Quirinale, fumata nera: 672 schede bianche Oggi, nuovamente, alle 15

 

Quirinale: dal quorum allo spoglio, come si elegge il Presidente - Politica  - ANSA

 

Un pour pourir di nomi , di Vip da Alberto Angela ad Amadeus a Silvio Berlusconi – che aveva giàritirato la candidatura ed Elisabetta Belloni. Sono questi alcuni dei nomi votati per il capo dello Stato. Nomi che hanno interrotto l’elenco di schede bianche.

Tra gli altri ci sono stati anche Antonio Tajani, Umberto Bossi, Paolo Maddalena, i deputati Antonio Tasso ed Ettore Rosato, Pierluigi Bersani e Antonio Martino. Voti anche per Bruno Vespa, il presidente della Camera, Roberto Fico. Un voto anche per Craxi, senza specificare il nome di battesimo, poi due per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e per Francesco Rutelli. Uscito anche il nome della ministra della Giustizia, Marta Cartabia e, per due volte, anche quello di Marco Cappato, impegnato nelle battaglie a favore dell’eutanasia.

Un voto anche per lo scrittore Mauro Corona, ospite della trasmissione ‘Cartabianca’ di Bianca Berlinguer, la stessa giornalista conduttrice e il giornalista Claudio Sabelli Fioretti, dallo spoglio per l’elezione del Presidente della Repubblica. Votata anche la senatrice a vita Liliana Segre nel primo scrutinio per l’elezione del Presidente della Repubblica che ha visto un voto anche per Pier Ferdinando Casini.

Il primo a essere chiamato alle 15 per votare Umberto Bossi, accompagnato in sedia a rotelle. Dopo di lui il deputato M5S Leonardo Penna, secondo di una lista di parlamentari che hanno chiesto di votare per primi per giustificati motivi.

Dopo i grandi elettori che hanno chiesto di poter anticipare il voto per l’elezione del presidente della Repubblica a causa di motivate ragioni di salute, sono stati chiamati i senatori a vita. Erano presenti e hanno votato Elena Cattaneo, Mario Monti, Liliana Segre e Renzo Piano. Assenti, invece, Carlo Rubbia e Giorgio Napolitano.

Metodo da definire. Dopo ore di vertici e trattative per la scelta del prossimo capo dello Stato ancora questa mattina i leader dei partiti si sono incontrati per definire la strategia da adottare nel corso delle prime votazioni mentre è andato avanti il confronto sui nomi dei candidati.

I due dati della giornata sono il movimentismo di Matteo Salvini e quello, non confermato però da fonti ufficiali, del premier Mario Draghi. “Finalmente a palazzo Chigi hanno capito che bisogna sporcarsi le mani”, sussurra in Transatlantico un big pentastellato della corrente pro-Draghi. In tutto questo si inserisce una nuova giornata di movimentismo anche per Enrico Letta che continua, instancabile, a lavorare alla mediazione per l’elezione del capo dello Stato.

Il segretario del Pd stamattina ha prima visto i leader del fronte progressista, Roberto Speranza e Giuseppe Conte, per confermare la scheda bianca alla prima chiama. Un contatto anche con il premier Conte che però non viene confermato ufficialmente. “Si è aperto un dialogo”. E infatti “i due leader stanno lavorando su delle ipotesi”. Poi lo stesso Letta conferma: “Ci vediamo domani”.

Obrador nuovo presidente del Messico lancia la sfida al populismo e a D. Trump

Andres Manuel Lopez Obrador saluta i suoi sostenitori in occasione del suo ultimo comizio elettorale prima del voto

Il Messico ha eletto il nuovo presidente :Andres Manuel Lopez Obrador, noto come Amlo,  nazionalista di sinistra con  il 53% dei voti. Secondo il presidente dell’Istituto nazionale elettorale (Ine), Lorenzo Cordova, sulla base delle proiezioni relative a 7.800 seggi, Amlo – al suo terzo tentativo per conquistare la presidenza della Repubblica – ha ottenuto tra il 53 ed il 53,8% dei voti, quasi il 30% in più rispetto al secondo classificato, Ricardo Anaya. A capo di una coalizione di centrodestra-centrosinistra, Anaya si è infatti fermato ad una cifra compresa tra il 22,1 ed il 22,8% dei voti, seguito da José Antonio Meade, il candidato del presidente uscente Enrique Pena Nieto, che ha ottenuto tra il 15,7 ed il 16,3% dei

consensi.                            Adesso la nuova politica di Obrador      creerà  un rapporto più difficile al populismo di destra appena a nord del confine, quello di Donald Trump negli Stati Uniti.- E cioè  dall’immigrazione fino al Nafta, l’accordo di libero scambio commerciale nordamericano che entrambi vogliono rinegoziare ma ciascuno per strappare maggiori vantaggi per il proprio paese.     Non dimentichiamo che Trump – che si è congratulato comunque con Amlo -ha già manifestato l’intenzione di costruire un muro con il Messico – e di farlo pagare ai messicani.

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“Pace e tranquillità sono il frutto della giustizia”, ha detto Amlo parlando davanti a migliaia di suoi sostenitori allo Zocalo, la piazza simbolo di Città del Messico, e promettendo “un piano di riconciliazione e di pace”.