STELLA BASSANI, ARTISTA CHE CON LA MUSICA VUOL RICOSTRUIRE L’ALBERO E IL GIARDINO DELLA VITA

 

Ritorno discografico per Stella Bassani, icona contemporaneadell’ebraismo musicale pop, che – classe 1970, mantovana – ci regala 7 tracce nuove.
7 canzoni, dunque, tutte in ebraico che spaziano dalla tradizione dell’antico testamento per raggiungere i songwriter del Novecento, celebrando la Storia e le storie di un popolo controverso e spesso tragicamente perseguitato.
« Ha Yikkar » che sottotitola « l’essenziale in studio » è un album « ponte », o meglio di passaggio, rigorosamente unplugged (quasi solo voce e chitarra, con qualche arricchimento sonoro solo nel brano d’apertura) che ha lo scopo di trasportare l’ascoltatore nella Erez Israel (la terra promessa) in tutta la sua essenza e semplicità.
Inoltre ci piace leggere tra le righe che l’essenziale, la cosa fondamentale,e il minimalismo sono i binari di ripartenza per un mondo che, travolto da Covid e lockdown, riparte dalle radici per ricostruire l’albero e il giardino della vita.
Capolavori di bellezza come « Hine keinei avadim» e « Rachem », si affiancano a tre omaggi dedicati all’indimenticabile Naomi Shemer (« Lu Yehi », « Od Lo Avavti Dai », « Al Kol Eleh ») per celebrare il KInneret con la tradizionale « Eretz Eretz Eretz » e la Storia del popolo ebraico con « Ava Nagila ».
Dal 10 ottobre 2021, in distribuzione sulle maggiori piattaforme digitali.
Note d’autore
Stella (Iolanda Elena) Bassani inizia fin da bambina a girare con il nonno Cesare Galli, polistrumentista e direttore d’orchestra, nonché fondatore della Fisorchestra di Verona, respirando musica e diventandone piano piano parte integrante. Gira con lui l’Italia, la Svizzera, la Francia e altri paesi, ben presto imparando anche il significato del palco, del musicista e del pubblico. Crescendo inizia a scoprire il pianoforte, il solfeggio, la chitarra e soprattutto la voce. Soprano, con un’inclinazione naturale verso le note lunghe, inizialmente viene introdotta al canto lirico che, però ben presto, abbandona perché troppo competitivo e rigido.
Stella ama anche la danza, il movimento fisico, il ballo.
Infatti, attraverso le feste tradizionali della Comunità organizzate dal padre Italo (attivissimo a livello locale, nazionale e internazionale) conosce la MUSICA TRADIZIONALE EBRAICA, antica e religiosa, ma soprattutto laica e vivace, tipica della terra mediorientale che ha conosciuto in Europa e nel mondo diverse contaminazioni.
Dopo la scomparsa del nonno e anche del padre (il quale, dopo essere scampato al genocidio della shoah e che nel dopoguerra diventò Presidente della Comunità Ebraica di Mantova dal 1973 al 1985, all’età di soli cinquant’anni restò gravemente paraplegico a causa di un ictus) Stella Bassani – dopo essersi occupata per oltre dieci anni della cura del papà – decide di intraprendere un viaggio spirituale, e materiale, di conoscenza verso il suo popolo, facendosi da sola.
Israele, l’Olocausto, il dolore ancestrale e la rabbia per ogni tipo di genocidio e discriminazione, la portano verso la sua lingua (l’ebraico) e la canzone popolare.
Nel gennaio 2012, riceve una targa a Roma per l’impegno sociale, al Campidoglio, in occasione dell’evento ambientalista “UN BOSCO PER KJOTO” e viene invitata a numerose manifestazioni per LA GIORNATA DELLA MEMORIA.
Nel gennaio 2013 pubblica il suo primo album, intitolato I GIARDINI DI ISRAEL, ed è subito un successo.
Le maggiori associazioni e riviste ebraiche accolgono il progetto come importante e coraggioso, in un momento estremamente complicato dal punto di vista internazionale.
L’album viene presentato nelle maggiori città italiane come Milano, Roma, Siena, Brescia, Mantova e Parma.
Il repertorio di Stella Bassani è però ben più ampio: è stata invitata nelle maggiori feste tradizionali e ricorrenze. Come ad esempio a Verona – Giornata Europea della Cultura Ebraica 2013 e al Festival della Canzone Ebraica a Milano nel 2014.
Il 9 novembre 2014 è uscita la ristampa di “I GIARDINI DI ISRAEL” con un nuovo titolo “TRA PACE E MEMORIA”, dedicato al 25° anniversario della CADUTA DEL MURO DI BERLINO.
Nel 2015 ha partecipato al Festival Ascoli Holy Music, festival internazionale della musica per la preghiera, duettando con il trio gospel Anno Domini.
Nel 2019 ha realizzato il singolo ” Vi hu da leolam teshev”, cover del brano originale israeliano, riproponendo in versione dance con arrangiamento di Dave Rodgers, presentandolo in tour in molte città d’Italia. Il 10 ottobre 2021, dopo aver incontrato l’Ambasciatore di Israele a un evento dedicato all ‘Alyiah Bet ligure, partecipa alla Giornata Europea della Cultura Ebraica di Sabbioneta (MN) con lo show concept “Dialoghi musicali” presentando il suo secondo album “Ha Yikkar”, prodotto da Long Digital Playing Srl e distribuito sulle piattafome on line in oltre 200 Stati del mondo.

 

Nuovo album dal vivo e controcorrente di Luca Bonaffini :« Campo Ligure, 25 luglio 2021 »

DI  LUCILLA CORIONI

Terza pubblicazione in questo 2021 di rinascita, per Luca Bonaffini (cantautore e scrittore mantovano classe 1962) che – in occasione del suo ultimo tour – ha co-prodotto con Long Digital Playing Srl un album « tutto live ».
Certo che si aspetta un disco dal vivo con « the best » dell’artista, potrebbe restare stupito, perplesso o deluso, normalmente ; al contrario, « Campo Ligure – 25 luglio 2021 » è l’ennesima anomalia, controcorrente e anti-mainstream che il pubblico Bonaffiniano vorrebbe : nove brani, dei quali la maggior parte sono omaggi ai grandi cantautori italiani (solo alcuni…) scomparsi, cantati dalla bravissima Mara Tinto.
Mara, vocalist piemontese, incanta con la sua voce potente ed eclettica gli ascoltatori, riproponendo capolavori di Tenco, De André, Battiato, Jannacci, Battisti. Condivide infine con Luca Bonaffini, una splendida inedita versione dell’indimenticabile «Chiama piano » e due chicche de « Il paracadute di Taccola » (ultima fatica di Bonaffini) ovvero il singolo « il futuro ero » e « quando l’amore si faceva in bianco e nero ».
Troviamo Roberto Padovan al pianoforte e tastiere, Davide Vevey alla chitarra elettrica, Tony Raiola al basso e Paolo Narbona alla batteria.
Dal 1 ottobre, rigorosamente online
Note d’autore
Compositore di musiche e autore di testi per canzoni, Luca Bonaffini si è affermato intorno alla fine degli anni Ottanta come collaboratore fisso di Pierangelo Bertoli, firmando per lui molti brani in album di successo, tra le quali “Chiama Piano”, all’interno dei quali compare anche come cantante, armonicista e chitarrista. Altre canzoni sue sono state interpretate anche da Patrizia Bulgari, Flavio Oreglio, Sergio Sgrilli, Fabio Concato, Nek, Claudio Lolli e ha scritto testi teatrali insieme a Dario Gay ed Enrico Ruggeri.
Ha pubblicato, come cantautore, diversi album aventi un unico filo conduttore, affrontando tematiche impegnate e sociali; ha vinto il Premio Rino Gaetano (1988) Targa critica giornalistica e il Premio Quipo (1999) al Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza (miglior progetto multimediale); ha partecipato al Festival del Teatro Canzone  Premio Giorgio Gaber (2005) e due volte al Premio Tenco (edizioni 2008 e 2012). Nel 2013 ha debuttato come scrittore con il libro La notte in cui spuntò la luna dal monte (edito da PresentArtSì), ispirato al suo incontro con Pierangelo Bertoli.
Nel 2015 Mario Bonanno ha pubblicato un libro dedicato ai suoi trent’anni di carriera, intitolato “La protesta e l’amore. Conversazioni con Luca Bonaffini” (edito da Gilgamesh editrice).

Maurizio Ferrandini, poetica d’autore e rock d’alto livello popolare

Il rocker sanremese propone il videoclip a fumetti «Destinazione America »

 

 

DU LUCILLA CORIONI

l 7 giugno è comparso on line “Destinazione America”, il secondo singolo tratto dal disco IO NON C’ENTRO COL ROCK di Maurizio Ferrandini che, come un vero e proprio inno di resistenza rock del Terzo Millennio globale, si tinge di canzone d’autore.
Il brano è stato scritto trent’anni anni fa, ma suona attualissimo.
Senza compiacere mode e generi musicali, ha traghettato dal Novecento breve agli anni duepuntozero la cantilena popular del blues arricchendola di poesia neo decadente, senza mai perdere l’intensità e la densità cantautorale del secondo dopoguerra.
Comunicatore immediato e mai supponente, critico ma non polemico, Maurizio Ferrandini esprime in questo brano uno dei punti più alti della sua poetica d’autore.
Grande attesa per il 7 giugno con il prossimo singolo che, come sempre, sarà una sorpresa.
Note d’autore
Maurizio Ferrandini, cinquantenne sanremese, figlio della città dei fiori e della canzonetta da mainstreamer, è in realtà uno dei tanti fratellini scomodi e mai riconosciuti dal sistema, perché non si è mai uniformato, non si è mai lasciato plasmare dalle mode e da un settore discografico che, per sua natura e storia, tende a corrompere tutti i suoi protagonisti con i generi e le sotto-categorie del pop.
I dischi, Ferrandini, nonostante i corteggiamenti di label Indie e produttori alternativi, ha sempre preferito farseli e finanziarseli da soli, a costo di renderli talmente rari da essere quasi introvabili.
Oltre ad una laurea conseguita nel ramo amministrativo, fin da giovanissimo Maurizio si appassiona di grafica, di montaggio video e di liuteria, ma nel frattempo la sua arte originaria non si disperde: Ferrandini diventa polistrumentista e realizza una dozzina di album in circa 10 anni.
Nel 2020, complice il lockdown dell’emergenza sanitaria, incontra “virtualmente” il vecchio amico Luca Bonaffini col quale realizza un format in cinque puntate per Globus Television dedicate alle “storie dietro alcuni vinili d’arte”: si tratta di Mash Up Kult che, andrà in onda durante il Natale successivo, ottenendo un grande successo. Nel 2021, per lo stesso Bonaffini, realizza il videoclip de “Il futuro ero” (singolo del cantautore mantovano) e sarà proprio in quel contesto che riceverà da Luca la proposta per la pubblicazione di un album.
“Miracolosamente – come ha dichiarato il produttore – Ferrandini ha accettato”.
Lo ribadiamo con orgoglio, dunque. Il rock non solo gode di buona salute ma soprattutto è ancora in grado di gridare in silenzio, senza adeguarsi.
Ben tornato Maurizio.

“Codice Redox”, la sesta compagnia di Betta Zy, romanzo d’esordio dalla 2 guerra mondiale ai giorni nostri

 

 

Romanzo d’esordio, a colpi di narrativa ucronica, per Betta Zy – scrittrice mantovana appassionata di thriller e di fantapolitica – che, in poco più di 200 pagine, tra complotti politici e misteriosi omicidi, ci racconta una differente versione della storia, dalla seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri, in cui le razze aliene sono insediate sulla terra e vivono nascoste in mezzo a noi. Sasha Radislav, l’uomo che ha quasi ucciso Hitler, conosce cose che è meglio tenere segrete, come ad esempio se da qualche parte dell’Universo esistano altre forme di vita intelligente.
Fino a quando, anni dopo, l’omicidio di una giornalista rischia di portare alla luce l’esistenza di una vita extraterrestre, esseri superiori che il Terzo Reich aveva prima idolatrato, e in seguito provato a sottomettere per impadronirsi di armi e di ricchezze con le quali prepararsi a una nuova guerra.

Note d’autore

Betta Zy (al secolo Benedetta Zibordi) nasce a Mantova il 23 novembre 1974.

Nipote d’arte (lo zio Damiano Scaini, attore teatrale e cinematografico, noto soprattutto per la sua partecipazione al film “Centochiodi” di Ermanno Olmi), fin da bambina si è appassionata di musica, cinema e  letteratura. Ha collaborato alla stesura del libro “Non più soli nel disagio: strategie di sopravvivenza nella scuola che cambia” (Franco Angeli Edizioni) e pubblicato “Viaggiare controvento” un breve racconto per il collettivo Lulù che fa storie.

Imprenditrice digitale, ha diverse specializzazioni nel settore olistico, ed è da sempre appassionata di storia, esoterismo e fantapolitica.

Il libro è uscito lo scorso 10 marzo ed è possibile acquistarlo qui   https:/bit.Iv/3erizLd   https:/www.facebook.com/AuthorBettaZv

Immigrazione ed integrazione rappresentate dal musicista Mario Marco Farinato con la canzone “Cartoline da Callisto”

 

Video Lucilla Corioni

Gli extraterrestri esistono. E noi, ne abbiamo le prove.
Mario Marco Farinato, chitarrista eccellente e musicista preparato, è anche autore di testi profondi e interprete di grande capacità emozionale. Già lo sapevamo, scorrendo la sua incredibile biografia artistica ma, in questo album foto-discografico, è impossibile non considerarlo come uno dei personaggi più interessanti del Terzo Millennio cantautoriale italiano.
Realizzato a Mantova presso gli studi di registrazione di LS (La Suoneria), sotto la regia di Vittorio Magro e Alberto Grizzi, “Cartoline da Callisto” è un’unica canzone raccontata in sette modi diversi. Un concept perfetto e ricercato, ma ebbro di passione.
L’album è la rappresentazione dell’immigrazione e dell’integrazione attraverso la creatività, dal punto di vista di tre strumenti musicali: chitarra battente calabrese, banjo e violoncello.
Tre le canzoni realizzate con chitarra battente calabrese: Senza Te, Cartoline da Callisto, Potremmo. La tecnica musicale usata è molto antica, nata in Calabria. È stata importata poi dagli emigranti a Boston dove si è sviluppata, diventando lap-tapping. Meglio nota come finger-style.
Due quelle con chitarra e banjo, Deserto e Abusi, che si ispirano al passaggio dagli emigrati calabresi agli schiavi con il banjo. Il banjo nasce in africa e viene letteralmente ricreato dagli schiavi americani, importanti in massa durante questa terribile e coatta migrazione forzata. Ed ecco quindi che Farinato decide di usare il banjo per reinventare di nuovo uno stile musicale che non sarebbe potuto esistere, senza questa storia di trasformazione, dolore e lotta per la libertà.
Infine la dobro (chitarra che nasce dall’inventiva degli scozzesi e degli irlandesi. Lontani dalla propria terra ed in mancanza degli strumenti adeguati, inventarono il dobro inserendo una padella nella chitarra) con Vita Balera e quindi Soffice (chitarra e violoncello). In questo caso è l’immigrazione di domani, il volo nello spazio e nel cyberspazio che imita la vita materiale, le ricerche del punto di incontro tra umano e artificiale del transumanesimo.
I testi sono autobiografici. Ci sono perdite, lutti, abusi, paure, ma anche speranze di rinascita.
Il tempo è adesso e non domani.
Mario Marco Farinato è anche vincitore del “Miglior Progetto Discografico 2020” del concorso “La settima nota” che gli è valso la firma per la realizzazione e pubblicazione di “Cartoline da Callisto”.

Note d’autore

Come fotoreporter, ha lavorato presso le Nazioni Unite ed il World Economic Forum di Ginevra,dove ha collaborato con infinite associazioni non governative, quali, WWFGreenPeace, WSIS, Croce Rossa, le sue fotografie, e reportage hanno ottenuto svariati premi ed innumerevoli pubblicazioni, la prima pubblicazione è stata con Paul Brown, giornalista per il “The Guardian” con il libro Global Warning, seguita dalla seconda, la prima enciclopedia per bambini sulla protezione e la salvaguardia dell’ambiente, l’opera è stata scritta da David Mayer De Rothschild, Earth Matters. Ha lavorato come fotoreporter ed insegnante di fotografia presso la Webster University di Ginevra e Leiden fino al 2010, anno in cui ha perso sua figlia Lene Farinato, per problemi legati all’inquinamento (ironia della sorte). Mario Marco Farinato trascorre un periodo di due anni nella sua abitazione di Menaggio, dove scrive due libri, il primo distribuito da Feltrinelli è una favola a 360 gradi, La principessa delle Stelle ed il Suo Servitore, il secondo dedicato interamente ai problemi causati dall’inquinamento, Fiume nero, un thriller alternativo di grande attualità.
Da questo punto in avanti, M.M.F. decide di dedicarsi alla musica, e riesce a raggiungere in pochi anni risultati inaspettati, oltre agli svariati premi per meriti artistici, vince il Festival di SanremoRock 32esima edizione e produce il suo primo singolo con Alioscia Arioli, dopo di che vince la manifestazione Tieni Il Palco e Alberto Boi distribuisce con la sua etichetta Advice Music due singoli, Xrchè prodotto da Daniele Torassa e Bambino Migrante, prodotta appunto da Aliosica Arioli.
M.M.F è polistrumentista, chitarrista di lap-tapping e slide, cantante e compositore, nonché esperto di tecnologie innovative per produzioni musicali su piattaforme Linux, suona banjo, chitarra, armonica a bocca.

Roberto Padovan, musicista, racconta il viaggio dell’esistenza

 

COMMENTI SONORI ALTERNATIVI. Il Viaggio Esistenziale di ROBERTO PADOVAN in  sette brani strumentali | Mincio&Dintorni

di Lucilla Corioni

“Commenti sonori alternativi” è un progetto strumentale con la funzione di un vero e proprio accompagnamento musicale alla quotidianità.
La scelta di sette capitoli, come fosse un romanzo “suonato”, ha fatto sì che Roberto Padovan (compositore di musiche, arrangiatore e produttore discografico) potesse raccontare il viaggio dell’esistenza attraverso alcune, quindi in questo caso sette, bellezze del sentire.
Il respiro, l’osservazione, il movimento, l’abilità visionaria, l’incontro, il timore vinto, la capacità di elaborazione della memoria.
Padovan quindi si mette e ci mette in viaggio, portando con sé solo il ricordo gentile di una vita intensa – non priva di sofferenza – che gli fa incontrare personaggi reali e altri fantastici, dai quali si lascia coinvolgere e istruire a nuove scoperte.
In Aria incontra un camminatore instancabile che esplora i vicoli deserti di una grande città immaginando di prendere il volo, sospeso tra decollo imminente e desiderio di restare.
Nel brano successivo, Landscape, si ritrova lontano dalla Capitale smarrito tra paesaggi lirici e anti-metropolitani, osservando con sorpresa ogni genere di magnificenza che aveva dimenticato, mentre viene catturato da un mantello naturale composto da composizioni floreali e rocce morbide, quasi vive, che a loro volta sembrano guardarlo.
Ecco quindi d’incanto (nel brano Balkan) spuntare una banda di zingari, immigrati dall’antica India probabilmente nel V° Secolo, che vivono in una specie di Paese dei Campi, mescolati a gruppi di nomadi giunti dall’Europa e dalle Americhe. Coinvolto in una Rumelaj (una meravigliosa danza tradizionale rom), stremato, si addormenta tra le braccia di una donna anziana per risvegliarsi, tra le note celtiche di un canto echeggiante (Irish Mood) sulle Scogliere di Moher (“le scogliere della rovina”), impressionanti e suggestive faraglioni a picco sul mare situati vicino al villaggio di Doolin sulla costa occidentale del Clare.
Un tuffo nel vuoto lo fa naufragare dentro una commedia di Goldoni, tra gli intrighi e gli espedienti del miglior amico di Arlecchino, ovvero Brighella, al quale chiede un modo per ritornare sui suoi passi…
La notte è alle porte e le ombre (Shadows) inquietanti della prima sera preludono al crepuscolo delle incertezze, dove un delicato dubbio pare sussurrare alla morte, alle tenebre interiori e alla sua memoria combattuta e affaticata.
Infine, il risveglio con Crepuscolare (il commento conclusivo)
Il viaggio è stato solo un sogno dove – come in una poesia crepuscolare di Guido Gozzano – la metafora del vespro indica lo spegnimento di quei poeti che, agli albori del Ventesimo Secolo, non avevano emozioni particolari da cantare, se non una vaga malinconia del ricordo.
La vicenda della vita, dalla nascita alla scoperta del declino sino alla morte, è così compiuta, come una colonna sonora.
Ma l’artista Padovan parrebbe ironicamente suggerire che, come ogni film muto, anche la vita silente può avere il suo commento sonoro alternativo.
L’album è prodotto da Long Digital Playing Srls (www.longdigitalplaying.com) e distribuito da Believe Digital.
Note d’autore
Pianista, arrangiatore e compositore. Ha studiato presso: Accademia di Musica Moderna di Milano, Scuola civica di Musica di TorinoConservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria. Ha lavorato con RCA BMG Ariola, Wea, CGD, High Tide, Evolution Music.
Ha collaborato come session man ed arrangiatore con: Dino, Wilma Goich, Ronnie Jones, Gino Santercole, La Strana Società, Valerio Liboni, Ryan Paris, Tony Hadley (Spandau Ballet), Luisa Corna, Luca Bonaffini, Luigi Venegoni, Paolo Handel e Davide Marchi.
Realizza musiche originali per programmi RAI.

roberto padovan Archivi - LC COMUNICAZIONE

Nel 2019 esce con due album:
“High’n’Low”, con il Gruppo TNT (Parodi, Narbona, Padovan) un jazz inconsueto che ama stupire. Hammond, chitarra e batteria che fa rivivere alcuni standard che hanno fatto la storia.
“Reiki Piano Meditation”, dedicato a Isabel Damiani, dove Padovan accompagna la disciplina orientale del reiki in 7 tracce.

Ritorna Mari Conti con un nuovo singolo( e Video) che scopre l’eternita’ relativa

VIDEO

 

di LUCILLA CORIONI

 

Ritorna Mari Conti con un nuovo singolo pluridimensionale.
Live Now è un imperativo categorico finalizzato alla riscoperta continua dell’eternità relativa, ovvero – quasi come un ossimoro – è un elogio “all’eterno presente”, il qui e ora.
Il futuro non è più la somma della distanza tra noi, i nostri desideri, le nostre paure grazie agli eventi della vita che spesso cambiano la prospettiva delle cose in un solo attimo.
Live Now parla di una persona che scopre all’improvviso il valore assoluto di chi cammina e vive al suo fianco e, conseguentemente, la paura di perderla.
Live Now è una corsa contro il tempo, dove il conto alla rovescia è già cominciato.
‘Vivi ora, perché’ non saremo più gli stessi di prima. Non sentiremo più come prima”…
Il video
Un viaggio sequenziale e psichedelico, tra immagini oniriche e figuranti magici, attraverso mondi sconosciuti, paralleli al mondo reale…
Esseri viventi che si muovono negli abissi degli oceani …
Esseri immortali e mitologici – a metà fra donne e sirene – che all’improvviso scoprono di essere “umani” e vogliono risalire a galla, respirare, danzare, riportare indietro il tempo… per sopravvivere ancora un po’. Sembra voler ritrarre il tempo che scorre e che delinea come scintille pazze l’energia della vita.
Come cita il testo della canzone Attraverserò il confine, dove so che non troverò mai piu’ qualcuno come te, qualcuno come te…
In questo mondo che sta crollando sei l’unica scintilla di luce
ti voglio ancora…

 

Note d’autore

Mari Conti, cantautrice italiana, nasce a Roma.
Fin da adolescente si appassiona alla musica cominciando a cantare prima come corista e poi come solista, in molte cover band della Capitale. Comincia a scrivere le sue canzoni solo alcuni anni dopo, grazie all’incontro con il chitarrista americano Gary Lucas – con il quale scrive You Will See My Flame Again, dedicato al suo cantante preferito Jeff Buckley ( con il quale Gary Lucas scrisse due fra i suoi brani diventati storici del rock, Grace e Mojo Pin) – e a quello successivo, nel 2009, con Mozez Wright ( Mozez), ex front man della band pioniera del trip hop degli Zero 7.
Con Mozez, Mari scrive il suo primo album d’esordio intitolato Gentle Beauty ( uscito nel 2012 ) che contiene dodici brani ispirati al mondo sonoro del trip hop. Di questi, Free viene remixato dal producer e dj inglese Raj Mang (Roxy Music, Freddy Mercury, Shirley Bassey,Gorillaz). La canzone, che ottiene un grande riscontro, diventa colonna sonora dell’edizione 2014 della rassegna di musica elettronica Electric Elephant – Festival di Tisno . Inoltre Vincenzo Incenzo (autore di successi della musica italiana cantati da Michele Zarrillo, Renato Zero e molti altri) scrive insieme a lei e a Mozez Blue Is My Favourite Colour.
Dopo il suo primo album Mari inizia una serie di collaborazioni con diversi dj e producer europei quali Claudio Fiore (Eternal) seguito da Milo S (Just a Fool) e GoldLounge (Like a Feather)
Mari collabora successivamente con la band WA (Paolo Palazzoli e Roberto Cosimi) inserendo due brani nel loro album Blue Thinking, uscito nell’autunno 2019.
Nell’aprile 2020 esce con il singolo “Hangin on a Kiss”, scritto assieme a Mozez Wright.

Stella Bassani celebra in musica -a Gazoldo Degli Ippoliti – la XXI Giornata di Cultura ebraica

 

 

DI  LUCILLA CORIONI

 

Ritorna Stella Bassani, interprete e vocalist mantovana, presso la sede della Postumia di Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova, per testimoniare la Giornata Europea della Cultura Ebraica che, nel 2020, compie la sua XXI° edizione.

Canzoni popolari tradizionali e contemporanee, con il meglio del suo repertorio storico e ballate mai eseguite in pubblico.

Percorsi ebraici”, questo il tema internazionale scelto dall’UCEI che, sul suo sito ufficiale, scrive: 

Diversa da tutte le edizioni passate, la Giornata Europea della Cultura Ebraica si terrà domenica 6 settembre 2020 in oltre ottanta località in Italia, coinvolte come ogni anno, da nord a sud, in una manifestazione all’insegna della conoscenza e dell’approfondimento dell’ebraismo, e dell’incontro tra culture. 

L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, insieme a tutte le realtà locali, ha raccolto la sfida di raccontare al meglio gli itinerari dell’ebraismo italiano, che sono interessantissimi, talvolta sorprendenti, diffusi sul tutto il territorio nazionale.
A partire da Roma, che quest’anno, per la prima volta, è stata prescelta quale Città Capofila: sarà proprio dalla Comunità ebraica più antica della Diaspora, la più popolosa d’Italia, che si darà il via alle centinaia di eventi sparsi per la penisola.

Una grande manifestazione di ebraismo vivo e vivace, che ha voglia di raccontarsi e di dare il proprio contributo alla società, e che ci auguriamo possa rappresentare un momento di gioia e una luce di speranza per tutto il Paese, in questo momento così difficile, che l’Italia sta dimostrando di saper affrontare con grandissima forza, dignità e senso di comunità.

 Il pomeriggio musicale con Stella Bassani si svolgerà domenica 6 settembre e inizierà alle 17.30(ingresso gratuito presso la Rocca Palatina di Gazoldo degli Ippoliti – in provincia di Mantova – che si trova in via Marconi, 123.    Per info e prenotazioni chiamare al N° 339 895 9081.

Note d’autore

Stella Bassani, è nata a Mantova nel 1970, da famiglia ebraica. È stata testimonial di numerose iniziative a tema (Giornate della Memoria, Giornate Europee della Cultura Ebraica), concerti e reading musicali, tra i quali lo spettacolo “Ricordi di un ragazzo ebreo”, ispirato al libro del padre Italo “Tanzbah” (uscito nel 1989) nel quale raccontò la sua esperienza di fuga durante la Seconda Guerra Mondiale, schivando l’arresto e la deportazione.

Ha al suo attivo un’intensa attività dal vivo e un album “I Giardini di Israel”, ristampato in edizione speciale in occasione della ricorrenza del 25° anniversario della Caduta del Muro di Berlino nel 2014 con il titolo “Tra Pace e Memoria”, che ha ricevuto grandissimi consensi di critica e pubblico.

Essere reali ed esistenza dell’anima: “After the Rain”

 

 

di Lucilla Corioni

 

“AFTER THE RAIN” è un album che nasce dal desiderio di condividere , al di là della musica, un percorso tra consapevolezza dell’esserci reale ed esistenza dell’anima.

Registrato a Bologna nell’estate del 2019, dopo aver frequentato le Masterclass del Maestro Barry Harris, fonte di ispirazione, è segno di una vera e propria rinascita musicale: da qui il titolo “After the rain”. 

“Inside the silent tear”, è il dolore di una lacrima che non riesce a sprigionarsi, così come nel raccontare le storie incredibili di quattro donne africane in “Four Women” o l’ingiustizia della schiavitù in “Strange Fruit”, pezzo storico e discusso del repertorio jazzistico.

E chi non ha mai sofferto per amore? ”Black coffee””Ask me now” e “Like a Lover” rappresentano ancora i sentimenti delle donne di un’epoca passata.

C’è spazio anche per la leggerezza in “Come rain or come shine””It might as well be Spring” ”Sunny”, dove l’amore vola, mentre una sana ribellione si sprigiona in ”Devil may care”.

Questo progetto discografico non è un esercizio di tecnica d’improvvisazione jazzistica, ma tutti i brani hanno una connessione con i sentimenti più’ profondi della vita. Il jazz è popular, individuale e collettivo, esattamente come la vita ovvero l’arte dell’incontro.

Hanno collaborato alla realizzazione dell’album il pianista e fisarmonicista  Massimo Tagliata (tra le collaborazioni l’ultima con Mina e Ivano Fossati), Massimo Turone (contrabbasso), Oreste Soldano (batteria) e Pietro Mirabassi (sassofono tenore). Voci soliste in “Four Women” di Sonia Cavallari, Grazia Donadel e Linda Gambino.

Note d’autore

Anna Cimenti nasce il 12 aprile 1968 in un ambiente familiare dove musica e arte sono “linfa vitale”. Da una parte gli zii paterni, che sono amanti di musica operistica, dall’altra i nonni materni che, da ragazzi, hanno fatto parte di una compagnia teatrale dialettale (all’epoca era una rarità, si parla del periodo prima della seconda guerra mondiale). 

All’età di sette anni inizia a studiare pianoforte e, nonostante sia molto giovane, le viene riconosciuta una dote naturale . 

A ventitré anni consegue il diploma di pianoforte al Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza, a cui fa seguito un anno di approfondimento di pianoforte jazz sotto la guida del Maestro Paolo Birro.

Ma un’altra passione sarà determinante nella scelta del suo percorso artistico, un talento che le consente di esprimere al meglio se stessa e un bisogno irrefrenabile di cui non puo’ piu’ fare a meno: l’arte del canto.

Una voce particolare che fin da bambina sprigiona un suo carattere gioioso e un’energia infinita. Un’anima piena di vitalità e positività, ma che ha bisogno di essere indirizzata.

Anna è una ragazza curiosa e appassionata e questo la spinge a studiare la musica seriamente prendendo due strade parallele: il jazz e la lirica.

Frequenta Masterclass con insegnanti stranieri tra il 1992 e il 2004 (Sheila Jordan, Jay Clayton, Mark Murphy, Nancy Marano, Vivian Lord-Aldge, Rachel Gould, Kate Baker, solo per citarne alcuni) e all’età di ventotto anni supera l’esame di canto lirico inferiore in Conservatorio studiando prima come privatista all’Istituto Manzato di Treviso, sotto la guida di Elisabetta Tandura e poi sempre da privatista con Elisabetta Battaglia.

Canta come solista in gruppi di vario genere dal  pop (LENONO, gruppo al femminile, HEARTLY HEAVEN, brani inediti) al blues-rock di Robben Ford (POLLO BAND) al soul funky di Chaka Khan , Aretha Franklin e funk anni 70/80 (SIFASOUL) all’acid jazz degli Incognito (BLACKJAM). La sua voce viene apprezzata anche nel campo della musica Dance e incide brani per etichette indipendenti e non (GENERAL RECORDS, Verona; MEDIA RECORDS, Brescia; PROPRIO RECORDS, Milano; STUDIO BWL, Milano; ZIIOZOO PRODUCTIONS, Modena; UNITED STUDIOS, Udine). E’ fermamente convinta che tutte queste esperienze daranno vita ad un’artista completa e poliedrica, ma è lo studio che la rende competente in tale campo.

I numerosi viaggi all’estero fanno parte del suo carattere curioso verso l’ignoto (New York, Londra Amsterdam, Monaco,Tour del Messico, San Diego, Salisburgo,Vienna Singapore,Tour della Malesia,Tour dell’Australia,Tour dell’Egitto) e aprono la sua mente piu’ di ogni altra esperienza.

Venuta a conoscenza del Metodo Monari (Bologna), nel 1998 consegue il diploma di terapista frequentando il centro e ispira a quest’ultimo il suo metodo di insegnamento lavorando sulla struttura muscolare, sciogliendo tensioni che bloccano l’uso corretto del corpo . Sempre alla ricerca di nuove tecniche vocali ,approda alla Mixed-Voice durante il Congresso “Voce Pura” nell’aprile del 2018 a Verona, tecnica che semplifica l’ impostazione della voce sia per l’insegnante che per l’allievo.

Prosegue l’insegnamento collaborando con diverse scuole di musica ma nel 2012 da vita all’Associazione Note Vocali e con essa organizza spettacoli per i suoi allievi per introdurli professionalmente nel mondo dello spettacolo .

Durante questo periodo abbastanza lungo si assenta dalle esibizioni live e diventa mamma di due bellissimi bambini.

Nel Novembre del 2018 ritorna alla musica e, dopo una Masterclass con il Maestro Barry Harris a Bologna, capisce che l’insegnamento non e’ più sufficiente a colmare il vuoto creato dalla sospensione delle performance live e spinta dal riconoscimento del suo talento da parte di una figura così autorevole ritorna a cantare con formazioni jazz.

Nell’Agosto 2019 registra il suo primo disco jazz intitolato “After the rain” supportata da un gruppo di amici musicisti e comprende che “non si tratta più di un puro e semplice ritorno, bensì di un esserci definitivamente”.