffermato sul  Recovery fund è una parte essenziale” della trattiva in Ue. “Questo nuovo strumento di finanziamento dovrà essere conforme ai trattati perché non abbiamo tempo per modificarli. Va gestito a livello europeo senza carattere bilaterale, deve essere ben più consistente degli strumenti attuali, mirato a far fronte a tutte le conseguenze economiche e sociali, dovrà essere immediatamente disponibile e se dovrà ricadere nel quadro finanziario pluriennale dovrà essere messo a disposizione subito, attraverso garanzie che ne anticipino l’applicazione” .

Sull’attivazione di una “linea di credito dedicata alle spese sanitarie ed erogata dal Meccanismo europeo di stabilità, l’ormai famigerato Mes, si è alimentato, nelle ultime settimane, un dibattito che rischia di dividere l’Italia in opposte tifoserie” ha osservato. “L’Europa non deve ritrovarsi nuovamente a chiedere scusa, nei confronti di nessun Paese, come è successo in passato, quando ha imposto alla Grecia programmi particolarmente severi. Di qui la mia posizione di assoluta cautela” di fronte alla “sfida epocale che abbiamo di fronte, non si può pensare che la risposta possa essere affidata a interventi modesti” sul piano finanziario e “per di più basati su un accordo intergovernativo come il Mes, pensato per gestire crisi assai diverse”, riguardanti singoli Paesi e imputabili a squilibri di natura economica, ha rimarcato Conte, ricordando che “insieme ad altri otto Paesi membri, l’Italia ha lanciato una sfida ambiziosa all’Europa, invitandola a introdurre nuovi strumenti per affrontare e superare al più presto questa crisi”.

“Alcuni di questi Paesi, che hanno condiviso questa nostra impostazione, hanno dichiarato da subito – lo voglio dire apertamente, la Spagna – di essere interessati al Mes, purché non abbia le rigide condizionalità applicate in altre circostanze, ma solo la condizione che l’utilizzo del finanziamento sia per far fronte alle spese sanitarie, dirette e indirette. Rifiutare la nuova linea di credito significherebbe fare un torto ai Paesi, che pure sono a noi affiancati in questa battaglia, e che intendono invece usufruirne. Resto però convinto che all’Italia serva altro”   Questo discorso, ampio ed articolato di Conte, ha valore di informativa e non è vincolante per le forze politiche

FIDUCIA ALLA MANOVRA, L’ESAME ADESSO AL SENATO

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La manovra sul bilancio va avanti, il governo pone la fiducia sul , nell’aula del Senato. Lo annuncia il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, in aula. Il testo recepisce le osservazioni dei tecnici. Il percorso parlamentare della manovra si è aperto oggi a Palazzo Madama con le repliche dei relatori, il voto finale arriva dopo la votazione sulla ‘Nota di variazione del Governo’.

Una curiosità dettata da una polemica sull’inammissibilità dichiarata dal presidente Elisabetta Alberti Casellati del subemendamento sulla commercializzazione della cannabis light Stralciate anche altre 14 norme, tra le quali la Tobin Tasx sulle transazioni finanziarie allo 0,04% e il rinvio al 2022 dello stop al mercato tutelato dall’energia. Si apprende che : a dichiarare inammissibili le 15 norme del ddl  la presidente del Senato Casellati, che aveva sospeso la seduta per dichiarare tali inammissibilità.

Fondo salva Stati-Mes- Raggiunta la maggioranza, tensioni al Senato

 

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Il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del premier Giuseppe Conte in vista del Consiglio Ue con 164 voti a favore, 122 contrari e due astensioni. Respinte due risoluzioni delle opposizioni.   Tensioni in aula.

La votazione ha registrato  posizioni ‘dissidenti’ tra i senatori pentastellati. Chi non solo ha votato contro la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del premier Conte ma ha votato a favore di quelle dell’opposizione. Ugo Grassi, in base ai tabulati, ha votato sì al documento a prima firma Bernini (Fi).

A quella a prima Candiani (Lega) ha detto sì, oltre a Grassi, anche Francesco Urraro, mentre si sono astenuti Paragone e Lucidi (come hanno fatto pure sul documento Bernini, rispetto al quale Francesco Urraro ha votato no). “Si è troppo marginalizzato il tema del Mes ….
Annuncia voto contrario anche Gianluigi Paragone: “La mia non è una dichiarazione in dissenso prodromica a un cambio di gruppo. Voglio solo invitare il mio gruppo e il governo a stare attenti a una questione: il Mes sta dentro un’architettura neoliberista dell’Europa, che ci nega una seria e incisiva politica espansiva”. E ancora: “Con queste sue politiche, l’Europa ci nega la possibilità di crescere“.

Il presidente del Consiglio Conte ha poi lasciato l’aula del Senato, ancora animata dal dibattito sul Mes, per raggiungere la Festa dell’Istituto Italo-Latino Americano, nel quartiere Parioli di Roma.

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FIDUCIA A CONTE TRA CORI DI PROTESTE DELL’OPPOSIZIONE

Fibrillazione in aula che per vari minuti si è trasformata in un palco di “ultras” da stadio che  gridava in coro: “Poltrona, poltrona…Eppoi: “Elezioni, elezioni tra una protesta e l’altra. Il presidente Fico non è riuscito a trattenere gli “entusiasmi” e espressioni infelici di alcuni deputati che si sono lasciati andare ad un linguaggio libero e, a tratti anche offensivo e volgare.

Ma il premier non si è tirato indietro di un millimetro e ha replicato duramente all’opposizione, in particolare alla Lega che creava il caos in aula parlamentare   “Preferivate forse una maggiore distribuzione di poltrone ? Rispondeva Conte  sostanzialmente ai deputati urlanti.   Risultati:La Camera ha approvato la mozione di maggioranza sulla fiducia al governo Conte bis  I sì sono stati 343, i no 263 e tre gli astenuti. Mancano in tutto 9 voti ai sì della maggioranza. Non hanno partecipato al voto due deputati dem: Pizzetti e Portas. Mentre nei 5 Stelle, 4 parlamentari erano in missione (Businarolo, Dieni, Marzana e Leda Volpi) e altri 3 (Maniero, De Toma e Scagliusi) non hanno partecipato al voto. Adesione al 100% del gruppo di Leu: 14 sì su 14 componenti. I 3 astenuti sono deputati delle minoranze linguistiche.  Adesso la parola spetta al Senato dove la situazione in fatto di numeri è notoriamente più complicata per la maggiore presenza di senatori leghisti. Vedremo.

Intanto Conte dichiara di “essere soddisfato di questo primo risultato”. “La stagione dell’odio è finita afferma Dario Franceschini capo delegazione Pd del governo .  “Bene il Presidente Conte e la fiducia alla Camera. Un altro passo in avanti per cambiare l’Italia e renderla più verde, giusta e competitiva”, afferma il segretario del Pd Nicola Zingaretti.     Di eguale sintonia Luigi Di Maio.:”Bene la fiducia alla Camera. Massimo sostegno alle parole del presidente Conte. M5S ha idee chiare: lavoro, imprese, ambiente, scuola, famiglia sono priorità. Ma anche taglio parlamentari e revoca concessioni autostradali. È il momento di correre, è il momento del coraggio. Ci siamo!”,

MA CHI COMANDA NEL PD: RENZI ,”L’AVVOLTOIO”, O ZINGARETTI ,IL “SEGRETARIO”?

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di  R.Lanza

Il Senato dice no alla sfiducia del governo Conte.  Il Pd sostiene il governo e forma la maggioranza con il M5S.  Nel partito democratico avvengono cose strane in questo periodo.     Esce fuori con comizi e conferenze Renzi che lancia la sua proposta di un  “governo no tax” per gestire questa delicata fase politica. Afferma: “la maggioranza c’è e non con Salvini”. “Siamo di fronte a un fatto clamoroso, nella veste di ex presidente del Consiglio trovo sia un passaggio che non va sottovalutato, tecnicamente clamoroso” osserva Renzi .

Vediamo cosa dice Renzi, “l’avvoltoio” per Grillo: “Il mio appello è serio e non si impicca alle formule – puntualizza – io l’ho chiamato governo istituzionale, qualcuno dice di legislatura o di scopo. Io lo chiamo governo no tax perché deve mettere mano all’Iva e a mille questioni aperte – spiega l’ex premier – Le forze politiche responsabili, nella mia testa tutte, devono bloccare l’aumento dell’Iva. Bisogna avere il coraggio di dare vita a un governo”.

Il ministro dell’interno”Salvini si deve dimettere,- tuona Renzi, ex capopopolo Pd, è una truffa vivente,  altro che ritirare la delegazione, si dimetta oggi si scriva una nuova pagina per l’Italia”. “Il tabellone di oggi al Senato ci dice che la maggioranza c’è e non con Salvini” scandisce. E illustrando la sua proposta di governo di scopo, rileva che “la riduzione del numero di parlamentari è terreno di incontro“.

Centinaia di senatori sono tornati a Roma, dopo che Salvini aveva usato una certa espressione per dire di ‘alzare le terga’, salvo poi scoprire che non ha la maggioranza in Parlamento” rincara il senatore Pd. A stretto giro la replica di Salvini :parola agli Italiani, lasciateli votare!”.

Non comprendiamo tuttavia a che titolo oggi Renzi rilasci dichiarazioni ed interviste alla stampa sui comportamenti da adottare del Pd.Abbiamo l’impressione che Renzi sia uscito dal suo perimetro possibile nel partito dove milita e Zingaretti sia costretto ad ingoiare il rospo anche se dichiara che  la decisione comportamentale spetta al  segretario del partito, cioè a lui. E allora, queste uscite di Renzi?  Servono a dire agli italiani:io esisto ancora e se il Pd non mi accetta, riunisco i comitati e fondo un altro partito”    Ormai nessuno è corretto in questa politica italiana, chi è più furbo si faccia avanti.

Quando l’ex presidente del Consiglio dice che non darà vita a una sua corrente  bisogna leggere la frase al contrario, cioè sta avvisando Zingaretti che lui ha una corrente. Lancia il segnale che  l’ex segretario continua a mantenere saldamente in pugno i gruppi parlamentari. Quando si è trattato di decidere chi mettere in lista alle elezioni, Renzi ha scelto con cura e così adesso, dei 166 onorevoli su cui il Pd può contare in Parlamento, almeno 103 rispondono a lui, non al governatore del Lazio.

 Renzi sognava un leader debole, costretto sin dal principio a mercanteggiare con lui istituzioni, poltrone, e nomine, governare insomma per interposte persone. Ma il successo del governatore lo ha messo in ginocchio e la sua prima mossa rimuovere il tesoriere, cioè Francesco Bonifazi, significò togliere la cassa dalle mani del Giglio magico.

L’ex presidente del Consiglio, dopo essere stato costretto alle dimissioni a causa della sconfitta al referendum, aveva circondato Paolo Gentiloni di suoi colonnelli, tenendolo praticamente in ostaggio. E questo Renzi , sostenitore delle banche, avrebbe voluto fare anche con Zingaretti, ripetendo lo schema di successo applicato prima. Solo che Zingaretti, fratello di “Montalbano” intuì dove voleva arrivare  e mise degli argini idonei per fermarlo. Diciamolo francamente: il vero nemico del Pd , di Zingaretti, non è Salvini, oggi ormai sul palo della crocefissione anche in Germania dove un Tribunale tedesco lo condanna sul problema immigrazione, ma Matteo Renzi, specialista in intrighi e comunicazione ” al narcotico”

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Renzi a Palazzo Madama dal canto suo, usa un pò di “diplomazia” ,non vuole apparire rivoluzionario e “rompiscatole” e ricorda anche, con imbarazzo, che “Zingaretti ha avanzato due richieste, unità e che la segreteria gestisca questo passaggio. Sono richieste comprensibili, da accogliere – evidenzia – è giusto ci sia l’unità massima da parte delle forze politiche” e “il segretario del Pd ha tutti i diritti e i doveri di gestire questa fase con i capigruppo, non c’è una valutazione sulla forza di Zingaretti”.

Se questa è la politica italiana,-osserviamo noi di SUD LIBERTA’ – il disgusto per questi personaggi diventa sempre più forte