RISCHI COSTIERI: BOE E RADAR PER MONITORARE LE MAREGGIATE 

 

Università “Kore” di Enna, Università degli Studi di Catania e di Malta
  


IL PROGETTONEWS” SELEZIONATO PER RAPPRESENTARE IL SUD EUROPA

Mitigare gli effetti delle mareggiate e limitare i danni alle popolazioni provocati dai cambiamenti climatici attraverso un sistema innovativo di monitoraggio e di early warning, mettendo a disposizione degli utenti un’App per rimanere informati ed avere segnalazioni in anticipo su possibili inondazioni, erosione di litorali sabbiosi e crollo di falesie (coste rocciose).

 

Tutto questo è NEWS – “Nearshore hazard monitoring and Early Warning System” – finanziato nell’ambito del Programma INTERREG V-A Italia-Malta, nato dalla collaborazione tra il Dipartimento di Ingegneria Civile e Architettura (Dicar) l’Università di Catania, l’Università “Kore” di Enna, quella di Malta e il Libero Consorzio Comunale di Ragusa. Un progetto sperimentale selezionato per rappresentare il Sud Europa nel Maritime Roadshow & EMD 2021, ossia l’annuale appuntamento organizzato dall’Unione Europea, in cui si incontrano i principali esperti nel settore marittimo per discutere e programmare azioni congiunte sulla blue-economy sostenibile.

 

NEWS ha preso vita tre anni fa dalla «consapevolezza del grande impatto che i cambiamenti climatici produrranno su scala globale, a cominciare dall’aumento della temperatura e degli effetti che quest’ultima avrà sull’alterazione del livello del mare e del  moto ondoso, con notevoli ricadute sulle zone costiere, a causa dei molteplici fenomeni che ne possono derivare: mareggiate, erosione, inondazioni – spiega il direttore del Dicar Enrico Foti, professore ordinario di Idraulica – anche nel Mar Mediterraneo assisteremo con sempre maggior frequenza a mareggiate severe, con ripercussioni sulle coste e conseguenti rischi per la popolazione. Certamente tra le aree maggiormente interessate è possibile annoverare quelle della Sicilia Sud-Orientale e del territorio maltese».

 

Come ottenere questi risultati? «Adottando misure specifiche per la riduzione dei rischi e facendo affidamento su sistemi di early warning, frutto di raccolte dati e analisi – aggiunge il coordinatore del progetto e professore di Geotecnica presso l’Università “Kore” di Enna Francesco Castelli – Nello specifico il progetto mira a realizzare una linea di intervento, comune ai due Paesi target, che va dal monitoraggio alla proposta di azioni e opere specifiche, per fare fronte a queste situazioni e per costruire comunità resilienti nei confronti di catastrofi dovute al rischio-mare»

Entrando più nello specifico e nella parte operativa «abbiamo due centri di controllo, uno a Enna ed uno a Catania, per la raccolta dei dati, l’elaborazione di tecniche avanzate e l’analisi di algoritmi – commenta Rosaria Musumeci, professore associato di Idraulica del Dicar – un mix che si trasformerà in informazioni fruibili agli utenti attraverso una applicazione web». Punto di forza del progetto e dello studio, dunque, «un monitoraggio dello stato del mare, per valutare le caratteristiche del moto ondoso durante le mareggiate: cosa resa possibile attraverso due boe – una posizionata a Santa Maria del Focallo ed una a Gozo – e quattro radar HF – due per parte (Sicilia Orientale e Malta)» conclude Luca Cavallaro, ricercatore di idraulica del Dicar.

«I primi risultati del progetto sono stati già inseriti nel Piano Regionale contro l’erosione costiera – concludono Foti e Castelli – una strategia complessiva adottata per intervenire su tutti quei tratti costieri maggiormente a rischio, con l’obiettivo di mettere in sicurezza litorali, salvaguardando la popolazione e i territori rivieraschi».

Nota del deputato Pedicini (M5S)sui “Cambiamenti climatici”

Riceviamo e pubblichiamo:

 

 

L’8 Novembre al Parlamento europeo un grande evento: “Change the climate for our health”

In Europa ci sono 68 mila km di coste, 161 milioni di ettari di foreste, 54 mila km di ghiacciai. Negli ultimi 50 anni la temperatura è aumentata di 1 grado e il consumo di suolo ha divorato 19 milioni di ettari.

Ben otto Stati europei hanno un inquinamento atmosferico sopra i livelli stabiliti. In tutta Europa ben 400 mila persone muoiono ogni anno per malattie legate alla cattiva aria.

Ben 250 kg di plastica ogni secondo finiscono negli oceani. La plastica è il nemico numero uno dell’ecosistema marino, delle forme di vita che lo popolano ma anche per la salute dei cittadini che sono esposti agli interferenti endocrini che possono contenere.

L’Unione europea ha il potere di autorizzare i pesticidi usati in agricoltura che poi finiscono sulle nostre tavole. I pesticidi sono una delle cause principali del crollo della produzione di miele. Le api sono essenziali per il buon funzionamento del nostro ecosistema.

Al Parlamento europeo settimana scorsa abbiamo chiesto di intervenire efficacemente e urgentemente per arrestare la perdita di biodiversità, la straordinaria varietà di ecosistemi, specie e risorse genetiche che ci circonda.
Oggi la biodiversità è fortemente minacciata da un’agricoltura sempre più intensiva e dalla dipendenza mondiale del settore dalle sementi geneticamente modificate e da pesticidi altamente dannosi. 


Bisogna combattere le cause principali della perdita di biodiversità: non possiamo più assistere passivamente agli effetti negativi sui territori e sulle comunità locali, e dobbiamo agire, anche al di fuori delle aree protette, integrando e rispettando la biodiversità in tanti settori oggi trascurati quali l’agricoltura, la silvicoltura, la pianificazione del territorio, la ricerca le attività minerarie e la salute, e dobbiamo eliminare quei sussidi che minacciano direttamente o indirettamente la biodiversità.

Una grande vittoria: il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione sui cambiamenti climatici nella quale abbiamo chiesto che si prendano decisioni coraggiose e che si facciano passi avanti significativi. L’Europa si impegna a ridurre del 55% le emissioni di gas serra nell’atmosfera entro il 2030. Una risposta chiara all’urgenza di contenere il riscaldamento globale sotto 1,5°C, limite oltre il quale sono previsti cambiamenti catastrofici. 

Il prossimo 8 novembre al Parlamento europeo il gruppo Efdd organizzerà un grande evento dal titolo “Change the climate for our health”. È arrivato il momento di agire prima che sia troppo tardi! “

On.         Piernicola Pedicini,     

                                                                                                                                                         deputato M5S _Gruppo Efd 

Meeting internazionale a Catania martedì 25 sulla “ricerca idraulica sperimentale per lo studio dei cambiamenti climatici”

Risultati immagini per immagini di cambiamenti climatici

Catania

Un incontro scientifico si svolgerà martedì 25 settembre fino a venerdi prossimo ai Benedettini a Catania, sulla ” ricerca idraulica sperimentale finalizzata a trovare soluzioni innovative ed ecosostenibili per l’adattamento ai cambiamenti climatici”.

Il meeting è organizzato nell’ambito del progetto “Hydralab+ Adaptation for Climate Change”, finanziato dalla Commissione Europea nel quadro del programma Horizon2020 per circa 10 milioni di euro in quattro anni. Il progetto vede la partecipazione di 33 enti di ricerca pubblici e privati europei, tra cui il Dicar dell’Università di Catania, che lavorano nel campo dell’idraulica fluviale, dell’ingegneria marittima, costiera e navale, della geomorfologia, dell’eco-idraulica, della biologia e della glaciologia.

“Attualmente, infatti, i Paesi di tutto il mondo si trovano a dover fronteggiare le gravi conseguenze e le sfide poste dagli effetti dei cambiamenti climatici: innalzamento del livello del mare, eventi di piena fluviale senza precedenti, mareggiate più frequenti e più intense, con maggiori impatti sulle popolazioni che vivono lungo i corsi d’acqua e le coste. Per essere preparati per il futuro e per progettare solide ed efficaci soluzioni di adattamento ai cambiamenti climatici, a livello europeo si sente forte l’esigenza di aumentare le conoscenze nel campo della ricerca sperimentale idraulica e ambientale. La rete Hydralab lavora attivamente per colmare il divario tra scienziati, produttori di tecnologie di misurazione hi-tech, responsabili politici e utenti finali che possono contare sui risultati dei progetti”.

L’evento Hydralab+  con il coordinamento scientifico del direttore del Dicar Enrico Foti, ha lo scopo di permettere ai partner di confrontarsi sui risultati raggiunti fino ad oggi e di guardare al futuro per definire cosa sia ancora necessario fare al fine di rendere le infrastrutture di ricerca e i laboratori europei strumenti utili a dare risposte efficaci alle domande di sicurezza e affidabilità che il territorio e la società europea tutta chiedono a gran voce alla comunità scientifica.

Nel corso dei lavori avrà luogo anche un workshop a cui nterverranno tra gli altri anche il dott. Sergio Castellari, responsabile della Agenzia Europea per l’Ambiente, il dott. Brian McFall, ricercatore dell’US Army Corps of Engineers, la prof.ssa Ksenia Kosobokova dell’Istituto di Oceanologia dell’Accademia Russa delle Scienze, l’ing. Yoshiaki Kuriama direttore dell’Istituto di Ricerca Nazionale sui Porti e sugli Aeroporti Giapponese, il prof. Ole Madsen, professore emerito del Massachusets Institute of Technology, la dott.ssa Scarlett Vasquez dirigente dell’Istituto Nazionale di Idraulica Cileno, il dott. Un Ji, direttore del Centro di Sperimentazione Fluviale Coreano e la dott.ssa Feng Sun a capo della Cooperazione Internazionale del Dipartimento di Idrologia e Risorse Idriche di di Najing.