Messina,Indagini su 10 omicidi, 7 arresti componenti di famiglia “barcellonese’ autori di più delitti di stampo mafioso Ecco i nomi

Foto una sagoma scura di un detective maschio con cappotto e cappello in stile noir un ritratto drammatico nello stile dei film polizieschi degli anni '50 la sagoma di una spia in un cerchio di luce come l'agente 007

 Palermo – Barcellona Pozzo di Gotto (ME),
Oggi , i Carabinieri del ROS, con il supporto in fase esecutiva del Comando Provinciale Carabinieri di Messina e del 12° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Catania, hanno dato esecuzione ad un’Ordinanza emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, che dispone la custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 soggetti, 6 dei quali appartenenti o indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa “barcellonese”, poiché indagati, nel rispetto della presunzione di non colpevolezza fino a sentenza definitiva, di più delitti di omicidio premeditato aggravato dal metodo mafioso, commesso al fine di agevolare le attività dell’associazione di stampo mafioso c.d. dei “Barcellonesi”, operante a Barcellona P.G. e sulla fascia tirrenica della Provincia di Messina.
Il provvedimento scaturisce dalle indagini avviate nel gennaio 2023 dai Carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale su delega della locale D.D.A. che hanno consentito di accertare come gli arrestati, alcuni dei quali già condannati con sentenza definitiva per essere capi e promotori dell’associazione di stampo mafioso c.d. dei “Barcellonesi”, abbiano preso parte, in qualità di mandanti o esecutori materiali, ai seguenti fatti di sangue, commessi nell’ambito della cruenta guerra di mafia che ha afflitto negli anni novanta la Provincia di Messina:
1. omicidio di FERRO Angelo, avvenuto il 27.05.1993 a Milazzo (ME);
2. duplice omicidio di ACCETTA Antonino e PIRRI Giuseppe, rinvenuti cadaveri nel cimitero di Barcellona P.G. in data 21.01.1992 e uccisi il giorno precedente;
3. omicidio di INGEGNERI Carmelo, avvenuto in data 11.07.1992 a Barcellona P.G.;
4. omicidio di LONGO Francesco, avvenuto la sera del 28.12.1992 a Barcellona P.G.;
5. omicidio di ANASTASI Aurelio, avvenuto in data 04.01.1993 a Barcellona P.G.;
6. omicidio (lupara bianca) di ITALIANO Giuseppe, avvenuto in epoca prossima al 24.02.1993 a Barcellona P.G.;
7. omicidio (lupara bianca) di PORCINO Giuseppe, avvenuto in epoca prossima al 18.03.1993 a Barcellona P.G.; al riguardo. sono in corso attività di scavi finalizzati alla ricerca dci resti del PORCINO da parte di personale dei Carabinieri dci ROS e di personale del Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco;
8. attentato a colpi di arma da fuoco avvenuto in data 04.09.1993 a Barcellona P.G. che causò la morte immediata di RAIMONDI Sergio, MARTINO Giuseppe e quella successiva di GERACI Giuseppe, sopravvenuta il 26.04.1994. Relativamente a tale fatto di sangue nel 2022 si è giunti alla condanna definitiva dell’ergastolo disposta nei confronti di uno degli imputati quale uno degli esecutori materiali nell’ambito di altro procedimento;
9. omicidio di ABBATE Giuseppe, avvenuto la sera del 16.02.1998 a Barcellona P.G.;
10. omicidio di FICARRA Fortunato, avvenuto il 01.07.1998 a Santa Lucia del Mela (ME). Per tale delitto sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato nel 2022, in altro procedimento altri cinque soggetti.
In particolare l’attività investigativa, avvalendosi anche delle recenti dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia MICALE Salvatore, già appartenente al sodalizio mafioso dei Barcellonesi, ha permesso di accertare che gli odierni indagati avrebbero nel complesso partecipato, con differenti ruoli, ai 10 agguati sopra elencati, tutti eseguiti con le classiche metodologie mafiose utilizzando armi da fuoco e cogliendo di sorpresa le vittime, togliendo in totale la vita a 13 soggetti di età compresa tra 21 e 55 anni.
Nel corso delle indagini è inoltre emerso che taluni omicidi erano stati decretati dai vertici della famiglia mafiosa Barcellonese al fine di punire alcuni ragazzi poiché avrebbero commesso furti o spacciato sostanze stupefacenti senza aver ricevuto una preventiva autorizzazione da parte dell’associazione, comportamenti considerati potenzialmente idonei a minare l’autorità dei vertici del sodalizio.
Il provvedimento si inserisce in un’ampia manovra di contrasto alla criminalità di tipo mafioso che l’Arma dei Carabinieri sta conducendo nel Distretto di Messina sotto la direzione della locale Procura della Repubblica.
Gli indagati sono da considerarsi non colpevoli fino a sentenza di condanna divenuta irrevocabile.

 

 

Napoli e Caserta: stop alle attività mafiose, arresti di 6 persone che volevano affermare la propria egemonia

Elicottero, Carabinieri, Decollo
Carabinieri in elicottero

 

Nelle prime ore della mattinata odierna, nelle province di Caserta e Napoli, i Carabinieri del Reparto Territoriale di Mondragone hanno dato esecuzione alla misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di 6 persone (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino a definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona, con le aggravanti di aver agito per motivi abbietti, in più persone, avvalendosi dell’uso di armi e di aver agito con metodo mafioso, ponendosi sul territorio di Castel Volturno in contrapposizione con affiliati al clan dei “Casalesi” al fine di affermarne la propria egemonia criminale.

I provvedimenti cautelari costituiscono l’epilogo di una complessa ed intensa attività investigativa condotta, dal settembre del 2021, dalla Sezione Operativa del NORM del Reparto Territoriale di Mondragone, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli.

Le investigazioni hanno consentito di documentare come uno dei destinatari del provvedimento, grazie alla disponibilità di una ingente somma di denaro e ad un agguerrito seguito di complici, che venivano cooptati con un vero e proprio rito di affiliazione nel corso del quale veniva consegnato loro un anello quale simbolo del loro vincolo associativo, pianificasse e realizzasse un preciso piano criminale affermando la propria leadership criminale in Castel Volturno.  

Gli episodi criminali contestati vanno dalle rapine alle estorsioni ed ai danneggiamenti a esercizi commerciali del luogo, fino ad arrivare a violenti pestaggi ed atti intimidatori perpetrati anche mediante l’uso di armi. In talune circostanze sono stati altresì esplosi numerosi colpi d’arma da fuoco e posti in essere sequestri di persona a scopo estorsivo nei confronti di “gestori” di piazze di spaccio, sempre al fine di affermare la propria egemonia su Castel Volturno.

Le perquisizioni eseguite nel corso dell’esecuzione dei provvedimenti restrittivi, con l’impiego di unità cinofile hanno consentito di rinvenire armi nonché ulteriore materiale a riscontro delle risultanze investigative.

Napoli, sequestrati a Clan mafiosi dalle Fiamme gialle beni per oltre 20 milioni di euro (89 case e 10 terreni)

NAPOLI

ll’esito di indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, la Guardia di Finanza di Napoli, ha eseguito, tra la Campania e il Lazio, un provvedimento di sequestro di un ingente patrimonio, stimato in oltre 20 milioni di euro, riconducibile al noto commercialista A. A. (classe ‘69) e al suo nucleo familiare.

I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria partenopeo hanno sottoposto a sequestro, tra le province di Napoli, Caserta, Frosinone e Latina, 89 fabbricati, 10 terreni, 8 quote societarie, 2 autovetture e numerosi rapporti finanziari.

Originariamente, le indagini della Procura di Napoli avevano evidenziato come le risorse accumulate nel tempo sarebbero state favorite dal rapporto della famiglia A. con il clan M.

Al riguardo, A. D., padre di Alfredo, indicato da numerosi collaboratori come il “tesoriere”, veniva considerato un esponente storico del Clan M., riconducendo la sua affiliazione all’epoca della fondazione dell’organizzazione stessa.

Il figlio A., laureato in Economia e Commercio, occupandosi della gestione delle varie attività imprenditoriali riconducibili al clan, avrebbe assunto l’incarico di commercialista delle varie attività imprenditoriali soprattutto nei settori immobiliare ed edilizio.

Le evidenze investigative emerse nel corso degli anni, avrebbero fornito elementi determinanti circa la partecipazione di A. A. al sodalizio criminale egemone nella zona di Giugliano in Campania; a queste si sono aggiunte le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, con indicazioni chiare e circostanziate della possibile gestione dei capitali illeciti del clan da parte dello stesso.

L’A. avrebbe anche svolto un ruolo attivo nelle attività estorsive poste in essere da soggetti affiliati all’organizzazione criminale.

Arrestato dagli stessi finanzieri del G.I.C.O. nel 2012 per estorsione aggravata dal metodo mafioso e nel 2013 per concorso esterno in associazione camorristica, A., a conclusione delle numerose attività investigative eseguite nei confronti del clan M., è stato condannato a 7 anni di reclusione per estorsione dalla 4^ Sezione Penale del Tribunale di Napoli con sentenza emessa nel settembre 2020.

Le ulteriori indagini di natura economico-patrimoniale, epilogate con l’esecuzione degli odierni sequestri, hanno fatto emergere un’incapienza patrimoniale del nucleo familiare di A. A., risultato privo di fonti lecite di guadagno in grado di giustificare il valore economico del patrimonio accumulato nel tempo.