“Troppa politicizzazione e correntismo tra i magistrati,al servizio della politica. Urgente modificare i criteri di nomina del CSM

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Elezioni suppletive per sostituire i due membri togati del Csm dimissionari, Luigi Spina e Antonio Lepre, rappresentanti della componente dei pm,  non sostituibili con i primi dei non eletti, per “voltare pagina, restituendo alla magistratura prestigio e fiducia” incrinati per le vicende delle ultime settimane. E’ questa la decisione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha indetto le elezioni suppletive per i prossimi 6 e 7 ottobre dopo lo sconquasso generale della magistratura.

Le accuse sono chiare: “.  politicizzazione e il correntismo all’interno dell’ordine giudiziario hanno condizionato e condizionano pesantemente l’attività di giurisdizione a tutti i livelli, svilendo il lavoro prezioso che tanti magistrati onesti e corretti svolgono ogni giorno lontano dai riflettori nell’interesse esclusivo della collettività”.

“Si impone dunque  una riforma profonda dell’ordinamento giudiziario, per garantire l’imparzialità dei giudici ela parità di condizioni fra accusa e difesa che realizzino finalmente ‘il giusto processo’. Nelle more, l’attuale Csm è gravato da ombre troppo serie per poter svolgere la sua funzione con la necessaria autorevolezza e imparzialità.

Per il Capo dello Stato successivamente sarà impegnato nella necessaria  modifica dei criteri di scelta dei membri del Csm. .

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Riportiamo uno dei  “ passaggi delle intercettazioni dell’ex ministro Luca Lotti, contenute nell’atto di incolpazione con cui il procuratore generale della Corte di Cassazione, Riccardo Fuzio, ha avviato l’azione disciplinare a carico dei 5 consiglieri del Csm. Il riferimento di Lotti è al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini, durante la riunione del 9 maggio scorso alla quale hanno partecipato con lui Cosimo Ferri, Luca Palamara e i consiglieri del Csm. Le intercettazioni sono contenute nell’atto di incolpazione con cui il procuratore generale della Corte di Cassazione, Riccardo Fuzio, ha avviato l’azione disciplinare a carico dei 5 consiglieri del Csm. In una delle intercettazioni, uno dei cinque consiglieri destinatari dell’azione disciplinare – Corrado Cartoni – diceva a Palamara: “Ho problemi con Ermini, ci ho litigato“.

“Appare di cristallina evidenza” la “non casualità” della riunione del 9 maggio tra magistrati e politici per discutere della nomina del capo della procura di Roma, e la “preventiva sicura consapevolezza, in capo a tutti i consiglieri presenti della presenza di Luca Lotti”.

Elementi chiarissimi per il procuratore generale della Cassazione Fuzio, secondo il quale la riunione sarebbe stata “perfettamente programmata” e ciascuno dei componenti “sapeva esattamente e preventivamente chi sarebbe intervenuto e di cosa si sarebbe discusso”. E in tale riunione “furono stabiliti accordi e ‘deliberati’ in dettaglio strategie, modalità e tempi della pratica inerente la nomina del futuro procuratore della Repubblica di Roma“.

Il comportamento dei consiglieri “appare certamente idoneo a influenzare in maniera occulta l’attività funzionale dell’Organo di autogoverno, in ragione del dirimente rilievo che, alla programmata riunione in questione, sono stati non solo invitati soggetti completamente estranei all’attività consiliare ma, di più – rileva ancora il pg – ne è stato accettato e recepito il contributo consultivo, organizzativo e decisorio anche in relazione a una pratica (nomina del procuratore della Repubblica di Roma), di diretto e diverso interesse personale per almeno due di essi”.

Le intercettazioni emerse dall’inchiesta di Perugia a carico di Luca Palamara, secondo Fuzio dimostrerebbero tra l’altro “un’attività propalativa” del consigliere Cartoni “ai soggetti estranei, in particolare a Luca Lotti, di fatti e circostanze inerenti i suoi rapporti con il vicepresidente del Csm, nonché la sua specifica funzione di componente della sezione disciplinare”. “E ciò non senza esimersi – sottolinea l’atto – dal rilevare come tali propalazioni abbiano lambito addirittura il segreto della Camera di Consiglio”.

Altra intercettazione riportata nell’atto, Gianluigi Morlini, togato dimissionario, ex presidente della commissione per gli incarichi direttivi, si riferiva, in una riunione con altri consiglieri coinvolti e con Luca Palamara, Luca Lotti e Cosimo Ferri, alla discussione sul voto, che sarebbe avvenuta di lì a qualche giorno, sui candidati per la nomina a procuratore capo di Roma: “Noi – contattiamo Creazzo e gli diciamo… Peppe guarda che qui noi ti possiamo votare ci sono cinque voti nostri e magari un laico ma tu qua perdi, che si fa?”. Morlini in quella circostanza, rileva il pg, “attribuisce a sé stesso l’intenzione di voto in favore del candidato Creazzo, come poi sarebbe avvenuto nella seduta della commissione del 23 maggio successivo”.

Corruzione magistrati: un Pm e un Giudice arrestati dai Carabinieri. “Sistemavano indagini e Sentenze”

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Tangenti in cambio di sentenze favorevoli. Con questa accusa infamante due magistrati, un pubblico ministero e un giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani – Antonio Savasta e Michele Nardi, ora in servizio a Roma – sono stati arrestati dai carabinieri. La disposizione proviene  dalla Procura della Repubblica di Lecce, competente nelle indagini che riguardano magistrati in servizio nella Procura di un altro distretto, con avvisi di reati “di associazione per delinquere, corruzione in atti giudiziari e falso per fatti commessi tra il 2014 e il 2018″.

Nei guai anche un ispettore di polizia, Vincenzo Di Chiaro, in servizio al commissariato di Corato nel barese, anche lui arrestato, due avvocati e un imprenditore, questi ultimi interdetti all’esercizio della loro professione. Ci sarebbe la prova del  versamento di tangenti ma anche di oggetti preziosi, per milioni di euro, in cambio di una sistemazione a proprio vantaggio di indagini e sentenze.

La Procura di Lecce,comunica in una nota che “i due magistrati avrebbero garantito positivi esiti processuali nelle complessive vicende giudiziarie e tributarie di interesse per gli imprenditori coinvolti, in cambio di ingenti somme di denaro e in alcuni casi di altre utilità tra cui anche gioielli e pietre preziose; al riguardo gli imprenditori avrebbero provveduto ai pagamenti e ai favori erogati , mentre gli avvocati avrebbero prestato la propria opera a titolo di intermediari e facilitatori”.

Un ruolo di particolare rilievo – informa  la Procura – avrebbe avuto l’ispettore Di Chiaro, la cui complessiva opera si sarebbe sostanziata nel porsi al servizio dell’imprenditore coratino D’Introno, quale momento indispensabile di collegamento con il magistrato Savasta per il complessivo inquinamento dell’attività investigativa e processuale da quest’ultimo posta in essere”

Si scoprono anche alcuni dettagli.  Secondo l’ordinanza del gip del Tribunale ordinario di Lecce Giovanni Gallo che ha portato alle misure cautelari, l’ex pm di Trani Savasta incontrò inoltre a Palazzo Chigi l’allora sottosegretario alla presidenza del consiglio Luca Lotti, completamente estraneo all’inchiesta, per mediazione dell’imprenditore pugliese e ‘re degli outlet toscani’ Luigi Dagostino, ex socio di Tiziano Renzi e Laura Bovoli, genitori dell’ex premier.