“Labirinto Bosè”, Giovanni Verini Supplizi racconta la lunga carriera di Miguel Bosè

 

DI LUCILLA CORIONI

 

Esistono dei personaggi straordinari nella Storia del Novecento che c’hanno traghettato nel nuovo secolo con classe ed eleganza, attraversando diversi linguaggi artistici. È il caso di Miguel Bosé, figlio della bellissima attrice Lucia e del torero Luis Miguel Dominguín.
Dall’esordio cinematografico nel 1973 Giovanni Verini Supplizi ci accompagna lungo la carriera di Miguel Bosé, raccontandoci quarantacinque anni di musica, cinema, teatro e tv attraverso un’analisi dettagliata dell’attività del poliedrico artista spagnolo che tanto successo ha avuto in Italia.
  Il libro è corredato da schede dettagliate della discografia di Bosè e dei film ai quali ha partecipato, arricchito da dichiarazioni dell’artista e di suoi colleghi e amici tratte da riviste, trasmissioni TV, comunicati stampa, interviste, ma soprattutto con interviste originali realizzate appositamente per il libro a: Luigi Faccini, Red Canzian, Janis Ian, Lindsay Kemp, Danilo Vaona, Mauro Sabbione, Oscar Gómez, Russ Ballard, Graham Preskett, Maurizio Fabrizio, Steve Kipner, Peter Hammill, Guido Harari, Sergio Cossu, Paolo Gianolio, Daniele Tedeschi, Carlo Massarini, Luisa Corna, Gary Clark, Martin Ansell, Alan Childs, Arturo Soriano, Larry Mitchell, Carlo Marrale, Graziano Accinni, Luca Vittori, Simon Toulson-Clarke, Emilio Farina, Giovanni Boscariol, Paolo Costa, Maurizio Sgaramella, Pedro Andrea, Noa, Spankox, Nicolás Sorin, Davide Rampello.
Giovanni Verini Supplizi, titolare di Wanted Record, negozio di dischi a Bari alle cui bizzarre vicende ha dedicato il suo primo libro, “Bassa Fedeltà” (edito da SGEdizioni).  Ha collaborato con alcune radio locali e ora è critico musicale sul Quotidiano di Bari.
Prefazione di Enzo Gentile, giornalista, scrittore e critico musicale. L’immagine di copertina è firmata da Andrea Fumagalli (@andy_bluvertigo) Edito da Crac Edizioni    Distribuito da Messaggerie

Valorizzare il polo turistico della “Terra dei giganti”: Aci Sant’Antonio, approva la graduatoria progetti anfiteatro

 

Caruso: “Era un sogno, ora possiamo lavorare perché diventi realtà”

È finalmente arrivata l’attesa notizia dell’approvazione delle graduatorie stilate dal Gruppo di Azione Locale (GAL) ‘Terre di Aci’ contenenti i progetti ammessi a finanziamento, e fra questi rientra quello dell’anfiteatro da realizzare all’interno della villa comunale,un vero e proprio punto di animazione culturale con tribune per un totale di 500 posti a sedere e servizi annessi e con l’installazione di un chiosco pensato per la fruizione non solo commerciale.
La convenzione firmata insieme ad altri Comuni del territorio per valorizzare quel polo strategico turistico chiamato ‘Terra dei

giganti’ volta a sostenere ‘investimenti finalizzati alla creazione, al  miglioramento o all’espansione di ogni tipo di infrastrutture

 su piccola scala’ ha dato quindi i suoi frutti, facendo approdare un finanziamento di 334.000 euro e adesso si dovrà lavorare per portare a compimento l’opera.
“Sono tanti gli interventi importanti che questa Amministrazione ha firmato – ha dichiarato l’assessore ai Lavori Pubblici, Antonio Scuderi – Tutto questo cambierà il volto di Aci Sant’Antonio, migliorandolo, a partire dal centro storico. Vengono elevati gli indici di vivibilità, viene aumentata l’offerta e la possibilità di fruire della bellezza che il nostro territorio può offrire. Non possiamo che dirci soddisfatti”.

 


L’assessore alla Cultura, Quintino Rocca, pone l’accento sull’importanza del progetto: “Il solo annuncio della volontà di realizzare un’opera simile aveva entusiasmato moltissimi santantonesi: aver comunicato la fattibilità adesso ci ha letteralmente consegnato moltissimi attestati di stima, a conferma delle buone scelte e del buon lavoro fatto. Portare ai cittadini questa notizia in un momento storico che vede i teatri chiusi per forza di cose significa dare importanti speranze”.
Era un sogno fino ad oggi, ora si lavorerà per far sì che diventi realtà – ha voluto sottolineare il Sindaco, Santo Caruso – Nel nostro territorio quella del teatro è sempre stata una tradizione forte da cui si ricava un preciso imprinting culturale. Purtroppo a questa tradizione non è mai corrisposto un adeguato supporto strutturale. Fino ad ora, però.“Avere finalmente un teatro potrà voler dire anche tanto altro:organizzare manifestazioni, ospitare concerti, creare un circuito
turistico oltreché culturale…
“Adesso finalmente è arrivata una notizia davvero davvero bella, e di questi tempi ne avevamo parecchio bisogno… “È chiaro che ora i nostri uffici devono correre per consegnare quest’opera alla cittadinanza, e lo si farà con grande piacere”.

Il Presidente Musumeci è un fiume in piena: “Il teatro siciliano non dev’essere arrogante come certa politica. Ma umile..”

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                   IL     TEATRO    DEL  POTERE

Se continua così il Presidente della Regione riceverà certamente una proposta del M5 S a passare dall’altra sponda. Musumeci contesta oggi il Teatro del potere, quello che riceve finanziamenti pubblici ed è nominato nei vertici dalla politica ma sa bene che la Sicilia difficilmente spezza quel modus vivendi che ha caratterizzato l’isola per oltre mezzo secolo . Il teatro del potere non può certo essere l’elite culturale della Regione sicilia. Ma vediamo quel che ha detto il governatore.

“Ci sono i vertici di alcuni teatri stabili siciliani, come quello di Catania e di Palermo, che sono convinti di potere fare a meno della Regione – –  Mi sarei aspettato un pò di umiltà da parte dei vertici che, una volta nominati, avrebbero avvertito la sensibilità, il garbo istituzionale, di presentarsi al governatore per dire ‘Presidente, che tipo di teatro pensa possiamo fare?”. Perché sono io stanco di questo mondo dell’arte”. E’ lo sfogo del Presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci nel corso dell’incontro sui teatri privati a Palermo. “Conosco questo mondo, anche perché ne fa parte il sangue del mio sangue, mio figlio che fa l’attore – dice Musumeci – ma il teatro non deve essere arrogante, come certa politica. Altrimenti, si determina un corto circuito. Niente supponenza da parte di chi governa, ma neppure da parte di chi pensa di essere elite culturale, questo è condizione essenziale altrimenti il mondo dello spettacolo può venire a manifestare sotto il mio balcone ma non troverà mai interlocuzione, non accetto atteggiamento improntati solo alla presunzione che la politica non debba occuparsi del teatro”.