PORTOBELLO, LO STORICO PROGRAMMA RITORNA CON ANTONELLA CLERICI E LA SUA NATURALEZZA

SPETTACOLO –

Nella pubblicità si vedeva il pappagallino trasportato dalla Clerici (nella foto) sul trespolo, legato in modo da impedirgli eccessivi movimenti. Oltre a ciò l’animale- secondo alcuni osservatori – sembrava avere anche il becco chiuso con dello scotch

Risultati immagini per immagine di antonella clerici e di portobello

 

di  Michela Gabrielli

 

Anche la collocazione serale è adatta. Il Portobello di Antonella Clerici  ha fatto breccia nel nostro  cuore e  ci riporta al tempo in cui all’età di  dieci anni  si era  davanti allo schermo mentre Enzo Tortora presentava lo stesso spettacolo, che era sì spettacolo, ma anche indagine culturale e sociale, già molto avanti coi tempi.

La Clerici è cresciuta molto in questi anni e sempre da sola: come era da sola quando presentava i programmi sportivi e conduceva una “promozione” per le soap (non ricordo più quanto tempo fa; forse 30). Mi sembra di ricordare che anche Tortora desse molto spazio al “Dove sei?”E tutti forse aspettavamo di vederlo condotto da Antonellina. A tratti, mentre presenta il siracusano che cerca uno dei suoi fratelli, la Clerici ricorda la Carrà, ma il garbo e la spensieratezza lasciano la sua impronta di donna di stile e capacità di comunicare che pochi hanno. Per chi assiste,    dall’altra parte del teleschermo, non sempre si richiede professionalità, ma tanto coinvolgimento emotivo, oltre che preparazione ed Antonella questa preparazione ce l’ha: sa parlare alla massa e non chiede di essere capita, ma solo ascoltata.

Chi l’ha voluta a sostituire Tortora ha fatto centro! La stessa verve del “nostro” Enzo forse non ce l’avrà, ma chi l’ha seguita un po’ negli anni sente che si è spesso districata per vie spesso impervie e difficili. Le sue parole sanno tenere per mano i vari ospiti, (benché non sia compito delle frasi da pronunciare quella di dirigere i lavori) ma riesce a presentare via via che prosegue la trasmissione tutti gli ospiti e dare prova di conoscere ogni singolo momento da passare con loro. Anche l’entusiasmo e la capacità di sorridere sono quelle note che tengono in piedi il programma che è godibile e naturale. Ed è questo che mi colpisce: la naturalezza con cui parla, si muove (forse anche strascicando un po’ i piedi mentre cammina per lo studio), e guarda in macchina che rappresentano le carte vincenti di ogni risposta emotiva lei sappia trasmettere mentre prosegue lo spettacolo. Inoltre la Clerici ha un’altra caratteristica: lascia spazio agli altri che lavorano con lei. Così è per la capace ed altrettanto meritevole: Carlotta Mantovan molto disponibile a dividere lo spazio con la collega. Mi rendo conto che non pestare i piedi sia un lato del carattere insito in ognuno, che non si può certo acquisire, ma solo cercare, ma non sempre lo si può incontrare a quasi 55 anni.

La Clerici lo ha acquisito invece: ha lavorato in silenzio, con tanta umiltà e poca risonanza. Al posto suo non userei i social perché è brava così come è: spontanea e a tratti materna. A volte ridicola in passato con i suoi abiti vaporosi ma che ha insistito a indossare in molti Sanremo. Altra virtù di Antonella è la voce bassa o alta quando serva. I suoi non sono programmi urlati ma serenamente comunicativi che però non vanno di pari passo con il “buonismo”, bensì con la ponderazione, lato certamente spesso dimenticato ne “La prova del cuoco”, perché di differente esposizione, tutta carica di humour e piena di competitività nota classica della gara. E tanto era capace di trasmettere anche ne: “La prova del cuoco”. Stasera sembra come narrasse una favola. E tutti avremmo bisogno di ascoltarle, proprio come dei “contenitori di fantasia” che lasciano aperta la via al futuro e alle speranze. Come ho già detto: ci porta per mano Antonella, in un percorso che va dal serio al faceto, da un impegno ad una risata, e con un tocco anche di comprensione per gli altri, tutti, anche i suoi collaboratori, ci conduce in uno spazio che non è mai oltrepassato ma attraversato.

Una parola però va a Carlotta Mantovan che ha opportunamente indossato un bellissimo completo rosso portato con classe e stile. La sua proprietà di linguaggio e sicurezza nella scioltezza dei movimenti parlano ad una platea che riesce ad ascoltarla, ma non solo, Carlotta è trascinante e positiva, così come vuole il Portobello di stasera. Brave, e bravissime: donne di spettacolo.

Le miserie dell’animo umano: teatro di comicità

 

29-30-31 dicembre | Via Umberto 312, Catania 

 

IL CAPODANNO “MUST”? UN BRINDISI A TEATRO

IN SCENA “L’EREDITÀ DELLO ZIO CANONICO” CON PATTAVINA

 

Tre appuntamenti per chiudere l’anno all’insegna della comicità

A gennaio si ricomincia con “Magicomio” e la musica di “Unavantaluna”

 Risultati immagini per foto di pippo pattavina

CATANIA – Sarà lo spettacolo teatrale “L’eredità dello zio canonico” di Antonino Russo Giusti con Pippo Pattavina nella doppia veste di attore e regista, a dare il benvenuto al nuovo anno sul palco di MusT Musco Teatro. Un cavallo di battaglia del teatro popolare, una commedia dalle continue e sferzanti battute che riesce a coinvolgere il pubblico negli equivoci e nelle vicende, a volte grottesche, altre paradossali, della famiglia di Antonino Ferlazza. L’opera siciliana di Giusti è un vero e proprio classico teatrale dialettale, dal quale emerge la beffarda comicità apparentemente crudele della vita quotidiana del protagonista interpretato con maestria da Pattavina. Le miserie dell’animo umano come l’avarizia, il servilismo, l’avidità, la rivalità soprattutto fra parenti, si alterneranno sul palcoscenico grazie al ritmo serrato dei dialoghi tra gli attori quali Claudia BazzanoCosimo ColtraroSanto SantonocitoAnna NicolosiAldo ToscanoDavide Sbrogiò,Carlo FerreriRamona Polizzi e Giuseppe Carbone.

Tre appuntamenti che andranno in scena venerdì 29sabato 30 e domenica 31 inaugurando la sezione di prosa della stagione teatrale 2017/2018, firmata dal direttore artistico Giuseppe Dipasquale insieme all’attrice Valeria Contadino e il produttore teatrale Salvo Costantino.

Si prosegue poi a gennaio (date: 19-20-21), dove si aprirà il sipario del 2018 con “Magicomio” di e con Francesco Scimemi, reduce da oltre 100 repliche in due anni, nei teatri più importanti d’EuropaNovanta minuti di puro spettacolo che raccoglie le sue perle migliori condite da un pizzico di follia: un mago che stupisce gli spettatori con la sua abilità di prestigiatore, ma che fa ridere con i suoi scherzi, le buffe trovate e gli arguti giochi di parole.

Il nuovo anno inizierà anche all’insegna della buona musica, con la compagnia sixiliana “Unavantaluna, un ensemble di musicisti uniti dalle comuni origini siciliane e dalla passione per le arti e le tradizioni popolari della loro terra. Nelle serate del 27-28 gennaio sotto i riflettori di MusT, Pietro Cernuto, Francesco Salvadore, Carmelo Cacciola e Luca Centamore suoneranno i canti della tradizione marinara e le diverse composizioni contemporanee.

 

La Regia nel segno dell'eleganza e della sobrietà

Consegnato al regista catanese il riconoscimento per la categoria “Teatro Contemporaneo Americano Sez. Regia”

A GIUSEPPE DIPASQUALE IL PREMIO NAZIONALE FRANCO ENRIQUEZ 2017

Lo spettacolo teatrale “Erano tutti miei figli” conquista la giuria di Sirolo (AN)

 

«Per aver regalato una regia nel segno dell’eleganza e della sobrietà, una costruzione di grande equilibrio, un cast di attori eccezionale, condotti alla ricerca di una grande naturalezza da cui emerge il messaggio di Arthur Miller all’uomo contemporaneo: un invito ad essere persone migliori, con una particolare attenzione e rispetto nei confronti dell’altro e della società civile». È stata questa la motivazione che – ieri (30 agosto) nel Teatro Comunale Cortesi di Sirolo (AN) – ha condotto la giuria del Premio Nazionale Franco Enriquez 2017 a designare il catanese Giuseppe Dipasquale, regista e autore teatrale, vincitore per la categoria “Teatro Contemporaneo Americano – Sez. Regia”.

Un riconoscimento voluto all’unanimità dal Centro Studi Drammaturgici Internazionali presieduto da Paolo Larici, che da anni dedica la sua attenzione ai personaggi e agli avvenimenti che riescono a unire le qualità artistiche all’impegno civile. Numerosi sono stati gli illustri nomi del panorama teatrale italiano premiati durante la cerimonia: da Edorardo Siravo (Miglior attore stag. 2016/17 per lo spettacolo “Aspettando Godot” di S. Beckett) a Enrico Lo Verso (Miglior attore stag. 2016/17 per il monologo “Uno, nessuno, centomila” di L. Pirandello), da Massimo Ghini (Miglior attore stag. 2016/17 per lo spettacolo “Ciao” di W. Veltroni) fino a Francesca Benedetti (Miglior attrice stag. 2016/17 per lo spettacolo “L’indecenza e la forma” di G. Manfridi).

Con lo spettacolo teatrale “Erano tutti miei figli” – opera pubblicata nel 1947 dal drammaturgico americano Arthur Miller – il regista Giuseppe Dipasquale ha portato in scena, in oltre due anni di tournée nei più importati teatri italiani, un vero e proprio capolavoro di rara intensità, un dramma inusuale dell’ingordigia umana che conserva un’attualità costante, mostrandone i traumi e difficoltà che travagliano ancora oggi la società. Il cast d’eccezione composto da Mariano Rigillo nel ruolo di Joe KellerAnna Teresa Rosolini nella Signora Keller – designata miglior attrice della stagione del Premio Nazionale Franco Enriquez 2017 – e Ruben Rigillo Silvia Siravo rispettivamente nei panni di Chris KellerAnn Deever, è riuscito con la sola forza espressiva, a rendere chiaro e semplice al pubblico il messaggio della pièce: avere fiducia dell’uomo come lo stesso personaggio di Chris Keller sottolinea alla madre.