TANGENTI E MAFIA A BELLALAMPO- MA LA MAFIA -E L’OMESSA TRASPARENZA-INVESTE QUASI TUTTO L’APPARATO PUBBLICO DELLA SICILIA

 

CLAUDIO FAVA : “TANTI INTERESSI PRIVATI SI INCROCIANO CON GLI INTERESSI DEI FUNZIONARI PUBBLICI CORROTTI”

Le tangenti a Bellolampo, l’arresto del direttore tecnico della discarica con due imprenditori  sono il segnale che la Mafia degli Enti pubblici ed organi collegati  è  consistente e radicata in Sicilia   Afferma il Presidente della Commission e regionale Antimafia  Claudio Fava: “L’ottima operazione della DIA  a Bellolampo conferma, ancora una volta, come gli interessi criminali nel ciclo dei rifiuti in Sicilia siano in grado di intercettare, attraverso la corruzione, fiumi di denaro pubblico. Anche a Bellolampo emerge con chiarezza quanto già contenuto nella relazione della commissione regionale Antimafia pochi mesi fa: vi è una forte commistione criminale tra interessi privati e funzionari pubblici corrotti. Quanto emerso nelle ultime settimane, attraverso diverse inchieste che hanno interessato l’intero territorio della regione, rinnova l’urgenza di interventi di natura politica. In questo senso le decisioni della RAP di procedere ad una sorta di commissariamento di Bellalampo e alla sua costituzione di Parte civile sono segni importanti. Alla ripresa dei lavori della Commissione antimafia sarà opportuno valutare l’apertura di una specifica attività di indagine su quanto avvenuto nel e attorno al principale sito pubblico di conferimento e trattamento della Sicilia.”

Interviene a riguardo anche il M5S con la deputata Roberta Schillaci: “È impensabile che una discarica pubblica possa essere scenario e strumento di illeciti arricchimenti di dipendenti corrotti e infedeli e di avidi imprenditori che perpetrando una gestione torbida e non corretta del ciclo dei rifiuti, finisce col ripercuotersi sulla vita dei cittadini in termini di servizi inadeguati, costi elevati e rischio per la salute pubblica”. . “Ancora una volta purtroppo – afferma  la deputata – magistratura e le forze dell’ordine, cui va il nostro plauso, fanno luce su un sistema opaco del ciclo dei rifiuti così come rilevato dalla stessa commissione d’inchiesta sul fenomeno della Mafia dell’Ars, mentre la politica dovrebbe intervenire con azioni concrete per rendere il sistema trasparente ed evitare la costruzione di economie parallele illecite” – ..”

Tangenti in Lombardia , Mafia e ‘Indrangheta, Dino Giarrusso interviene sulla necessità del rigore

Foto C.Di Loreto- Il deputato catanese Dino Giarrusso

Registriamo l’intervento di Dino Giarrusso su “Sud Libertà” con un commento sull’inchiesta che com’è noto- ha determinato 43 provvedimenti giudiziari in Lombardia ed appalti truccati della mafia ed ‘indrangheta  Noi di Sud Libertà  – sia consentito- abbiamo un’idea diversa sulla libertà di una persona che non è riconosciuta colpevole sino a condanna definitiva. Solo il giudizio di Dio diventa definitivo davvero.Il rischio forte è che questo rigore sulla morale può far accrescere a dismisura il potere incontrollato, confuso, e sostitutivo della Magistratura italiana che, in tanti casi, ha ” inventato” ingiustizie piccole e clamorose.  Ecco l’intervento dell’On. Giarrusso :

 

«Politica corrotta per spartirsi appalti pubblici : basta transigere su chi mette il nostro Paese in mano alla mafia. È una vergogna per tutti».
Dino Giarrusso, del Movimento 5 Stelle ,catanese,  commenta così la notizia dell’operazione antimafia in Lombardia per un giro di tangenti e appalti truccati a favore della ’ndrangheta, che vede coinvolti diversi esponenti politici di Forza Italia, tra cui l’attuale candidato alle imminenti elezioni europee Pietro Tatarella, già in carcere. Il bilancio per i diversi filoni d’inchiesta è di 43 ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri di Monza e dalla Guardia di Finanza di Varese a cui si aggiunge una richiesta di autorizzazione inviata alla Camera dei Deputati per l’arresto del parlamentare azzurro Diego Sozzani per finanziamento illecito.

«Un brutto colpo per gli avversari, ma non c’è purtroppo niente di cui gioire, è un’amara verità che danneggia ancora una volta la reputazione del nostro Paese – dichiara Giarrusso – leggere di associazione a delinquere di stampo mafioso, abuso d’ufficio, finanziamento illecito ai partiti e corruzione, non può che indignare a prescindere dalla rilevanza dei fatti in pieno clima elettorale. Al di là delle responsabilità penali che verranno accertate, chi balza alle cronache per il coinvolgimento in fatti di questo peso, non è degno di rappresentare i cittadini.

Qualora le accuse dovessero essere confermate, ci troveremmo davanti all’ennesima espressione di una vecchia classe politica che ancora una volta ha anteposto i propri (sporchi) interessi al bene comune che dovrebbe guidare l’operato di chi governa e amministra un Paese a tutti i livelli, dal consiglio municipale alla rappresentanza dei cittadini in Parlamento e in Europa. Corteggiati dalle cosche e attratti dal malaffare, certi partiti hanno già dimostrato di perdere il pelo ma non il vizio.

 Il nostro rigore morale dovrebbe essere condiviso da tutti, dovrebbe essere la norma cui una forza politica seria e rispettosa del proprio ruolo non dovrebbe mai venire meno. La corruzione e la mafia sono un cancro che troppo a lungo si è insinuato tra politici e imprenditori senza scrupoli né dignità, tanto al Sud quanto al Nord, come hanno mostrato le più recenti inchieste giudiziarie. Ma indignarsi non può essere la sola risposta. Serve reagire, lottare contro questa montagna di letame che è la mafia e non transigere più su chi ci sguazza dentro e presta il fianco del nostro Paese a tutto ciò. Possiamo farlo mettendo in campo persone che facciano la differenza, come stiamo già facendo con il governo del cambiamento. Mi auguro – conclude Giarrusso – che alle europee i cittadini siciliani, sardi e di tutto il Paese sappiano scegliere chi curerà davvero i loro interessi e sappiano punire le forze politiche che oggi, ancora una volta, si dimostrano indegne di rappresentar gli italiani».

Corruzione magistrati: un Pm e un Giudice arrestati dai Carabinieri. “Sistemavano indagini e Sentenze”

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Tangenti in cambio di sentenze favorevoli. Con questa accusa infamante due magistrati, un pubblico ministero e un giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani – Antonio Savasta e Michele Nardi, ora in servizio a Roma – sono stati arrestati dai carabinieri. La disposizione proviene  dalla Procura della Repubblica di Lecce, competente nelle indagini che riguardano magistrati in servizio nella Procura di un altro distretto, con avvisi di reati “di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso per fatti commessi tra il 2014 e il 2018″.

Nei guai anche un ispettore di polizia, Vincenzo Di Chiaro, in servizio al commissariato di Corato nel barese, anche lui arrestato, due avvocati e un imprenditore, questi ultimi interdetti all’esercizio della loro professione. Ci sarebbe la prova del  versamento di tangenti ma anche di oggetti preziosi, per milioni di euro, in cambio di una sistemazione a proprio vantaggio di indagini e sentenze.

La Procura di Lecce,comunica in una nota che “i due magistrati avrebbero garantito positivi esiti processuali nelle complessive vicende giudiziarie e tributarie di interesse per gli imprenditori coinvolti, in cambio di ingenti somme di denaro e in alcuni casi di altre utilità tra cui anche gioielli e pietre preziose; al riguardo gli imprenditori avrebbero provveduto ai pagamenti e ai favori erogati , mentre gli avvocati avrebbero prestato la propria opera a titolo di intermediari e facilitatori”.

Un ruolo di particolare rilievo – informa  la Procura – avrebbe avuto l’ispettore Di Chiaro, la cui complessiva opera si sarebbe sostanziata nel porsi al servizio dell’imprenditore coratino D’Introno, quale momento indispensabile di collegamento con il magistrato Savasta per il complessivo inquinamento dell’attività investigativa e processuale da quest’ultimo posta in essere”

Si scoprono anche alcuni dettagli.  Secondo l’ordinanza del gip del Tribunale ordinario di Lecce Giovanni Gallo che ha portato alle misure cautelari, l’ex pm di Trani Savasta incontrò inoltre a Palazzo Chigi l’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti, completamente estraneo all’inchiesta, per mediazione dell’imprenditore pugliese e ‘re degli outlet toscani’ Luigi Dagostino, ex socio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier.