Scandalo Labisi: gestione scellerata della casa di cura, “utilizzata come bancomat”

 

Per Corrado Labisi, presidente dell’Istituto medico psico-pedagogico inizia il calvario giudiziario per un decreto giudiziario emesso in carcere per il reato di ” associazione per delinquere e appropriazione indebita, in qualità di ‘capo, organizzatore e promotore’ della presunta frode”Guai anche per la moglie, Maria Gallo di 60 anni, per la figlia Francesca Labisi di 33 , per due collaboratori Gaetano Consiglio dio 39 e Giuseppe Cardì di 57tutti agli arresti domiciliari.

Massoneria, antimafia e un buco di 10 mlnin una casa per anziani: arresti a Catania

 

Secondo l’accusa, Labisi avrebbe “gestito i fondi erogati dalla Regione Siciliana e da altri Enti per fini privati non corrispondenti alle finalità sanitarie dei  malati ospiti della struttura, distraendo somme in cassa e facendo lievitare le cifre riportate sugli estratti conti accesi per la gestione della clinica.  Si parla di un debito di oltre dieci milioni di euro. debito con con contributi pubblici erogati puntualmente a richiesta da decenni..

Si sa a Catania il personaggio Labisi è noto per la sua “collaborazione antimafia”, una persona al di sopra di ogni sospetto.  Sono le intercettazioni telefoniche ad inchiodarlo    Comunicata ad es. questa: ““Dobbiamo capire a 360 gradi se c’è qualcuno che deve pagare perché questa è la schifezza fatta a uno che si batte per la legalità… vediamo a chi dobbiamo fare saltare la testa”.
Parole di  Labisi all’indomani di una perquisizione della Dia effettuata su ordine della Procura etnea.

“Dispiace veramente che si utilizzino nomi di magistrati a cui tutti siamo legati per il loro sacrificio della vita per poter intrattenere amicizie e potere vantare rapporti privilegiati”. Lo ha affermato il Procuratore della Repubblica a Catania Carmelo Zuccaro rispondendo alle domande dei giornalisti.

“Lo stesso Labisi –è la persona che fa parte del comitato ‘Saetta-Livatino’ e ha erogato premi a persone che vantano delle benemerenze nel contrasto alle organizzazioni mafiose. Ma la cosa illecita da questo punto di vista é che abbia utilizza somme che erano state erogate per l’Istituto Lucia Mangano per potere svolgere quest’attività associativa intrattenendo rapporti con magistrati, forze dell’ ordine di cui poteva vantare l’amicizia perché – ha chiosato il procuratore di Catania – ovviamente, si metteva in contatto con loro per poter erogare questi premi”.

Il Procuratore aggiunge: “Ancora una volta i soggetti maggiormente offesi sono i soggetti bisognosi che all’Istituto Lucia Mangano ricorrevano perche avevano bisogno di assistenza e inoltre i 180 dipendenti di questi’Istituto, i cui posti di lavoro sono messi a rischio dalla gestione scellerata che nel corso degli anni Labisi ha fatto: oltre 10 milioni di euro di debito contratto”.

“Non risultano istituti di credito omissivi – ha spiegato Zuccaro  nei controlli perché l’Istituto era una sorta di bancomat della famiglia Labisi. Quindi il denaro che veniva distratto non é tracciabile. Si tratta di contanti che venivano distratti”.

E ancora: “Le indagini svolte ci hanno consentito in appena tre – quattro mesi di poter elaborare una richiesta di misura cautelare. Le indagini sono iniziate alla fine del del 2017 sono stati condotte con la necessaria tempestività per interrompere, ovviamente, questi flussi di denaro che impoverivano le casse di un Istituto, la cui sopravvivenza é messa a rischio: accertamenti che imponevano celerità ma non superficialità delle indagini. La squadra del dott. Panvino della Dia ci ha dato quello di cui l’autorità giudiziaria aveva bisogno”.

Parlare di antimafia in una terra dove si sono registrati efferati omicidi io ritengo- è il responsabile della Dia di Catania dr. Renato Panvino- che bisogna sempre farlo con un pizzico di umiltà e con grande senso di rispetto per le vittime, che ancora oggi vivono con noi, e soprattutto anche per le famiglie delle vittime”.

Ricorderemo che il nome di Labisi, pur non essendo indagato, nel 2013 era finito anche nel fascicolo giudiziario denominato ” operazione antimafia Fiori bianchi”. Gli investigatori acquisirono elementi di collegamento  con Giorgio Cannizzaro,  appartenente alla massoneria e ritenuto attivo «nel gestire gli affari della famiglia mafiosa dei Santapaola-Ercolano».  Due anni dopo, a fare discutere, era stata la consegna del premio Livatino-Saetta-Costa all’allora prefetto di Catania Maria Guia Federico.  Il giorno dopo il ripensamento con Federico che decise di restituire il premio in pergamena

Sull’intera faccenda resta da ascoltare la difesa della famiglia Labisi.

 

 

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