Cuc, nel 2023 gare per oltre 2 miliardi. Schifani e Falcone: «Avviato percorso virtuoso»

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i i dati che emergono dal monitoraggio compiuto dall’assessorato dell’Economia sul funzionamento della struttura che centralizza appalti e acquisti della Regione Siciliana, oggi guidata ad interim dalla dirigente Antonella Di Stefano.

«Fin dal nostro insediamento abbiamo avviato un percorso virtuoso nel funzionamento della Centrale unica di committenza – afferma il presidente della Regione Renato Schifani – per garantire trasparenza, regolarità ed economicità nella gestione degli appalti pubblici. Grazie all’impegno profuso, si è ottenuto un doppio obiettivo: da un lato il raddoppio delle gare rispetto ai precedenti risultati e dall’altro l’immissione nel sistema economico di oltre due miliardi di euro».

«Ci siamo concentrati sul riordino della Cuc, pur facendo i conti con le storiche carenze della struttura – aggiunge l’assessore all’Economia Marco Falcone – con l’obiettivo di valorizzarla per darle maggiore efficienza. Registriamo, in questo senso, i primi segnali positivi circa l’adozione di buone prassi e il conseguimento di notevoli risparmi. Il 2023 è stato dunque l’anno dell’avvio di un percorso di qualità, anche nell’ottica di adempiere ai richiami dell’Anac e alla sfide del nuovo Codice degli appalti».

I numeri registrati da via Notarbartolo certificano un miglioramento costante della performance della Cuc nel periodo 2020-2023 e un netto salto di qualità l’anno scorso, quando si è registrato, fra le altre cose, un risparmio complessivo per l’amministrazione regionale di oltre 620 milioni di euro in ribassi d’asta. Le 19 gare concluse nel 2023 segnano di fatto il raddoppio della mole di lavoro evasa dalla Cuc nel 2020, quando le gare furono 11 per un valore totale di 970 milioni di euro. Nel 2022, invece, le gare ultimate sono state 15, ma l’importo totale dei procedimenti si era attestato a 745 milioni di euro, cioè il 35 per cento del valore delle gare portate a compimento l’anno scorso.

Agrigento, il “telamone”una delle colossali statue antropomorfe del tempio di Zeus Olimpio, simbolo della Valle dei Templi, si è rialzato

 

 

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SIGNORI, ECCOVI   “IL COLOSSO DI PIETRA”

 

Agrigento,

Dopo venti anni di studi, ricerche e restauri il “gigante di pietra” dell’antica Akragas si è rialzato. Il “telamone”, una delle colossali statue antropomorfe che sostenevano l’architrave del tempio di Zeus Olimpio, l’Olympieion, simbolo della Valle dei templi, è stato riportato in posizione eretta. 

 

Stamattina la cerimonia di presentazione del telamone ricostruito con il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, l’assessore regionale ai Beni culturali, Francesco Paolo Scarpinato, il direttore del Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei templi, Roberto Sciarratta, il sindaco di Agrigento, Francesco Micciché, il prefetto di Agrigento, Filippo Romano, il curatore del progetto di musealizzazione, Carmelo Bennardo, e l’esperto scientifico del progetto, Alessandro Carlino.

La statua, alta quasi 8 metri, è sostenuta da una struttura in acciaio di 12 metri alla quale sono ancorate delle mensole dove sono collocati i singoli pezzi del monumento riassemblato. 
«Oggi – dice il presidente Renato Schifani – è un giorno importante per Agrigento e per tutta la Sicilia. Certifica la grande attenzione del governo regionale per la tutela e la valorizzazione dell’immenso patrimonio artistico e culturale che la nostra Isola custodisce. Il telamone, che oggi consegniamo alla collettività nella sua straordinaria imponenza, rappresenta uno dei migliori biglietti da visita di Agrigento Capitale della cultura. Questo gigante di pietra dell’antica Akragas, che dopo tanti anni di studi e ricerche possiamo osservare nella sua posizione naturale, è il cuore di un importante progetto di musealizzazione dell’intera area del tempio di Zeus». 

 

«Tuttavia – sottolinea il presidente della Regione Siciliana –  la giornata di oggi non va intesa come punto di arrivo, ma deve servire da stimolo a tutti gli addetti ai lavori, per fare di più e meglio. Occorre migliorare la capacità attrattiva e la fruizione del nostro inestimabile patrimonio culturale. Nonostante i dati sul turismo del 2022 e del 2023 ci dicano che la Sicilia è una delle mete turistiche più gettonate, il rapporto tra patrimonio culturale e flussi turistici non è ancora, a mio avviso, soddisfacente. Si può fare di più e meglio. Dobbiamo migliorare i servizi di accoglienza, soprattutto per le persone con disabilità, dobbiamo aumentare la capacità ricettiva nei confronti dei turisti stranieri, occorre lavorare per rendere attrattivi i nostri gioielli 365 giorni all’anno, nell’ottica di processo di destagionalizzazione dei flussi turistici». 

«Il telamone –  osserva  l’assessore regionale ai Beni culturali, Scarpinato – diventerà uno dei punti di attrazione della Valle dei templi, un nuovo ambasciatore internazionale di un sito archeologico unico al mondo che, proprio lo scorso novembre, ha superato il milione di visitatori in un anno. Grazie a un progetto di valorizzazione che include visite guidate, un progetto di realtà aumentata e anche una particolare illuminazione per favorire le visite notturne, potremo far conoscere questa imponente opera alla comunità internazionale». 

L’intero progetto di musealizzazione dell’area dell’Olympieion, che finora è costato 500 mila euro di fondi del Parco, include la prossima ricostruzione a terra di una parte della trabeazione e della cornice del tempio, in modo rendere un’idea più concreta delle dimensioni colossali e dell’unicità del monumento ma, nello stesso tempo, proteggere i reperti. 

Nel 2004, il Parco della Valle dei templi ha avviato un’estesa campagna di studi e ricerche sull’Olympieion affidata all’Istituto archeologico germanico di Roma (Dai Rome) e guidata da Heinz-Jürgen Beste. Lo studio, oltre a nuove conoscenze sul monumento, ha portato alla precisa catalogazione degli elementi ancora in situ. Sono stati così individuati più di 90 frammenti che appartenevano ad almeno otto diversi telamoni e, di uno di essi, si conservavano circa i due terzi degli elementi originari che lo componevano. Questo nucleo omogeneo di blocchi è stato utilizzato per la ricostruzione del telamone, “fratello” di quello già ricostruito a fine Ottocento, ospitato al Museo archeologico “Pietro Griffo” dove è tuttora. Il curatore del progetto è l’architetto Carmelo Bennardo, attuale direttore del Parco archeologico di Siracusa, mentre l’esperto scientifico è l’architetto Alessandro Carlino. 

«Il lavoro che abbiamo condotto sul telamone e sull’intera area dell’Olympeion – dice Roberto Sciarratta, direttore del Parco della Valle dei templi – risponde perfettamente alla nostra mission di tutela e valorizzazione della Valle dei templi, insieme all’identificazione, alla conservazione, agli studi, alla ricerca e alla promozione di ogni intervento che porti lo sviluppo di risorse del territorio. Sin dal 2019, da quando sono alla guida del Parco, ho fatto mio il progetto del precedente direttore Pietro Meli, ma ho anche risposto al grande fascino esercitato da questi colossi di pietra, dal tempo antico ad oggi».

 

 

Info accesso al Parco

Il Parco Valle dei templi, con il supporto di CoopCulture, ha già annunciato eventi formativi per le guide turistiche a cui parteciperanno studiosi e archeologi coinvolti nel progetto di musealizzazione. È stata integrata, inoltre, l’app gratuita per i visitatori della Valle con notizie sul telamone e sull’antico Olympieion e sono stati realizzati cartelli esplicativi in italiano e inglese lungo il percorso che conduce all’area del tempio. È nata anche una linea di merchandising dedicata al telamone, in vendita nei bookshop della Valle dei templi. Sempre a cura di CoopCulture, nella prima domenica del mese (3 marzo, alle 16) a ingresso gratuito sarà invece organizzata una visita laboratorio, quasi una caccia al tesoro tra i ruderi del tempio, per bambini tra 6 e 12 anni che potranno così scoprire le caratteristiche, i segreti e le curiosità dell’antica e colossale struttura. 

Altre iniziative coinvolgeranno gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Agrigento: si sta lavorando a un puzzle in 3D che resterà nel Parco e all’organizzazione di giornate di “disegno en plein air”, sullo stile degli acquerellisti del Gran Tour, usando le diverse tecniche artistiche.

 

Scheda tecnica 

Il tempio di Zeus Olimpio sorgeva a sud della città antica, sulla parte occidentale della collina dei templi. Venne eretto in segno di ringraziamento per la vittoria di Akràgas sui Cartaginesi dopo il 480 a.C. per celebrare il prestigio del tiranno Terone. Furono escogitate soluzioni architettoniche mai viste prima, come le altissime semicolonne scanalate, in ognuna delle quali “poteva stare comodamente un uomo” (scrive Diodoro Siculo). Di dimensioni colossali, basti pensare che misurava circa 112 x 56 metri (il Partenone ad Atene misura 69,54 x 30,87 m.), occupava 6340 mq e fu realizzato in blocchi di calcarenite locale. A pianta inusuale (pseudoperipteroeptastilo, 7 semicolonne doriche sui lati corti e 14 sui lati lunghi), con l’architrave, composto da tre filari di blocchi, sormontato da un fregio dorico, dal geison e dalla sima. Negli spazi tra le colonne (intercolumni), a circa 11 metri d’altezza, erano posizionate le statue monumentali (telamoni) nell’atto di reggere con le braccia un gravoso carico. Il tempio fu irrimediabilmente compromesso da un terremoto nel 1401, poi depredato nel XVIII secolo  e i suoi blocchi utilizzati per costruire il molo di Porto Empedocle. 

Con il tempio della Concordia e i templi di Paestum, l’Olympieion affascinò viaggiatori ed eruditi tra ‘700 e ‘800, soprattutto Winckelmann, padre della moderna storia dell’arte, che ne sottolineò le dimensioni enormi paragonando le sue colonne a quelle di San Pietro. Con il contributo delle incisioni e degli acquerelli di Jean Houel e Philipp Hackert, nacque il mito del misterioso Olympieion. Gli archeologi si interrogavano su dimensioni e struttura, ma fu un giovane architetto britannico, Charles R. Cockerell, nel 1812, a individuare per primo l’esistenza dei telamoni – riconobbe una testa rinvenuta durante scavi borbonici, erroneamente attribuita al frontone – e combinarli in una prima figura. Sarà poi Pirro Marconi, intorno al 1920, a portare alla luce i diversi reperti che oggi fanno parte dell’attuale progetto di musealizzazione; e fu l’allora sovrintendente Pietro Griffo nel 1965, a collocare nel neonato Museo archeologico (a lui oggi intitolato) il primo telamone ricostruito. Negli anni successivi, il crescente interesse per i resti dei misteriosi colossi mai menzionati nella descrizione del tempio fatta da Diodoro, ha visto proseguire un acceso dibattito internazionale tra gli archeologi, che prosegue tutt’ora. 

 

Beni confiscati alla Mafia , aggiudicata la riqualificazione della masseria Verbumcaudo del valore di 5,3 milioni di euro

 

 

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La Regione ha aggiudicato i lavori di riqualificazione della masseria Verbumcaudo, bene confiscato alla mafia a Polizzi Generosa, nel Palermitano. L’opera, dal valore di 5,3 milioni di euro, rientra tra gli interventi regionali finanziati attraverso il Piano nazionale di ripresa e resilienza con l’obiettivo di un riutilizzo virtuoso del patrimonio sottratto alla criminalità organizzata in Sicilia. L’appalto, in via provvisoria, è stato assegnato all’ati Icored-Scancarello di Bagheria (Pa), grazie a un ribasso del 30,75 per cento.

L’avvio dei lavori è previsto per l’inizio di aprile 2024. «Sottrarre i beni acquisiti illecitamente dalle mafie e restituirli alla collettività per fini sociali – sottolinea il presidente della Regione, Renato Schifani – rappresenta un grande esempio di civiltà. E ha un duplice scopo: da un lato, colpire la mafia al cuore con il sequestro e la confisca dei patrimoni e, dall’altro, riconsegnare gli stessi alla comunità, affinché i cittadini trovino un ristoro ai danni subiti dalla criminalità organizzata. L’aggiudicazione della gara per la riqualificazione della masseria di Verbumcaudo è un traguardo importante nella valorizzazione dei beni confiscati ed è stato possibile grazie a un’estesa rete di collaborazione istituzionale tra soggetti pubblici e privati. Questo dà il senso della forza dello Stato contro la mafia. Proprio qualche mese fa, abbiamo firmato in prefettura a Palermo un accordo con l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, rappresentata dal prefetto Bruno Corda, che va proprio in questa direzione. I siciliani devono sapere che le istituzioni ci sono e si impegnano al loro fianco: la criminalità va combattuta senza se e senza ma».

«Prosegue spedito l’iter di un’opera che darà nuovo slancio alla rigenerazione di Verbumcaudo – afferma l’assessore all’Economia, Marco Falcone – attraverso il miglioramento infrastrutturale della masseria e della viabilità di accesso. La Regione è attore protagonista della gestione efficace e trasparente dei beni sottratti alla mafia e diventati patrimonio di tutti, oggi utile veicolo del principio di legalità nel nostro tessuto sociale. Merito al dipartimento Finanze e ai tecnici del Drt per l’impegno finora profuso e che proseguirà anche nei prossimi mesi».

Il progetto di riqualificazione di Verbumcaudo prevede la ristrutturazione dell’ala nord-est della masseria, testimonianza dell’architettura feudale siciliana del Cinquecento, estesa per 960 metri quadrati; l’intera azienda agricola ha una grandezza complessiva di circa 150 ettari in territorio madonita. Gli interventi in programma saranno utili a sostenere le attività produttive, ma anche le finalità di promozione sociale e di diffusione della cultura della legalità attuate dalla cooperativa “Verbumcaudo”, fra cui laboratori per le scuole e i giovani, e l’inserimento socio-lavorativo di soggetti fragili. Prevista la rifunzionalizzazione della masseria mediante la creazione di spazi multimediali e l’acquisto di attrezzature agricole, la riqualificazione energetica della struttura e la sistemazione di alcuni tratti delle strade provinciali di accesso.

Energia, il Presidente della Regione Sicilia ,Schifani col ministro Urso alla 3Sundi Catania: «Una battaglia ma parte della produzione rimanga in Sicilia»

 

 

 

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Catania,

«Il mio auspicio è che gran parte dell’energia che verrà prodotta in Sicilia da fonti rinnovabili resti a disposizione della nostra Isola». Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani questa mattina in occasione della visita alle linee produttive della 3Sun, la fabbrica di pannelli fotovoltaici di ultima generazione alla zona industriale di Catania, assieme al ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e all’amministratore delegato di Enel, Flavio Cattaneo.
Presenti anche gli assessori regionali alle Attività produttive, Edy Tamajo, e all’Ambiente, Elena Pagana; il sindaco Enrico Trantino, il prefetto Maria Carmela Librizzi e altre autorità politiche e istituzionali. «Questa – ha aggiunto il governatore – è sin dall’inizio del mio mandato la battaglia che ho voluto portare avanti, anche quando abbiamo “minacciato” di bloccare il rilascio delle autorizzazioni per il fotovoltaico se il governo nazionale non fosse intervenuto per il riconoscimento delle royalties alla Regione.
Una battaglia che ha trovato un primo accoglimento già nel recente decreto Energia. Questa è una prima vittoria. Inoltre, con lo stesso provvedimento ci è stata data la possibilità di procedere con maggior celerità nella realizzazione di due termovalorizzatori nell’Isola. Una norma senza precedenti che consentirà alla Sicilia di risparmiare migliaia di euro perché non dovremo più spedire tonnellate di rifiuti all’estero per lo smaltimento».
Il presidente Schifani ha fatto il punto anche sul depuratore che serve l’area industriale di Priolo, nel Siracusano, ricordando di aver ricevuto da poco il decreto di nomina a commissario: «Ho subito indicato un subcommissario che seguirà la vicenda da vicino, a breve mi recherò personalmente a Siracusa per insediare il tavolo tecnico e chiederò a chi ne farà parte la massima professionalità e il massimo impegno. Faremo innanzitutto dei tiraggi per verificare l’entità dei lavori di riparazione a cui seguiranno le necessarie valutazioni. Sappiamo che alcune aziende hanno deciso di procedere in proprio, ma saremo sensibili a tutte le richieste delle imprese che volessero continuare ad allacciarsi all’impianto».
«Questo stabilimento per la produzione di pannelli fotovoltaici – ha detto Tamajo – è una realtà all’avanguardia a livello mondiale che rafforzerà la filiera europea delle rinnovabili, accelerando la transizione energetica. Siamo qui per tradurre le parole in innovazione e siamo pronti, in particolare, per lavorare sulle nuove tecnologie, applicate anche al duo clima-energia. In questo territorio, ribattezzato Etna Valley, la scommessa che il governo Schifani porta avanti è fare diventare Catania uno dei poli industriali più importanti d’Europa. Domani ho in programma di sentire il sindaco Enrico Trantino per avviare concretamente il percorso di riqualificazione dell’area. Analizzeremo i problemi, stabiliremo un cronoprogramma e procederemo celermente, come abbiamo sempre fatto anche per altre realtà dell’Isola, perché vogliamo dare decoro e sicurezza agli imprenditori catanesi che lavorano qui».

 

Cardiochirurgia pediatrica di Taormina, proroga fino a fine luglio

 

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«Il centro di Cardiochirurgia pediatrica di Taormina resterà in attività fino al 31 luglio. Il ministero della Salute ha accolto la richiesta che il mio governo aveva avanzato nei giorni scorsi per mantenere in funzione il reparto in attesa che entri a regime la Cardiochirurgia pediatrica del Civico di Palermo». 

Lo ha annunciato il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, in seguito alla comunicazione del ministero della Salute sul parere favorevole emesso, di concerto con il ministero dell’Economia, alla proroga fino a fine luglio della convenzione tra l’Asp di Messina e l’ospedale pediatrico Bambin Gesù per la proroga dell’attività del reparto istituito nell’ospedale San Vincenzo di Taormina. 

La richiesta, inviata lo scorso 11 gennaio e firmata da Schifani e dall’assessore alla Salute Giovanna Volo, era stata ritenuta «imprescindibile» al fine di «garantire tutte le attività sanitarie pertinenti e necessarie per organizzare un raccordo operativo» con la nuova Cardiochirurgia pediatrica del Civico di Palermo, assicurare la completa presa in carico dei pazienti cardiopatici pediatrici siciliani e la complessiva messa a regime della nuova struttura nel capoluogo siciliano. 

«La proficua interlocuzione istituzionale tra il mio governo e il ministero della Salute – ha aggiunto il presidente della Regione – continua a dare risultati concreti, nell’interesse dei siciliani. Siamo in costante contatto con il ministro Schillaci, che ringrazio per l’attenzione dimostrata verso la Sicilia e, in particolare, per la vicenda della Cardiochirurgia pediatrica di Taormina. In questi sei mesi, comunque, va trovata una soluzione definitiva, e continuiamo a lavorare per raggiungere questo obiettivo, non nascondendo le difficoltà dei vincoli posti dal vigente “decreto Balduzzi”. Assicurare ai piccoli pazienti affetti da patologie cardiologiche la continuità delle cure e dell’assistenza è, in ogni caso, la nostra priorità, così come siamo consapevoli degli ottimi livelli qualitativi che la struttura taorminese ha raggiunto in questi anni». 

Crisi idrica in Sicilia: «Misure di attenzione estese dalla Regione Sicilia a tutta l’Isola”

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Palermo,

Monitoraggio delle attuali risorse idriche, individuazione di altre fonti di approvvigionamento, riduzione delle perdite, interconnessione tra le condotte degli invasi, utilizzo razionale dei quantitativi d’acqua disponibili, per alleviare la crisi determinata dalla ormai prolungata assenza di precipitazioni significative. Sono queste alcune delle misure adottate dall’Osservatorio regionale sugli utilizzi idrici, istituito  dal presidente della Regione Sicilia ,Renato Schifani, che è tornato a riunirsi ieri alla presenza di tutti i soggetti interessati alla gestione delle risorse nell’Isola e coordinato dal segretario generale dell’Autorità di bacino del distretto idrografico della Sicilia, Leonardo Santoro.

Sono state illustrate dai tecnici dell’Autorità di bacino le proiezioni temporali relative alle precipitazioni degli ultimi mesi ed effettuati i raffronti statistici con i dati di piovosità storica che evidenziano la carenza rispetto ai dati rilevati negli ultimi decenni.

L’organismo, che ha confermato il livello di criticità idrica “media”, ha deciso di estendere a tutto il territorio regionale le misure di attenzione che, lo scorso dicembre, erano state già avviate per le province di Agrigento e Caltanissetta, ovvero quelle che, al momento,  presentano i problemi più importanti sia per quanto riguarda l’uso potabile che per quello irriguo. L’attuazione di queste misure ha già permesso l’aumento dell’autonomia temporale dei volumi idrici esistenti, anche attraverso l’interconnessione tra le condotte di diversi invasi e l’incremento delle dotazioni, garantito dalla riattivazione di pozzi esistenti.

Inoltre, nell’Osservatorio è stata coordinata l’azione degli uffici del Genio civile per il rilascio, con procedure snelle, delle autorizzazioni agli enti gestori per la perforazione di nuovi pozzi. Sono state individuate le misure necessarie per il riutilizzo delle acque reflue e quelle per la sensibilizzazione al risparmio idrico. Effettuata anche una ricognizione complessiva dei fabbisogni irrigui che, in tutta la regione, rimangono in forte sofferenza. Per questo l’Autorità di bacino ha autorizzato i trasferimenti tra i diversi invasi.

Parallelamente, con lo scopo di aumentare la capacità di accumulo, la Regione Siciliana chiederà al governo nazionale l’avvio di cinque interventi su alcune infrastrutture dell’Isola. Interventi che sono stati illustrati al Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, Nicola Dell’Acqua, che nei giorni scorsi ha effettuato un lungo sopralluogo in alcuni invasi siciliani, assieme ai tecnici dell’Autorità di bacino e ai rappresentanti di Enel, Consorzi di bonifica e dipartimento regionale Acqua e rifiuti. Al commissario è stata prospettata la necessità di effettuare azioni ritenute necessarie e prioritarie, già inserite nel “Piano Nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza nel settore idrico” inviato al Mit dal dipartimento regionale dell’Agricoltura lo scorso 27 ottobre.

«Da parte del mio governo – afferma il presidente della Regione Renato Schifani – c’è massima attenzione al tema dell’approvvigionamento idrico. Seguiamo costantemente l’evoluzione della situazione legata alle scorte e stiamo programmando gli interventi nel breve e nel medio-lungo periodo. Abbiamo adesso un quadro concreto e preciso delle opere da attuare in collaborazione con il governo nazionale per contrastare gli effetti della mancanza di piogge.

Riteniamo che il Piano nazionale possa essere lo strumento più idoneo per avere le risorse necessarie a migliorare la capacità di accumulo delle dighe e il riefficientamento delle condotte. In questo senso, abbiamo avviato un’interlocuzione con il commissario Dell’Acqua che ha avuto modo di verificare personalmente lo stato dei bacini in Sicilia».

Il Piano prevede una spesa di circa 150 milioni di euro, in particolare: per l’adeguamento del sistema di tenuta e dragaggio della diga Rosamarina (provincia di Palermo) e per il miglioramento delle opere utili alla sua gestione per un importo di 25,9 milioni di euro; per lo sfangamento dell’invaso “Madonna delle Grazie” sotteso alle dighe Scanzano e Rossella (provincia di Palermo) per il ripristino della capacità originaria, per 9,2 milioni di euro; per la manutenzione straordinaria del sistema di approvvigionamento primario della Sicilia centro-meridionale (diga Fanaco, provincia di Palermo) per un totale di 49,2 milioni di euro; per la manutenzione straordinaria del sistema di paratoie dello sbarramento Contrasto sul fiume Simeto (provincia di Catania) per l’alimentazione del sistema irriguo, per un importo di 48,8 milioni di euro; per la sostituzione della condotta metallica sul fiume Simeto in località Ponte Barca (provincia di Catania) con la quale vengono consegnati i volumi irrigui alle prese di distribuzione, per complessivi 23,5 milioni di euro.

L’Osservatorio per gli usi idrici tornerà a riunirsi a breve per accertare l’efficacia delle misure adottate e monitorare il livello di crisi idrica regionale.

Vecchio eletto presidente di Confindustria Sicilia, gli auguri di Schifani e Falcone e la speranza di nuove occupazioni

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Auguri e complimenti di buon lavoro a Gaetano Vecchio per l’elezione a presidente di Confindustria Sicilia.
Il mio governo continuerà ad avere un confronto aperto e libero nei riguardi dell’organizzazione rappresentativa delle imprese che, nell’ultimo anno, si è contraddistinta per un rapporto di idee proficuo e leale con la Regione in tema di politiche imprenditoriali. Un percorso che ha prodotto risultati positivi per lo sviluppo della nostra Isola, sia per l’aumento dell’occupazione sia per il notevole aumento del gettito erariale legato soprattutto alle imposte provenienti dalle società giuridiche».
Lo afferma il presidente della Regione, Renato Schifani, commentando l’elezione del neo presidente di Confindustria Sicilia, Gaetano Vecchio. Anche l’assessore regionale all’Economia Marco Falcone si congratula per l’elezione di Vecchio: «Conosciamo bene le capacità e le qualità umane e professionali indiscusse di Gaetano Vecchio, nuovo presidente di Confindustria Sicilia, a cui vanno i nostri migliori auguri di buon lavoro. Siamo certi saprà lavorare proficuamente nell’interesse non solo dell’imprenditoria isolana, ma anche dell’economia e della società della nostra regione. Industria, capitale umano, ambiente e infrastrutture sono le sfide che la Sicilia deve saper cogliere, per poter finalmente colmare il gap con le regioni più virtuose d’Italia e d’Europa ed è un bene che siano al centro dei programmi della nuova governance di Confindustria. Il governo Schifani è pronto a fare la propria parte, proseguendo nel dialogo con il comparto industriale e imprenditoriale della Sicilia».

Palermo,missione Biagio Conte, consegna del “padiglione green” in via Decollati

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Palermo,

La sede di via Decollati della Missione di Speranza e Carità, fondata da Biagio Conte a Palermo, può contare adesso – informa la Regione Sicilia – su un padiglione destinato all’accoglienza dei più poveri completamente autonomo dal punto di vista energetico. La Regione Siciliana, alla presenza del presidente Renato Schifani e del responsabile della Missione don Pino Vitrano, ha consegnato l’immobile “ex Aeronautica”, all’interno della Cittadella del povero e della speranza, nel quale sono stati conclusi i lavori di efficientamento energetico, costati circa un milione di euro a valere sulle risorse dell’Azione 4.1.1 del Po Fesr 2014/2020. L’intervento finanziato prevedeva la promozione dell’eco-efficienza e la riduzione di consumi di energia primaria in edifici e strutture pubbliche, attraverso opere di ristrutturazione, installazione di sistemi intelligenti di telecontrollo, regolazione, gestione, monitoraggio e ottimizzazione dei consumi energetici e delle emissioni inquinanti, installazione di sistemi di produzione di energia da fonte rinnovabile da destinare all’autoconsumo.
«Biagio Conte dice Schifani – ci guarda dall’alto e a lui, al suo impegno, alla sua fede, a ciò che ha fatto e continua a fare per i poveri, regaliamo quest’opera che gli avevamo promesso. Questo intervento della Regione consente alla Missione di via Decollati di produrre il 70 per cento di energia elettrica in autonomia, attraverso pannelli fotovoltaici, e questo significa che i costi si ridurranno di due terzi circa». «Continueremo a essere vicini alla Missione, al suo operato e alla memoria di fratello Biagio – aggiunge il presidente – È mia intenzione proporre la creazione di una fondazione, coinvolgendo le altre istituzioni,  per continuare ad aiutare al meglio quest’opera, di cui saremo sempre grati. L’accoglienza è un principio irrinunciabile e non negoziabile e su questo principio governeremo la Sicilia in questi anni».
«Fratello Biagio vedeva in questo padiglione sia attività formative per i fratelli, sia camerate per l’accoglienza – afferma don Pino Vitrano –. Oggi sarebbe felice di vivere questo momento, che è un segno concreto di aiuto da parte della Regione e di apertura di questo luogo a tutta la città. Noi siamo sempre aperti all’accoglienza, siamo continuamente sollecitati da chi ci chiama e chiede aiuto».
La consegna di questa struttura così preziosa per l’attività di accoglienza che svolge in città la Missione di Speranza e Carità arriva a pochi mesi dalla prematura scomparsa del missionario laico Biagio Conte, nel rispetto degli impegni assunti dal governo regionale in favore delle fasce sociali più bisognose e di coloro che dedicano la propria vita all’assistenza dei più fragili. La Regione, appena pochi mesi fa, si era fatta carico, in accordo col gruppo Enel, dei debiti relativi alle forniture di energia elettrica delle diverse strutture della Missione.
 
SCHEDA TECNICA
Nel grande padiglione che potrà ospitare centinaia di persone, soprattutto migranti, la Regione, infatti, ha provveduto a realizzare la coibentazione delle murature esterne con un cappotto termico dello spessore di 6 centimetri e della copertura con pannelli sandwich e controsoffitto; la sostituzione di tutti i corpi illuminati con lampade Led e degli infissi con serramenti ad alta efficienza; un impianto solare termico per la produzione dell’acqua calda sanitaria per le esigenza dei bagni al servizio del locale; un impianto fotovoltaico di 40 kW di potenza per la copertura dei fabbisogni di energia elettrica con enorme risparmio sulla bolletta energetica e con riduzione delle emissioni di Co2.

 

Impianti di produzione idrogeno, la Sicilia vuol diventare hub del Mediterraneo

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PALERMO,

Primo passo per creare la filiera dell’idrogeno “verde”. La Regione Siciliana, attraverso il dipartimento dell’Energia, ha pubblicato l’Avviso pubblico finalizzato alla selezione di proposte progettuali per la realizzazione di impianti di produzione di idrogeno rinnovabile in aree industriali dismesse. Il bando è finanziato con le risorse del Pnrr per la “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, per complessivi 40 milioni di euro.

Saranno finanziate proposte progettuali di investimento fino a un massimo di 20 milioni ciascuna. Dovranno prevedere la riconversione di aree industriali non più utilizzate per creare centri di produzione e distribuzione di idrogeno verde, ossia prodotto attraverso la realizzazione di impianti da fonti rinnovabili, in particolare grazie al solare. I progetti dovranno essere presentati a partire dal 1 febbraio e sino al 17 febbraio. La graduatoria delle proposte pervenute dovrà essere pubblicata entro il 31 marzo.  

«Siamo stati i primi a consegnare l’Avviso pubblico al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica – sottolinea il presidente della Regione Renato Schifani – raggiungendo un primo traguardo a cui l’Amministrazione regionale lavorava già da qualche anno. Questo, però, è solo il punto di partenza che ci permette di guardare al futuro con ottimismo: la Sicilia vuole diventare un punto di riferimento nazionale ed europeo per la produzione di energia pulita».

«Con questa misura – spiega l’assessore all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro – si dà avvio concreto alla Strategia regionale dell’Idrogeno. Ci attendiamo grande partecipazione dalle imprese di settore e dovremo lavorare intensamente e con celerità per rispettare la tempista imposta dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il nostro intento è fare diventare la Sicilia un vero e proprio Hub del Mediterraneo nella produzione di idrogeno “verde”, una tecnologia che può permettere alla nostra Isola di essere la vera avanguardia nella decarbonizzazione. Ringrazio il direttore uscente del dipartimento dell’Energia, Antonio Martini, che si è speso con passione per raggiungere questo obiettivo».

Si tratta di un percorso avviato da un paio di anni. La Strategia regionale dell’idrogeno, infatti, è stata approvata dalla giunta regionale il 29 gennaio 2021 con la delibera n. 47 che ha portato anche alla costituzione dell’Osservatorio regionale dell’Idrogeno, in cui sono rappresentate le istanze del mondo scientifico e industriale, non soltanto siciliano, mettendo a disposizione del tessuto industriale e scientifico dell’Isola le prime consistenti risorse finanziare afferenti un più ampio masterplan elaborato dall’Amministrazione regionale, documentazione disponibile nella pagina dedicata del sito del dipartimento dell’Energia.

AGGIUDICATA LA GARA DI 54 MILIONI PER LA DIGA DI PIETRAROSSA, “UN’OPERA IDRICA STRATEGICA”

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Via libera al progetto definitivo per completare, dopo venticinque anni, la più grande incompiuta del sistema idrico siciliano: la diga di Pietrarossa, nei Comuni di Aidone e Mineo, a cavallo delle province di Catania ed Enna. Il presidente della Regione Renato Schifani ha infatti dato il proprio assenso all’ultima proposta pervenuta dal commissario straordinario Ornella Segnalini, nominata dal presidente del Consiglio dei ministri per gli interventi di completamento dell’infrastruttura.
 

Il relativo decreto di approvazione, a firma della Segnalini e del Rup Salvatore Stagno, sarà pubblicato nei prossimi giorni, consentendo così a Invitalia, centrale di committenza per la Regione, di poter indire entro fine anno la gara da quasi 54 milioni di euro. L’obiettivo è quello di giungere alla consegna del cantiere entro i primi sei mesi del 2023 e di completarlo nel 2026. A realizzare la progettazione è stato il Raggruppamento temporaneo di imprese che fa capo alla Hmr Srl di Padova, che si era aggiudicata la gara indetta dal dipartimento regionale dell’Acqua e dei rifiuti.
 

«È un risultato di portata eccezionale – evidenzia il governatore Schifani – tenuto conto che i lavori, già completati per il 95%, sono fermi dal 1997. Sono soddisfatto che in così poco tempo dal mio insediamento si sia potuta sbloccare un’opera di grande rilevanza, anche economica. In continuità con il precedente governo regionale che ha creduto nell’intervento, e ha inserito l’opera tra i progetti finanziabili con il Pnrr, oggi si può finalmente procedere al completamento di un’infrastruttura concepita ben quarant’anni fa. È una sfida notevole per la nostra Regione e per l’economia agricola della Piana di Catania, oltre al fatto che non resterà un’eterna incompiuta, con un incredibile spreco di denaro pubblico».
 

L’ammontare complessivo del finanziamento è di 82 milioni di euro e prevede anche la sistemazione della “Statio romana di Casalgismondo”, un’area di sosta risalente all’epoca imperiale, con edifici e strutture a supporto dei viaggiatori e dei mercanti che si spostavano lungo l’antica arteria consolare che univa Catania e Agrigento.

«L’approvazione da parte del ministero delle Infrastrutture del progetto definitivo per completare la diga Pietrarossa, che si trova a cavallo delle province di Catania ed Enna, è un segnale importante di grande attenzione da parte del governo nazionale per il Sud e per la nostra Isola nello specifico. Si tratta, infatti, di un’opera strategica per il territorio della Sicilia orientale che ci consentirà di risolvere in buona parte il problema idrico della piana di Catania e di fornire maggiori servizi agli agricoltori della zona. Un risultato fondamentale nel percorso complessivo di riforme che intendo seguire alla guida di questo assessorato». Lo dice l’assessore regionale dell’Agricoltura, Luca Sammartino.
 

SCHEDA TECNICA SULLA DIGA PIETRAROSSA

La diga è da considerarsi strategica in quanto fa parte di un più ampio sistema di opere idriche, costituito dal serbatoio Don Sturzo – già Ogliastro – sul fiume Gornalunga e dalla traversa sul fiume Dittaino. Tali opere sono finalizzate all’irrigazione delle vaste aree ricadenti ai margini nella Piana di Catania e interessanti la zona di sinistra del fiume Dittaino, le valli dei fiumi Margherito e Gornalunga e la fascia a nord degli abitati di Mineo, Palagonia, Scordia, Francofonte e Lentini.
 

La diga, una volta ultimata, incrementerà di circa 45 milioni di metri cubi i volumi idrici accumulabili negli invasi siciliani. L’opera riuscirà a salvaguardare le riserve della “Don Sturzo” e garantirà acqua a oltre diciassettemila ettari di terreni, più del doppio di quelli attualmente raggiunti. La posa della prima pietra risale al 1989, i lavori furono bloccati sul finire (nel 1997), quando mancava solo una minima parte da ultimare (il 5%). Dopo oltre vent’anni è stata la Regione a riavviare l’iter, firmando nel 2019 un accordo col ministero delle Infrastrutture per rendere finalmente operativa la struttura. Il completamento verrà eseguito utilizzando le risorse del Pnrr.