Mafia ad Adrano, sequestrati beni ai boss. Il supercapo, Alfio Santangelo, dava ordini dietro le sbarre

 

Alcune ville, 5 beni mobili registrati, un’impresa individuale e due società per un valore complessivo di 1,3 mln di euro. 

Mafia ad Adrano, sequestrati beniriconducibili ai Santangelo-Taccuni

CATANIA –

Beni per 1,3 milioni di euro ritenuti riconducibili a sei appartenenti alla cosca Santangelo-Taccuni di Adrano, affiliata alla “famiglia” Santapaola-Ercolano di Cosa nostra, sono stati posti sotto sequestro dall’Autorità Giudiziaria.. Il provvedimento è stato emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania su richiesta congiunta del procuratore Carmelo Zuccaro e del questore Mario Della Cioppa. Spaccio di droga ed estorsioni i settori in cui erano già da tempo specialisti gli appartenenti al Clan.

 Alfio Santangelo, di 66 anni, detenuto, indicato come il capo dell’omonimo clan mafioso, è il principale destinatario dei provvedimenti giudiziari. Dava ordini anche dietro le sbarre secondo gli inquirenti    Interessato anche il genero Antonino Quaceci, di 49 anni, detenuto e i figli di quest’ultimo, Alfio Quaceci, di 25 anni, e Salvatore Quaceci, di 27, detenuto. Il sequestro riguarda anche beni riconducibili a Gianni Santangelo, di 36 anni, e Ignazio Vinciguerra, di 54 anni, detenuto. Nei loro confronti è stata richiesta anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.

Nel gennaio del 2018, cinque dei sei soggetti interessati al sequestro erano stati arrestati nell’ambito dell’operazione Adranos della squadra mobile di Catania e del commissariato della polizia di Adrano.

IL BLITZ Mafia e droga, la Procura di Palermo mette in ginocchio le cosche di Agrigento

 

Arrestati capo ultras della Juventus, il nuovo reggente e altri 32

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AGGIORNAMENTO A  SEGUITO DELLA SENTENZA DI ASSOLUZIONE DI SALVATORE GANGI- VEDASI NOTA DELL’AVV.GIUSEPPINA GANGI  E NOTA DEL DIRETTORE DI SUD LIBERTA’ RAFFAELE LANZA PUBBLICATA IN DATA 8 MAGGIO 2021    –  L’EX IMPUTATO  GANGI RISULTA PERTANTO ESTRANEO ALLE ACCUSE CONTESTATE-     TALE NOTA SI PUBBLICA PERCHE’ NEL “BILANCIAMENTO DEGLI INTERESSI DELLE PARTI, E’ PREVALENTE -AI FINI DELLA CONSERVAZIONE NELL’ARCHIVIO DI SUD LIBERTA’-  IL DIRITTO DI CRONACA”
Nel riquadro Andrea Puntorno, noto capo ultras della Juve

Disco rosso alla Mafia di  Palermo e in Calabria. Il personale della Dia ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dalla Dda di Palermo, nei confronti di 32 persone tra Agrigento, Palermo, Trapani, Catania, Ragusa, Vibo Valentia e Parma.

I reati contestati dai magistrati in questa Operazione denominata Kerkent sono di associazione mafiosa, partecipazione e concorso in associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato e danneggiamento mediante incendio.

L’operazione è stata coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, ha permesso di disarticolare un’associazione per delinquere con base operativa ad Agrigento e ramificazioni, in particolare, nel palermitano ed in Calabria, dedita all’organizzazione sia degli aspetti operativi che di quelli logistici di un’intensa attività di traffico di sostanze stupefacenti, attraverso uno strutturato gruppo criminale armato.

Ecco le persone destinatarie del provvedimento del Giudice: James Burgio, 25 anni di Porto Empedocle, inteso “Jenny”; Salvatore Capraro, di Villaseta (Agrigento) 19 anni; inteso “Ascella”; Angelo Cardella, 43 anni di Porto Empedocle; Marco Davide Clemente, 25 anni di Palermo inteso “Persicheddra”; Fabio Contino, 20 anni di Agrigento;  Sergio Cusumano,56 anni di Agrigento; Alessio Di Nolfo, 33 anni di Agrigento; Francesco Di Stefano, 43 anni di Porto Empedocle, detto “Francois”; Daniele Giallanza, 47 anni di  Palermo inteso “Franco”; Eugenio Gibilaro, 45 anni di Agrigento; Angelo Iacono Quarantino, 24 anni di Porto Empedocle; Pietro La Cara, 42 anni di Palermo,  inteso “Pilota’ o “Corriere”; Domenico La Vardera, 38 anni,   inteso “Mimmo”; Francesco Luparello, 45 anni di Realmonte; Domenico Mandaradoni, 31 anni di Tropea e residente a Francica; Antonio Massimino, 51 anni diAgrigento;  Gerlando Massimino, 31 anni di Agrigento; Saverio Matranga, 41 anni di Palermo; Antonio Messina, 61 anni di Agrigento inteso “Zio Peppe”; Giuseppe Messina, 38 anni di Agrigento; Messina Valentino, 56 anni di Porto Empedocle; Liborio Militello, 58 anni di Agrigento; Gregorio Niglia, nato Tropea e residente a Briatico, 36 anni; Andrea Puntorno, 42 anni di Agrigento; Calogero Rizzo, 49 anni di Raffadali; Francesco Romano, 33 anni nato a Vibo Valentia e residente a Briatico; Vincenzo Sanzo, 37 anni di Agrigento, inteso “Vicè ovu’; Attilio Sciabica, 31 anni di Agrigento; Luca Siracusa, 43 anni di Agrigento; Giuseppe Tornabene, 36 anni di Agrigento  inteso “Peppi lapa’; Calogero Trupia, 34 anni di Agrigento inteso “Cuccu” e  Francesco Vetrano, 34 anni di  Agrigento, inteso “nivuru.

Si apprende infine – in attesa che siano forniti altri dettagli dagli inquirenti –  che sono due le persone arrestate ad Agrigento dai carabinieri, presunti fiancheggiatori del boss Massimino. Si tratta di Gabriele Miccichè, di 28 anni di Agrigento, ritenuto braccio operativo del capomafia, e di Salvatore Ganci, di 45 anni, commerciante di autovetture. Per loro le accuse sono quelle di sequestro di persona e violenza sessuale, aggravati dal metodo mafioso.

Licenziati cinque dipendenti regionali “assenteisti”: non hanno addotto “giustificazioni” valide per il blitz antiassenteismo della Guardia di Finanza

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Cinque licenziamenti già deliberati e 16 sospensioni dal servizio senza stipendio per un periodo di tempo che va da uno a  sei mesi che potrebbero essere deliberate da qui a qualche settimana. Sono i provvedimenti dell’Ufficio e commissione disciplinare dell’assessorato regionale alla Funzione Pubblica.

Si tratta di dipendenti regionali impiegati all’Assessorato alla Salute accusati di assenteismo perchè colti con le mani nel sacco, cioè risultati assenti nel corso del blitz del 27 novembre scorso della Guardia di Finanza  nei locali di Piazza Ottavio Ziino.  Non hanno saputo o potuto dare “giustificazioni valide” ai funzionari dell’Ufficio disciplinare di Palermo ..La Procura segue il percorso penale autonomamente.    E’ dunque scattato il provvedimento formale con la Raccomandata del licenziamento in tronco. Procedura che ha avuto il beneplacito del Presidente della Regione Musumeci e che si è svolta, secondo le nuove norme, nel tempo di appena un mese.  Non risultano pervenute o comunicate proteste dei sindacati regionali ai quali erano iscritti i dipendenti assenteisti nel corso del “blitz” con le telecamere.   Soltanto nel caso in cui la Procura dovesse per magia assolvere o mitigare la posizione dei dipendenti incriminati, la Regione sarà obbligata a rivedere la propria rigida posizione..