Firmato il Protocollo di Sicurezza nelle imprese

 

 

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Raggiunta l’intesa tra sindacati e imprese,  Dopo un lungo confronto , anche in videoconferenza con il governo, è stato firmato il “protocollo di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro”. Al tavolo, a distanza, erano presenti Cgil, Cisl, Uil, Confindustria e Confapi. “L’Italia -afferma Conte – va avanti, non si ferma”.

“L’accordo sottoscritto, spiegano i sindacati, potrà riaprire le imprese e “consentirà alle imprese di tutti i settori, attraverso il ricorso agli ammortizzatori sociali e la riduzione o sospensione dell’attività lavorativa, la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro“.
I lavoratori e le lavoratrici italiane sapranno agire e contribuire nell’adeguare l’organizzazione aziendale e i ritmi produttivi per garantire la massima sicurezza possibile e la continuazione produttiva essenziale per non fermare il Paese”.

Durc irregolari e denunciati: “non tutti i sindacati sono concordi nel smantellare il sistema corrotto..”

Cassa edile Catania, “Durc pilotati”: tra gli indagati anche l’ex presidente Ance Sicilia

 

IL PRESIDENTE ANCE CATANIA GIUSEPPE PIANA
«CONCORRENZA SLEALE E MANCANZA DI REGOLE: FENOMENI REITERATI CHE HANNO DANNEGGIATO L’INTERA FILIERA EDILE»

La denuncia: «Una situazione che non ha registrato la totale adesione di tutte le sigle sindacali: alcuni hanno creato fratture insanabili, difendendo e proteggendo dipendenti infedeli»

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CATANIA 

«Una situazione incresciosa; un sistema che per anni ha inquinato la trasparenza delle procedure e delle gare d’appalto; un fenomeno reiterato che ha danneggiato l’intera filiera, delegittimando il ruolo della Cassa Edile che, quale Ente paritetico costituito da Ance e Organizzazioni sindacali dei lavoratori del settore edile, è e deve essere strumento di garanzia di legalità per tutte le imprese del territorio».

Il presidente Ance Catania Giuseppe Piana (nella foto sotto)è amareggiato, ma soprattutto risoluto nel denunciare le “anomalie” – oggetto dell’inchiesta condotta dalla Procura e dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza – sui Durc irregolari emessi per partecipare e ottenere commesse pubbliche.

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«Grazie alle denunce effettuate in questi anni – continua Piana – l’operato della magistratura e delle forze di polizia ha scoperchiato un apparato che si muoveva con logiche clientelari e con sotterfugi messi in campo per agevolare questa o quell’impresa, danneggiando l’intero comparto edile, già duramente provato da una lunga crisi. Un meccanismo complesso e tentacolare, come emerge dalle indagini, messo in atto da un componente della precedente direzione della Cassa Edile,(Ing.Nicola Colombrita…ndr  ma occorre verificare la sua eventuale diretta responsabilità sulla problematica) che potrebbe portare a responsabilità di “ulteriori dipendenti infedeli,” eliminando così ogni possibile ombra sull’Ente”

Un ringraziamento al presidente della Cassa Edile Marcello La Rosa (Ance), insieme al vicepresidente Giovanni Pistorio (Fillea Cgil), per il coraggio e la determinazione nel denunciare e così smantellare un sistema corrotto e pieno di criticità che finora nessuno aveva osato destabilizzare, sradicando quell’illegalità diffusa che traeva linfa dal malcostume della vecchia governance. Un grazie alla Feneal Uil, in particolare nella persona del segretario provinciale Nino Potenza e alla quasi totalità del Comitato di gestione della Cassa Edile in cui Ance Catania è presente, per avere condiviso un percorso necessario».

«Una situazione – continua Piana – che non ha registrato la totale e complessiva adesione, com’era giusto che fosse, di tutte le sigle sindacali del settore: alcuni, infatti, hanno deciso di rimanere su un’altra linea, creando fratture insanabili e non contribuendo affatto al processo di verifica e di rinnovamento in corso, difendendo e proteggendo dipendenti infedeli. Ho sempre sostenuto, sin dal mio insediamento alla presidenza Ance Catania, ogni azione volta a fare luce e ripristinare le regole, spesso anche con duri scontri interni, ma con il solo obiettivo di garantire legalità al sistema e dare la giusta immagine che l’imprenditoria delle costruzioni, fatta da imprese sane e non da “furbetti”, merita».

Il presidente Piana va giù duro quando evidenzia che «le battaglie si fanno insieme “senza se e senza ma”, in un contesto dove la lotta contro gli illeciti passa attraverso scelte dure, a volte anche sofferte, con conseguenze che impattano gravemente su equilibri e sistemi consolidati. La speranza – conclude Piana – è ritrovare quella serenità che consenta a tutti di lavorare secondo parametri di legalità, trasparenza e operosità, nel pieno rispetto delle regole e di una concorrenza leale».

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Adesso-informiamo noi di SUD LIBERTA’  la parola spetta al processo, verificare come stanno le cose all’Ance e quali le responsabilità vere dei dirigenti e dei sindacati dissindenti dell’Ance chiamati in causa dal presidente La Piana

LAVORATORI DELLA SIBEG A RISCHIO: FRONTE COMUNE PER COSTRUIRE PERCORSI VALIDI

 

Effetto Sugar e Plastic Tax: Sibeg Coca-Cola incontra tutte le sigle sindacali

«CHIEDEREMO INCONTRO AL PREMIER PER VAGLIARE CORRETTIVI E COSTRUIRE PERCORSI SOSTENIBILI»

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La manovra è legge: sugar e plastic tax sono ormai entrate a pieno titolo nella finanziaria 2020, pregiudicando l’intera filiera delle bibite con ricadute occupazionali ed economiche già dibattute nei giorni scorsi. Sibeg – l’azienda siciliana che imbottiglia bevande a marchio Coca-Cola – vuole continuare la battaglia intrapresa per salvare i posti di lavoro in Sicilia, cercando quei correttivi utili a evitare il tracollo e il conseguente trasferimento delle linee produttive nello stabilimento di Tirana, in Albania. Si riparte dunque dalla rimodulazione del piano industriale e dal riposizionamento dei costi alla luce delle nuove imposte, che a conti fatti incidono ben 18 milioni di euro sul fatturato dell’azienda (pari a 115

 

 

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milioni di euro9 «Un quadro legislativo incerto e punitivo per un intero settore – commenta l’ad Sibeg Luca Busi – un allarme che in tutti i modi abbiamo cercato di trasferire a chi ci rappresenta a livello centrale. Adesso che i giochi sono fatti e che i nostri appelli sono rimasti inascoltati, non ci resta altro che trovare strade percorribili per limitare le disastrose conseguenze dettate dalle imposte. Come prima cosa abbiamo cercato un confronto con i sindacati per tracciare un quadro, condividere preoccupazioni e linee da seguire».

Un incontro avvenuto in azienda con tutte le sigle del comparto – Flai Cgil, Uila Uil, Fai Cisl e Ugl – che si è concluso con la volontà comune di richiedere un confronto al premier Giuseppe Conte per un tavolo di lavoro utile a concertare possibili aggiustamenti e compensazioni per attutire il colpo: «Faremo fronte comune con l’azienda per salvaguardare tutti i posti di lavoro – ha sottolineato il segretario generale Flai Cgil Sicilia Tonino Russo – in un clima di piena collaborazione, metteremo in campo ogni risorsa per cercare di neutralizzare gli effetti collaterali della manovra: riteniamo che Sibeg-Coca Cola debba continuare la sua attività in questo territorio e proseguire la sua politica aziendale di investimento sull’ambiente, sull’innovazione  e sulla valorizzazione dei prodotti tipici della Sicilia come le arance rosse, con l’auspicio che l’azienda rappresenti sempre una fetta importante dell’economia della nostra Isola e che nel prossimo futuro ci si incontri per discutere di sviluppo e maggiore occupazione».

«Sin dall’inizio abbiamo contestato in ogni modo questi due balzelli, consapevoli delle gravi ripercussioni occupazionali – ha detto Alessandro Salamone, in rappresentanza della segreteria regionale Uila Uil Sicilia – Sibeg Coca-Cola ha sempre rappresentato un patrimonio occupazionale e produttivo per Catania e per la Sicilia: vogliamo lavorare in piena sintonia con tutte le altre sigle per raggiungere l’obiettivo comune legato al futuro e alla serenità dei lavoratori coinvolti in questa incresciosa vicenda». «Il prossimo passo sarà quello di richiedere un incontro a Roma direttamente con il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte – hanno concluso il segretario generale Fai Cisl Catania Pietro Di Paola e il segretario provinciale Agroalimentare UGL Catania Antonino Neri – per inoltrare le nostre istanze e tutelare i livelli occupazionali».

 

Conte: “Ex Ilva,è un problema industriale, l’azienda non ha rispettato il piano d’investimento”

 

In conferenza stampa con il Ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli

Slået op af Giuseppe Conte i Onsdag den 6. november 2019

Video Comunicato Stampa Presidenza Consiglio -(Fac;)

 

E’ un problema industriale. Abbiamo offerto lo scudo penale.Hanno rifiutato!”

Trattativa in salita per il governo Conte sull’ex Ilva.  2E’ un problema industriale, afferma il premier  e non ci facciamo prendere in giro“. E’ questo il sunto del comunicato stampa dopo l’incontro avuto con i vertici di  Arcelor Mittal e annunciando per giovedì la convocazione dei sindacati . “Non è accettabile lasciare 5mila lavoratori e quindi 5mila famiglie senza lavoro e senza futuro” aggiungee il premier, assicurando che “non lasceremo soli gli operai”. “Per me è inaccettabile qualsiasi piano di esuberi”, dice Conte. “C’è un rischio di impresa, parliamo di un player globale attrezzatissimo, profondo conoscitore del mercato. È inaccettabile che dopo un anno si metta in discussione il piano. È inaccettabile la proposta che oggi ci è stata fatta”.”Nessuna responsabilità sulla decisione dell’azienda può essere attribuita al governo”, precisa comunque, perché da parte dell’esecutivo c’è la massima disponibilità “a tenere aperta una finestra negoziale 24 ore su 24, d’ora in avanti”.      Si apprende intanto che i sindacati hanno preannunciato uno sciopero per l’8 novembre.

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Non è lo scudo la causa di disimpegno dell’azienda” chiarisce  Conte. “Chi non sta rispettando i patti?”, si chiede il presidente del Consiglio. “A noi – spiega – sta a cuore il rilancio di quel polo industriale”. “Noi – ribadisce – chiediamo il rispetto del piano industriale”. “Abbiamo invitato ArcelorMittal a prendersi un paio di giorni per proporci qualche soluzione”, aggiunge il premier, per “farci una proposta per assicurare continuità dei livelli occupazionali, produttivi e ambientali”. Si lavora perché il vertici di Mittal “possano ritornare al nostro tavolo con delle proposte accettabili e plausibili”. “Invitiamo l’azienda a rimediare queste sue iniziative, non accettiamo che ci siano iniziative di tutela giudiziaria dal loro punto di vista”. “Siamo determinati a difendere con il massimo rigore, a fare tutto quello che è necessario per rilanciare Taranto”.

Dopo il premier prende la parola il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli. “Riteniamo che non ci sia una reale motivazione strutturale” nella decisione di ArcelorMittal, sottolinea. Quella dell’Ex Ilva “è una vertenza industriale“. L’azienda” ha chiarito sin dal 12 settembre che, a prescindere dagli elementi di contorno, il problema è la loro incapacità di rispetto del piano industriale”, afferma Patuanelli sottolineando che i livelli di produzione sono pari a 4 milioni di tonnellate, con la conseguenza di 5mila persone in meno, quando già quest’anno avrebbero dovuto attestarsi a 6 milioni. “Il piano – dice ancora Patuanelli – è stato proposto in un bando di gara”. “Arcelor Mittal non è in grado di rispettare il suo piano industriale e non possono essere i lavoratori e Taranto a pagare”, dice Patuanelli. “A prescindere da ogni altra condizione la società oggi dice che non riesce a produrre più di 4 milioni di tonnellate e che queste non sono sufficienti a remunerare l’investimento. Ma Mittal ha vinto la gara per Ilva promettendo 6 milioni di tonnellate e 8 milioni dal 2024”.

Oggi donne in piazza contro la violenza, femminicidi e ogni discriminazione di genere- Scioperi “sindacali”

 

La giornata di oggi, 8 marzo, in occasione della festa della donna si tramuta in giornata sindacale. Diverse sigle sindacali, tra cui Usi (Unione Sindacale Italiana), Cobas (Confederazione dei Comitati di Base), Usb (Unione Sindacale di Base) hanno annunciato uno sciopero generale nazionale di 24 ore di tutte le categorie pubbliche e private.  Non sappiamo bene se i sindacati  hanno l’effettivo interesse e rivendicazione del movimento libero delle donne se non certamente quello della sponsorizzazione ed ampliamento liste.

 

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Anche il servizio di trasporto pubblico con metro, tram e bus sarà occasionale e a rischio. I sindacati aderiscono all’appello lanciato dal movimento ‘Non Una Di Meno’. Tra i motivi dello sciopero “la violenza maschile sulle donne e i femminicidi, ogni discriminazione di genere, le molestie nei luoghi di lavoro, la precarietà e la privatizzazione del welfare, l’obiezione di coscienza nei servizi sanitari pubblici e la difesa della L. 194, il disegno di legge Pillon su separazione e affido”.

Molte aziende resteranno chiuse, anche negozi di un certo tono rispetteranno la chiusura per l’intera giornata. Previsti sit-in in diverse città.

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– Due a Roma: secondo un Comunicato Stampa,  alle 9 al ministero della Salute e alle 10.30 al ministero del Lavoro. Mentre alle 17 da Piazza Vittorio partirà il corteo promosso da ‘Non una di meno’.

Ma anche settori pubblici saranno coinvolti dall’agitazione nazionale. Le Frecce di Trenitalia- avverte un comunicato stampa – circoleranno regolarmente in occasione dello sciopero del personale del Gruppo FS Italiane proclamato dalla mezzanotte alle 21 di venerdì 8.

Il programma dei treni potrebbe comunque essere oggetto di variazioni.

 – A Roma incroceranno le braccia anche i dipendenti di Cotral, che aderiscono allo sciopero generale “con astensione dalle prestazione lavorative dalle ore 8:30 alle ore 17:00 e dalle ore 20:00 a fine servizio.

Anche a Milano, la manifestazione delle donne si preannuncia molto sentita, le donne chiedono il rispetto “non solo l’8 Marzo ma tutti i giorni dell’anno”.       Qui l’ Atm sarà coinvolta dall’agitazione sia per i mezzi di superficie che per le metropolitane. I dipendenti incroceranno le braccia dalle 8.45 alle 15 e dalle 18 al termine del servizio. La rivendicazione .: “la violenza maschile sulle donne, le discriminazioni di genere, contro la precarietà e la privatizzazione del Welfare, il diritto ai servizi pubblici gratuiti e accessibili, al reddito universale e incondizionato, alla casa, al lavoro, alla parità salariale, all’educazione scolastica, alla libertà di movimento, per le politiche di sostegno alla maternità e paternità condivisa”.

Autobus sostitutivi diretti saranno istituiti, limitatamente ai soli collegamenti aeroportuali di ‘Milano Cadorna – Malpensa Aeroporto’ e ‘Malpensa Aeroporto – Stabio’, in caso di cancellazione delle corse”. L’azienda rende noto che “saranno vigenti le consuete fasce orarie di garanzia, dalle ore 6 alle 9 e dalle 18 alle 21, durante le quali circoleranno i treni rientranti nella lista dei ‘servizi minimi garantiti”.   La protesta quest’anno è più calda perchè la strage delle donne sembra non avere più fine. Ogni anno diciamo le stesse cose ma solo nel 2018 sono  state uccise oltre 100 donne, quasi sempre da compagni, ex mariti o fidanzati. Sono 7 milioni le donne picchiate, maltrattate o violentate.

Pochi giorni fa un’altra ferita nel cuore delle donne. Una ‘tempesta emotiva’ determinata dalla gelosia ha condizionato  la Corte di appello di Bologna che ha quasi dimezzato la pena a Michele Castaldo, 57 anni, reo confesso dell’omicidio di Olga Matei, la donna con cui aveva una relazione da un mese e che strangolò a mani nude il 5 ottobre 2016 a Riccione.

Ma ci sono altre  vittime invisibili, i figli orfani dei femminicidi: in 15 anni in Italia sono oltre 2 mila, la maggior parte ragazzini tra i 5 e 14 anni assistono – informano le cronache – impotenti ad abusi e violenze fisiche o psichiche. . Un gruppo di 25 esperte di associazioni, coordinate da D.i.Re (Donne in rete contro la violenza), si sono unite per approfondire lo stato dell’applicazione della Convenzione di Istanbul del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.

Si apprende che il governo  entro l’anno intenda approvare una nuova legge “Codice rosso”, per garantire tempi brevissimi di protezione ad una donna che denuncia una violenza .      Naturalmente ci sono anche donne che sfruttano la popolarità di un personaggio per lanciare pubblicamente “invenzioni” contro persone qualificate socialmente per tramutarsi in false paladine delle donne.  E qui i giudici devono stare molto attenti nella valutazione delle “accuse femminili” contro personaggi noti.

Insomma anche in altre città le donne fanno sentire la loro voce, si registrano manifestazioni in quasi tutte le città siciliane e – unico colore comune in Sicilia e nel resto del Paese- il simbolo dei cartelli manifestanti  il bellissimo fiore giallo della “Mimosa”. Per gli innamorati e i galantuomi amanti delle tradizioni un fiore oggi da non dimenticare…

 

 

TROPPI PRIVILEGI ALLA REGIONE SICILIANA HANNO BLOCCATO IL FUNZIONAMENTO: DISCO VERDE ALLA MOBILITA’

Farò la Mobilità del personale regionale per colmare diversi vuoti e per valorizzare le professionalità.  i Sindacati sono spinti solo da interessi personali non generali

  UN’OPERAZIONE NECESSARIA PER COMINCIARE A SPAZZARE PIAN PIANO I ” DIRIGENTI CRIMINALI DEGLI UFFICI SICILIANI”

  La Regione siciliana si appresta alla riorganizzazione del personale dei vari dipartimenti.  Ecco la comunicazione stampa

Nessuno stop alla mobilità dei dipendenti, ho solo concesso altro tempo al confronto con le organizzazioni sindacali”.

Lo dice l’assessore regionale alla Funzione pubblica, Bernadette Grasso (nella foto)che  e poi aggiunge: “occorre provvedere alla mobilità straordinaria per rafforzare quei dipartimenti in affanno; uno di questi è il Dipartimento delle Attività produttive che, oltre ad accelerare la spesa, consentirà anche di dare ossigeno all’economia dell’isola mediante il supporto alle imprese siciliane. Sulla questione della mobilità – prosegue l’assessore – abbiamo anche coinvolto i sindacati che, invece di comprendere le reali esigenze dei dipartimenti per rispondere ai fabbisogni dei cittadini, si limitano ad ostacolare qualsiasi percorso di riforma che ormai non può più attendere, come sanno bene tutti i dipendenti di questa Regione e tutti i cittadini che si aspettano servizi più efficienti ed in tempi certi. Dall’inizio di questa legislatura abbiamo messo in campo le azioni necessarie per riorganizzare e rendere più efficace la struttura amministrativa. In tal senso, abbiamo partecipato attivamente alla redazione del Piano di Rafforzamento Amministrativo (PRA), attraverso la previsione di una puntuale azione, con due focus: il primo focus per coloro che già operano per la gestione della spesa comunitaria; il secondo finalizzato ad ampliare la platea di dipendenti regionali che dovranno acquisire le necessarie competenze per programmare e gestire al meglio la spesa dei Fondi UE. Tale modo di operare è stato, fra l’altro, molto apprezzato dalla Commissione Europea in occasione della approvazione del PRA”.

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Ma ci sono anche altri motivi di mobilità straordinaria “Inoltre, la Regione siciliana è stata invitata ad incrementare le risorse necessarie per fare crescere la competenza dei dipendenti. In questo ambito abbiamo previsto meccanismi per incentivare e motivare, con trattamenti accessori, il personale impegnato nelle operazioni di gestione dei fondi comunitari – dice ancora Grasso – mediante l’attivazione di progetti speciali che possano garantire un trattamento accessorio per coloro che sono impegnati nelle attività di programmazione e gestione della spesa comunitaria”.

“Sempre nell’ottica di una completa ed organica riorganizzazione – aggiuge l’assessore – abbiamo attivato un percorso per il riequilibrare le competenze al fine di valorizzare le risorse umane della Regione, spesso non opportunamente motivate e non organizzate in maniera tale da rendere il loro operato più efficiente ed efficace. Il nostro intento è quello di valorizzare tutto il personale e di metterlo nella condizione di potere rispondere tempestivamente alle esigenze dei cittadini”.

“Questa operazione di valorizzazione – conclude l’assessore Grasso – sarà affrontata con una riqualificazione del personale e con la necessaria riorganizzazione dei profili e dei ruoli che ognuno sarà chiamato a compiere, prevedendo anche un congruo trattamento economico in funzione del lavoro che ognuno espleterà. Quindi, stiamo lavorando per valorizzare il personale e, non come falsamente raccontato dai sindacati, per penalizzarlo. È chiaro a tutti che il dipartimento della Funzione pubblica negli anni passati non si è mai occupato del tema della riorganizzazione del personale e, quindi, il lavoro sarà faticoso perché occorre superare anche tutte le carenze del passato. Ma il nostro impegno è quello di fare bene e fare in fretta”.

 

I Sindacati perdono attrattività, in Sicilia le fasce di lavoratori-inventate dalla politica deteriore -mantengono -come nelle Soprintendenze- l’appeal sindacale

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Ma vi sono pure i furbi in Sicilia:  vertici autonomi dei sindacati che “hanno girato i soldi degli iscritti nei propri conti correnti……”

L’Istituto Demoskopika , analizzando il periodo 2015-2017, ha tracciato una classifica delle regioni in relazione all’attrattività  o indice di appeal sindacale -delle principali organizzazioni dei lavoratori sul territorio. Il comunicato girato alle redazioni giornalistiche rivela il metodo adottato:  due gli indicatori  : il numero di iscrizioni  ai sindacati di Cgil, Cisl, Uil e il numero dei giovani di 14 anni e più che hanno svolto attività gratuita per un sindacato. È la Cgil a registrare il maggiore decremento con un calo di ben 285mila iscritti, seguita dalla Cisl con meno 188mila tesserati. Per la Uil, andamento in controtendenza: si registrano  26mila iscritti in più nell’arco temporale in esame.    Naturalmente -osserviamo noi di Sud Libertà- l’analisi fatta verte solo sulle organizzazioni rappresentative contrattuali.  Ma vi sono pure organizzazioni autonome che in alcune regioni -come Basilicata, Sicilia.Campania- detengono il primato mentre le principali organizzazioni dei lavoratori reggono l’urto delle novità. Poi occorrerebbe puntare i riflettori – ma qui l’analisi si ferma perchè forse troppo complessa- sui sindacati degli enti locali e della Regione.   La Sicilia che, per tendenza e tradizione, mantiene l’appeal sindacale perchè qui la politica ha creato ed inventato numerose fasce di precariato(vedasi Beni culturali e Soprintendenze della Regione Sicilia) registra tuttavia  un decremento naturale , secondo osservatori interni,  da quando la Procura di Palermo ha nesso sotto inchiesta i segretari delle organizzazioni Sadirs e Siad  -rappresentative -“per ingenti somme di contributi  versati in tanti anni  dagli iscritti  finiti sui conti correnti dei titolari segretari anzichè al servizio sindacale e al pagamento delle attività dei dirigenti sindacali”     Aspettiamo il giudizio del Tribunale ma l’appropriazione indebita rappresenta già   una vera indecenza che pone in cattiva luce chi del sindacato realizza un’attività a beneficio del popolo e dei dipendenti.

 Quindi, secondo questo studio , in due anni , le principali organizzazioni sindacali hanno perso complessivamente circa 450mila iscritti. “Una contrazione- si apprende da osservatori specialistici – , che poteva manifestarsi in forma ancora più allarmante se non fosse per l’ incremento dell’Uil, seppur non particolarmente rilevante. I numeri non lasciano spazio a dubbi: dal 2015 al 2017, i tesserati hanno subito una contrazione di 447mila persone, di cui ben 293mila residenti nelle realtà regionali del Mezzogiorno.

È la Cgil a registrare il maggiore decremento con un calo di ben 285mila iscritti, seguita dalla Cisl con meno 188mila tesserati.

Il comunicato stampa pone in luce inoltre che le regioni del Piemonte, Valle d’Aosta e Campania si collocano in coda alla graduatoria delle regioni ‘più sfiduciate’ dalle organizzazioni sindacali. . Circa 574mila italiani over 13 anni, pari soltanto all’1,2% della popolazione di riferimento, infine, hanno dichiarato di aver svolto attività sociale gratuita per un sindacato nel 2016 con un decremento di oltre 9 punti percentuali rispetto all’anno precedente.

O.D.A : posti di lavoro a rischio e sindacalisti che ” non tutelano” e non sanno fare il loro “mestiere”

Sud Libertà ha ricevuto ieri una lunga missiva sullo stato di salute dell’ente Oda e che rimettiamo ai nostri lettori:

Ci troviamo ancora una volta a subire un violento attacco che ci danneggia come lavoratori, mettendo seriamente in pericolo l’esistenza dell’Ente.

I lavoratori dell’O.D.A. Formazione Professionale, sono INDIGNATI da quanto espresso dalle OO.SS. CISL Fp.,CGIL Fp, UIL fpl e USB (Sanità), trovando PERICOLOSO, PRETESTUOSO e DANNOSO il comunicato apparso su alcuni giornali on-line.

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E’ doveroso specificare che le summenzionate OO.SS., negli ultimi anni, hanno messo in atto strategie atte a dividere i lavoratori e creare ostilità, colpevolizzando gli operatori della Formazione Professionale quali responsabili dello stato di crisi dell’Ente. Abbiamo avuto il “privilegio” di confrontarci, in passato, con questi “personaggi” che ci accusavano di fare fallire l’Ente sol perché rivendicavamo il nostro posto di lavoro; ci minacciavano di non fare decreti ingiuntivi dopo appena 16 mesi che l’ex A.D. Marsella non ci pagava; concordavano l’assunzione di operatori esterni pur avendo le professionalità richiesta all’interno dei lavoratori in mobilità.

La Triplice e l’USB erano concordi nel licenziare, appena, 75 lavoratori per salvare la Fondazione, perché in quel periodo la gestione era OCULATA e FIORENTE, tanto che molti a tutt’oggi sono indagati.

Adesso si grida allo scandalo per due stipendi arretrati, di contro nel silenzio più assordante passa inosservato il possibile fallimento dell’O.D.A.

 Strategia “schizofrenica”? O continuano a perseguire e rincorrere speranze svanite, ma ancor oggi tanto agognate?
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Ci chiediamo, dove sono stati negli ultimi anni questi integerrimi paladini dei lavoratori?

Sono stati in alcuni casi conniventi, ed in altri codardi.

Come mai queste ”prese di posizioni” non sono state adottate quando erano a conoscenza di fantomatiche “cooperative”, di contributi fiscali non versati, di fornitori mai pagati, di impegni assunti e mai rispettati, forse perché il bravo lavoratore O.D.A. in fin dei conti si accontenta dello stipendio netto, non si cura dei contributi, non si interessa che la Fondazione domani possa fallire perdendo definitivamente quel tanto bramato ed agognato stipendio.

Anziché mettere in “campo tutti i percorsi legittimi ecc…” per rivendicare due stipendi, perché non mobilitano i lavoratori per assicurare la continuità del posto di lavoro?

Il sindacato dovrebbe TUTELARE i lavoratori, portarli in piazza per salvaguardare la Fondazione, di contro sono rimasti a guardare quando per due mesi siamo stati minacciati da vigilantes armati che ci impedivano di lavorare, prendendo una blanda posizione solo quando NOI LAVORATORI ed una sola sigla sindacale , abbiamo chiesto l’intervento del Prefetto.

Anche in quella occasione l’USB ha disconosciuto il problema, come se fosse normale lavorare con il vigilante armato ed esserne minacciati.

Ci chiediamo, come mai questa levata di scudi adesso che l’Ente ha realmente avviato un sano Piano di Ristrutturazione? A chi dà fastidio che la Fondazione dopo anni di gestione sconsiderata intraprenda una via di risanamento?

Come mai nelle riunioni del 19 gennaio e del 2 febbraio c.a., convocate e volute dal Commissario Straordinario, presenti tutte le OO.SS. e i lavoratori, hanno espresso piena solidarietà all’operato dell’ Avv. Landi, esprimendo la preoccupazione per la criticità del momento e condividendo le strategie messe in atto per scongiurare il fallimento. In quell’occasione avrebbero potuto avviare un confronto costruttivo, qualora ne fossero stati capaci. Di contro l’unica domanda formulata in maniera ossessiva-compulsiva è stata “Quando viene pagata la 13°?”

Certo, è più facile e coraggioso pubblicare un comunicato in cui si chiede un “ urgente incontro” con il Commissario Straordinario, come se questo fosse stato chiesto e disatteso, questo atteggiamento di sfida molto virile da impressionare chi legge, a cosa dovrebbe portare? A risolvere i problemi dell’O.D.A.? O a mettere in scena una farsa, che se non coinvolgesse centinaia di persone sarebbe divertente, ma è solo grottesca?

Ci hanno insultato e deriso, solo perché abbiamo voluto condividere un momento di solidarietà riunendoci, come se questo potesse defraudarli dell’ostilità che hanno seminato negli ultimi anni o della solitudine che li pervade.

Ci hanno contato e ricontato, in quanti fossimo presenti, come se il numero fosse importante per svilire la bellezza del momento.

Voi vi siete permessi di MINACCIARE L’ENTE, voi avete MINACCIATO NOI LAVORATORI, voi ci avete DANNEGGIATO!

Vi riterremo responsabili di una eventuale debacle, ed in quel caso saremo NOI LAVORATORI a “METTERE IN CAMPO TUTTI I PERCORSI LEGITTIMI CHE LA LEGGE CI CONSENTE” PER TUTELARCI .”

I lavoratori ODA – Formazione

Insuccesso -e sospetto allineamento – dei Sindacati nel dialogo con il governo sulla Pensione

Nell’età di pensionamento -a 67 anni -dal 2019 gli anni di contribuzione necessari per poter accedere al beneficio dell’esenzione dallo scatto al pensionamento  scendono da 36 anni a 30 mentre gli anni per i quali i lavoratori dovranno dimostrare di aver esercitato una attività gravosa passano a 7 su 10 rispetto ai 6 su 7 inizialmente previsti.

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Questa,  si apprende, la novità che il governo ha presentato ai segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil. Confermate invece le categorie di lavori gravosi esentati dal ritocco dell’età pensionabile, 15 e l’avvio di un nuovo meccanismo di calcolo dell’impatto delle aspettative di vita sull’età pensionabile dal 2021.  Fermo     rimane l’impianto della legge Fornero e non comprendiamo cosa abbiano dialogato i signori sindacalisti con i governanti.

Le categorie esentate dallo scatto dunque resterebbero 15: a quelle individuate per l’accesso all’Ape social, operai dell’industria estrattiva, conduttori di gru, macchine di perforazione, conciatori, macchinisti ferroviari, camionisti, professori di scuola pre-primaria, facchini, addetti alla pulizia, ostetriche infermiere ospedaliere e assistenti per non autosufficienti si aggiungono gli agricoltori, i siderurgici di secondo fuoco, i marittimi e i pescatori. La spesa prevista è da calcolare e studiare ed è stata rinviata dal premier Gentiloni.

 Sarà modificato il meccanismo di calcolo per stabilire quanto la speranza di vita allungherà negli anni il pensionamento dei lavoratori. L’esecutivo, infatti, ha aperto alla possibilità di calcolare dal 2021 la speranza di vita come media del biennio da confrontare con quella del biennio precedente che dunque potrà tenere conto anche dell’eventualità di un calo nelle aspettative di vita anche se in questo caso il nuovo adeguamento all’età pensionabile si ‘scaricherebbe’ sul biennio successivo, cioè 4 anni dopo la rilevazione.    Insomma sono caramelle visto che la richiesta della gente , della popolazione per ridare ossigeno ai giovani disoccupati era la speranza di abbassare l’età pensionabile.   Secondo questo governo “ l”età di pensionamento inoltre non potrà mai scendere, semmai si bloccherebbe sull’età prevista dall’ultimo aggiornamento “.   Insuccesso sindacale quindi e tutto politicamente da rivedere per eliminare l’indecenza dei meccanismi di marca “Fornero”.

  

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