Catania: si discute sulla riforma della crisi d’azienda

 

A Catania confronto nazionale sull’attesa legge in materia di diritto fallimentare

 

Annunciata la costituzione nella città etnea di un’associazione tra Commercialisti, Notai e Avvocati

CATANIA – Mancano pochi mesi dalla scadenza del termine di attuazione della “Delega per la riforma delle discipline della crisi di impresa e dell’insolvenza”. La bozza dei primi due decreti attuativi è già negli uffici del ministero della Giustizia, e il mondo delle professioni è in attesa di comprendere se ci sarà davvero un cambiamento radicale sul fronte del diritto fallimentare. «È una riforma importante, che cambierebbe numerosi aspetti e procedure, primo fra tutti il ruolo sempre più determinante del professionista nella prevenzione della crisi», ha spiegato il presidente dei Commercialisti di Catania Giorgio Sangiorgio, promotore – ieri e oggi (15 e 16 giugno) – di una “due giorni” di studio sull’argomento, insiemae all’Osservatorio sulle Crisi d’Impresa (OCI) e all’Ordine degli Avvocati.

In quest’occasione, il presidente Sangiorgio ha annunciato la costituzione, nelle prossime settimane, di un’associazione che riunirà per finalità formative e di studio le tre categorie professionali di Catania che operano in ambito economico-giuridico: l’Ordine dei Commercialisti, quello degli Avvocati e il Consiglio Notarile. «Questo convegno sulla crisi d’impresa – ha affermato Sangiorgio – anticipa e conferma il modus operandi che attiveremo per la collaborazione fra i tre enti, cioè l’analisi congiunta delle problematiche professionali comuni, ciascuno con le proprie competenze, al fine di ottenere uno scenario completo e poter quindi contribuire concretamente alle risoluzioni».

L’evento – svoltosi al Grand Hotel Baia Verde e introdotto da Giuseppe Fichera, magistrato dell’ufficio del Massimario e del Ruolo presso la Corte Suprema di Cassazione – ha avuto infatti l’obiettivo di far emergere le diverse luci e ombre che caratterizzano la riforma delle procedure concorsuali. La Delega (contenuta nella legge 19/10/2017 n. 155) punta sui meccanismi di allerta per attenuare o neutralizzare il ritardo con cui le imprese segnalano la crisi – come sottolineato dal coordinatore dell’OCI Massimo Ferro – tuttavia le soglie impostate per l’obbligo di segnalazione dell’insolvenza non appaiono coincidenti con la realtà del tessuto imprenditoriale italiano, come ha fatto notare il componente del Consiglio Nazionale dei Commercialisti Andrea Foschi.

Nell’ambito di questo confronto il presidente della Corte d’Appello di Catania Giuseppe Meliadò e il presidente del Tribunale Francesco S.M. Mannino hanno rilevato la vivacità e il dinamismo degli Ordini professionali catanesi, protagonisti del dibattito nazionale. Presente per i saluti anche il tesoriere dell’Ordine forense Ninni Distefano. Tra i relatori, numerosi gli esperti provenienti da Università e dai Tribunali di altre parti della penisola, come Roma, Genova e Bologna.

«La riforma fissa a 2milioni di euro di ricavi la soglia sopra la quale l’azienda deve nominare un collegio sindacale – conclude il presidente Sangiorgio – è un limite basso che implicherebbe un numero molto ampio di imprese chiamate ad avvalersi di un organismo di controllo. Se da un lato ciò rappresenta un’opportunità di sviluppo per la professione del Commercialista, dall’altro siamo di fronte a un significativo aumento di responsabilità, che imporrebbe sia un’adeguata formazione professionale specialistica che l’avvio di un processo di miglioramento della gestione delle piccole e medie imprese».

 

Magistrati e commercialisti insieme sul nuovo Codice Antimafia

 

 

CATANIA, OLTRE SEICENTO  I BENI CONFISCATI E SEQUESTRATI

ALLA CRIMINALITÀ ..

Annunciato corso formativo specialistico sul ruolo dell’amministratore giudiziario

CATANIA – Alla data di oggi, 11 aprile 2018, nella provincia di Catania si contano 456 immobili e 153 aziende confiscati e sequestrati alla criminalità organizzataAltri 611 immobili e 48 aziende sono invece quelli destinati al provvedimento. Il distretto giudiziario di Catania ha in capo 151 procedure in gestione, di cui 21 con procedimento penale, il resto con misure di prevenzione. Oltre la metà di questi immobili sottoposti ad amministrazione giudiziaria è terreno agricolo, mentre tra quelli destinati cresce il numero delle abitazioni indipendenti. Fra le aziende in gestione le cifre maggiori si registrano nei settori delle costruzioni e del commercio ingrosso-dettaglio.

Sono dati importanti – forniti dall’Anbsc (Associazione nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata) – non soltanto perché contribuiscono a un triste primato della Sicilia tra le regioni italiane, ma perché, alla luce delnuovo Codice antimafia, rileva l’insufficienza numerica dei professionisti chiamati a ricoprire il ruolo di amministratore giudiziario, cioè quella figura chiamata a “prendersi cura” dell’immobile o dell’azienda durante il periodo delle indagini o del processo. Un incarico sempre più centrale perché il fulcro della riforma del Codice, in vigore dallo scorso ottobre, è proprio la garanzia della continuità delle attività sequestrate, per far sì che possano essere comunque in grado di competere sul mercato nella legalità.

Eppure in tutta Italia sono poco meno di 900 i professionisti abilitati a questo ruolo, di cui oltre l’80 per cento dottori commercialisti. «Le nostre competenze manageriali e contabili, ma anche di gestione della crisi, sono certamente le più congrue per l’incarico di custode-amministratore giudiziario. Siamo consapevoli della delicatezza del compito, così come della sua importanza sociale, ragione per la quale riteniamo doveroso un percorso di formazione specializzato», ha affermato il presidente dell’Ordine etneo di categoria Giorgio Sangiorgio, in occasione del convegno sul tema che si è svolto ieri (10 aprile) nella sala adunanze del Tribunale di Catania (presieduto da Francesco Mannino, presente all’incontro).

Insieme ai consiglieri dell’Ordine Dario Scelfo e Salvatore Virgillito, il presidente Sangiorgio ha annunciato dunque l’avvio di un corso formativo destinato a colleghi ed esperti che desiderano specializzarsi nell’ambito. «D’altronde, l’effetto diretto delle opzioni legislative del nuovo Codice antimafia sarà un aumento delle misure di prevenzione e dei processi penali, e dunque di beni da gestire – hanno sottolineato i due consiglieri Scelfo e Virgillito – quindi diventa prioritario accelerare il processo di utilizzazione dei beni e, dove possibile, incrementarne la redditività ai fini della successiva eventuale devoluzione all’Erario».

Al convegno sono intervenuti inoltre: il presidente dell’Area Studio Giudiziale dell’Ordine Domenico La Porta, il commercialista Angelo Bonomo, il presidente e il giudice della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catania, rispettivamente, Nunzio Trovato e Alba Sammartino.