Intervento alla Camera D’Uva: “Combattere la mentalità mafiosa, quella dei “potenti” soverchiare i deboli..”

 

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CULTURA  ANTIMAFIA

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del deputato eletto in Sicilia M5S  Francesco D’Uva (laurea in chimica) autore di questo scritto che esprime nel dibattito parlamentare in Aula l’espressione favorevole contro il voto di scambio del Movimento.. Eccolo: 

“Queste vicende ovviamente ci fanno capire quanto questo fenomeno sia ancora presente nel nostro Paese e quanto vada combattuto. Ed è quello che facciamo con questo testo di legge, in cui inaspriamo le pene per queste persone.

Il vero problema del Paese, presidente, è la mentalità mafiosa, quella mentalità che vede dei potenti soverchiare dei deboli, gli altri, perlomeno i cittadini perbene, attraverso l’intimidazione per ottenere quello che vogliono: soldi, potere.

Francesco D'UVA

Nella foto Francesco D’Uva( chimico)

Quello che dobbiamo fare noi è avere una cultura antimafia degna di questo nome, che significa dare sostegno a chi realmente combatte le mafie: penso alle procure, alle forze dell’ordine. E quello è fondamentale, ma non è sufficiente: bisogna fare ben altro.

Bisogna cercare di fare il proprio lavoro con la schiena dritta: fare in modo che se tutti fanno così non ci saranno più le vittime che ci sono state in passato nel nostro Paese.

Presidente, abbiamo una legislazione antimafia molto seria: abbiamo il reato di associazione mafiosa, il sequestro in assenza di condanna penale. Qualcosa di unico, che ci permette veramente di combattere la mafia come nessun altro Paese fa al mondo. Ma ovviamente non è sufficiente. Ed è con provvedimenti come quello che stiamo per votare che si dà una risposta seria, forte ed efficace contro le mafie, in tutte le loro declinazioni. Compresa quella che passa dal legame con una politica al servizio del malaffare e non dei cittadini. Una politica costituita da partiti che, per bisogno di voti o per leggerezza, accolgono tra le proprie fila anche soggetti legati al malaffare.

Ecco presidente, io con questa dichiarazione di voto voglio anche fare un appello a tutte le forze politiche a prestare più attenzione possibile, a dotarsi di tutti gli strumenti e tutta la volontà per non accogliere tra i propri candidati soggetti impresentabili.

Noi del MoVimento 5 Stelle lo facciamo da sempre: chiediamo i casellari giudiziari, i carichi pendenti. Forse non è sufficiente, ma è qualcosa che fa capire che quella forza politica non accetta persone indegne di ricoprire ruoli come quello che ricopriamo noi qui o negli altri Enti locali.

Le novità che ci apprestiamo ad approvare sono in linea con la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione. Rimane il metodo mafioso e si inserisce la fattispecie alternativa dell’appartenenza alll’associazione mafiosa.

È chiaro presidente che noi puniamo l’accordo doloso tra politico e mafioso, lo dico perché ci sono state argomentazioni in questa Aula che hanno fatto pensare a qualcosa di diverso: non è così, soltanto se c’è il dolo avviene quello di cui stiamo parlando.

Pene più gravi per chi commette questo illecito. Sia per il politico che per il mafioso o l’intermediario, la pena andrà da 10 a 15 anni di carcere, così come è previsto per il reato di associazione di stampo mafioso.

Abbiamo previsto, inoltre, un’aggravante speciale nel caso in cui il politico che si è messo d’accordo con il mafioso (o chi per lui) per accaparrarsi i voti, viene effettivamente eletto. In questo caso la pena è aumentata della metà.

Perché presidente parliamo di una persona riconoscente alla mafia e sicuramente il suo operato sarà verso la mafia e non verso la collettività, e questo per noi è davvero un pericolo pubblico. Quindi è più che giustificata questa aggravante.

Daspo (interdizione perpetua dai pubblici uffici) per il politico che viene condannato in base all’articolo 416 ter del codice penale. Chi sarà colpito da una sentenza definitiva di condanna sarà fuori dai palazzi e avrà zero incarichi pubblici, A VITA.

Estendiamo la punibilità anche in caso l’accordo sia concluso tramite l’intermediario, cristallizzando un consolidato indirizzo giurisprudenziale.

Ampliamo ulteriormente l’oggetto di quella che può essere la contropartita del patto, potendo essere non solo il denaro e ogni altra utilità, ma anche “la disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione criminale”.

Bene presidente, cos’altro? Questa forza politica, questa maggioranza, questo Governo stanno facendo tanto per combattere le mafie.

Penso alle nuove misure per proteggere i testimoni di giustizia, alle assunzioni dei testimoni presso la Pubblica Amministrazione che stanno andando avanti grazie a noi, all’aumento del fondo per le vittime del racket e dell’usura, e alla velocizzazione dei tempi per il risarcimento delle vittime di mafia.

A tutto questo si affiancano quelle proposte di legge, quelle iniziative che vanno ad aumentare la partecipazione e l’uguaglianza, per avere una democrazia realmente sana in questo Paese.

Penso a diverse proposte di legge, una su tutte quella sulle ‘elezioni pulite’, già approvata dalla Camera, grazie alla quale gli scrutatori verranno sorteggiati anche tra i disoccupati, i presidenti e segretari di seggio non saranno mai più scelti tra i condannati per reati gravi come mafia o corruzione, o tra i parenti dei candidati.

Il reddito di cittadinanza, che allontana i giovani dai ricatti della malavita aprendo loro nuove prospettive di lavoro ONESTO; reddito di cittadinanza che non va a chi è in carcere, che non va a mafiosi o terroristi, a differenza di quello che è stato detto in questa Aula, presidente.

Le riforme istituzionali, come l’introduzione del referendum propositivo, il quorum al 25% anche nel referendum abrogativo, il taglio del numero e degli stipendi dei parlamentari, che vogliamo portare avanti.

Tutto ciò riavvicina i cittadini alle Istituzioni, permettendo a queste ultime di funzionare nel modo più efficiente possibile.

Questi provvedimenti contribuiscono a dare attuazione al concetto di democrazia e a spezzare definitivamente il legame tra politica e criminalità.

Presidente, aggiungo solo una cosa: dobbiamo fare in modo che la legislazione antimafia sia sempre attuale e che possa andare ad anticipare il fenomeno mafioso. Io l’ho già detto e lo ripeto: la legislazione antimafia del nostro Paese è invidiabile e noi facciamo un lavoro incredibile, ma andiamo molto spesso ad inseguire il fenomeno mafioso e non ad anticiparlo. Bene, queste iniziative sicuramente vanno nel senso di anticipare un fenomeno che è, ahimè, ancora molto forte in questo Paese…..”

Napoli: inchiesta giornalistica tra i boss della Camorra- Indagati i giornalisti-provocatori per induzione alla corruzione

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Non tutto sembra scontato nella vita. Anche quando si agisce nella legalità e si vuol collaborare con la Giustizia- Sono avvenute infatti perquisizioni a Napoli negli uffici della Sma Campania, società in house della Regione Campania impegnata nella prevenzione e nel contrasto degli incendi boschivi, e negli uffici del consigliere regionale campano di Fratelli d’Italia Luciano Passariello nella sede del Consiglio regionale al Centro direzionale di Napoli. Passariello è anche candidato alla Camera nel collegio plurinominale di Napoli in posizione di capolista per Fratelli d’Italia. L’attività è coordinata dalla Procura di Napoli e sarebbe stata svolta nell’ambito di un’inchiesta su presunti episodi di voto di scambio e corruzione.

Accordi corruttivi diretti al controllo illecito degli appalti pubblici nel settore del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti in Campania è l’ipotesi attorno alla quale si articolano le indagini.

Le attività di indagine ancora in corso, spiega il procuratore di Napoli Giovanni Melillo, “sono state rese necessarie e indifferibili dalla rilevata gravità del rischio di dispersione probatoria collegato alla annunciata diffusione di notizie e immagini in grado di pregiudicare gravemente le investigazioni sulle gravi ipotesi delittuose fin qui individuate (corruzione aggravata dall’utilizzo del metodo mafioso, corruzione, finanziamento illecito di partiti politici)”. Melillo aggiunge che “la delicatezza e la complessità delle attività d’indagine in svolgimento impongono di conservare il più stretto riserbo”.

Voto di scambio e corruzione, perquisizioni a Napoli

Fotogramma-Com. d’Agenzia

Gli agenti dello Sco hanno effettuato una perquisizione nel mio ufficio in Consiglio regionale, prelevando documentazioni relative a un’inchiesta in atto della Procura di Napoli per fatti che sarebbero risalenti al mese di febbraio 2018 tuttora in corso”. Lo dichiara il consigliere regionale campano e candidato di Fi Luciano Passariello, spiegando che “non mi è stata contestata nessuna condotta diretta che si ipotizzi antigiuridica. Risulto coinvolto perché altre persone avrebbero fatto il mio nome”.

Tutto questo accade a soli 15 giorni dalle elezioni politiche che mi vedono impegnato in prima persona come candidato – continua -. Qualcuno può millantare credito ma essere nominato da altre persone in terze conversazioni è cosa ben differente dal commettere reati”. Passariello spiega di non aver “mai incontrato nessuno degli imprenditori di cui fa riferimento la Procura. Sono tranquillo, anzi -aggiunge- ho ribadito alle forze dell’ordine la totale disponibilità a collaborare ed a fornire loro tutto il materiale e le informazioni utili a fare piena luce su questa vicenda. L’auspicio è di essere ascoltato quanto prima dagli inquirenti. Invito gli organi di informazione a riportare i fatti così come sono evitando strumentalizzazioni politiche utili solo a gettare fango a pochi giorni dal voto”, conclude Passariello.

Indagati anche i giornalisti della testata online Fanpage. “Tutto questo è assurdo, abbiamo messo a repentaglio la nostra incolumità per questa inchiesta e ora ci ritroviamo indagati”, dice amareggiato  Francesco Piccinini, direttore di Fanpage.it, coinvolto nell’indagine.

Fanpage, racconta Piccinini, ha utilizzato giornalisti ‘provocatori’, che avrebbero avvicinato e fatto parlare diversi politici e imprenditori, proponendo affari sullo smaltimento dei rifiuti. “Io – spiega il direttore – ho recitato la parte di un industriale del Nord che doveva sversare dei rifiuti. Abbiamo incontrato dei camorristi che ci hanno spiegato dove sotterrare quei rifiuti, chiedendoci 30mila euro a camion”. Non solo: “Abbiamo messo una telecamera addosso a un ex boss dei rifiuti mandandolo in giro per l’Italia a incontrare industriali e politici per prendere accordi in cambio di tangenti”.

Piccinini, insieme al giornalista che ha realizzato l’inchiesta, Sacha Biazzo, e all’ex boss dei rifiuti impiegato nell’operazione, risultano indagati per induzione alla corruzione. “Noi – sottolinea il direttore di Fanpage – abbiamo fatto questo nell’ambito di un’inchiesta giornalistica. E’ chiaro che non abbiamo smaltito rifiuti né preso soldi”. Ovviamente, prosegue Piccinini, “ci è stato spiegato che si tratta di un atto dovuto, ma resta una cosa spiacevole”. Piccinini precisa di aver avuto sin dall’inizio “un rapporto di dialogo” con le forze dell’ordine. “Abbiamo anche consegnato tutto il girato, per non lasciare dubbi sulla nostra buona fede”. Stamattina la polizia ha perquisito la stessa redazione di Fanpage per acquisire nuovo materiale audiovisivo.