CANCRENA SOPRINTENDENZE DELLA SICILIA: IL GOVERNATORE CI PROVA MA TANTI PROBLEMI NEPPURE SFIORATI

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di   Raffaele Lanza

Beni culturali, soprintendenze, misteri, carriere facili, personale di vario tipo immesso nei ruoli su spinte politiche, favoritismi di ogni tipo,assenteismo legalizzato,dirigenti corrotti, servili, mobbing esteso ,un mondo dove la miscela del bene e del male diventa un cocktal perfetto    Il governatore siciliano Musumeci,nuovo ancora a questo tessuto culturale,sa solo che il dipartimento ai beni culturali è un settore delicato come quello alla Formazione e da un momento all’altro potrebbe esplodere.  Ha quindi voluto incontrare i dieci soprintendenti dell’Isola al Palazzo della Regione di Catania. Si è trattato di un confronto ideato  per capire la cancrena che esiste da parecchi anni nel settore Beni culturali.

 

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Tante – si apprende -sono state le criticità emerse nel corso del vertice catanese. Dalle discrasie tra Piani paesaggistici, il Sistema informativo forestale e gli strumenti urbanistici dei Comuni, che spesso bloccano l’iniziativa privata e le attività imprenditoriali, senza assicurare un’effettiva tutela dell’interesse pubblico, all’arretratezza dei sistemi informatici delle Soprintendenze che impediscono l’evasione in tempi brevi delle pratiche on-line; dalla mancanza di sedi decorose, in cui ricevere il pubblico e lavorare con dignità, all’assenza di una contabilità decentrata che snellisca le procedure e accorci i tempi di pagamento, fino alla carenza di personale in unità operative vitali per il corretto funzionamento degli uffici e l’erogazione di servizi dovuti all’utenza. Un quadro –  ha sottolineato il dirigente generale Alessandro – di problemi cronici, trascinatisi nel tempo, a cui si sta cercando di dare risposte graduali ma risolutive.   

                  SOPRINTENDENZE: DIRIGENTI CHE TIMBRANO UNA SOLA VOLTA AL GIORNO

Questa disamina -osserviamo noi di SUD LIBERTA’ -è quella offerta dell’amministrazione, risulta in atto assente l’esame delle denunce degli anni scorsi alla Procura dei più attenti nonchè di quei sindacati autonomi locali in particolare sul comportamento -non accettabile- di alcuni dirigenti come quello di timbrare una sola volta al giorno.

“Non ho alcun interesse e neppure curiosità per le vostre scelte elettorali – ha sottolineato Musumeci – sono stato e sarò sempre molto rigoroso nel separare l’attività dell’amministrazione pubblica dalle appartenenze partitiche. Ho, invece, il dovere di dare corso a un programma di governo a cui sono vincolato in ragione del consenso ricevuto dai siciliani. A loro, ciascuno nel proprio ruolo, dobbiamo tutti rendere conto, io per primo. Ma, nell’esercizio delle nostre rispettive funzioni, che presuppongono rispetto reciproco, dobbiamo fare squadra: la Regione è una, la rappresento io, ma la rappresentate anche voi: i vostri uffici sono le postazioni più vicine alla gente e ai loro problemi, si tratti di imprese, professionisti o singoli. Abbiamo il dovere di dire “sì” o “no”. Rispondere “forse” o “vediamo” significa riproporre quel male oscuro, per non dire altro, che ha fino a oggi danneggiato l’immagine complessiva della Regione – vista sempre più distante, lì a Palermo – e in particolare delle Soprintendenze, percepite o persino temute dall’uomo della strada come ostili”.

Musumeci ha assicurato l’avvio di un iter per la risoluzione dei problemi che, secondo il governatore, “sono l’eredità pesante che il mio governo ha ricevuto”. “Al cittadino incolpevole – che vuole osservare le regole, per attività edilizie minime, come l’apertura di una finestrella o la collocazione di un condizionatore, dobbiamo essere di aiuto, non d’ostacolo, indicando le soluzioni. Riusciremo a ricreare un’immagine e anche un rapporto diverso con i cittadini alla nostra Regione”.

Questi i problemi più di facciata dei Beni culturali. Restano i problemi di fondo, quel tipo di mobbing diffuso ed occulto- che può dare l’impressione di sviluppo di  “Mafia culturale “-che consente carriere facili col sostegno del “padrino” ed  esiste da oltre un ventennio nelle soprintendenze della Sicilia, in particolare a Catania ed è o ben nascosta ed insabbiata dalla casta dirigenziale che sceglie da sè i componenti verticitici da destinare al timone di queste strutture tanto contestate.