ANNO GIUDIZIARIO 2023: “FRASCA, RIMUOVERE LE CONDIZIONI SOCIALI ED ECONOMICHE SULLE QUALI PROSPERA LA MAFIA…”

 

Nella relazione di apertura dell’anno giudiziario del presidente della Corte d’appello di Palermo, Matteo Frasca, c’è una difesa molto convinta di quelle norme antimafia frutto “dell’impegno e del sacrificio, anche estremo, di tanti esponenti delle istituzioni”.

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    Poichè ha consentito di “raggiungere risultati di grande rilievo” il complesso delle leggi, secondo Frasca, “va mantenuto in tutta la sua consistenza e in ogni sua componente, senza arretramenti di sorta e ancor meno senza indulgere alla pericolosa e miope convinzione di essere al traguardo”. Frasca ricorre ai toni dell’appello quando ricorda che la legislazione antimafia italiana è all’avanguardia nel contesto europeo e anche per questo, dice, “l’Italia deve avere l’orgoglio e la forza di essere trainante per altri Stati che si rivolgono a noi con ammirazione e interesse”.
    “Consolidare ed esportare oltre confine le risalenti acquisizioni normative in materia di contrasto alla mafia – aggiunge – deve essere un impegno irrinunciabile, nella consapevolezza che anche la criminalità organizzata ha varcato i confini degli Stati e si muove a livello tentacolare cercando di sfruttare contesti territoriali extranazionali meno attrezzati del nostro”.
    La strada è ancora “molto lunga e impervia e soprattutto non può basarsi solo sulla repressione”, sostiene il presidente Fasca, su quella “distaccata opera di repressione”, che Paolo Borsellino riteneva insufficiente. Per questo è importante, se non decisiva, la “rimozione delle condizioni sociali ed economiche sulle quali prospera la criminalità organizzata di tipo mafioso e a questo processo di liberazione e di crescita democratica devono concorrere la comunità e tutte le Istituzioni con un’azione corale e sinergica”. Richiamando i moniti del presidente Sergio Mattarella (“La Costituzione nostra bussola”), Frasca sostiene che alla magistratura compete non solo l’accertamento dei reati ma anche la garanzia della “effettività dei diritti, iniziando da quelli sociali che trovano riconoscimento innanzitutto nella Costituzione”. 
   

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