Tragedia a Palermo. Tredicenne si toglie la vita, forse vittima del bullismo, deriso per il suo presunto orientamento sessuale

Foto gratuita l'uomo d'affari triste siede da solo nella solitudine oscura generata dall'intelligenza artificiale

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INCHIESTA DELLA PROCURA DEI MINORI DI PALERMO PER ISTIGAZIONE AL SUICIDIO

Palermo

Si è tolta la vita un tredicenne di Palermo, alunno della scuola media Vittorio Emanuele Orlando di viale Strasburgo,  nella sua casa dove abitava con i genitori che lo scorso sabato sera, quando è accaduta la tragedia, erano usciti. 

La Procura dei minori di Palermo, si apprende ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio. Si sospetta che il ragazzo fosse vittima dei bulli che in più occasioni lo avevano deriso per il suo presunto orientamento sessuale.

All’arrivo dei sanitari del 118 il tredicenne era già morto. Le indagini  sono state affidate ai  carabinieri. La scuola ha sospeso per oggi ogni attività.

Gli inquirenti hanno sequestrato e analizzeranno il cellulare e il computer del ragazzo per recuperare le chat con gli altri compagni. Nei mesi passati, il dirigente dell’istituto Vittorio E.Orlando  aveva informato i genitori del disagio vissuto dal tredicenne.

Richiesta stamane al Tribunale del riesame la scarcerazione per Rosalia Messina Denaro

Messina Denaro, arrestata la sorella Rosalia, nome in codice “Fragolone”.  «Un suo pizzino ha fatto catturare il boss». Chi è

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L’inchiesta sulla vicenda del superboss Matteo Messina Denaro prosegue senza soste.  La magistratura vuol capire gli aiuti che ha avuto il criminale che gi hanno consentito di restare così a lungo in latitanza indisturbata.. Ieri, la coppia di vivandieri, Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri, Ssono stati accusati di aver ospitato a pranzo e cena per mesi il boss ricercato e di averne protetto la latitanza, oggi sono state perquisite le abitazioni di quattro nuovi indagati: l’imprenditore agricolo Gaspare Ottaviano Accardi, la moglie, Dorotea Alfano, Leonarda Indelicato e Laura Bonafede, figlia dello storico capomafia di Campobello di Mazara filmata mentre, due giorni prima della cattura, parlava con il boss in un supermercato del paese.

 

Il reato di cui sono accusati i fiancheggiatori è di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena. L’imprenditore e la moglie e Indelicato avrebbero più volte e per ore incontrato il capomafia trapanese a casa dei Bonafede. La presenza dei tre nell’appartamento della coppia, mentre c’era l’ex latitante, risulta dalle immagini delle telecamere di sorveglianza di alcuni negozi piazzate vicino alla abitazione dei coniugi anche loro incastrati dalle riprese video. I filmati, estrapolati dai carabinieri, hanno immortalato l’auto di Messina Denaro vicina alla loro casa, il boss fermo in macchina mentre dà dei pacchetti a Lanceri, che sarebbe stata a lui legata sentimentalmente, e la coppia accertarsi che il padrino entrasse e uscisse indisturbato controllando l’eventuale presenza nella zona delle forze dell’ordine.

 

I militari hanno perquisito le abitazioni dei nuovi indagati e di Laura Bonafede, moglie del mafioso ergastolano Salvatore Gentile, e protagonista di una fitta corrispondenza con Messina Denaro.    Gli inquirenti stanno decifrando ed interprentando i pizzini trovati al boss e alla sorella Rosalia, arrestata nei giorni scorsi per associazione mafiosa. Se alcuni nomi scritti nei biglietti come «Fragolone», che era la stessa Rosalia, «Lesto», “Diletta» e «Tram» che si riferivano a Lanceri, «Maloverso» a suo marito, e «Cugino» a Laura Bonafede sono stati ormai decriptati, resta ancora da risolvere l’enigma della scritta «Romena, Depry, Blu, Bagnino», gli ultimi in codice citati nelle corrispondenze tra il padrino e alcuni suoi fedelissimi.Alcune certezze sulla latitanza del capomafia, però, cominciano a esserci. Matteo Messina Denaro ha vissuto a Campobello di Mazara, ultimo suo nascondiglio, almeno dal 2018.

 

L’ex latitante ha trascorso nella cittadina del trapanese a pochi chilometri da Castelvetrano, suo paese d’origine, 5 anni. L’’ordinanza  con cui i giudici del Riesame di Palermo hanno respinto la richiesta di scarcerazione di Andrea Bonafede, geometra che ha prestato l’identità al boss consentendogli di avere i documenti necessari per sottoporsi alle cure mediche, di acquistare la casa di vicolo San Vito usata come covo e di comprare la Giulietta con cui si spostava,  lo spiega chiaramente

. Dalla ordinanza si comprende anche che il capomafia, ricercato per 30 anni, e che oltre a presentarsi come Andrea Bonafede usava, come identità di copertura, il nome Francesco Salsi, andava in giro su una moto Bmw enduro

. Bonafede avrebbe realizzato secondo gli investigatori,  «un fascio di condotte di assistenza a tutto tondo alla latitanza del capomafia» per almeno 4 anni. E avrebbe messo a disposizione “se stesso come alias di Messina Denaro consentendogli la libera circolazione nel territorio, gli acquisti per la copertura della latitanza e l’accesso alle cure».

Si apprende infine che questa mattina,  nel corso dell’udienza davanti al tribunale del Riesame di Palermo i legali di Rosalia Messina Denaro ne hanno chiesto la scarcerazione. I giudici si sono riservati la decisione.

Catania, un operaio di 37 anni muore in un incidente sul lavoro nella sede della ditta “Ecometalli”

 

 

Infortunio sul lavoro 2021: INAIL, cos'è come funziona, chi paga? - The  Italian Times
Infortuni sul lavoro: strage senza fine

 

Catania,

Aperta una inchiesta dalla Procura.Un operaio di 37 anni è morto in un incidente di lavoro avvenuto nel sito della Ecometalli srl, nella zona industriale di Catania. La società si occupa di raccolta e commercio di metalli. Sul posto sono intervenuti i carabinieri. 

La vittima è stato colpita da un frammento metallico dopo un’esplosione, forse di una bombola, mentre era su un mezzo di lavoro. L’impatto è stato violento e l’operaio è deceduto subito. Sul posto sono intervenuti medici del 118 e militari dell’arma del comando provinciale.

I sindacati reclamano  prevenzione e controlli, e un  aumento di organici negli Ispettorati del Lavoro che in Sicilia dipendono dalla Regione

 

 

NAPOLI: ATTRAZIONE FATALE PER UN FOLLE GIOCO SOCIAL CHE ISTIGA AL SUICIDIO. INCHIESTA DELLA PROCURA

Si impone una regolamentazione urgente su questo social        non solo dal punta di vista dei contenuti inseriti ma anche per l’identificazione immediata ed autentica di chi si registra su Facebook in particolare.  Omessa la propria identità-quella vera-dovrebbe scattare il divieto per chiunque di registrarsi su Facebook in particolare, social incontrollato e di dubbia credibilità

Attrazione fatale di uno sciocco gioco sul massimo sociale per un bambino di undici anni a Napoli «Vuoi giocare con me?». Una richiesta di amicizia su Instagram, Facebook o Tik Tok. La faccia di un uomo che sembra mascherato da Pippo, il cartone della Disney. Ma quello che “Jonathan Galindo” (questo il nome del profilo da cui arriva il contatto) propone di fare sui social è tutto fuorché un gioco.

Una gara fatta di piccoli step con difficoltà sempre più elevate e che potrebbe aver spinto il ragazzino di 11 anni a Napoli a lanciarsi nel vuoto dal balcone perché così era stato deciso «dall’uomo col cappuccio».

Jonathan Galindo è un fenomeno molto conosciuto negli Usa, arrivato in Europa prima in Spagna e Germania e poi approdato in Italia. Il gioco è semplice: se accetti la richiesta di amicizia, solitamente fatta a giovanissimi, ti viene inviato, tramite messaggistica, un link che ti propone di entrare in un gioco nel quale vengono proposte delle sfide e prove di coraggio fino ad arrivare all’autolesionismo.

I profili sono tanti: differenziati magari da un punto o da un trattino tra le parole Jonathan e Galindo. La nuova challenge mira a sfruttare l’impatto mediatico che acquisì alcuni anni fa la Blue      Whale che solo in Russia contò oltre cento vittime. E sul web, quest’estate, sono anche cominciati a spuntare video inquietanti di persone mascherate – generalmente di “fantasmi neri” – che entrano nelle  case di notte.     Si impone una regolamentazione urgente su questo social        non solo dal punta di vista dei contenuti inseriti ma anche per l’identificazione immediata ed autentica di chi si registra su Facebook in particolare.

Tra le prove -si apprende – quella” di incidere con una lama sulla pelle dell’addome le lettere iniziali del proprio nome ma anche il numero del diavolo 666″. 

 

MAFIA SICILIANA: ORDINANZA DEL GIP,PIENA LUCE SU 23 DELITTI COMMESSI TRA GLI ANNI 80 E IL 2007

                    MAFIA : OPERAZIONE “THOR

CATANIA –

Luce su diversi delitti commessi  tra gli anni 80 e il 2007 .
 È ancora in corso  l’operazione Thor dei Carabinieri del Ros che ha consentito l’arresto di  23 soggetti malavitosi.
Sono 23 gli omicidi scoperti interamente gli autori e mandanti nel corso della lunga indagine, coordinata dai magistrati della Direzione Distrettuale Etnea..
E  luce pure sul  duplice omicidio di Angelo Santapaola e il suo guardaspalle Nicola Sedici, uccisi nelle campagne calatine nel 2007. Il suo riconoscimento fu possibile per le le fedi nuziali.  Ricorderemo che per questo delitto è stata emessa dalla Procura etnea sentenza definitiva, che vede condannato all’ergastolo Vincenzo Maria Aiello, all’epoca rappresentante provinciale della famiglia catanese di Cosa nostra.

L’ordinanza del Gip etneo scaturisce dalla approfondita inchiesta coordinata dalla Dda di Catania e condotta dai Carabinieri del Ros.. Fondamentali, per chiudere il cerchio su molti delitti, gli input dei collaboratori di giustizia.     Più tardi, nella mattinata,  conferenza stampa convocata dal Procuratore capo dr.Carmelo Zuccaro.

“Falsi certificati d’invalidità”: arresti a pioggia, Operazione “Povero Ippocrate”

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SIRACUSA

Inchiesta “Povero Ippocrate” contro falsi invalidi della Procura di Siracusa: due persone, compreso un neurologo dell’Asp, agli arresti domiciliari, due obblighi di dimora, sette divieti di esercitare la professione di medico, anche per due dell’Inps, 73 indagati, compresi 12 medici dell’Asp e 5 dell’Inps, e beni sequestrati per 600mila euro. . Secondo l’accusa i medici redigevano falsi certificati per pensioni di invalidità e per l’«accompagnamento».

L’indagine denominata “Povero Ippocrate”, coordinata dal procuratore Sabrina Gambino e dai sostituti Tommaso Pagano e Salvatore Grillo, poggia il suo fondamento sulla prova delle  intercettazioni telefoniche e ambientali.    E cioè:  medici dell’Azienda provinciale sanitaria (Asp) e dell’Inps di Siracusa a vario titolo addetti all’accertamento delle invalidità, avrebbero attestato falsamente di avere eseguito esami diagnostici in realtà mai eseguiti e la sussistenza di patologie pur in assenza se non addirittura in contrasto con esami oggettivi. Alcuni di loro avrebbero anche esercitato il giudizio medico nell’ambito di un organismo collegiale di cui in realtà risultavano assenti tutti gli altri componenti. 

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La Procura aveva chiesto l’arresto per alcuni degli indagati, ma il Gip Carmen Scapellato, ha disposto i domiciliari solo per il neurologo dell’Asp Santo Cultrera e per la gestrice di un patronato, Rosaria Mangiafico. ’obbligo di dimora è stato disposto per il medico Paolo Valvo, mentre la misura cautelare del divieto temporaneo di svolgere la professione medica è stato disposto nei confronti dei medici Remo Ternullo, infettivologo; Salvatore Alfano, diabetologo; Gaspare Pistritto, medico legale; e dei medici dell’Inps Giuseppe Fazio e Rosario Terranova. Il Gip ha anche disposto sequestri per equivalente nei confronti di tutti gli indagati e dei medici per complessivi 600 mila euro.

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Evviva il festival dell’assenteismo, i giudici assolvono persino il”Vigile in mutande”

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Incredibile ma vero : assolto dall’accusa di “truffa per assenteismo” il vigile in mutande”

Dieci assoluzioni il processo con rito abbreviato, ai cosiddetti ‘furbetti del cartellino’ che aveva visto nel 2015 scattare 43 misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta della Guardia di Finanza sull’assenteismo al comune di Sanremo. Tanti avevano deciso di patteggiare vista l’evidenza inequivocabile dei fatti. Gli altri rinviati a giudizio .

A sorpresa il  gup Paolo Luppi ha dunque assolto dieci imputati con la formula “il fatto non sussiste”. Tra loro c’è anche l’ex vigile Alberto Muraglia, assolto dall’accusa di truffa ai danni dello Stato,  simbolo per eccellenza dell’inchiesta antiassenteismo , ritratto come il vigile che timbrando il cartellino in mutande realizzava la denigrazione dell’immagine dell’ente comunale nonchè della categoria.       Il giudice non ha tenuto conto della denigrazione dell’immagine del Comune dove il vigile lavorava nonchè della circostanza inusitata che si era creata con quella “storica” timbratura.Incredibile la Giustizia.  Incredibili gli avvocati che sono riusciti a ” capovolgere quella situazione tragica per il vigile” (determinò il licenziamento)

Secondo lo studio legale del vigile in mutande lui  – era custode del mercato, in cambio aveva casa all’interno della struttura: alle 5.30 andava ad aprire come custode, senza dover timbrare il cartellino. Alle 6 prendeva poi servizio come vigile, la disposizione interna dice che tutti i vigili urbani timbrano in borghese e poi mettono divisa. La timbratrice è a 10 metri dalla porta di casa quindi lui timbrava normalmente in borghese e poi indossava la divisa. Per 4 volte in un intero anno di filmati mentre si cambiava era andato a timbrare, in questo avvantaggiando il comune e non l’opposto. E dopo proseguiva col fare il suo lavoro“.

Dopo 4 anni oggi è arrivata l’assoluzione.

 

Sequestrate tre navi traghetto per frode,truffa e contributi indebitamente percepiti

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MESSINA –

La Procura di Messina, dopo un’approfondita indagine, ha disposto il sequestro con l’ausilio dei  finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo e quelli di Messina, di 3 navi traghetto della Caronte & Tourist (la Pace, la Caronte e l’Ulisse), denaro, beni mobili  ed immobili e quote societarie, per oltre 3,5 milioni.     L’accusa è pesante , esprime i reati di truffa per il conseguimento di pubbliche erogazioni, falsità ideologica e frode nelle pubbliche forniture. Le navi sequestrate sono attualmente impiegate nei collegamenti La Maddalena/Palau, Trapani/Isole Egadi e Palermo/Ustica.

Il provvedimento giudiziario è stato notificato a  Sergio La Cava, 56 anni, consigliere e amministratore delegato della “Ngi Spa” (incorporata nel 2017 dalla Caronte & Tourist Isole Minori Spa) e legale rappresentante della “Maddalena Lines Srl” (società partecipata nel 70% dalla Ngi Spa ed armatrice della «Pace»), Luigi Genchi, 55 anni, consigliere e amministratore delegato della Ngi Spa, Edoardo Bonanno, 48 anni, amministratore delegato della Caronte & Tourist Isole Minori Spa e Vincenzo Franza, 55 anni, presidente della Caronte & Tourist Isole Minori Spa e già consigliere delegato della Ngi Spa. La società Caronte & Tourist Isole Minori Spa è stata segnalata per la responsabilità amministrativa derivante da reato.

L’inchiesta ruota attorno alla gara con cui la Navigazione Generale Italiana (Ngi Spa), società poi fusa per incorporazione nella Caronte & Tourist Isole Minori Spa nel 2017, si era aggiudicata nel 2015 il lotto II (Trapani-Isole Egadi) del bando disposto dall’assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilità per il servizio di collegamento marittimo per cinque anni tra la Sicilia e le isole minori. Il valore del lotto era di circa 15,9 milioni, con aggiudicazione, attraverso un significativo ribasso, a 5,3 milioni.

Per partecipare e aggiudicarsi la gara ciascuno dei concorrenti aveva individuato una nave-traghetto (la Ngi aveva designato la «Pace») da dedicare esclusivamente alla tratta oggetto del singolo lotto, dotata di caratteristiche strutturali che avrebbero consentito la navigazione in piena sicurezza anche alle persone a “mobilità ridotta”. Una formula in cui rientra chiunque abbia una particolare difficoltà nell’uso dei trasporti pubblici, compresi gli anziani, i disabili, le persone con disturbi sensoriali e quanti usano sedie a rotelle, le gestanti e chi accompagna bambini piccoli.

La nave «Pace», per l’accusa, presenta invece gravi carenze tecniche e strutturali che la rendono inidonea a trasportare in sicurezza persone a mobilità ridotta. Le difformità (rispetto a quanto previsto sia dalla normativa che dal bando), nascoste attraverso false attestazioni di conformità, accertate anche da organi tecnici nel corso delle attività ispettive, non sono mai state sanate e, conseguentemente, non avrebbero consentito la partecipazione né, soprattutto, l’aggiudicazione della gara alla Ngi Spa (ora Caronte & Tourist Isole Minori Spa).

Le indagini avrebbero inoltre consentito di riscontrare l’avvenuto ricorso a sostituzioni irregolari del traghetto designato per la tratta Trapani/Isole Egadi, non autorizzate preventivamente dalla stazione appaltante, ma, soprattutto, avvenute con ulteriori traghetti («Caronte» e «Ulisse») anche questi privi dei requisiti previsti per il trasporto delle persona a ridotta mobilità. Ulteriori ispezioni delle navi con l’intervento di ingegneri navali, nominati consulenti tecnici dalla Procura, hanno confermato l’ipotesi investigativa, – circa l’inidoneità di tutti e tre i traghetti e sul conseguente concreto rischio (in caso di naufragio, incendio ecc.) per l’incolumità delle persone a mobilità ridotta.

Ma c’è pure un’altra storia, non meno grave. Quello dei contributi indebitamente percepiti.La società di navigazione Caronteamp; Tourist avrebbe  percepito indebitamente contribuzioni pubbliche nel periodo 2016-2019 per oltre 3,5 milioni.

La normativa nazionale e il diritto dell’Unione Europea in tema di aiuti di Stato, per rendere economicamente conveniente il servizio di collegamento di linea, prevede contributi a beneficio degli aggiudicatari del servizio, in base a una stima del costo di gestione della tratta, al netto dei ricavi derivanti dalla vendita dei biglietti. I mezzi navali sequestrati sono stati affidati ad amministratori giudiziari nominati dal Gip, mentre la società armatrice è stata designata dal magistrato, custode.

 

ANTONIO DI PIETRO: “COLLABORAI CON FALCONE E BORSELLINO PER IL CONTROLLO APPALTI IN SICILIA”

 “MANI PULITE”  SI BLOCCO’ PERCHE’ I POLITICI MI AVEVANO DELEGITTIMATO E IO MI DIMISI PER DIFENDERMI”

 

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Antonio Di Pietro, il famoso pm di “Mani Pulite” sentito come teste dalla difesa del generale Mario Mori in merito  all’inchiesta Tangentopoli nel 1992 per i “collegamenti tra affari e politica” rispolvera le polveri di un tempo ed afferma:Anche Salvo Lima incassò una tangente Enimont da Raul Gardini, attraverso i Cct che gli girò Cirino Pomicino”.. “I soldi di Gardini finirono anche a Salvo Lima”. All’epoca Di Pietro aveva avuto anche dei rapporti di collaborazione con i giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. “Il primo che mi disse ‘dobbiamo fare presto, dobbiamo chiudere il cerchio’ fu Paolo Borsellino”, spiega  Di Pietro sul processo della Trattativa tra Stato e Mafia.

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“L’elemento predominante del collegamento Nord-Sud o affari e mafia, l’ho avuto quando ho avuto il riscontro della destinazione della tangente Enimont da 150 miliardi di lire – dice Di Pietro – e il mio impegno allora era di trovare chi erano i destinatari, perché avevamo trovato la gallina dalle uova d’oro, la cosa che avevamo davanti era la necessitò di trovare i destinatari”. E spiega: Lima incassò tramite Cct. Non potemmo sapere molto perché nel marzo 1992 Lima venne ucciso a Palermo e Gardini si uccise“. “Ma si trattava di vedere chi quella parte di tangente di provvista di 150 miliardi di lire li aveva incassati e abbiamo trovato che 5,2 miliardi li aveva incassati Cirino Pomicino, e fu Cirino Pomicino che diede i Cct a Salvo Lima”.

Risultato immagini per immagini di mafia in sicilia

“Nel 1992, da febbraio a maggio e fino all’omicidio Di Falcone, l’inchiesta ‘Mani pulite’ si allargò e assunse una rilevanza nazionale – dice ancora Antonio Di Pietro nel corso della deposizione rispondendo alle domande dell’avvocato Basilio Milio -. Io mi confrontai con Giovanni Falcone che mi disse che le rogatorie erano l’unico strumento per individuare le provviste e mi accennò che da lì si arrivava anche in Sicilia. Ecco perché bisognava controllare gli appalti anche in Sicilia”. Di Pietro parlò anche con Paolo Borsellino “degli stessi argomenti”. “Man mano che si sviluppava l’indagine era più opportuno andare a cercare dove si formava la provvista”.

Il suicidio di Raul Gardini, rivela ancora Di Pietro “è il dramma che mi porto dentro…“. Nel luglio del 1993 “l’avvocato di Raul Gardini, che all’epoca era latitante, mi assicurò che il suo cliente si sarebbe consegnato. Io volevo sapere che fine avessero fatto i soldi della maxi tangente Enimont. Ma la notte prima dell’interrogatorio l’imprenditore Gardini tornò nella sua abitazione, che tenevamo sotto controllo. La polizia giudiziaria mi chiese se doveva scattare l’arresto. E io dissi di aspettare”, racconta Di Pietro. Ma la mattina dopo l’imprenditore si uccise con un colpo di pistola. “E’ il dramma che mi porto dentro…”, dice Di Pietro con un filo di voce. Per poi aggiungere: “Ma questo che c’azzecca con la trattativa?…”.

Poi la denuncia dell’ex pm: “L’inchiesta ‘Mani pulite’ è stata fermata quando è arrivata allo stesso punto del rapporto tra mafia e appalti. Sono stato fermato da una delegittimazione gravissima portata avanti in modo abnorme”.

Nei miei confronti sono stati svolti una serie di dossieraggi portati avanti da personaggi su ordine di alcuni politici che hanno portato alle mie dimissioni – dice Di Pietro rispondendo alle domande dell’avvocato Basilio Milio – Da lì a poco sarebbe arrivata non solo una grossa indagine nei miei confronti ma anche una richiesta di arresti e io mi dimisi per potermi difendere. Sono stato prosciolto e ho detto che chi ha indagato su di me non poteva indagare, cioè Fabio Salamone che io denunciai al Csm”.

Finalmente Salvini “ubbidisce” a Conte: ok allo sbarco dei minori

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Il trasbordo dalla nave alle motovedette di Guardia costiera e di Guardia di Finanza dei 27 minori non accompagnati, dopo il pressing con una incisiva missiva del premier Giuseppe Conte è iniziato con il beneplacito successivo del ministro dell’Interno Matteo Salvini. I minori sono “ragazzi di 16, 17 anni, soli” afferma  la Ong, che parla di “molte lacrime” tra i ragazzi.”Hanno lasciato amici e compagni di viaggio. Vi auguriamo il meglio. E andiamo avanti. Per tutti” 

Subito sbarcati i minori non accompagnati ricevono la prima assistenza: cibo, acqua, un pacca sulla spalla da parte della polizia, e il sorriso che compare finalmente sui loro volti, nella camionetta che li porta via, dopo 16 giorni in mare. Si tratta di 13 eritrei, 5 sudanesi, due del Ciad, due del Gambia, un ghanese, un maliano, un nigeriano, un etiope e un egiziano, tutti trasferiti all’hotspot di Lampedusa. Sulla nave restano ancora 107 migranti adulti.in – attesa di ulteriori sviluppi dell’inchiesta della Procura di Agrigento coordinata dal Procuratore aggiunto Salvatore Vella. 

CHI SONO I MINORI SBARCATI – I minori sbarcati, stando a quanto comunicato dalla Ong al Tribunale dei minori, sono due di 15 anni, undici di 16 e quattordici di 17 anni. In tutto 26 ragazzi e una ragazza. I giovani (tra cui eritrei, sudanesi, gambiani, ghanesi, nigeriani ed egiziani) sono stati trasferiti all’hotspot di Lampedusa e sono in corso le procedure di identificazione. “