Conclave, nera anche la seconda fumata:, Parolin forse il candidato più forte, si riparte nel pomeriggio

 

Dopo il primo scrutinio di ieri, i 133 Cardinali elettori hanno votato questa mattina, ma non c’è al momento un accordo sull’elezione del nuovo Papa. Previste per oggi altre due votazioni

Secondo giorno di Conclave 2025 e seconda fumana nera per l’elezione del nuovo Papa. Alle 11.50, dal comignolo della Cappella Sistina è arrivato il verdetto dei 133 Cardinali elettori riuniti nella Cappella Sistina. Per oggi, giovedì 8 maggio, sono previste altre due votazioni nel pomeriggio. La prossima fumata sarà orientativamente dopo le ore 19. A meno che il 267esimo pontefice venga eletto prima. Tutte le news nella giornata in diretta.

Fumata nera dopo la prima votazione dei Cardinali: domani secondo scrutinio

 

 

Fumata nera dal comignolo della Cappella Sistina dopo il primo scrutinio del Conclave che ha preso il via oggi, mercoledì 7 maggio, per l’elezione del 267esimo Papa della storia della Chiesa cattolica dopo la morte di Francesco avvenuta il 21 aprile scorso. In Piazza San Pietro si 45mila fedeli hanno atteso, secondo una stima del Vaticano, l’esito della prima votazione dei cardinali.

Il fumo nero dal comignolo della Sistina (Afp)

Con l'”Extra Omnes” pronunciato dal Maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie, è iniziata nel pomeriggio la prima riunione dei 133 cardinali elettori chiamati a scegliere il prossimo Pontefice.

Il Conclave si è aperto di fatto alle 16.30 con l’ingresso dei cardinali nella Cappella Sistina ma i riti per l’elezione del nuovo Papa sono iniziati alle 10 con la messa ‘pro eligendo Papa’ aperta a tutti, nella Basilica di San Pietro, presieduta dal cardinale decano Giovanni Battista Re, che non entra in Conclave per l’elezione del nuovo Papa.

Il giuramento in latino prima dell’Extra Omnes

I 133 cardinali hanno prestato giuramento sul Vangelo con la formula in latino: ‘Et ego cardinalis… spondeo, voveo ac iuro sic me Deus adiuvet ed haec sancta Dei evangelia quae manu mea tango’ (E io card… prometto, mi obbligo, e giuro. Così Dio mi aiuti e questi santi Evangeli che tocco con la mia mano’.

In più di 5mila per la messa ‘pro eligendo Papa’

Il cardinale decano Giovanni Battista Re nella messa ‘pro eligendo Papa’ nella basilica di San Pietro, a cui hanno partecipato oltre 5mila fedeli    ha spiegato :.”Tra i compiti di ogni successore di Pietro vi è quello di far crescere la comunione… Non una comunione autoreferenziale, ma tutta tesa alla comunione fra le persone, i popoli e le culture, avendo a cuore che la Chiesa sia sempre ‘casa e scuola di comunione'”

È inoltre forte il richiamo a mantenere l’unità della Chiesa nel solco tracciato da Cristo agli Apostoli. L’unità della Chiesa – ha osservato il porporato – è voluta da Cristo; un’unità che non significa uniformità, ma salda e profonda comunione nelle diversità, purché si rimanga nella piena fedeltà al Vangelo. Ogni Papa continua a incarnare Pietro e la sua missione e così rappresenta Cristo in terra; egli è la roccia su cui è edificata la Chiesa”.

“L’elezione del nuovo Papa non è un semplice avvicendarsi di persone, ma è sempre l’Apostolo Pietro che ritorna”, ha quindi ricordato aggiungendo: “I cardinali elettori esprimeranno il loro voto nella Cappella Sistina, dove – come dice la Costituzione Apostolica Universi dominici gregis – ‘tutto concorre ad alimentare la consapevolezza della presenza di Dio, al cui cospetto ciascuno dovrà presentarsi un giorno per essere giudicato’.

Nel Trittico Romano Papa Giovanni Paolo II auspicava che, nelle ore della grande decisione mediante il voto, l’incombente immagine michelangiolesca di Gesù Giudice ricordasse a ciascuno la grandezza della responsabilità di porre le ‘somme chiavi’ nelle mani giuste”.

“Preghiamo perché lo Spirito Santo, che negli ultimi cento anni ci ha donato una serie di Pontefici veramente santi e grandi, ci regali un nuovo Papa secondo il cuore di Dio per il bene della Chiesa e dell’umanità. Preghiamo perché Dio conceda alla Chiesa il Papa che meglio sappia risvegliare le coscienze di tutti e le energie morali e spirituali nella società odierna, caratterizzata da grande progresso tecnologico, ma che tende a dimenticare Dio”, è stata l’invocazione.

La fumata nera

La prima fumata era prevista oggi attorno alle 19 ma è ormai slittata di quasi due ore. Nei giorni successivi, salvo elezione del nuovo Papa, ci saranno due fumate al giorno: una a metà mattina (verso le 12) e una nel tardo pomeriggio (indicativamente le 17.30).

Se si raggiunge la maggioranza dei due terzi, la fumata sarà bianca e il mondo saprà che il 267esimo Papa è stato eletto. All’interno della Sistina, una stufa brucia le schede dopo ogni scrutinio. Dal 2005, per evitare confusioni, il fumo nero (niente elezione) è prodotto mescolando le schede bruciate a cartucce chimiche a base di perclorato di potassio, antracene e zolfo. Il bianco (eletto il Papa) si deve all’aggiunta di lattosio e clorato di potassio.

Vaticano,Cellulari ‘schermati’ per evitare fuga di notizie

Dalle 15 di oggi “tutti gli impianti di trasmissione del segnale di telecomunicazione per cellulare radiomobile presenti nel territorio dello Stato della Città del Vaticano sono disattivati”, ha comunicato l’ufficio di presidenza del Governatorato. “Il ripristino del segnale sarà effettuato all’annuncio dell’avvenuta elezione del Sommo Pontefice”. Una misura volta a scongiurare fughe di notizie.

PAPA FRANCESCO ERA STATO ELETTO DOPO LA QUINTA VOTAZIONE

 Guardando all’elezione degli ultimi Pontefice, la convergenza sulla persona da eleggere si è trovata in due-tre giorni. Nel dettaglio, per l’elezione di Paolo VI – nel 1963 – sono occorsi tre giorni: dal 19 al 21 giugno e quattro fumate. La scelta di Giovanni Paolo I è arrivata dopo due giorni il 26 agosto del 1978 (quarto scrutinio, seconda fumata). Giovanni Paolo II è stato eletto in tre giorni il 16 ottobre 1978 alla quarta fumata. L’elezione di Benedetto XVI è avvenuta nel secondo giorno di conclave, il 19 aprile 2995 al quarto scrutinio. Per papa Francesco, i cardinali si ritrovarono in conclave il 12 marzo 2013. Il suo nome uscì il 13 marzo, al quinto scrutinio.

 

Conclave: i cardinali rispettano la consegna del silenzio Ancora nulla di fatto

 

In un clima di transizione e incertezza verso il Conclave che inizia il 7 maggio 2025, sembra prendere corpo l’ipotesi di una coppia strategica Papa-Segretario di Stato per bilanciare sensibilità teologiche e aree geografiche della Chiesa universale. Se da un lato si assiste a una crescente volontà di continuità con il pontificato di Francesco, dall’altro non mancano le spinte verso un possibile ritorno a un assetto più tradizionale.

Cardinali - Afp
Tra le ipotesi che circolano con sempre maggiore insistenza nei Sacri Palazzi, si fa strada l’idea di un vero e proprio “ticket papale”: una sorta di tandem, seppur non ufficiale, tra un Papa (preferibilmente italiano) e un Segretario di Stato vaticano scelti strategicamente per equilibrare le diverse anime della Chiesa.
L’idea sarebbe quella di affiancare la scelta del Pontefice con una nomina alla Segreteria di Stato che rispecchi la varietà geopolitica e teologica del Collegio cardinalizio.
In un mondo cattolico sempre più globale, polarizzato tra istanze riformiste e richiami tradizionali, l’ipotesi di un  incarico a due cardinali appare  equilibrato – e possibileanche se non formalmente dichiarato – potrebbe facilitare la convergenza del Collegio cardinalizio su un candidato.

I papabili italiani 

Tra i papabili italiani, il nome più accreditato resta quello del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato uscente, non solo influente ma assai stimato da almeno un terzo del Sacro Collegio. Uomo di curia per eccellenza, è apprezzato per la sua abilità diplomatica e la sua visione equilibrata della governance ecclesiale.

 Parolin potrebbe rappresentare una scelta di continuità al Vaticano

 

 Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, appare tra i più forti candidati europei. Con la sua empatia pastorale, l’impegno per la pace (anche tramite la Comunità di Sant’Egidio) e lo stile dialogante, potrebbe rappresentare una scelta di mediazione tra conservatori e progressisti. In caso di elezione, potrebbe affiancarsi a un Segretario di Stato di caratura internazionale come il cardinale filippino Luis Antonio Tagle (per proseguire nel solco missionario) o Parolin (per garantire continuità amministrativa e diplomatica).

Il cardinale Pizzaballa rappresenta infine  la scelta ideale perchè la sua missione è operante a Gerusalemme

 

 

Rebus Conclave: le figure di cardinali vicine a Trump

 

 

Raymond Leo Burke e Timothy Dolan - (Ipa)

 

 

 

E’ presumibile che una parte significativa  dell’episcopato statunitense abbia guardato con crescente insofferenza al pontificato di Bergoglio.

La sua apertura verso migranti, clima, s inclusione delle donne e omosessuali ha scosso i vertici di una Chiesa americana che, in alcune sue componenti, è diventata negli anni un baluardo culturale e spirituale del trumpismo.

Cardinali come Raymond Leo Burke, già noto per il suo tradizionalismo liturgico e le critiche al papa defunto, ex prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, e Dolan sono sostenuti da reti ecclesiali, think tank e fondazioni americane che hanno forti legami con ambienti conservatori vicini a Trump. Questi gruppi, spesso definiti “Maga Catholics”, non nascondono la loro ambizione: promuovere un papato più rigido su dottrina morale, bioetica e ordine ecclesiale.

Il cardinale Dolan è considerato una figura vicina a Trump e ha avuto un ruolo significativo nelle cerimonie ufficiali legate alla sua presidenza. Dolan, inoltre, ha avuto interazioni personali con Trump in più occasioni.

Altri cardinali statunitensi sono allineati su posizioni più progressiste. L’arcivescovo di Washington, Rbert Walter McElroy, è noto per le sue posizioni di apertura su temi morali e sociali. Ha criticato l’uso dell’Eucaristia come strumento politico e ha sostenuto una Chiesa più inclusiva e orientata verso i poveri e gli emarginati. Papa Francesco lo ha nominato cardinale nel 2022, confermando la sua affinità ideologica con il pontificato attuale.

Primo cardinale afroamericano, anche Wilton Daniel Gregory è considerato dalla stampa anti-Trump, così come Blase J. Cupich, arcivescovo di Chicago, sostenitore della sinodalità e della riforma della Chiesa: ha promosso un approccio pastorale inclusivo, affrontando temi come la giustizia sociale, l’immigrazione e i diritti delle donne. Figura di spicco tra i cardinali progressisti americani anche James F. Tobin, arcivescovo di Newark, noto per il suo impegno in favore dei diritti umani e della giustizia sociale. Ha sostenuto le politiche di papa Francesco su temi come l’accoglienza dei migranti e la lotta alla povertà.

Le alleanze in conclave si formano su criteri geografici, culturali e strategici e l’ala conservatrice su cui si estende l’ombra trumpiana – minoritaria ma ben organizzata – punta su profili alternativi: non solo Burke, ma anche figure come Robert Sarah (Guinea) o Péter Erdő (Ungheria), entrambi vicini a sensibilità più tradizionali.