Nell’atmosfera di Venere, pianeta della bellezza e dell’Amore, scoperta la “fosfina” compatibile con la vita

 

 

Con una organizzazione come la  Nasa e società private come la  Spaces i Elon Musk e la Virgin Galactic di Richard Branson,  l’esplorazione spaziale sta nuovamente conquistando  milioni di persone in tutto il mondo.

In questa nuova corsa allo spazio, però, l’attenzione sembra essersi focalizzata su un unico pianeta: Marte, il cui nome deriva dal dio greco della guerra. Tutti gli altri pianeti, compresa la Luna, meta molto ambita dalle superpotenze durante la guerra fredda, sembrano eclissarsi di fronte al fascino che riveste il pianeta rosso. Secondo i piani riportati nel Global Exploration Roadmap(documento stilato dalle maggiori agenzie spaziali mondiali per definire le linee guida del futuro dell’esplorazione), infatti, Marte è la meta principale di tutti i principali progetti spaziali futuri, con l’obiettivo, entro il 2040, di portare sulla sua superficie i primi esseri umani, usando lo spazio cis-lunare e la stessa Luna come via di passaggio.

Vi sono tuttavia altri pianeti dal fascino romantico e irresistibile, quale Venere dal nome della dea greca dell’amore e della bellezza. , il secondo pianeta in ordine di distanza dal Sole, chiamato anche il “gemello” della Terra per le dimensioni e la massa (e quindi anche la forza di gravità) di poco inferiori a quelle del nostro pianeta.

 

 

Sulla superficie di Venere  la pressione di 92 atm e la densissima atmosfera (90% più densa di quella terrestre e composta principalmente da anidride carbonica) formano un effetto serra così intenso da rendere il pianeta Venusiano il più caldo del sistema solare. Qui  le nubi di acido solforico circondano il pianeta: letali per l’uomo, queste nubi coprono l’intera visuale della superficie.  Venere quindi sarebbe da escludere per l’ospitalità all’uomo

La superficie di Venere è composta prevalentemente da basalti, sono stati infatti identificati almeno 1.500 vulcani di dimensioni medie-grandi, ma si ipotizza la presenza di un milione di vulcani di dimensioni minori. Circa l’80% della superficie di Venere è formata da pianure vulcaniche che per il 70% mostrano dorsali, e per il 10% sono lisce. Il resto è costituito da due altopiani definiti ‘continenti’, uno nell’emisfero nord e l’altro appena a sud dell’equatore. Fino ad oggi si sono identificati un migliaio di crateri d’impatto, tutti con diametro superiore ai 3 km. A causa della mancanza di dati sismici sappiamo ben poco della superficie venusiana, ma si ipotizza che abbia un nucleo (parzialmente liquido), un mantello (liquido) ed una crosta (solida), esattamente come la Terra.

Una curiosità ferma l’attenzione degli studiosi. A 50 chilometri d’altezza, infatti, la temperatura di Venere raggiunge i 60°C; ancora caldo, certo, ma un calore gestibile senza troppi problemi con le tecnologie a nostra disposizione. Basterebbe salire in quota di qualche chilometro per stare ancora meglio, e ritrovarsi in un confortevole ambiente di 30°C. A quest’altezza la pressione è di circa 1 atm, la stessa che sperimentiamo sulla Terra; considerando che la gravità è simile a quella terrestre…La densità dell’atmosfera Venusiana, inoltre, blocca le radiazioni pericolose: una condizione certamente positiva, soprattutto se comparata alla quasi totale assenza di protezione presente su Marte.

 Nell’atmosfera di Venere è stata individuata la fosfina, gas altamente tossico raro sulla Terra allo stato naturale e usato principalmente come insetticida, che però rappresenta anche un indizio affidabile della presenza di forme di vita. La scoperta è stata realizzata con il telescopio James Clerk Maxwell alle Hawaii e  quello di Atacama in Cile , una equipe di scienziati dell’Università Manchester, di Cardiff e del Massachusetts Institute of Technology e pubblicata su Nature Astronomy.

In viaggio alla scoperta di Venere: il pianeta più romantico del Sistema  Solare

Le quantità di fosfina osservate nell’atmosfera di Venere – è stato spiegato – sono tali da non poter essere state prodotte da processi abiotici. Solo la presenza di organismi viventi sarebbe compatibile con le quantità osservate.

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