Scoperto dalle Fiamme gialle un traffico illecito di medicinali cinesi antiCovid non autorizzati al commercio

Sequestrati 13.000 farmaci anti covid-19 cinesi

Scoperto dalle Fiamme gialle un traffico di farmaci antiCovid cinesi che avrebbero potuto essere destinati agli utenti delle diverse Regioni italiane.Nell’ambito dell’attività di controllo del territorio, volta al contrasto dei traffici illeciti con particolare riferimento alla situazione emergenziale sanitaria, la Guardia di Finanza di Firenze ha fermato un’auto condotta da una cittadina di origine cinese che trasportava diversi quantitativi di medicinali, in alcuni casi indicati anti Covid-19 e non autorizzati per l’importazione e la vendita sul territorio.

A seguito del rinvenimento dei primi farmaci all’interno del veicolo, una pattuglia del Gruppo Tutela Mercato Capitali del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Firenze ha esteso le attività di controllo all’abitazione della donna, dove sono stati rinvenuti diversi scatoloni di medicinali di provenienza cinese per un totale di 10.000 pillole, indicate come efficaci contro il COVID-19 e non autorizzate, nonché quasi 3.000 tra confezioni di sciroppo e bustine granulari per il contrasto ai sintomi influenzali nonché diversi sacchi contenenti un preparato di erbe definito anti-Coronavirus.

La Procura della Repubblica di Firenze – Sostituto Procuratore Ester Nocera ha disposto il sequestro di tutti i medicinali, fermandone immediatamente la commercializzazione che sarebbe emersa avvenire anche attraverso consegne a domicilio, mentre la donna è stata denunciata per ricettazione, commercializzazione e somministrazione abusiva di medicinali privi di autorizzazione.

Ragusa-Catania: la Polizia disarticola la “Stidda” -Rifiuti -di Claudio Carbonaro

Traffico illecito di rifiuti, arresti nel ragusano

 

La Polizia di Stato di Ragusa informa di numerose ordinanze di custodia cautelare in corso di esecuzione e sequestri preventivi di aziende nel settore del riciclo plastiche su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania.

Le indagini della Polizia di Ragusa e Catania, coordinati dal Servizio Centrale Operativo, stanno consentendo di disarticolare un’associazione per delinquere, di stampo mafioso, denominata “stidda”, promossa da Claudio Carbonaro,finalizzata al traffico illecito di rifiuti aggravato. Le accuse vertono sul consumo di  reati  quali  l’estorsione pluriaggravata, l’illecita concorrenza con minaccia, le lesioni aggravate, la ricettazione, la detenzione ed il porto di armi da sparo ed il danneggiamento seguito da incendio.  Finora sono 15 arresti, dieci in carcere e cinque ai domiciliari.

 

Risultati immagini per immagine di rifiuti

Secondo gli investigatori  le materie plastiche di scarto – provenienti dal territorio ibleo – venivano recuperate prevalentemente dai teloni di copertura degli impianti serricoli del vittoriese, e risultavano inquinate da agenti altamente tossici come fitofarmaci e pesticidi.

 Di “conseguenza vi era una forte concorrenza tra le aziende che si occupavano della raccolta della plastica, le quali cercavano di ottenere il monopolio, anche attraverso il ricorso all’intimidazione mafiosa”

 

Il sistema messo in atto dagli indagati “era finalizzato ad ottenere il conferimento, in via esclusiva, della plastica dismessa dalle serre alla SIDI della famiglia Donzelli, tanto che il gip ha applicato la misura cautelare nei loro confronti per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa”. I Donzelli, titolari di più impianti per il riciclo di materie plastiche, riuscivano ad ottenere tale vantaggio economico attraverso l’intimidazione sistematica dei serricoltori e dei raccoglitori di plastica, messa in atto dal clan, acquisendo una posizione di sostanziale monopolio nel settore.

Il controllo dell’intera vicenda passava da  Claudio Carbonaro, il quale, “dopo aver completato il percorso come collaboratore di giustizia, ha fatto ritorno dal 2013 a Vittoria, dove negli anni 80/90 si era reso responsabile di più di 60 omicidi, assumendo un ruolo fondamentale per l’associazione mafiosa e ponendosi a capo dello storico clan Carbonaro-Dominante” e ha promosso, organizzato e diretto l’associazione, d’intesa con Giovanni Donzelli e con l’ausilio di Salvatore D’Agosta detto “Turi Mutanna”, reclutando e coordinando l’attività di raccolta della plastica svolta dai Minardi; quest’ultimi, detti i “barbani”, avvalendosi della capacità di intimidazione promanante dall’appartenenza al clan e dalla conseguente condizione di assoggettamento e omertà, si assicuravano in via esclusiva la raccolta del prodotto, per poi conferirlo, in esecuzioni dei precedenti accordi, esclusivamente presso le imprese della famiglia Donzelli.

L’intervento di Carbonaro nel 2015 ha inoltre “permesso di raggiungere un accordo criminale con la famiglia gelese dei Trubia (anche loro colpiti da provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria nissena nel 2016 per i medesimi fatti) per la spartizione dei terreni: difatti i Minardi ottenevano l’esclusiva per la provincia di Ragusa”, dicono gli inquirenti. Tra gli episodi accertati, nel 2015 Salvatore D’Agosta e Gaetano Tonghi “appiccavano il fuoco ad un autocarro di proprietà di una ditta di raccolta plastica al fine di intimidirli e non farli operare sul territorio vittoriese. Nel 2017 Antonino Minardi e Giuseppe Ingala danneggiavano l’autovettura di uno dei responsabili di un’azienda agricola, reo, a loro dire, di aver fatto prelevare la plastica dismessa ad un’altra impresa di raccolta plastica. In quella occasione, venivano arrestati dalla Squadra Mobile di Ragusa due soggetti per detenzione di armi rubate, immediatamente dopo aver commesso il grave atto intimidatorio“.

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. Tra i reati contestati oltre al possesso di armi (Giovanni Donzelli, Raffaele Donzelli, Andrea Marcellino, Francesco Farruggia e Giovanni Longo), figura la gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti. Gli indagati smaltivano abusivamente i fanghi speciali provenienti dal lavaggio della plastica, nocivi in quanto costituiti da terra mista a fertilizzanti e pesticidi. I rifiuti venivano interrati e ricoperti con cemento e asfalto o occultati mediante sversamento abusivo nei terreni adiacenti la SIDI dei Donzelli o in altri terreni di Vittoria provocando danni di non poco conto di natura ambientalde