Tutti in piazza contro l’arresto dell’eroe della Libertà della Catalogna e dei valori umani

 

 

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IL  VILE ORDINE  DEL GOVERNO SPAGNOLO E DELLA ASSERVITA MAGISTRATURA

Finalmente la protesta contro l’arresto, disposto dal governo spagnolo, di Puigdemont è esplosa in tutte le sue forme.   E’ la Rivolution , la rabbia per poter riaffermare la libertà della Catalogna tanto auspicata e voluta dal suo leader fermato dalla Polizia tedesca.Novantadue persone sono rimaste ferite a Barcellona, dove nel pomeriggio di ieri circa 55mila persone sono scese in strada, convocate dagli organismi indipendentisti, per protestare contro l’arresto di Puigdemont e la carcerazione preventiva venerdì scorso di altri cinque leader separatisti. Altre sette persone sono rimaste ferite in manifestazioni più piccole a Lleida e una a Tarragona. Feriti anche 23 agenti.

Arrestato dopo il suo ingresso ieri mattina in Germania proveniente dalla Danimarca, Puigdemont comparirà questa mattina davanti al Tribunale amministrativo dello Schleswig- Holstein. Verrà così avviata la procedura innescata dalla richiesta di estradizione delle autorità di Madrid nei confronti del leader secessionista catalano, riferiscono i media spagnoli.

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L’ex presidente della Generalitat ha trascorso la notte nel carcere di Neumuenster, dopo essere stato ieri arrestato al suo arrivo in macchina dalla Danimarca. La Magistratura tedesca avrà 48 ore per decidere se lasciare Puigdemont in carcere o concedergli la libertà condizionata, in attesa di dare una risposta alla richiesta di estradizione, riattivata venerdì dal giudice Pablo Llarena del Tribunale Speciale. La decisione sull’estradizione compete alla giustizia del land tedesco dove è stato arrestato e non alla procura federale. E’ auspicabile la piena libertà per un uomo che oggi rappresenta l’eroismo puro nel mondo e nella Catalogna.

Europa indecente che uccide l’idea della Libertà- Anche gli Onorevoli italiani un gregge di pecore: ecco perchè!

Che delusione l’Europa.   Che delusione il rappresentante italiano alla Presidenza dell’Unione europea. Che delusione Juncker.  Un’Europa che uccide le idee come quelle di Carles Puigdemont e dei suoi colleghi di governo non  rappresenta il giusto, la verità, la democrazia, la vera libertà.      E’ un’Europa di cui vergognarsi per infierire contro gli “ultimi”, il Presidente desitituito della Generalitat de Catalunya, ed accettare un governo e il suo sacrificio imprigionato come fosse criminale .   E’ davvero inaccettabile ed indecente vedere che gli Stati membri dell’Unione sostengano Rajioy e la sua dittatura nel “colpo di Stato” contro dei rappresentanti eletti democraticamente.    Ma chi dei nostri Onorevoli italiani o siciliani ha mosso un dito, un rigo cioè, in una interrogazione parlamentare, contro il premier spagnolo Rajioy  suddito del  “suo” re di Spagna.

Ci piacerebbe sapere chi  dei professionisti della politica ha criticato anche il premier italiano Gentiloni, tanto indecente – e pecora – nella sua difesa del governo spagnolo.     Le idee di questo Signore, Puigdemont meritano l’assoluto rispetto. E non solo politicamente ma anche come uomo. E’ qui la grandezza della Catalogna. Di avere dei grandi sostenitori dei valori umani, quelli che l’Europa non considera neanche e si allinea come un gregge di pecore. Onore a Puigdemont un uomo che non ha esitato a perdere tutto per il valore della Libertà.   E’ l’urlo della libertà che 200 sindaci hanno urlato nella Catalogna.              Il dubbio adesso  diventa legittimo: lo esprime lo stesso leader catalano – se il 21 dicembre, giorno delle elezioni, dovesse vincere il fronte indipendentista cosa faranno i potenti dell’Europa’?      Non riconosceranno il risultato elettorale allineandosi con Madrid?

Sarebbe un’altra grave indecenza e a questo punto gli animi diventerebbero così infiammati che scoppierebbe la rivoluzione armata. Inevitabile.

 

 

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Dal canto suo Puigdemont si è detto pronto all’eventualità di un’estradizione in Spagna. “Tutti sappiamo che possiamo finire in prigione se verrà concessa l’estradizione. Siamo preparati al fatto che ci estradino” ha detto a a Catalunya Radio.

Puigdemont, che si trovava con i suoi quattro ex consiglieri, Clara Ponsatí, Lluís Puig, Toni Comín e Meritxell Serret, ha nuovamente denunciato il ‘polso totalitario’ di Mariano Rajoy: “A noi catalani hanno rubato una legislatura, un governo e un parlamento”. Il leader catalano ha anche ribadito la sua contrarietà all’applicazione dell’articolo 155 della costituzione ed ha lasciato trapelare l’intenzione di deferire il governo davanti al Tribunale di Strasburgo perché la Spagna “provi imbarazzo”.

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Abbiamo diritto di parlare di costituzionalità nei tribunali, di cosa hanno paura? Lo Stato spagnolo parla di costituzionalità solo quando gli conviene. L’attuazione del 155 è illegale“.  “L’Europa non può avere prigionieri politici, non può avere un governo legittimo in prigione o in esilio”,è un golpe illegale questo di Madrid  ha aggiunto il leader catalano esprimendo sdegno ed indignazione.

L’ex Presidente della Catalogna in libertà condizionata: la speranza di arrivare in tempo alle elezioni del 21 dicembre

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Puigdemont : il giudice belga ha  stabilito la messa in libertà, condizionata al divieto di lasciare il territorio belga, l’obbligo di risiedere a un indirizzo fisso e di presentarsi personalmente a tutte le convocazioni dell’autorità giudiziaria e gli atti previsti dalla procedura. Tali condizioni non sono suscettibili d’appello.

 Entro 15 giorni Puigdemont e i quattro ex ministri – Antoni Comin, Clara Ponsatí, Lluis Puig e Meritxel Serret – dovranno comparire davanti alla Camera di Consiglio di Bruxelles che deciderà se accogliere la richiesta spagnola di estradizione. L’intera procedura, appelli compresi, potrà durare 60 giorni, con la possibile estensione di altri 30.  Puigdemont e i suoi ministri potrebbero dunque trovarsi ancora in libertà condizionata durante elezioni catalane del 21 dicembre.  E’ la speranza del leader catalano e, soprattutto i giudici non hanno posto restrizioni alla libertà di parola o di incontrare la stampa. Su richiesta dei catalani la procedura è stata avviata in fiammingo, la lingua del loro avvocato, Paul Bekaert.  ( Agenzia)

Il prezzo della Libertà

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Sofferenza prevista per l’ex Presidente della Catalogna, eroe dei valori umani

Momenti difficili per l’eroe della Catalogna Puigdemont.  Insieme ai  quattro ex consiglieri catalani verra’ ascoltato nel pomeriggio dal giudice inquirente. A dichiararlo è stato il portavoce dell’ufficio della procura di Bruxelles confermando che i cinque si sono consegnati spontaneamente questa mattina alla polizia.Tolta così la soddisfazione di vederlo in manette ai suoi nemici governanti spagnoli. Il giudice avrà 24 ore dal momento in cui si sono consegnati per decidere su come procedere in merito alla detenzione. “La decisione dovrà dunque essere presa non oltre le 9.17 di domani mattina”, ha aggiunto il portavoce.

PUIGDEMONT CANDIDATO ALLE ELEZIONI – Il PDeCAT, partito dell’ex presidente della Generalitat catalana, ha deciso oggi che Puigdemont sarà il primo candidato del partito alle elezioni del prossimo 21 dicembre in Catalogna, a capo di una lista unica formata da tutte le forze indipendentiste.

“Vogliamo che il presidente Puigdemont continui ad essere la persona che guida una grande lista del Paese il prossimo 21 dicembre”, ha annunciato la coordinatrice generale del Partito democratico europeo catalano, PDeCAT, Marta Pascal, durante il consiglio nazionale del movimento a Barcellona. Pascal ha chiesto che il PDeCat si presenti in una lista comune con le altre forze favorevoli all’indipendenza, Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) e Candidatura de Unidad Popular (CUP)-   Il rischio è che il governo spagnolo soffochi nella Catalogna ogni iniziativa democratica dei sostenitori dell’ex presidente catalano – (Agenzia)

L’Europa non riesce ancora ad esprimere il valore della Libertà rappresentata nella sua grandezza da Puigdemont

Inizia il tormento per l’uomo che ha portato una ventata di libertà in Catalogna.La Procura di Madrid ha chiesto oggi l’arresto senza la condizionale dei componenti del governo catalano e di spiccare un mandato di arresto europeo nei confronti di Puigdemont e degli altri consiglieri Antoni Comín, Meritxell Serret, Lluís Puig e Clara Ponsatí, che non si sono presentati all’interrogatorio, restando a Bruxelles dove si trovano da lunedì sera.

I reati contestati sono quelli di ribellione, sedizione e malversazione di fondi pubblici in relazione all’organizzazione del referendum in Catalogna il primo ottobre scorso. L’arresto è stato chiesto per l’ex numero due del governo catalano, Oriol Junqueras, e per gli ex ministri Jordi Turull, Josep Rull, Meritxell Borras, Raul Romeva, Carles Mundò, Dolores Bassa e Joaquim Forn (Interno), mentre a Santi Villa è stato concesso il rilascio in libertà condizionata.

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Nel documento di richiesta del mandato di arresto europeo, inviato dalla procura spagnola al magistrato che si occupa dell’indagine, si sottolinea che “ci sono stati ripetuti tentativi di consegnare la citazione nei domicili” delle persona chiamate a comparire “così come ripetute telefonate, tutti ignorati”. Inoltre, si osserva che l’ex presidente catalano “ha dichiarato pubblicamente la sua intenzione a non comparire”, e che ha chiesto di essere interrogato in videoconferenza, e lo stesso hanno fatto i consiglieri Comín e Serret.

Su richiesta degli avvocati difensori il giudice Pablo Llarena ha accettato di rinviare al 9 novembre, alle 9.30, l’interrogatorio della presidente del ‘Parlament’ catalano, Carme Forcadell, e di altri cinque parlamentari. Il giudice ha accettato la richiesta dei legali di avere più tempo per preparare la loro difesa, in quanto le notifiche sono state ricevute solo due giorni fa.

Il presidente della Corte suprema spagnola, Carlos Lesmes, ha confermato che Puigdemont rischia l’arresto nel caso in cui non si presenti in tribunale : “Quando qualcuno non si presenta dopo essere stato citato da un giudice per testimoniare, in Spagna o in qualsiasi altro Paese europeo, di solito si emette un ordine di arresto

Il mandato di arresto europeo, previsto da una direttiva europea del 2002, costituisce la prima concretizzazione nel settore del diritto penale del principio di mutuo riconoscimento, semplificando e accelerando l’estradizione di un indagato tra due Paesi membri dell’Unione europea.

Le caratteristiche principali della procedura risiedono nel fatto che le autorità giudiziarie cooperano direttamente senza la necessità di passare per una valutazione da parte dell’esecutivo, tipica dei casi tradizionali di estradizione.

Per 32 categorie di reati si deroga al principio della cosiddetta ‘doppia incriminazione’, ovvero l’atto non deve essere considerato un reato in entrambi i Paesi. L’unico requisito è che sia punito con pene detentive di almeno tre anni nel Paese di esecuzione.

Il mandato semplifica le procedure e la documentazione da presentare mediante la creazione di un unico documento e prevede scadenze brevissime per l’adozione della decisione sulla consegna.

Prevede inoltre il superamento del divieto di estradizione di cittadini contemplato da diverse Costituzioni, per cui se la persona oggetto del mandato d’arresto europeo ai fini dell’azione penale è cittadino o residente dello Stato membro di esecuzione, la consegna non può essere rifiutata, ma può essere subordinata alla condizione che la persona, dopo essere stata ascoltata, sia rinviata nello Stato membro di esecuzione per scontarvi la pena o la misura di sicurezza eventualmente pronunciata nello Stato membro emittente.

Ciò che si trascura – e l’Europa ha il dovere di tenerne conto – è che siamo di fronte ad un uomo che ha lottato per l’idea della libertà  e per un mondo migliore.        Le azioni del governo spagnolo rivelano pertanto una dittatura di idee che non tollera le idee diverse -e migliori per i valori rappresentati- e sono di fatto davvero indecenti.     Se l’Ue dovesse allinearsi all’idea della dittatura spagnola, ci sarebbe  da vergognarsi di essere partecipi di un mondo che non riesce ad esprimere il significato della Libertà di un popolo.

 (Agenzia)

“La causa della Catalogna è la causa dei valori dell’Europa: libertà e democrazia

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 Puigdemont e gli altri esponenti del deposto governo catalano sono i destinatari di un mandato di comparizione del Tribunale nazionale spagnolo. Puigdemont e gli altri esponenti catalani dovranno comparire in tribunale domani e dopodomani. I giudici spagnoli della Audiencia Nacional hanno chiesto anche il deposito cauzionale di 6.207.450 euro, con l’avvertimento che in caso di mancato versamento saranno pignorati i loro beni per una cifra corrispondente.

 Se giovedì Puigdemont e i 13 consiglieri del destituito governo catalano non dovessero comparire davanti ai giudici dell’Audiencia Nacional come richiesto dalla Procura spagnola, quest’ultima ha facoltà (Carmen Lamea9 di procedere con  dei mandati di arresto europei.

Siamo qui alla ricerca di garanzie che per ora alla Catalogna non vengono date in Spagna ha detto Puigdemont in conferenza stampa a Bruxelles – Avete notato qual è il titolo del documento del procuratore generale? ‘Màs dura serà la caìda’ (‘La caduta sarà più dura’, ndr): questo denota non un desiderio di giustizia, ma un desiderio di vendetta. E dunque, finché ci sarà il rischio di non avere un processo che garantisca tutti, e in particolare coloro che sono stati presi di mira da gruppi molto violenti, non ci saranno le condizioni oggettive” per tornare in Spagna.

Non scartiamo la possibilità – ha proseguito – ma vogliamo poter agire in modo libero e tranquillo. Insisto: non stiamo sfuggendo alle nostre responsabilità davanti alla giustizia“, ma siamo qui a Bruxelles “per avere garanzie giuridiche, nel quadro dell’Unione Europea. Siamo qui come cittadini europei, che possono girare liberi per tutta l’Europa. Dovremo lavorare come governo legittimo e abbiamo deciso che il modo migliore per comunicare al mondo quello che succede in Catalogna era quello di andare nella capitale d’Europa”

Quanto a lungo resterò qui? Dipende dalle circostanze – ha spiegato – Certo, se ci fosse la garanzia di un trattamento equo e se fosse garantito un processo giusto, con la separazione dei poteri, non ci sarebbero dubbi: tornerei immediatamente. Ma dobbiamo poter continuare a lavorare ed è per questo che venerdì sera abbiamo deciso per questa strategia”, il trasferimento a Bruxelles.

Con il governo, di cui sono il presidente legittimo, ci siamo trasferiti a Bruxelles per rendere evidente il problema catalano nel cuore istituzionale dell’Europa e denunciare anche la politicizzazione della giustizia spagnola, l’assenza di imparzialità, la volontà di perseguire non i delitti e i crimini, ma le idee”. Il  trasferimento a Bruxelles è stato deciso “anche per rendere evidente al mondo il grave deficit democratico che c’è oggi nello Stato spagnolo, nonché l’impegno e la risolutezza del popolo catalano per il diritto all’autodeterminazione, per il dialogo e per una soluzione concordata”.

“Se lo Stato spagnolo intende attuare il suo progetto a partire dalla violenza, sarà una sua decisione, ma non ci può trascinare verso uno scenario che tutto il movimento indipendentista ha rifiutato in modo coerente”.

“RISPETTERÒ ESITO ELEZIONI” – “Noi – ha assicurato – rispetteremo i risultati delle elezioni convocate per il 21 dicembre, come abbiamo sempre fatto, quale che sia il risultato. Chiedo al governo spagnolo: faranno lo stesso? Voglio un impegno chiaro da parte dello Stato: sono pronti a rispettare un risultato che dia la maggioranza agli indipendentisti o no? Sono pronti a rispettare il risultato elettorale, quale che sia? Noi sì”.

 – “Alla comunità internazionale, e in particolare all’Europa” Puigdemont ha chiesto di reagire. Bisogna comprendere che la causa dei catalani è la causa dei valori sui quali è fondata l’Europa: la democrazia, la libertà, la libera espressione, l’accoglienza, la non violenza”.

“Permettere al governo spagnolo di non dialogare, di tollerare la violenza dell’estrema destra, di imporsi militarmente, di metterci in prigione per 30 anni significa farla finita con l’idea dell’Europa – ha avvertito – ed è un errore enorme, che pagheremo tutti”.

– Carles Puigdemont ha fatto sapere che non chiederà asilo politico al Belgio, tuttavia questa opzione non può essere esclusa. E’ quanto ha precisato il suo legale belga, Paul Bekaert, parlando dopo la conferenza stampa. “Un mandato d’arresto europeo può sempre essere emesso” dalla Spagna, ha sottolineato Bekaert, in riferimento alle accuse di “ribellione, sedizione e malversazione” mosse dalla procura di Madrid nei confronti dei leader catalani.

Fino a quando ci sarà il rischio che la Spagna chieda che Puigdemont sia consegnato, non si può escludere che chieda asilo politico“, ha chiarito l’avvocato. Bekaert, citato dal sito dell’emittente Rtbf, ha poi lamentato tutta l’agitazione ‘inutile’ che si è creata per l’arrivo del leader catalano a Bruxelles: “Quello che fa Puigdemont è perfettamente legale. Ogni spagnolo è libero di venire in Belgio. Inoltre ha precisato lui stesso di aver scelto Bruxelles per beneficiare di un foro europeo”.

 

(Agenzia)

Il futuro della Catalogna nelle mani di un ex giornalista che sogna sin da bambino la libertà del paese (duemila anime)

 

Classe 1962, secessionista tenace  e  puro,’ex sindaco di Girona , Carles Puigdemont che sfida il re, tenendo il mondo con il fiato sospeso, prova a realizzare il sogno che coltiva sin da bambino: quello di vedere la Catalogna trasformata in Stato indipendente. Un sogno che per l’ex giornalista prestato alla politica oggi potrebbe diventare realtà. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, infrangersi per sempre dietro le sbarre della prigione.

Alle 18 il president della Generalitat si pronuncerà sul futuro della Catalogna, parlando dalla plenaria del parlamento regionale. Difficile calarsi nei suoi panni per decifrarne le mosse. Ancora più difficile provare a indovinare quello che dirà stasera. Avrà il coraggio di pronunciare la parola ‘indipendenza’ ufficializzando lo strappo con Madrid? Nessuno lo sa, tutti si augurano che non lo faccia. Quel che è certo è che Puigdemont si troverà a declamare un discorso che potrebbe mettere la parola fine alla crisi spagnola. O farla sprofondare definitivamente nel baratro. Quella di oggi è una giornata chiave per Puigdemont, il giorno che potrebbe incoronarlo come il primo presidente secessionista oppure detronizzarlo, sancendone la rovina politica. Ma da dove viene questo uomo con il buffo caschetto di capelli scuri, sconosciuto fino a due anni fa, e diventato con un solo giro di boa il nemico numero uno del Regno di Spagna?

L’EX GIORNALISTA COL PALLINO INDIPENDENTISTA – La parabola ascendente di Puigdemont porta impressi un luogo e una data: Amer, 29 dicembre 1962. E’ qui che nasce e cresce l’uomo forte della Catalogna. Un paesino alle porte di Girona, di circa duemila anime. Figlio di pasticceri, nel corso degli anni Puigdemont dà prova della sua determinazione. Appare insospettabile agli occhi di chi non lo conosce, ma sa bene quando deve cambiare pelle. E lo fa in fretta, passando da perfetto sconosciuto a carismatico leader. Gli studi in filologia catalana poco brillanti, (non ha mai portato a termine gli studi) non gli impediscono la scalata ai piani alti della politica. Dopo aver mosso i primi passi nel mondo del giornalismo, giovanissimo diventa capo redattore del quotidiano ‘Punt Diari’.

A dettare il ritmo alla sua brillante carriera da giornalista, fa notare il quotidiano francese ‘Ouest-France’ è stata sempre e solo l’immagine della Catalogna da trasmettere all’estero e l’uso costante delle nuove tecnologie. Puigdemont è stato uno dei primi a credere nel potere di Twitter. “Vuole sempre essere un passo avanti agli altri” ha confidato al quotidiano francese un suo ex collega. Ancora oggi, tra un botta e risposta con Rajoy e una stoccata al re, è sulla rete che ama confrontarsi. In maniera lenta e costante, così come la sua scalata al potere.

L’ASCESA POLITICA – Dopo un passato da membro fondatore della sezione di Girona della ‘Gioventù nazionalista di Catalogna’, Puigdemont entra nel parlamento catalano. Poi, nel 2007 si candida alle elezioni locali a Girona con ‘Convergenza e Unione’, ma non vince e resta quindi all’opposizione. La rivincita arriva comunque con le successive elezioni locali, nel 2011, quando riesce a rompere l’egemonia del Partito dei Socialisti di Catalogna e a farsi eleggere sindaco. A Madrid in pochi credono nell’avanzata di Puigdemont. Anche quando l’ex presidente della Generalitat, il radicale Artur Mas, dopo il flop delle elezioni regionali del 2015 ‘abdica’ in suo favore. Nessuno si aspetta il suo successo, neanche i fedelissimi di Barcellona. Ma nel giro di qualche mese eclissa completamente il suo mentore e compagno di partito Mas, tanto da farlo arrivare a pronunciare, qualche giorno fa sulle colonne del Financial Times, che la Catalogna non è pronta per un”indipendenza reale’.

– Appassionato di lingue straniere, Puigdemont parla correntemente il francese e l’inglese. Nel 1994 scrive degli articoli per la stampa internazionale che verranno poi raccolti in un volume dal titolo emblematico ‘Cata…què?’. E’ questo il periodo in cui realizza che fuori dai confini iberici sono pochi a conoscere e interessarsi alla questione della Catalogna. Capisce che deve fare qualcosa. Così, quattro anni più tardi fonda l’Agence catalane d’information, un’agenzia di stampa dedicata interamente alla regione catalana, prima di fondare il primo quotidiano catalano in lingua inglese, ‘Catalonia Today’. I suoi amici lo descrivono come una persona tenace, che tiene sempre fede alle sue promesse e intenzioni. “Se non riesce risolvere a un problema – racconta un suo ex collega – non va a dormire fino a quando non ha trovato una soluzione”. Facile capire la tenacia con la quale da anni porta avanti la lotta indipendentista del suo popolo.

BEATLE MANCATO – Non è solo la politica, tuttavia, a scandire le sue giornate. Musicista mancato, (a 17 anni suonava in una band) Puigdemont è un fan accanito dei Rolling Stones e dei Beatles. Sarà per questo che nel suo caschetto bruno e nelle sopracciglia folte più di un ammiratore ha letto un chiaro omaggio ai Fab Four di Liverpool, tanto da spingere la stampa a ribattezzarlo ‘il quinto Beatle’. “Niente a che vedere con i Beatles – replica la parrucchiera che da anni cura il suo look – vuole sempre lo stesso taglio da anni. Si rifiuta di cambiare”. Testardo, del resto, lo era sin da bambino. Come ama raccontare di tanto in tanto nell’aneddoto che lo vide protagonista parecchie primavere fa. Non riuscendo a trovare una singola bandiera indipendentista in tutto il villaggio di Amer obbligò la madre a cucirgliene una.

 (Agenzia)

” Congelata” l’indipendenza della Catalogna

 

  • ... alla vigilia del referendum in Catalogna: folla oceanica a Barcellona

Il parlamento catalano è stato congelato dalla Corte Costituzionale spagnola. La Corte ha accolto un ricorso del partito socialista catalano (Psc), secondo il quale se lunedì il ‘Parlament’ proclamerà l’indipendenza vi sarà una violazione della Costituzione con un “annientamento” dei diritti dei deputati. La Spagna vuol raffreddare gli animi ribelli e dilata i diritti dei parlamentari catalani.

MANIFESTAZIONE – L’Assemblea nazionale Catalana (Anc), una delle principali associazioni della società civile per l’indipendenza catalana, ha quindi convocato una manifestazione proprio per lunedì a sostegno della secessione. L’Anc esorta a “manifestazioni massicce” e a “scendere in strada per difendere i nostri diritti e le nostre libertà”.

  • ultime notizie | Blitz quotidiano
NUOVA CONVOCAZIONE – Ma i partiti indipendentisti catalani vanno avanti e non si fermano davanti alla sospensione della Corte. La formazione indipendentista di sinistra ‘Catalunya Si ques es Pot’ (Qspc) ha chiesto infatti una convocazione d’urgenza domani dell’ufficio di presidenza del ‘Parlament’ per esaminare una nuova riunione dell’Assemblea.
  • UNA CATENA UMANA LUNGA 400 CHILOMETRI PER L’INDIPENDENZA ...
RAJOY – Intanto il premier spagnolo Mariano Rajoy ha chiesto al presidente della Generalitat catalana, Carles Puigdemont, di rinunciare “nel più breve tempo possibile” al progetto di proclamare unilateralmente l’indipendenza della Catalogna perché questa è “la soluzione migliore” che consente di “evitare mali peggiori”.        Anche il re  di Spagna, autore di un discorso” troppo fazioso” perde molto della sua credibilità e popolarità. In tanti chiedono la democrazia e di porre fine alla monarchia spagnola.
  • ... in pieno caos, mega <b>protesta</b> di piazza, Re Felipe: slealtà <b>Catalogna</b>

(Agenzia)

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