Unanimità – tranne uno- sull’Ucraina, per l’opposizione dell’Ungheria di Viktor Orban, secondo il quale l’adesione di Kiev all’Ue “ci trascinerebbe in guerra”. Sull’accordo di associazione Ue-Israele e la sua eventuale sospensione per la violazione dell’articolo 2, gli Stati membri restano divisi e continueranno a discutere: se ne parlerà successivamente al Consiglio Affari esteri..
Il nodo di come finanziare l’aumento delle spese per la difesa che si prospetta di qui al 2035 resta insoluto, mentre nei negoziati commerciali con gli Usa la trattativa potrebbe entrare finalmente nel vivo, con l’arrivo dell’attesa controproposta dagli Usa, oggetto di valutazione da parte della Commissione e di Ursula Vor de Leyen….
Difesa
I capi di Stato e di governo si sono ritrovati a Bruxelles per il Consiglio Europeo di giugno e hanno discusso anzitutto di difesa, che è stato il punto principale del summit, come ha confermato il premier portoghese Luis Montenegro. Il dibattito in materia di sicurezza e difesa ha fatto seguito al summit dell’Aja, dove sono state prese decisioni rilevanti, con un punto fermo di elevare la spesa militare al 5% entro il 2035..
Perplessità lancia il ministro degli Esteri Antonio Tajani, perchè si tratta comunque di un livello di spesa molto alto, specie per quei Paesi che hanno scarsi margini di manovra nel bilancio e che, molto probabilmente, dovranno tagliare la spesa sociale per finanziare quella militare. Una scelta, questa, politicamente rischiosa ed elettoralmente penalizzante per qualsiasi governo.
Il nodo è come finanziare i continui aumenti di spesa per la difesa che i governi dovranno sostenere. Da dove arriveranno i soldi necessari al riarmo che l’Europa ora dovrà perseguire a tappe forzate, per recuperare il divario rispetto alle altre potenze accumulato dalla fine della Guerra Fredda?
Il problema è che, ad oggi, gli strumenti a disposizione sono tutti nazionali, come nazionale è la competenza nella difesa. L’unico strumento Ue è Edip, che ha una dotazione minima, 1,5 mld di euro ad oggi. Per i nordici, in particolare Germania e Olanda, l’idea che si possa fare debito comune per la difesa resta tabù. Per Berlino e L’Aja non c’è alcuna possibilità che venga varato un programma di eurobond per la difesa: “Assolutamente no”, rimarca una fonte diplomatica europea.
Intanto due Paesi ex Frugali come Finlandia e Danimarca hanno cambiato posizione su questo punto, perché iniziano a rendersi conto che le risorse pubbliche di cui dispongono sono limitate, troppo per far fronte alla necessità di riarmarsi davanti alla minaccia russa. La stessa premier danese Mette Fredriksen, già alfiere dei Frugali malgrado sia socialdemocratica, ora che gli Usa di Donald Trump hanno messo gli occhi sulla Groenlandia ha invitato a “spendere, spendere, spendere” nella difesa.
TABELLA DI MARCIA DEL FINANZIAMENTO
E a lavori chiusi il presidente del Consiglio Europeo Antonio Costa ha evidenziato che i leader hanno chiesto alla Commissione “di proporre una tabella di marcia, anche per quanto riguarda il finanziamento”, prima della prossima riunione di ottobre, un piano in grado di “fornire i mezzi per soddisfare le nostre ambizioni”