La Guardia di Finanza disarticola organizzazioni criminali con ricchezze illecitamente accumulate

 

PALERMO

Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, ha emesso un decreto di confisca del patrimonio di un costruttore contiguo a “cosa nostra” divenuto irrevocabile con sentenza della Corte di Cassazione, per un valore stimato di oltre 100 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.

Il proposto è stato condannato dalla Corte di Appello di Palermo con sentenza del 05.07.2007, per il reato di cui all’art. 416 bis c.p., alla pena di anni 7 e mesi 3 di reclusione.

Lo stesso era stato tratto in arresto con ordinanza di custodia cautelare in carcere del G.I.P. del Tribunale di Palermo in data 14.11.2003, unitamente ai vertici della famiglia mafiosa di Trabia.

Dalle indagini svolte sono emersi convergenti elementi circa la sua partecipazione a Cosa Nostra, in particolare con riferimento al suo ruolo di imprenditore legato alla famiglia mafiosa di Trabia, in favore della quale avrebbe, secondo le evidenze giudiziarie e plurime dichiarazioni di collaboratori di giustizia, subordinato la sua attività di costruttore, facendosi volutamente artefice di operazioni di reinvestimento dei proventi dell’attività illecita di tale compagine criminale.

I collaboratori di giustizia avevano già avuto modo di evidenziare come «la costa da Buonfornello a Campofelice è stata terra di conquista e di scempio» per la mafia che in quegli anni investiva nella provincia e proprio in tale l’imprenditore aveva accettato l’intestazione fittizia di alcuni dei beni di mafiosi.

La Procura della Repubblica di Palermo, tenuto conto di tali condotte, ha pertanto delegato accertamenti economico-patrimoniali agli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, che hanno evidenziato una significativa sproporzione, che negli anni 90 ammontava a quasi 6 miliardi di vecchie lire, tra l’ingente valore dei  beni e degli investimenti effettuati nel tempo ed i redditi dichiarati dal costruttore e dai soggetti ritenuti suoi prestanome, formali intestatari di parte degli asset proposti per la misura ablativa.

Il Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica, emetteva, a partire dal maggio 2004, diversi provvedimenti di sequestro, tramutato poi nella confisca – divenuta definitiva a seguito della pronuncia della Corte di Cassazione – di: –    n. 6 imprese; –    n. 377 immobili (tra terreni, ville, abitazioni, box, magazzini e terreni edificabili e non), tra i quali spiccano i complessi realizzati nel quartiere Brancaccio di Palermo e i villini di “Torre Roccella” a Campofelice di Roccella (PA); –    n. 17 rapporti finanziari.

Continua l’azione che la Guardia di Finanza palermitana svolge, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Palermo, a contrasto dei patrimoni di origine illecita con la duplice finalità di disarticolare in maniera radicale le organizzazioni criminali mediante l’aggressione delle ricchezze illecitamente accumulate e di liberare l’economia legale da indebite infiltrazioni della criminalità consentendo agli imprenditori onesti di operare in regime di leale concorrenza.