Operazione ” Fuel family Lussemburgo” – Scoperta frode Iva di 300 milioni di euro. Procura Europea (Napoli e Roma) e Guardia di Finanza smantellano sodalizio criminale

 

Napoli,

Nella mattinata odierna un’operazione coordinata dagli uffici di Bologna, Napoli e Roma della Procura Europea ha consentito di smantellare un sodalizio criminale che avrebbe commercializzato prodotti energetici in Italia evadendo sistematicamente l’imposta sul valore aggiunto. L’operazione, convenzionalmente denominata “Fuel family”, ha dato luogo all’esecuzione di misure cautelari personali nei confronti di otto soggetti, inclusi i vertici del sodalizio. Contestualmente, nei confronti di 59 persone fisiche e 13 imprese sono stati sequestrati beni per circa 300 milioni di euro.

Il provvedimento trae origine dalle indagini condotte nei confronti di un’associazione per delinquere composta da almeno dieci soggetti (alcuni dei quali legati da vincoli familiari), con ramificazioni in Italia e all’estero, che avrebbero posto in essere una ingente frode all’IVA nel settore dei carburanti. Cinque indagati sono stati sottoposti agli arresti domiciliari mentre tre sono destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere, frode all’IVA e riciclaggio.

Le attività investigative avrebbero consentito di disvelare la commercializzazione in Italia di carburante proveniente, principalmente, dalla Slovenia e dalla Croazia attraverso una filiera commerciale in cui erano fittiziamente interposte 41 società “cartiere” con sedi in Campania e Lombardia, che hanno sistematicamente violato gli obblighi di dichiarazione e versamento dell’IVA. Secondo quanto emerso dalle indagini, al vertice della filiera vi era una società con sede a Rovigo e deposito fiscale a Magenta (MI), dove era destinata la maggior parte del prodotto.

Le società “cartiere” avrebbero emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti per un ammontare di oltre 1 miliardo di euro determinando un’evasione dell’IVA di oltre 260 milioni.

Sarebbe stato, inoltre, accertato il riciclaggio di proventi illeciti per un ammontare complessivo di oltre 35 milioni di euro, prima trasferiti sui conti correnti di società ungheresi e rumene, quindi monetizzati attraverso sistematici prelievi di denaro contante e infine consegnati ai promotori del sodalizio.

Grazie alla sistematica evasione dell’IVA, gli indagati avrebbero praticato prezzi illecitamente concorrenziali ai clienti finali (distributori stradali) applicando un sistematico “sottocosto” sul prezzo di cessione.

L’operazione è stata condotta dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Verbania, Rovigo, Roma, Napoli e Caserta, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata e con il II Gruppo Napoli.

La Procura europea (EPPO) è un organismo indipendente dell’Unione europea incaricato di indagare, perseguire e portare in giudizio i reati che ledono gli interessi.

 

 

Frode fiscale “Carosello”, transnazionale, aggravata per agevolare “Cosa Nostra” – Cinque arresti e sequestri per oltre 3 milioni di euro in territorio nazionale ed estero

 

 

 Due ordinanze di applicazione di misure cautelari personali e reali emesse dal Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Genova, su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo, sono state notificate dai militari del Comando Provinciale di Genova e del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza nei confronti di 5 persone (di cui 3 destinatarie del provvedimento della custodia in carcere e 2 destinatarie di un’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari), sottoposte ad indagini, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere (art. 416 c.p.), trasferimento fraudolento di valori (art. 512-bis c.p.), autoriciclaggio (art. 648-ter.1 c.p.) dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti (art. 2 D.Lgs. 74/2000), dichiarazione infedele (art. 4 D.Lgs. 74/2000), omessa dichiarazione (art. 5 D.Lgs. 74/2000), emissione di fatture per operazioni inesistenti (art. 8 D.Lgs. 74/2000) e omesso versamento IVA (art. 10-ter D.Lgs. 74/2000), aggravati dalla transnazionalità (art. 61-bis c.p.).

Nei confronti di un indagato i predetti reati vengono altresì contestati con l’aggravante di cui all’art. 416-bis.1 c.p., per avere commesso tali delitti al fine di agevolare l’associazione di stampo mafioso “Cosa Nostra”.

In particolare, attraverso società con sede in Spagna, Portogallo e Italia, aventi quale amministratore di fatto e socio occulto il capo e promotore dell’associazione criminale (già destinatario di una misura di prevenzione patrimoniale che lo indicava come “collettore degli interessi mafiosi nel settore del commercio dei prodotti surgelati”) e quali amministratori e soci soggetti scelti da lui stesso o da altri associati, l’associazione consentiva al dominus di partecipare a varie società, tutte collegate tra loro, e di gestire, nel periodo 2015-2021, un giro d’affari basato sull’importazione di prodotti ittici surgelati dalla Spagna e dal Portogallo all’Italia, nonché di porre in essere reiterate e gravi frodi IVA consistite nel trasferire su “missing trader” (ditte cioè che omettevano il versamento dell’imposta applicata in fattura) il debito IVA nascente dalle transazioni e nel garantirsi, nel contempo, la possibilità di praticare prezzi al di sotto delle normali condizioni di mercato, con conseguente alterazione della libera concorrenza, nonché, di reimpiegare il denaro provento delle fittizie intestazioni societarie e dei delitti di evasione nelle società estere riconducibili all’organizzazione.

Le “frodi carosello” venivano realizzate dall’associazione attraverso: società con sede in territorio iberico destinate all’esportazione verso l’Italia di prodotti ittici surgelati;

  • ditte (cc.dd. “missing trader”) che omettevano il versamento dell’imposta applicata in fattura ai propri cessionari (i quali, per contro, detraevano i tributi corrisposti) con sede sul territorio nazionale, costituite al solo scopo di effettuare solo formalmente le importazioni, rivendere i prodotti, accumulare e non versare ingenti debiti IVA, per poi scomparire nell’arco di un biennio o poco più;
  • entità (cc.dd. “buffer”) realmente esistenti, destinate ad acquistare i prodotti formalmente importati dai “missing trader” e a rivenderli ai clienti finali.

 

Nell’ambito del sodalizio, il dominus della frode è stato coadiuvato:

– dal titolare di una impresa individuale nonché socio ed amministratore di una società di Genova, entrambe coinvolte nella frode fiscale con il ruolo di filtro (cd. “buffer”) che, tramite un’ulteriore società genovese, ha trasferito all’estero denaro proveniente dalle “società cartiere” italiane impiegate nella frode;

– la moglie del medesimo, la quale ha formalmente assunto per conto del coniuge la qualifica di socio e amministratore in varie società iberiche ed italiane gestite di fatto dal predetto;

– una donna residente a Siracusa, titolare di cariche formali all’interno di società cartiere costituite in Italia, nonché referente per la gestione dei clienti nazionali, in particolare quelli siciliani;

– un soggetto originario di Palermo, che gestiva la riscossione dei pagamenti da parte della clientela, facendogli pervenire il denaro frutto dello schema fraudolento attuato.

Le risultanze investigative acquisite hanno consentito alla Procura della Repubblica di Genova di chiedere ed ottenere dal competente G.I.P. l’emissione di un provvedimento cautelare personale nei confronti di 5 indagati tra cui 2 Mandati di Arresto Europeo nei confronti dei soggetti stabilitisi in Spagna.

I Mandati di Arresto Europei e di Indagine emessi sono stati eseguiti a Barcellona da personale della Divisió d’Investigació Criminal de Mossos d’Esquadra, con il supporto del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Genova ed il coordinamento del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia, ed a Vigo da personale dalla Policia Nacional – Unidad de Delincuencia Económica y Fiscal, al fine di procedere alla perquisizione dei luoghi nella loro disponibilità.

Nei confronti di 8 indagati il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per un importo complessivo di oltre € 3 milioni di euro, corrispondente al profitto delle attività illecite poste in essere.

 

I sequestri, che interessano il territorio italiano, il territorio spagnolo e quello portoghese, riguardano: – 100 rapporti finanziari, di cui 54 ubicati in Italia, 26 in Spagna e 20 in Portogallo;

– quote del capitale sociale di 15 società, di cui 7 con sede in Italia, 4 con sede in Spagna e 4 con sede in Portogallo; – 2 società di Genova con relativo compendio aziendale;

– 9 immobili situati nelle provincie di Genova, Palermo e Cuneo.

Al fine di dare corso alle attività di sequestro dei rapporti finanziari e delle società in Spagna ed in Portogallo, sono stati emessi Certificati di Congelamento ai sensi del Regolamento (UE) 2018/1805 del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea, che disciplina il riconoscimento e l’esecuzione negli Stati membri dell’UE dei provvedimenti di congelamento e di confisca emessi da un altro Stato membro nel quadro di un procedimento in materia penale.

Contestualmente alle misure cautelari personali e reali, la Guardia di Finanza di Genova, con l’ausilio dello S.C.I.C.O. e dei Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, Milano, Torino, Cuneo, Siracusa, Napoli e Venezia sta procedendo a perquisizioni delegate dalla D.D.A.A. ligure a Genova, Palermo e provincia, Milano, Torino, Cuneo, Siracusa e nelle provincie di Napoli e Venezia.

Va precisato- informa la Finanza-  che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, indipendentemente dagli elementi indiziari raccolti che hanno portato all’emissione dei provvedimenti cautelari, gli indagati non possono essere considerati colpevoli fino ad eventuale pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.

 

 

 

 

Guardia di Finanza: scoperti  illeciti contributi a fondo perduto in Sicilia, coinvolte dieci società e professionisti a Siracusa, Messina e a Malta

 

 

I finanzieri del Comando Provinciale di Siracusa hanno proceduto a verificare la correttezza dei dati autocertificati per la fruizione dei suddetti benefici, riscontrando l’esistenza di oltre dieci società, destinatarie delle predette erogazioni pubbliche, con sede legale nelle province di Siracusa, Messina e nello Stato di Malta

Nel corso del periodo di emergenza sanitaria per Covid-19 sono state riconosciute a favore delle imprese in difficoltà varie agevolazioni tra cui i contributi a fondo perduto a beneficio dei soggetti esercenti attività d’impresa e di lavoro autonomo, titolari di partita IVA, mediante la presentazione telematica di una specifica istanza, con l’indicazione della sussistenza dei requisiti previsti dalla legge.

 

I finanzieri del Comando Provinciale di Siracusa hanno proceduto a verificare la correttezza dei dati autocertificati per la fruizione dei suddetti benefici, riscontrando l’esistenza di oltre dieci società, destinatarie delle predette erogazioni pubbliche, con sede legale nelle province di Siracusa, Messina e nello Stato di Malta, intestate a mere “teste di legno” e prive di reale operatività, gravitanti intorno ad un unico “faccendiere” siracusano, operanti perlopiù nel settore delle sponsorizzazioni delle corse automobilistiche, costituite con il principale scopo di schermare le operazioni commerciali fittizie.
Dopo aver notiziato la Procura della Repubblica, nel corso delle indagini delegate veniva accertata la presenza di un’associazione a delinquere che, grazie a dichiarazioni reddituali ed IVA attestanti dati non veritieri, aveva illecitamente beneficiato di ingenti misure economiche a fondo perduto a sostegno delle imprese in difficoltà.

Dall’analisi dei flussi finanziari dei conti correnti intestati alle persone fisiche e giuridiche coinvolte e delle loro dichiarazioni dei redditi, emergeva un modus operandi tanto semplice quanto efficace; decuplicando i fatturati del 2019 rispetto a quelli realmente conseguiti da parte delle società coinvolte, mediante la rettifica delle dichiarazioni dei redditi già presentate, è stato possibile giustificare un drastico calo dei ricavi conseguiti nel
successivo periodo pandemico 2020-2021, inducendo in errore l’ente pagatore.

 

Quanto indebitamente percepito dall’organizzazione criminale veniva immediatamente “messo al sicuro” e trasferito su conti correnti detenuti nello Stato di Malta intestati ai componenti dell’organizzazione criminale.
Le movimentazioni di denaro tra le società coinvolte e il trasferimento all’estero venivano giustificate con l’emissione di fatture per operazioni inesistenti relative a sponsorizzazioni mai rese, in modo da rendere estremamente difficoltosa l’individuazione della provenienza delittuosa delle somme illecitamente accumulate.

 

Al termine delle indagini sono state eseguite 10 misure cautelari di cui una in carcere, due ai domiciliari e sette misure interdittive nei confronti dei promotori e partecipi al sodalizio criminale, fra i quali i rappresentanti di fatto e di diritto delle società coinvolte e 4 professionisti in campo tributario e legale.
La Finanza -si apprende pure- ha provveduto  al sequestro preventivo della somma di circa 1.800.000 euro quale profitto dei reati di indebita percezione di erogazioni pubbliche, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illegale e autoriciclaggio.

 

 

Napoli – Sequestrate sul territorio provinciale oltre 1,2 tonnellate di artifici pirotecnici illegali, “cipolle” altamente pericolose, un arresto e 8 denunce alla Procura

 

Immagine del luogo

Nella foto  (G.di Finanza)   il Comando della Finanza di Napoli

 

 

Napoli,

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli, allo scopo di garantire la sicurezza dei cittadini in vista del Capodanno, hanno intensificato le attività di contrasto alla commercializzazione illecita di artifizi pirotecnici e di prodotti pericolosi.

Oltre 220.000 artifici pirotecnici illegali, per un peso di oltre 1.200 Kg, sono stati sequestrati complessivamente dal Gruppo Pronto Impiego di Napoli, dai Gruppi di Frattamaggiore, Nola e Torre Annunziata e dalla Compagnia di Ischia, nel corso di diversi interventi. Sono 8 i soggetti denunciati a vario titolo, di cui 1 tratto in arresto, per fabbricazione, detenzione, vendita e trasporto di materiale esplodente, nonché per violazioni delle norme antincendio e di pubblica sicurezza.

A Napoli, nel quartiere Ponticelli, i “Baschi Verdi” hanno rinvenuto e sequestrato, all’interno di un’autovettura, 100 ordigni esplosivi artigianali, del tipo “cipolla”. La conducente del veicolo è stata tratta in arresto. In un secondo intervento, nei pressi di Piazza Mercato, i finanzieri hanno sequestrato un locale adibito a deposito, recante all’interno oltre 160.000 artifici pirotecnici detenuti illegalmente. Una donna, che gestiva lo stoccaggio e la vendita dei fuochi, è stata denunciata all’A.G. e segnalata all’INPS, in quanto percettrice indebitamente del Reddito di Cittadinanza.

In provincia, tra Giugliano in Campania e Arzano, sono stati sequestrati oltre 10.000 artifici pirotecnici. La merce, pericolosa, era priva di qualsivoglia indicazione del quantitativo di miscela esplosiva contenuta, nonché di indicazioni relative all’utilizzo e alla sicurezza dei prodotti. Il detentore della merce è stato denunciato all’A.G. competente.

Sul territorio nolano, nell’ambito di un controllo su strada, all’interno di una station wagon condotta da un imprenditore di origine cinese, sono state rinvenute diverse scatole di cartone contenenti materiale pirotecnico per le quali il conducente non è stato in grado di esibire alcuna autorizzazione e/o documentazione che ne legittimasse il trasporto. Anche in questo caso, gli artifizi pirotecnici sono stati sequestrati e il soggetto è stato deferito alla competente A.G.

A Boscoreale, i finanzieri hanno individuato due persone del posto, prive di qualsivoglia autorizzazione per il commercio, intente nella vendita illegale di fuochi d’artificio all’interno delle proprie abitazioni. Nel corso dell’intervento sono stati sequestrati oltre 48.000 pezzi, tra fuochi d’artificio illegali e petardi, alcuni dei quali di fabbricazione artigianale. I due detentori della merce sono stati denunciati.

Sull’isola di Ischia, all’esito di un’attività info-investigativa, condotta anche attraverso il monitoraggio dei social network, è stata scoperta un’abitazione, al cui interno era stato allestito un punto vendita di articoli pirotecnici, in assenza di ogni autorizzazione. Sono stati denunciati 2 soggetti e sequestrati i fuochi illegali, tra cui una batteria riportante il logo del calciatore Maradona del peso di 20 kg e 60 “cipolle” artigianali altamente pericolose.

Anche quest’anno si ripropone il fenomeno degli artifizi pirotecnici illegali.. La Finanza sequestra e sanziona

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Con l’approssimarsi delle festività natalizie e di fine anno, si ripropone il fenomeno della vendita illegale di artifizi pirotecnici.

Anche quest’anno, per cercare di fronteggiare il fenomeno che mette a repentaglio la salute e l’incolumità di tante persone, in ossequio alle direttive impartite dalla Prefettura di L’Aquila, il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di L’Aquila ha intensificato i controlli per il contrasto alla vendita e alla detenzione di fuochi d’artificio illegali.

Nel pomeriggio di giovedì 21.12.2023, i finanzieri del Gruppo di L’Aquila, coordinati dal Ten. Col. Luca Lauro, hanno effettuato un ingente sequestro di “botti” in città. Si tratta, in particolare, di oltre 85.000 artifizi pirotecnici per un peso complessivo di circa 8,5 quintali, contenenti oltre 170 kg di polvere attiva.

Il materiale, estremamente pericoloso, era detenuto e stipato, senza alcuna precauzione e misura di sicurezza, all’interno di un emporio cittadino.

In particolare, i gestori dell’emporio detenevano per la vendita in locali aperti al pubblico materiale pirotecnico ben oltre i 50 kg consentiti dalla normativa di settore.

L’intervento dei militari, pertanto, ha permesso di sottoporre a sequestro il materiale, detenuto, come detto, in violazione alle norme di sicurezza. Per il responsabile, un 35enne del capoluogo, è scattata la denuncia in stato di libertà per illecita detenzione e commercio illegale di materiali esplodenti e, pertanto, è stato deferito alla Procura della Repubblica di L’Aquila per violazione dell’art. 678 del Codice Penale, in relazione a quanto disposto dal Decreto del Ministro dell’Interno del 4 giugno 2014.

Nei prossimi giorni i controlli saranno ulteriormente intensificati per verificare la conformità dei materiali posti in vendita ai requisiti di sicurezza previsti dalla normativa nonché in relazione alla regolare detenzione e vendita presso gli esercizi commerciali, ad ulteriore testimonianza del costante controllo economico del territorio assicurato dal Corpo anche ai fini del mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica.

 

 

 

Controlli e denunce della Guardia di Finanza: i prodotti in vendita devono avere basilari informazioni in lingua italiana. Sequestri di prodotti alimentari

Contraffazione, oltre metà dei giovani Ue ha acquistato falsi nell'ultimo  anno - Il Sole 24 ORE

 

 

Catania

Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania ha predisposto in atto controlli mirati in materia di abusivismo commerciale, codice del consumo e violazioni alla normativa sulla sicurezza dei prodotti in genere, sottoponendo a sequestro oltre 4.000 prodotti risultati privi della regolare etichettatura informativa, tra cui articoli per la profumazione d’ambiente, bevande e snack alimentari.

In particolare, allo scopo di mantenere alto il livello di sicurezza dei cittadini circa l’acquisto di prodotti di diverso genere, i militari del I Gruppo di Catania hanno intensificato i controlli nei confronti dei rivenditori al dettaglio per sottrarre dal mercato prodotti di minuta vendita etichettati in assenza delle basilari informazioni in lingua italiana. Tale etichettatura è, infatti, resa obbligatoria dal Codice del Consumo (D.Lgs. 206/2005) e, per gli alimenti, dalla normativa comunitaria (Regolamento UE n. 1169/2011) che prescrive indicazioni nutrizionali obbligatorie in lingua italiana, affinché esse siano rese chiare, precise e facilmente comprensibili per il consumatore. Nella circostanza, i militari operanti hanno individuato nel capoluogo etneo un esercizio commerciale che deteneva merce illecitamente commercializzata – in spregio alla normativa europea – e proceduto al sequestro amministrativo, per un totale di n. 3.615 profumatori per ambiente e n. 1.061 prodotti alimentari composti da bevande e snack.

Il titolare dell’attività commerciale è stato segnalato alle competenti Autorità amministrative per l’applicazione della sanzione, prevista fino ad un massimo di 25.823 euro. Sono in corso accertamenti volti a risalire la filiera di distribuzione per individuare, a monte, i produttori che hanno aggirato le previste regole di immissione in commercio. L’attività svolta dai militari del Comando Provinciale di Catania testimonia l’impegno e la dedizione che il Corpo rivolge ai propri cittadini, promuovendo iniziative volte a reprimere quei fenomeni illeciti che possono – anche solo in astratto – minare la salute e il benessere della collettività.

 

Diffusione di prodotti non conformi alla sicurezza: 337 interventi della Finanza,denunciate 39 persone e sequestrati 3,6 milioni di prodotti

 

 

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Nel mese di ottobre 2023, con l’approssimarsi di Halloween, la Guardia di Finanza ha condotto 337 interventi che hanno portato alla denuncia di 39 soggetti nonché al sequestro di circa 3,6 milioni di prodotti non sicuri, fra cui giocattoli, accessori per abbigliamento, bigiotteria e cartolibreria.

Le operazioni più significative sono state eseguite nelle province di Monza, Palermo, Asti, Crotone, Padova, Lodi, Salerno, Benevento e Foggia.

Il Corpo tutela il mercato dalla diffusione di prodotti non conformi rispetto agli standard di sicurezza previsti dalla normativa dell’Unione Europea e nazionale, affinché gli operatori economici onesti possano beneficiare di condizioni eque di concorrenza, promuovendo, al contempo, una protezione efficace dei consumatori.

Il dispositivo di contrasto adottato a presidio del comparto assume ancor più rilevanza se si considera la stretta correlazione tra beni contraffatti e prodotti non sicuri.

Se è certo, infatti, che l’obiettivo di coloro che “vivono di contraffazione” è quello di ottenere il massimo profitto al minor costo, è altrettanto scontata l’assenza di remore da parte dei medesimi soggetti a impiegare nella produzione qualunque genere di materiale e sostanza, anche se potenzialmente dannosa o nociva per gli utilizzatori.

Napoli, blitz contro clan Di Lauro: 27 arresti, provvedimenti di custodia cautelare del Gip, coinvolto anche il noto cantante Tony Colombo

 

Blitz anticamorra a Napoli contro il clan Di Lauro, con 27 arresti. In manette oggi 17 ottobre anche il cantante neomelodico Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli. . Secondo l’accusa,  l’artista  aveva investito denaro del clan Di Lauro.

Un'immagine del blitz

Sono 27 gli indagati , colpiti dal provvedimento giudiziario. Stanotte infatti , i carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale e del Comando Provinciale di Napoli, hanno notificato un provvedimento di custodia cautelare, emesso dal Gip di Napoli su richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia :  persone accusate a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata, violenza privata aggravata, associazione a delinquere finalizzata alle turbative d’asta aggravata agevolata, associazione a delinquere aggravata dall’aver agevolato un clan mafioso e dal carattere della transnazionalità finalizzata al contrabbando dei tabacchi lavorati esteri.

Sequestrati beni per 8 milioni di euro. . Accanto a traffico di droga, estorsioni e minacce ai familiari di un collaboratore di giustizia, i Di Lauro avevano operato una vera e propria ‘svolta imprenditoriale’, investendo nelle aste giudiziarie immobiliari, minacciando possibili competitor, in alleanza con i Licciardi e Vinella-Grassi. Sotto sigilli sono fine una palestra, una sala scommesse e alcuni supermercati. Coinvolti Tony Colombo e sua moglie (nella foto sopra): avrebbero investito mezzo milione di euro per una fabbrica illegale di sigarette, poi sequestrata, creando il marchio di abbigliamento Corleone e una bevanda energetica denominata 9 mm, evocativi e quasi ammiccanti al mondo della criminalità organizzata.

 All’anagrafe Immacolata Rispoli, la donna è la vedova del boss scissionista Gaetano Marino, ucciso il 23 agosto del 2012. Successivamente, la sua notorietà è rimasta legata al cantante neomelodico, con il quale si è sposata nel 2019. Oggi si trovano tutti  nei guai giudiziari.

Disco rosso dei Carabinieri e del Giudice al volume di affari -circa 5000 euro giornalieri-nelle tre piazze di spaccio-quartiere Sperone- di Palermo

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Archivi -Sud Libertà

Palermo

I militari del Comando Provinciale Carabinieri hanno dato stamane esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal Giudice per Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 18 indagati (15 in carcere, 3 obblighi di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria).

Le indagini, condotte da giugno a settembre del 2021 dai carabinieri delle Stazioni di Acqua dei Corsari e di Brancaccio, hanno fatto emergere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati in ordine ai reati di spaccio e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

Le investigazioni, sviluppatesi attraverso una mirata attività tecnica con monitoraggio ed osservazione delle varie fasi dello spaccio, grazie anche all’ausilio di telecamere nascoste nei luoghi destinati alla vendita e cessione, nonché a puntuali riscontri eseguiti su strada, hanno consentito di:

  • dimostrare l’operatività di tre piazze di spaccio, tutte attive nel quartiere Sperone di Palermo (anche nelle immediate adiacenze di Istituti Scolastici), nelle quali gli indagati, protetti da vedette, avrebbero smerciato al dettaglio hashish, cocaina, crack e marijuana, avvalendosi di pusher, talvolta anche minorenni;
  • ricostruire il modus operandi degli spacciatori i quali, con compiti ben definiti, si sarebbero occupati dell’approvvigionamento dello stupefacente, dell’occultamento della sostanza, delle cessioni al dettaglio e della raccolta dei proventi dello spaccio;
  • acclarare che le piazze di spaccio erano operative durante l’intero arco orario della giornata, con più spacciatori – anche minorenni – che si avvicendavano organizzandosi su turni;
  • raccogliere indizi di colpevolezza a carico di complessivi 36 indagati (di cui 18 destinatari di misura cautelare e 4 minorenni) tutti già noti alle forze dell’ordine;
  • stimare un volume di affari di circa 5000 euro giornalieri;
  • monitorare oltre 9 mila cessioni di sostanza stupefacente, segnalando oltre 150 persone -provenienti dal territorio dell’intera provincia – alla competente Prefettura quali assuntori di stupefacenti;
  • arrestare 3 persone in flagranza di reato e denunciarne altre 6;
  • sequestrare oltre 1,5 kg. di sostanze stupefacenti (cocaina, crack, hashish e marijuana).

Palermo, indebita percezione di erogazioni pubbliche- Sequestri della Finanza per 20 milioni di euro

 

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Palermo,

Esecutivo da parte della Finanza di sequestro preventivo emesso dal Gip del locale Tribunale su richiesta della Procura Europea  (EPPO- European Pubblic Prosecentetr ‘ s office )-Ufficio di Palermo, nei confronti di una società a capitale interamente pubblico e di tre persone fisiche , per un importo complessivo di circa 20 milioni di euro. quale profitto delle condotte delittuose ipotizzate.

La contestazione verte sul reato di indebita percezione di erogazioni pubbliche, con l’aggravante della qualifica di ” incaricato di pubblico servizio” rivestita dagli indagati nonchè la circostanza che la condotta penalmente rilevante avrebbe causato un danno superiore a 100 mila euro agli interessi finanziari dell’Unione Europea.     E’ stata ipotizzata ai danni della società partecipata anche la correlata responsabilità amministrativa derivante da reato.

Gli elementi acquisiti allo stato delle indagini – comunica la Finanza- hanno consentito di ipotizzare che, al fine di impedire a BEI ( Banca Europea per gli investimenti) di procedere alla valutazioni  di competenza in merito al rispetto delle condizioni per l’ottenimento e/o revoca del finanziamento erogato, il giudizio consapevole della società partecipata avrebbe consapevolmente omesso di comunicare alla BEI la commissione tra il 2017 ed il 2020, di gravi e reiterate violazioni, anche di rilevanza penale, in materia ambientale, sfociate in una ordinanza di commissariamento giudiziale emessa nel 2021 dal Gip del Tribunale di Palermo e alla successiva richiesta di rinvio a giudizio dei responsabili