Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria

 

 

 

 Palazzo del Quirinale, 27/01/2023 (II mandato)

Rivolgo un saluto molto cordiale, ai Presidenti del Senato, della Camera e del Consiglio dei ministri, alla Vice Presidente della Corte Costituzionale, a tutti i presenti e a quanti stanno seguendo questo momento di memoria.

Un saluto particolare a Edith Bruck e Sami Modiano, ringraziandoli per essere qui.

Ogni anno, il Giorno della Memoria, istituito con legge nel 2000, ci sollecita a ricordare, a testimoniare e a meditare sui tragici avvenimenti che attraversarono e colpirono l’Europa nella prima metà del secolo scorso, il Novecento; definito, da alcuni storici, non senza ragione, come «il secolo degli Stermini.»

Lo facciamo, sempre, con l’animo colmo di angoscia e di riprovazione. Gli anni che sono passati da quegli eventi luttuosi, infatti, non attenuano il senso di sconforto, di vuoto esistenziale, di pena sconfinata per le vittime innocenti che si prova di fronte alla mostruosità del sistema di sterminio di massa – degli ebrei e di altri gruppi considerati indegni di vivere – pianificato e organizzato dal nazismo hitleriano e dai suoi complici in Europa.

Il sistema di Auschwitz e dei campi ad esso collegati fu l’estrema, ma diretta e ineluttabile, conseguenza di pulsioni antistoriche e antiscientifiche, di istinti brutali, di pregiudizi, di dottrine perniciose, di gretti interessi, e persino di conformismi di moda.

Tossine letali – razzismo, nazionalismo aggressivo e guerrafondaio, autoritarismo, culto del capo, divinizzazione dello Stato – che circolarono, fin dai primi anni del secolo scorso, dalle università ai salotti, persino tra artisti e scienziati, avvelenando i popoli, offuscando le menti, rendendo aridi cuori e sentimenti.

Ringrazio i relatori. Il professor Sacerdoti, per la sua puntuale e appassionata relazione. Noemi Di Segni e il Ministro Valditara, per le parole piene di significato. Il professor Foà, che ha condiviso con Chiara e Martina la sua testimonianza dolorosa e preziosa. Il giovane Davide Milano. Rai Cultura per il filmato così efficace.

Grazie ad Andrea Pennacchi, che ci ha condotto e ci ha fatto condividere brani illuminanti. E al Maestro Lotoro con i suoi musicisti.

L’arte è una forma alta di comunicazione, che ci emoziona e ci aiuta a comprendere in profondità fatti complessi e tragici, per i quali le semplici parole non sempre sono sufficienti.

Avvicinarsi alla comprensione dei motivi per cui la storia dell’umanità – e, nello specifico, d’Europa – abbia compiuto, nel secolo scorso, una così grave e spaventosa involuzione è un cammino difficile, ma necessario.

Così come è fondamentale mettere in luce come la persecuzione razziale poggiasse su un complesso sistema di leggi e di provvedimenti, concepiti da giuristi compiacenti, in spregio alla concezione del diritto, che nasce – come ben sappiamo – dalla necessità di proteggere la persona dall’arbitrio del potere e dalla prevaricazione della forza.

La Shoah, infatti, ossia la messa in pratica di una volontà di cancellare dalla faccia della terra persone e gruppi ritenuti inferiori, è stato un lento e inesorabile processo, una lunga catena con molti anelli e altrettante responsabilità.

La scelta nazista, con le famigerate leggi di Norimberga, e quella fascista – che la seguì omologandovisi – di creare una gerarchia umana fondata sul mito della razza e del sangue fornì i presupposti per la persecuzione e per il successivo sterminio.

Il regime fascista, nel 1938, con le leggi razziali agì crudelmente contro una parte del nostro popolo. È di grande significato che la Costituzione repubblicana, dopo la Liberazione, volle sancire solennemente, all’articolo 3, la pari dignità ed eguaglianza di tutti i cittadini, anche con l’espressione “senza distinzione di razza”. Taluno ha opinato che possa apparire una involontaria concessione terminologica a tesi implicitamente razziste. I Costituenti ritennero, al contrario, che manifestasse, in modo inequivocabile, la distanza che separava la nuova Italia da quella razzista. Per ribadire mai più.

Agli italiani di origine ebraica fu sottratta, da un giorno all’altro, la cittadinanza, cioè l’appartenenza allo Stato. Tra tutti questi innocenti vi erano numerosi volontari e decorati della prima guerra mondiale, vi erano protagonisti della vita sociale, culturale, economica dell’Italia.

Vennero espulsi dall’esercito, dalla pubblica amministrazione, dalle scuole e dalle università. Fu loro vietato l’esercizio della libera professione. I loro libri, le loro opere d’arte vennero bandite e bruciate. I beni confiscati.

Il loro censimento in quanto ebrei favorì la successiva concentrazione nei ghetti o nei campi di detenzione e consentì ai carnefici nazisti di portare a termine l’infame opera di deportazione, su vagoni bestiame, verso le fabbriche della morte: i campi di Auschwitz-Birkenau, Chelmno, Belzec, Sobibor, Treblinka e tanti altri.

Nel Nord e nel Centro Italia, dopo i drammatici fatti seguiti all’8 settembre del 1943, le milizie fasciste parteciparono alla caccia degli ebrei. Tanti furono così consegnati alle SS tedesche.

Vi furono tanti italiani, i “giusti”, che rischiando e a volte perdendo la propria vita, decisero di resistere alla barbarie nazista, nascondendo o aiutando gli ebrei a scappare.

Rendendo oggi onore a questi italiani, non possiamo sottacere anche l’esistenza di delatori, informatori, traditori che consegnarono vite umane agli assassini, per fanatismo o in vile cambio di denaro.

I racconti dei pochi sopravvissuti dai campi di sterminio, ma anche la imponente documentazione raccolta negli archivi del Reich, descrivono quei luoghi come l’inferno, il regno della crudeltà, dell’arbitrio, della morte.

Bambini, anziani, uomini e donne inabili al lavoro finivano direttamente dal treno alle camere a gas, sperimentate dai tecnici nazisti, prima per la spietata e criminale campagna di eliminazione dei disabili e poi con i prigionieri di guerra.

Agli altri, agli scampati, gli aguzzini riservavano un’esistenza lugubre, durissima, precaria, fatta di massacranti lavori forzati, di freddo, di fame, di umiliazioni, di punizioni corporali, di terrore. Al minimo segno di cedimento fisico, attraverso la terribile pratica delle selezioni, venivano spediti anch’essi alle camere a gas. I più sfortunati perirono, tra immani sofferenze, come cavie degli esperimenti dei medici nazisti. Altri morirono di freddo o furono uccisi brutalmente durante il trasferimento in altri campi, le cosiddette “marce della morte”. Milioni di donne e di uomini, furono spogliati e depredati di tutto, della dignità e della vita, ridotti e trattati come oggetti senza valore.

Rincuora pensare che adesso, oltre ai tanti in visita, ogni anno, migliaia di ragazzi diano vita a una “marcia dei viventi” da Auschwitz a Birkenau, per vicinanza ai sopravvissuti e per ricordo di quanti vi trovarono la morte.

La Shoah fu un unicum nella storia dell’uomo, pur segnata da sempre da barbarie, guerre, stragi ed eccidi. Nessuno Stato aveva mai, come scrisse lo storico tedesco Eberhard Jäckel, «deciso e annunciato, con l’autorità e sotto la responsabilità del proprio leader, di voler uccidere, il più possibile e senza sosta, un determinato gruppo di esseri umani, inclusi gli anziani, le donne, i bambini e i neonati; e mai aveva messo in atto questa decisione con tutti i mezzi possibili al potere statale.»

Questo gruppo – cui fa riferimento questo storico – era costituito soprattutto dagli ebrei, considerati il livello più basso nella folle gerarchia umana, concepita dai nazifascisti. Nei campi di sterminio perirono anche prigionieri di guerra, oppositori politici, omosessuali, rom e sinti, testimoni di Geova, appartenenti ad altre minoranze etniche o religiose.

Gli ebrei italiani vittime delle persecuzioni razziste – come abbiamo visto nel filmato – sono migliaia di persone, la maggioranza delle quali scomparse nell’oscuro universo di Auschwitz.

Non possiamo dimenticare – ricordando i deportati italiani – le sofferenze patite dai nostri militari, internati nei campi di prigionia tedesca, dopo il rifiuto di passare nelle file della Repubblica di Salò, alleata e complice dell’occupante nazista. Furono 650 mila. Il loro ‘no’ ha rappresentato un atto di estremo coraggio, di riscatto morale, di Resistenza.

Bertold Brecht, a commento dell’immagine di una donna che si aggirava disperata tra le macerie di un palazzo raso al suolo dai bombardamenti, scrisse: «Non incolpare il destino, o donna! Le potenze oscure che ti dilaniano hanno un nome, un indirizzo, un volto.»

Dare un nome e un volto alle potenze oscure, ai criminali che hanno scatenato la guerra e causato la morte di milioni di persone, significa smitizzare la cupa e sanguinosa stagione del nazifascismo e riportare l’accaduto sul terreno concreto delle colpevoli attitudini degli uomini e delle terribili potenzialità insite nel loro animo.

La parte maggiore della responsabilità delle leggi e della politica razzista, in Germania e in Italia va attribuita ai capi dei due regimi, Hitler e Mussolini. Ma il terribile meccanismo di distruzione non si sarebbe messo in moto se non avesse goduto di un consenso, a volte tacito ma comunque diffuso, nella popolazione. Un consenso con gradi e motivazioni diversi: l’adesione incondizionata, la paura, ma anche, e spesso, il conformismo e quell’orribile apatia morale costituita dall’indifferenza. Poche e isolate furono le voci e le figure illuminate che, in Germania e in Italia, parlarono per condannare il razzismo e la sua letale deriva.

Colpiscono particolarmente le testimonianze dei carnefici. Rudolf Höss, il comandante di Auschwitz, che costruì e diresse un sistema che produsse la morte di milioni di innocenti, poco prima di essere giustiziato per crimini di guerra, scrisse un agghiacciante memoriale sulla sua carriera di funzionario statale. Dopo aver espresso un non celato compiacimento burocratico per il grado di efficienza nello sterminio raggiunto nel suo campo, confidò di aver talvolta coltivato dubbi sulla necessità di uccidere tante persone, ma di aver trovato risposta e conforto nel fatto di eseguire, con zelo e sollecitudine, un ordine proveniente direttamente da Hitler.

L’adesione al Führerprinzip, la fiducia e l’obbedienza cieca e incondizionata al capo supremo e alle sue volontà, era arrivata a tal punto da provocare in lui l’indifferenza tra il bene e il male, tra la giustizia e l’iniquità, anche di fronte al quotidiano spettacolo di migliaia di uomini, donne e bambini, avviati per file ordinate verso le camere a gas.

Come ha ricordato, nei giorni scorsi, Ferruccio De Bortoli, “senza memoria non c’è giustizia”.

Il valore della Memoria non si esprime soltanto nel ricordo, doveroso e partecipe, delle vittime e delle disumane sofferenze loro inflitte. Ma è espresso nell’impegno che – alla fine della Seconda Guerra mondiale – gli uomini liberi e gli Stati democratici presero, sulle ceneri di Auschwitz, per dire mai più.

Un impegno che oggi ci unisce e ci interpella. Mai più a un mondo dominato dalla violenza, dalla sopraffazione, dal razzismo, dal culto della personalità, dalle aggressioni, dalla guerra. Mai più a uno Stato che calpesta libertà e diritti. Mai più a una società che discrimina, divide, isola e perseguita. Mai più a una cultura o a una ideologia che inneggia alla superiorità razziale, all’intolleranza, al fanatismo.

I principi che informano la nostra Costituzione repubblicana e la Carta dei Diritti Universali dell’Uomo rappresentano la radicale negazione dell’universo che ha condotto ad Auschwitz. Principi che oggi, purtroppo, vediamo minacciati nel mondo da sanguinose guerre di aggressione, da repressioni ottuse ed esecuzioni sommarie, dal riemergere in modo preoccupante – alimentato dall’uso distorto dei social – dell’antisemitismo, dell’intolleranza, del razzismo e del negazionismo, che del razzismo è la forma più subdola e insidiosa.

Autorità, gentili ospiti, cari ragazzi,

le origini, lo sviluppo, le cause e le nefande conseguenze dell’avvento delle ideologie e dei regimi nazifascisti nel Vecchio Continente sono stati analizzati, interpretati e discussi sotto la lente di studiosi delle più diverse discipline: storici, filosofi, psicologi, giuristi, sociologi, economisti, politologi, teologi. La ricerca sulla Shoah continua a produrre, incessantemente, contributi nuovi e rilevanti.

Ma osservando, dall’alto e a distanza crescente di anni, il baratro di abominio e perversione culminato nelle camere a gas e nei forni crematori, si viene tuttora colti da un senso di smarrimento, di impotenza, di incredulità. «Eventi incredibili – scrisse Luigi Meneghello – e insieme orribilmente documentabili.»

I cancelli di Auschwitz si spalancano tuttora sopra un abisso oscuro e impenetrabile di cancellazione totale della dignità dell’uomo: il buio della ragione che, come avvertiva Goya, genera mostri. Auschwitz – punta emblematica di un sistema e di un’ideologia perversi – è dunque il simbolo della mancanza di luce e di speranza, della negazione dell’umanità e della vita, l’indicibile, il non-luogo per antonomasia. Un biglietto di una tra le tante vittime sconosciute, seppellito e ritrovato nei pressi dei crematori di Auschwitz, ammonisce e insegna ancora: «Sapete cosa è successo, non lo dimenticate, e tuttavia non saprete mai.»

Il Presidente Sergio Mattarella con Giovanni PaoloneIl Presidente Sergio Mattarella con Ignazio La Russa, Presidente del Senato, Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei Deputati e Giorgi Melone, Presidente del Consiglio dei Ministri, in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria

 

Giovanni Pennacchi, conduttore della celebrazione del Giorno della MemoriaIl Presidente Sergio Mattarella in occasione della celebrazione del Giorno della Memoria

 

Giorgio Sacerdoti, Presidente della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea-CDEC

 

Quel destino avverso di Grillo e un processo “fantasioso” per il figlio che condurrà all’assoluzione. Ecco perchè..

Il figlio di Beppe Grillo verso il rinvio a giudizio per violenza di gruppo

 

di   RAFFAELE LANZA

“Mio figlio è su tutti i giornali come stupratore seriale insieme ad altri 3 ragazzi… Io voglio chiedere veramente perché un gruppo di stupratori seriali non sono stati arrestati, la legge dice che vanno presi e messi in galera e interrogati. Sono liberi da due anni, ce li avrei portati io in galera a calci nel culo”. “Allora perché non li avete arrestati? Perché vi siete resi conto che non è vero niente, non c’è stato niente perché chi viene stuprato fa una denuncia dopo 8 giorni vi è sembrato strano”, ha detto ancora Grillo nel video. “E’ strano. E poi c’è tutto un video, passaggio per passaggio, in cui si vede che c’è un gruppo che ride, ragazzi di 19 anni che si divertono e ridono in mutande e saltellano con il pisello, così…perché sono quattro coglioni”.

Le accuse della Procura di Tempio Pausania al figlio di Grillo e agli altri tre ragazzi sono  gravi e lesive dell’immagine del leader pentastellato.

“Costretta ad avere rapporti sessuali in camera da letto e nel box del bagno”, “afferrata per la testa a bere mezza bottiglia di vodka” e “costretta ad avere rapporti di gruppo” dai quattro giovani indagati che hanno “approfittato delle sue condizioni di inferiorità psicologica e fisica” di quel momento. Eccolo, nero su bianco, l’atto di accusa della Procura di Tempio Pausania (Sassari) a carico di quattro ragazzi della Genova bene, tra cui Ciro Grillo.

Tutto “raccontato” dalla giovane studentessa italo-svedese S.J, di appena 19 anni, che avrebbe subito, nella notte tra il 15 e il 16 luglio del 2019, una violenza di gruppo (amici)nella villa in Costa Smeralda di proprietà di Grillo. 

L'ira di Grillo in difesa del figlio: «Lui e i suoi amici quattro c..., non  quattro stupratori» - Corriere TV

 

Cosa deciderà il procuratore Gregorio Capasso che ha chiuso  le indagini non si sa . .forse un rinvio a giudizio . Sono casi  quelli delle “ipotetiche” violenze attuate dai  vip o figli di leader politici molto noti, dubbi che non conducono da nessuna parte. Anzi all’assoluzione finale perchè nel caso in esame le testimonianze dei ragazzi hanno un peso molto rilevante visto pure il ritardo di denuncia della ragazza e che la ragazza doveva essere molto “libera” nei suoi movimenti.   Trascurando pure che già aveva accettato di andare nella villa del leader pentastellato.

 

Grillo, figlio accusato di stupro. Procura: «Ragazza tenuta per i capelli e  costretta a rapporti» Lui: «Fu consenziente»

Il video di Grillo non “costituisce una farsa ripugnante di cui vergognarsi” come politici  imprudentemente e “un pò troppo velocemente” hanno azzardato a dichiarare per provare il sapore della vendetta, Boschi (genitori) e Matteo Salvini, coinvolti in vicende giudiziarie molto gravi per la tipicità sociale (con danni alla comunità) dei reati commessi,

 

Accuse al figlio di Grillo, il duro attacco di Maria Elena Boschi |  VirgilioNotizie

Ma solo un messaggio alla procura di non cadere nella trappola di moda oggigiorno delle ragazze respinte sentimentalmente dai loro uomini di mettersi in vetrina dietro un falso femminismo per richiedere subito dopo il procedimento penale il risarcimento economico quale premio della recita.

Quanti casi, quante accuse ad attori noti e manager, di donne spregiudicate, certe del vantaggio dei venti favorevoli giudiziari,non solo in Italia ma nel mondo,sono cadute nel nulla?

Se il giudice del procedimento si scopre poi essere una donna,per destino avverso,non ci sarà nulla da fare per l’imputato accusato di “violenze”       Gli uomini dovranno stare molto attenti nei loro approcci amorosi perchè il rifiuto o l’allontanamento della donna “usata” può far scattare oggi un percorso molto “fantasioso”e creare agevolmente il “mostro”

Si apprende che nell’ultimo periodo, , la ragazza è stata nuovamente ascoltata dagli inquirenti. La Procura ha inviato la notifica alle difese e messo a disposizione il materiale agli atti. 

 Avrebbe rifiutato di avere un rapporto con un primo ragazzo e sarebbe stata “stuprata”; in seguito anche gli altri giovani- secondo il racconto della “vittima” avrebbero abusato di lei.

La vicenda apparentemente complessa,in realtà ha un risvolto educativo . Nella notte del 16 luglio 2019 quattro giovani, tra cui Ciro Grillo, stavano passando una serata al Billionaire, in Sardegna. Sarebbero quindi usciti dal locale assieme a due studentesse che avevano concordato insieme di recarsi alla villa di Grillo .   Era già attiva una amicizia nel gruppo. E la libertà della vittima dove la mettiamo ?  Non è da preventivare che una donna non debba uscire con degli “amici” in luoghi isolati e solitari? Una ragazza perbene non va a trascorrere diversi giorni con un gruppo di ragazzi. Una ragazza perbene non beve dal primo istante alcool o birra.  Una ragazza perbene sa bene come vanno a finire queste vacanze.  Queste cose i genitori l’avranno pur detto             nel corso della vita alle ragazze.  

Finiamola dunque di dare addosso a Grillo che ha il solo torto in questo video trasmesso di apparire una specie di orso bianco disperato a difesa del proprio cucciolo.      Anche tu, Grillo, sei vulnerabile, un pò scomposto, hai prestato il fianco alle vibrate diffamazioni contro di te e il movimento che lotta-sappiamo tutti- per la moralità e la giustizia.       Avresti dovuto sapere come funzionano queste cose in Italia e quel che per te si rivela un’ingiustizia -perchè appare davvero tale- il movimento che tu hai fondato lotta per ingiustizie peggiori , il degrado del Sud che mette sulla strada tanti ragazzi, e un Paese spaccato in due: ricchi e poveri.        Se vuoi migliorare la politica non devi ,caro Grillo lasciarti prendere dall’emozione, devi avere più stomaco , imparare ancora ad assorbire le avversità della vita

 

La bilancia, simbolo di giustizia - Il Capoluogo

La vicenda. La ragazza rimasta sveglia sostiene di essere stata costretta ad avere un rapporto con uno dei giovani – con il quale si era appartata – e di essere stata violentata, fino al mattino, dagli altri tre. Dal canto loro i ragazzi ammettono di aver fatto  sesso di gruppo ma sostengono che la 19enne fosse consenziente e consapevole. A riprova della circostanza – aggiungono –  dopo il primo rapporto i due giovani sarebbero andati, insieme, ad acquistare le sigarette, e che al ritorno lei avrebbe avuto rapporti consenzienti con gli altri due. .

Se fosse il contrario una donna “normale” sarebbe uscita dalla villa di Grillo per correre disperata alla prima stazione dei carabinieri. Perchè non è stato fatto?       Sono questi i motivi insieme alle testimonianze che porteranno -facile profezia visti gli elementi in atto -ad un nulla di fatto ,ad un processo perfettamente inutile e costoso per le udienze che inevitalmente conterà con chiare sfaccettature politiche, a vibrate polemiche senza fine,opportunistiche,all’assoluzione senza ombra di dubbio,infine,  del figlio “ingenuo” di Grillo

Napoli: ritrovati reperti archeologici, la Soprintendenza studia

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           Foto Archivio Sud Libertà: La Soprintendenza di Napoli
Nuovi  reperti archeologici nella collina dei Camaldoli, nel territorio a ridosso tra Marano e il quartiere Chiaiano.  La scoperta ha richiamato l’Unità archeologica della Soprintendenza di Napoli  che sta effettuando uno studio sui reperti.
Sembra che siano pezzi importanti dell’archeologia locale.. Marano, comune territorialmente afferente ai Campi flegrei, è ricchissima di testimonianze storico-archeologiche. Nel corso degli anni anni, nonostante lo scempio perpetrato dai palazzinari, sono stati ritrovati innumerevoli reperti, molti dei quali di epoca romana con il Ciaurro, monumento funerario simbolo del territorio.