“Il leader M5S Giuseppe Conte sulla sfida di Grillo, afferma a latere dell’assemblea della costituente: “Non c’è mai stato lo scontro Conte-Grillo perché io non ho mai raccolto le sue provocazioni. Semmai lo scontro è quello di Grillo contro la sua comunità”.. “Ho rinunciato a capire perché lui stia cancellando la sua storia e stia schiaffeggiando così palesemente tutti gli iscritti e tutto ciò per cui si è battuto in tanti anni”.
Grillo prova a far ripetere la votazione agli iscritti M5S Ma sulla testa del fondatore pesa troppo quel “contributo” che intascava di 300 mila euro all’anno
La richiesta di Grillo di ripetizione del voto della Costituente M5S, dà l’ occasione nuovamente a Conte di riaffermare alcuni punti: “È una clausola feudale che si trascinava dal vecchio statuto e che, peraltro, la maggioranza ha già bocciato proprio nell’ultima votazione”. E spiega: “Abbiamo una comunità matura e unita, desiderosa di partecipare e contare, non vedo scissioni all’orizzonte”.
C’è tutta una serie di regole che Grillo si era costruito nel tempo e quando abbiamo rivisto lo statuto non c’è stato verso di renderlo un po’ più aggiornato. Grillo ha esercitato questa facoltà e noi rispondiamo con una votazione che faremo al più presto. Sono sicuro che la comunità risponderà anche questa volta“.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
«La violenza contro le donne presenta numeri allarmanti. È un comportamento che non trova giustificazioni, radicato in disuguaglianze, stereotipi di genere e culture che tollerano o minimizzano gli abusi, che si verificano spesso anche in ambito familiare. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica, nota anche come Convenzione di Istanbul, è il primo strumento giuridicamente vincolante ad aver riconosciuto la violenza di genere come una violazione dei diritti umani. L’Italia ha ratificato la Convenzione nel 2013, dotandosi di strumenti di tutela per garantire una piena protezione alle vittime di violenza di genere. Quanto fatto finora non è, tuttavia, sufficiente a salvaguardare le donne, anche giovanissime, che continuano a vedere i loro diritti violati. È un’emergenza che continua. Si tratta di madri, sorelle, figlie, persone con sogni e progetti che vedono violato il diritto di poter vivere una vita libera e dignitosa, donne che lottano per la propria indipendenza, per poter scegliere il proprio destino. “Nessuna scusa” è il tema proposto dalle Nazioni Unite per celebrare la giornata odierna. È addirittura superfluo sottolineare che, quindi, non ci sono scuse accettabili a giustificazione della violenza di genere. Occorrono azioni concrete. È fondamentale continuare a lavorare per eradicare i pregiudizi e gli atteggiamenti discriminatori che rendono ancora oggi le donne più deboli nella società, nel lavoro e nella famiglia. Le istituzioni, le forze della società civile devono sostenere le donne nella denuncia di qualsiasi forma di sopruso, offrendo protezione e adeguato supporto. È un valore per l’intera società far sì che siano pienamente garantiti i diritti umani dell’universo femminile».
Mattarella ha promulgato il ddl sulla maternità surrogata ,approvato lo scorso 16 ottobre in Senato , punibile anche per chi ne fa ricorso all’estero
Reato universale. Si tratta del ddl, approvato lo scorso 16 ottobre in Senato, che istituisce il ‘reato universale’ per la pratica dell’utero in affitto, punibile anche per chi ne fa ricorso all’estero. Si attende ora la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale lunedì. Mattarella l’ha promulgata il 4 novembre prima di partire per la Cina.
Il ddl n. 824 sulla gestazione per altri vieta agli italiani di praticare la maternità surrogata non solo nel nostro Paese, dove è già illegale, ma anche all’estero nei Paesi dove invece la pratica è possibile.
Non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie (n. 86 del 2024), considerando invece illegittime specifiche disposizioni – sette bocciature -dello stesso testo legislativo.
In attesa del deposito della sentenza, l’Ufficio Comunicazione e stampa fa sapere che la Corte costituzionale ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità
dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie (n. 86 del 2024), considerando invece illegittime specifiche disposizioni dello stesso testo
legislativo.
Secondo il Collegio, l’art. 116, terzo comma, della Costituzione (che disciplina l’attribuzione alle regioni ordinarie di forme e condizioni particolari di autonomia)
deve essere interpretato nel contesto della forma di Stato italiana. Essa riconosce, insieme al ruolo fondamentale delle regioni e alla possibilità che esse ottengano
forme particolari di autonomia, i principi dell’unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell’eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini,
dell’equilibrio di bilancio. I Giudici ritengono che la distribuzione delle funzioni legislative e amministrative tra i diversi livelli territoriali di governo, in attuazione dell’art. 116, terzo comma, non debba corrispondere all’esigenza di un riparto di potere tra i diversi segmenti del sistema politico, ma debba avvenire in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione. A tal fine, è il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni. In questo quadro, l’autonomia differenziata deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini.
La Corte, nell’esaminare i ricorsi delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, le difese del Presidente del Consiglio dei ministri e gli atti di intervento
ad opponendum delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto, ha ravvisato l’incostituzionalità dei seguenti profili della legge:
– la possibilità che l’intesa tra lo Stato e la regione e la successiva legge di differenziazione trasferiscano materie o ambiti di materie, laddove la Corte
ritiene che la devoluzione debba riguardare specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, in relazione alla singola regione, alla
luce del richiamato principio di sussidiarietà;
– il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali (LEP) priva di
idonei criteri direttivi, con la conseguenza che la decisione sostanziale viene rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del
Parlamento;
– la previsione che sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (dPCm) a determinare l’aggiornamento dei LEP;
– il ricorso alla procedura prevista dalla legge n. 197 del 2022 (legge di bilancio per il 2023) per la determinazione dei LEP con dPCm, sino all’entrata in
vigore dei decreti legislativi previsti dalla stessa legge per definire i LEP; – la possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della
compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito; in base a tale previsione, potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti, che – dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado
di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni;
– la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente
indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica; – l’estensione della legge n. 86 del 2024, e dunque dell’art. 116, terzo comma, Cost. alle regioni a statuto speciale, che invece, per ottenere maggiori forme di autonomia, possono ricorrere alle procedure previste dai loro statuti speciali.
La Corte ha interpretato in modo costituzionalmente orientato altre previsioni della
legge:
– l’iniziativa legislativa relativa alla legge di differenziazione non va intesa come riservata unicamente al Governo;
– la legge di differenziazione non è di mera approvazione dell’intesa (“prendere o lasciare”) ma implica il potere di emendamento delle Camere; in tal caso l’intesa potrà essere eventualmente rinegoziata;
– la limitazione della necessità di predeterminare i LEP ad alcune materie (distinzione tra “materie LEP” e “materie-no LEP”) va intesa nel senso che, se
il legislatore qualifica una materia come “no-LEP”, i relativi trasferimenti non potranno riguardare funzioni che attengono a prestazioni concernenti i diritti civili e sociali;
– l’individuazione, tramite compartecipazioni al gettito di tributi erariali, delle risorse destinate alle funzioni trasferite dovrà avvenire non sulla base della
spesa storica, bensì prendendo a riferimento costi e fabbisogni standard e criteri di efficienza, liberando risorse da mantenere in capo allo Stato per la
copertura delle spese che, nonostante la devoluzione, restano comunque a carico dello stesso;
– la clausola di invarianza finanziaria richiede – oltre a quanto precisato al punto precedente – che, al momento della conclusione dell’intesa e dell’individuazione delle relative risorse, si tenga conto del quadro generale della finanza pubblica, degli andamenti del ciclo economico, del rispetto degli obblighi eurocounitari.
Spetta al Parlamento, nell’esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall’accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel
rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge.
La Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre
regioni o in via incidentale.
Giudici al contrattacco contro il governo Meloni. Sembra una partita di ping.pong, e si parla di esseri umani .Il governo è così servito .La sezione immigrazione del tribunale di Bologna ha ritenuto “sussistenti” i presupposti per un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione Europea del decreto Paesi sicuri per chiedere quale sia il parametro “sulla cui base debbono essere individuate le condizioni di sicurezza che sottendono alla designazione di un Paese terzo come Paese di origine sicuro”.
Contestualmente il tribunale di Bologna ha chiesto alla Corte di giustizia Ue se “sussista sempre l’obbligo per il giudice nazionale di non applicare” le disposizioni nazionali in caso di contrasto con la direttiva 32/2013, che riguarda le procedure comuni “ai fini del riconoscimento e della revoca dello status di protezione“.
“Accogliamo con favore la decisione dei giudici del Tribunale di Bologna di rinviare alla Corte di Giustizia Europea il pronunciamento sul decreto ‘Paesi sicuri’ – afferma invece Rosario Coco, presidente Gaynet – Come Gaynet, abbiamo ripetutamente fatto notare che 9 dei 19 Paesi perseguitano l’omosessualità (Algeria, Ghana, Egitto, Gambia, Marocco, Tunisia, Senegal, Sri Lanka, Bangladesh) mentre altri 7 (Albania, Bosnia, Capo Verde, Kosovo, Montenegro, Perù, Serbia) prevedono specifiche contro le persone trans”.
”I giudici hanno ribadito che la definizione di Paese sicuro deve riguardare tutto il territorio e tutte le minoranze: secondo il decreto approvato dal Governo, paradossalmente, anche che la Germania sotto il regime nazista era un paese estremamente sicuro per la stragrande maggioranza della popolazione tedesca: fatti salvi gli ebrei, gli omosessuali, gli oppositori politici, le persone di etnia rom ed altri gruppi minoritari, oltre 60 milioni di tedeschi vantavano una condizione di sicurezza invidiabile”.
”Chiediamo che il Governo modifichi il decreto e riveda immediatamente le procedure di richiesta d’asilo rispettando l’art. 19 del Testo Unico sull’Immigrazione, che afferma che nessuna persona può essere rimandata in patria se vi è il concreto rischio che venga perseguitata”.
l Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca
Anna Mondino, Direttrice scientifica della Fondazione AIRC, in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”
Alessio Menga, Ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino, in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”
Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca, in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”
Orazio Schillaci, Ministro della Salute,in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegna il Premio speciale AIRC “Credere nella Ricerca” a Gianluigi Buffon, Capo delegazione FIGC e Ambasciatore AIRC dal 2022,
in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”
l Presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegna il Premio speciale AIRC “Credere nella Ricerca” all’Istituto Comprensivo Piaget-Majorana di Roma,
in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”
l Presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegna il Premio speciale AIRC “Credere nella Ricerca” alla Famiglia Barilla
, in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”
l Presidente della Repubblica Sergio Mattarella consegna il Premio scientifico biennale AIRC “Guido Venosta” a Mario Paolo Colombo, Direttore di Immunologia molecolare presso la Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori,
in occasione della cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”
Si è svolta questa mattina al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la cerimonia di celebrazione de “I Giorni della Ricerca”, iniziativa promossa dalla Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro.
Sono intervenuti Andrea Sironi, Presidente della Fondazione AIRC, Anna Mondino, Direttrice scientifica della Fondazione, Alessio Menga, Ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino, Anna Maria Bernini, Ministro dell’Università e della Ricerca, Orazio Schillaci, Ministro della Salute.
Il Capo dello Stato ha consegnato il Premio AIRC “Credere nella Ricerca” a Penny Italia, per la partecipazione attiva al fianco di Fondazione AIRC sui temi della prevenzione oncologica; al Sig. Gianluigi Buffon per aver saputo coinvolgere, a titolo personale e come capo delegazione della Nazionale della Federazione Italiana Giuoco Calcio, le giovani generazioni nelle iniziative di divulgazione di Fondazione AIRC; all’istituto Comprensivo Piaget-Majorana di Roma per gli sforzi concreti nel sensibilizzare gli studenti e le studentesse sul valore della ricerca scientifica e sull’importanza della cultura della prevenzione nell’ambito del Progetto AIRC nelle scuole e, in particolare, nell’iniziativa di cittadinanza attiva “Cancro io ti boccio”; e alla famiglia Barilla, per la costante e generosa vicinanza alla missione Fondazione AIRC, e per ispirare un numero crescente di persone a sostegno della ricerca sul cancro.
Il Premio scientifico biennale AIRC “Guido Venosta” è stato consegnato al Dott. Mario Paolo Colombo, Direttore di Immunologia molecolare presso la Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori, per aver interamente dedicato la sua carriera alla ricerca oncologica, contribuendo a ricerche originali in onco-immunologia e partecipando alla definizione di correlati studi clinici.
La cerimonia si è conclusa con l’intervento del Presidente della Repubblica.
Erano presenti Augusto Antonio Barbera, Presidente della Corte Costituzionale, Licia Ronzulli, Vice Presidente del Senato della Repubblica, rappresentanti del mondo politico, della ricerca, dell’università e della comunicazione.
Notizie giudiziarie riservate in possesso anche degli hacker più spregiudicati. Questo tipo di inchiesta, a dir la verità, non è nuova,, in Sicilia la Procura di Catania aveva scoperto alcuni anni addietro una “banda” di infiltrati che passavano e/o vendevano informazioni agli imprenditori della zona. Erano ufficiali di polizia giudiziaria, ( ricordate l’ispettore forestale catanese Luca Ferlito che operava nella zona turistica di Nicolosi e Trecastagni, Pedara, che aveva accesso al sistema informatico giudiziario di Catania? Si scoprì che passava le notizie giudiziarie ad un imprenditore etneo in “cambio di favori e altro” Ebbene, anche se poi le procedure e difese legali “assolvono”, i fatti negativi rimangono.
Quel forestale perse credibilità ed operò in un altro territorio della provincia etnea. E certamente in un Tribunale un impiegato qualsiasi difficilmente potrà rubare notizie riservate e riconducibili ai potenti, o ai politici. Può farlo direttamenye chi è abilitato a rivestire appunto la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria eccetera.
Fatto questo preambolo il vizietto prosegue nel resto d’Italia. e il dossieraggio – sistema Montante , ricordate pure ? sotto processo ,è alquanto sgradito ai politici di spicco perchè strumento di ricatto.
La notizia.Anche Ignazio La Russa, di Paternò (Ct), il figlio Geronimo e l’ex premier Matteo Renzi di Firenze nel mirino del dossieraggio con i dati rubati alle banche dati.
Enrico Pazzali, presidente di Fiera Milano, indagato nell’inchiesta della presunta associazione a delinquere che mirava a fornire o creare dossieraggi illegali su imprese e volti noti, il 19 maggio del 2023 chiede di realizzare un report sul presidente del Senato. All’interlocutore il presidente di Fiera Milano dice: “fammene un’altra…Ignazio La Russa!”.
Intercettato, in via Pattari sede della società Equalize di cui è socio di maggioranza, Pazzali aggiunge: “E metti anche un altro se c’è … eh … come si chiama l’altro figlio? come si chiama? Eh … Geronimo come si chiama Geronimo La Russa? ma non si chiama Geronimo…come si chiama? Antonino? Metti Antonino La Russa… stavo pensando sia Antonino che Ignazio”. Il passaggio è riportato tra gli atti dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Milano.
Quanto a Renzi, il socio minoritario dell’Equalize, l’ex super poliziotto Carmine Gallo (ai domiciliari) “è scioccato – si rileva negli atti della procura – delle ricerche di Pazzali: ‘Minchia, quello va a fare Matteo Renzi cazzo però!’ e Nunzio Samuele Calamucci (presunto hacker ai domiciliari, ndr) spiega il rischio di essere scoperti e di una possibile reazione del politico: “Ci incula…ci manda qua la finanza, i servizi, i contro servizi!”.
Bari all’inaugurazione del terzo Festival delle Regioni e delle Province autonome.
il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo a Bari ha esordito: “.Tra le istituzioni e al loro interno la collaborazione, la ricerca di punti comuni, la condivisione delle scelte sono essenziali per il loro buon funzionamento e per il servizio da rendere alla comunità”
“Vi sono, in particolare, dei momenti nella vita di ogni istituzione in cui non è possibile limitarsi ad affermare la propria visione delle cose –approfondendo solchi e contrapposizioni- ma occorre saper esercitare capacità di mediazione e di sintesi. Questo è parte essenziale della vita democratica poiché le istituzioni appartengono e rispondono all’intera collettività e tutti devono potersi riconoscere in esse”, ha detto il Capo dello Stato.
Mattarella ha voluto ricordare il “foro di collaborazione e dialogo tra le istituzioni per il coordinamento delle scelte e l’assunzione di posizioni comuni”.
Un passaggio che lascia spazio a varie interpretazioni, soprattutto nelle ore in cui si è acuito lo scontro Governo e maggioranza da un lato e magistratura e opposizione dall’altro. Ma c’è anche un altro aspetto che, a quanto si apprende, preoccupa particolarmente il Capo dello Stato, vale a dire la mancata elezione, ormai da quasi un anno, del giudice costituzionale di nomina parlamentare chiamato a sostituire Silvana Sciarra, mentre a dicembre cesseranno dal mandato anche il presidente, Augusto Barbera, e i vice Franco Modugno e Giulio Prosperetti, anche loro nominati nove anni fa dalle Camere.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato all’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro il seguente messaggio:
«Nella Giornata odierna l’Italia rivolge il pensiero alle persone che hanno perso la vita o subito infortuni e malattie a causa del proprio lavoro. Oggi è un giorno di riflessione, ricordo e di rinnovato impegno. La sicurezza sul lavoro è una priorità permanente per la Repubblica. Ogni vita persa, ogni vita compromessa chiama un impegno corale per prevenire ulteriori perdite della salute e della dignità di chi lavora. La sicurezza sul lavoro, oltre che una prescrizione costituzionale, è anzitutto una questione di dignità umana. Garantire condizioni di lavoro sicure significa rispettare la vita e il valore di ciascuna persona, perché il lavoro è luogo di crescita e realizzazione personale e non può costituire un rischio per la propria incolumità. Rinnovo oggi la vicinanza della Repubblica alle famiglie di quanti hanno perso un proprio caro a causa di incidenti sul lavoro e un sentito apprezzamento alle attività dell’ANMIL, che da decenni contribuisce a promuovere la cultura della sicurezza, dando voce alle vittime e fornendo sostegno alle loro famiglie in momenti di grande difficoltà. Lavoro e sicurezza sono diritti inscindibili».
La Presidente del Consiglio Comunale di Napoli, Enza Amato, ha aperto oggi l’incontro inaugurale dell’evento nazionale organizzato in occasione della Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri, con un importante intervento durante la sessione dei saluti istituzionali.
L’incontro, promosso dal Corpo Italiano di San Lazzaro, ha come obiettivo la sensibilizzazione sulla riduzione dei disastri e la promozione di una strategia integrata per la salute, nota come One Health, che sottolinea il legame inscindibile tra la salute umana, animale e ambientale. Nel suo intervento, la Presidente Amato ha sottolineato l’importanza di affrontare queste sfide con un approccio interdisciplinare e ha ribadito l’impegno delle istituzioni locali nel sostenere iniziative che mirino alla protezione delle persone e del territorio, alla luce delle crescenti emergenze ambientali.
“Napoli è da sempre attenta a queste tematiche – ha dichiarato la Presidente – e il dialogo tra istituzioni, scienza e società civile è cruciale per costruire una comunità resiliente e consapevole.” L’evento ha visto la partecipazione di esperti di rilievo nei campi della salute e dell’ambiente, che hanno discusso delle implicazioni della questione ambientale e sanitaria, e di progetti innovativi come il “Progetto Rosella”, dedicato alle patologie da impatto ambientale.
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